Naspi, Indennità più lunga di un mese per gli stagionali

Alberto Brambilla Giovedì, 08 Settembre 2016
Il Governo apre ad un allungamento della durata del sostegno economico contro la disoccupazione nei confronti degli stagionali "ricorrenti".
Nel correttivo al Jobs Act che il Governo varerà entro la fine del mese di Settembre troverà spazio anche un ampliamento della durata della nuova assicurazione sociale per l'impiego, la Naspi, nei confronti degli stagionali ricorrenti del settore termale e del turismo. Per questi lavoratori la prestazione contro la disoccupazione durerà un mese in più della durata standard entro comunque un massimo di 4 mesi. A questo bonus potranno accedere i lavoratori che hanno avuto rapporti di lavoro stagionale per almeno 3 anni negli ultimi 4 anni, a fronte di uno stanziamento nel bilancio del Ministero del Lavoro pari a 135 milioni di euro. 

In attesa che venga pubblicato il testo definitivo del provvedimento le platee dei lavoratori interessati dovrebbero essere quelle individuate dall'Inps nella Circolare 194/2015 del dicembre scorso con la quale l'istituto ha delimitato i contorni di un intervento di analoga natura nei confronti degli stagionali. In particolare nel perimetro rientrerebbero i lavoratori la cui la cessazione involontaria del rapporto che ha dato luogo alla domanda di NASpI sia avvenuta con un datore di lavoro rientrante nei settori produttivi del turismo e degli stabilimenti termali (si pensi all'attività alberghiera, della ristorazione, gestione degli stabilimenti balneari, gelaterie e pasticcerie, agenzie di viaggio, guide ed accompagnatori turistici, stabilimenti termali). 

Secondo la normativa attuale la durata della Naspi per gli stagionali è pari, come per tutti i lavoratori dipendenti, alla metà delle settimane lavorate negli ultimi 4 anni. Ciò significa che se si lavora 6 mesi ogni anno la prestazione ha una durata pari a soli tre mesi, e gli altri 3 restano privi di indennizzo. Con l'intervento del Governo la durata del sostegno passerebbe da tre a quattro mesi lasciando il disoccupato solo con due mesi scoperti. Un incremento non ancora sufficiente secondo la parte sindacale che ricorda come in passato, prima dell'introduzione della Naspi, tali soggetti potevano ottenere un indennizzo per l'intera parte dell'anno non lavorata. 

Nel correttivo al Jobs Act per i lavoratori in alcune aree di crisi industriale la cui Cassa Integrazione Straordinaria si concluda entro il 31 dicembre 2016 ci sarà una proroga di altri 12 mesi dello strumento di sostegno al reddito con uno stanziamento di 85 milioni. Inoltre, sempre per i lavoratori delle aree di crisi, sono previsti 500 euro al mese al massimo per 12 mesi per quei lavoratori che nell'arco del 2016 hanno concluso l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, dall'Aspi alla mobilità. Le risorse stanziate saranno pari a 150 milioni di euro. Il sussidio di 500 euro al mese andrà a quei lavoratori che si renderanno disponibili a una ricollocazione e le Regioni dovranno mettere ulteriori risorse pari almeno al 20 per cento a quelle messe a disposizione dallo Stato. Ad essere interessati saranno circa 35mila-40mila lavoratori, secondo il Ministero del Lavoro.

"Interventi parziali, non sufficienti, di sola risposta alle emergenze". Così il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, ha commentato alla fine dell'incontro al Ministero del Lavoro. "Noi chiedevamo modifiche più profonde sugli ammortizzatori. E anche l'intervento sulla Naspi - spiega la sindacalista - è sbagliato, si tratta solo di un mese in più e tutela esclusivamente i lavoratori stagionali dei settori del turismo e delle terme". Secondo Sorrentino anche le correzioni sui voucher non bastano: "Volevamo l'abolizione, ma il ministro ci ha detto che ci si limiterà alla tracciabilità". Anche per il  segretario confederale della Uil Guglielmo Loy si tratta di “solo di un  tampone per il 2016". Il sindacalista ha paragonato le nuove misure a "un'aspirina che abbassa la febbre alta, ma non risolve il problema". Di certo per Loy si "apre un precedente" che impone una riflessione "sulla rigidità" degli ammortizzatori sociali così come delineati nel Jobs act. Secondo il segretario confederale della Uil occorre "più flessibilità".

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