Statali, Solo 300 milioni per il rinnovo dei contratti fermi da sei anni

redazione Domenica, 18 Ottobre 2015
Sarebbe questa, secondo indiscrezioni, la cifra che il governo sarebbe pronto a mettere sul piatto per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici.
Statali in stato di agitazione contro i fondi messi in palio dal Governo nella legge di stabilità per il rinnovo dei contratti bloccati ormai da anni. Dovrebbe essere di circa 300 milioni di euro lo stanziamento massimo previsto per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici che non possono più essere rinviati dopo la sen­tenza della Corte costituzionale della scorsa estate. Una somma che minimizza il costo finanziario per lo Stato, impegnato a far quadrare i conti di una manovra da 27 miliardi, ma che viene giu­dicata assolutamente insufficiente dai sindacati, che parlano di cifra «inaccettabile» perché si tratterebbe di «8­-10 euro lordi al mese, meno di una pizza».

E per di più questi soldi rischiano di dover arrivare da tagli allo stesso comparto pubblico. Significa che alla fine i soldi per gli stipendi degli statali a carico del bilancio pubblico non dovranno aumentare. Questo risultato sarà ottenuto attraverso nuovi blocchi del turn over per i dirigenti e, probabilmente, in parte anche per tutti i dipendenti pubblici. E poi dalla cancellazione di posti con il taglio delle piante organiche nonché la riduzione dei premi e dei salari di produttività. 

Profonda la delusione delle categorie sindacali che rappresentano il pubblico impiego. Che annunciano un autunno caldo di mobilitazioni. Guardando la Legge di Stabilità proposta dal Governo "l'aspetto più negativo è il finanziamento risibile per il rinnovo dei contratti dei lavoratori del pubblico impiego: i 300 milioni stanziati per il 2016 equivalgono a un incremento di soli 8 euro mensili lordi". Ne è convinto il leader della Uil Carmelo Barbagallo che da Bologna parla di una "scelta in palese violazione della sentenza della Corte costituzionale che ha prescritto la necessità di rinnovare i contratti già a partire dal 2015". 

"Quel che è più grave, però, - aggiunge - è che emerge un'indicazione regressiva: uno Stato che non si preoccupa dei propri lavoratori è uno Stato che non crede nel lavoro". "Importante" invece, secondo il leader Uil, "è il ritorno alla detassazione degli incrementi salariali legati alla produttività, anche se le risorse appostate appaiono ancora insufficienti". "È necessario, inoltre, rendere strutturale il provvedimento per evitare, come è successo proprio con questo stesso Governo nel 2015 - aggiunge il sindacalista - un'altra sospensione di questa agevolazione necessaria a diffondere la contrattazione di secondo livello". In generale, rispetto alle luci ed ombre della manovra, conclude Barbagallo "ci auguriamo, che siano confermate le poche scelte positive e che siano modificate le opzioni sbagliate. Perché ciò accada, la Uil è pronta a mettere in campo ogni azione di confronto e di mobilitazione".

Sulla stessa lunghezza d'onda la Cisl:"I lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego hanno tutte le ragioni per essere arrabbiati - dice Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl - E' da sei anni che hanno il contratto bloccato". "Con le risorse stanziate in Finanziaria - sottolinea - per il rinnovo dei contratti pubblici non si arriva a 10 euro al mese. Allora è evidente che questa è una cosa irricevibile, va assolutamente cambiata e vanno trovate le risorse per fare un contratto dignitoso. La contrattazione del pubblico impiego peraltro è importantissima perché attraverso quella, in modo particolare la contrattazione di secondo livello, noi vogliamo davvero realizzare una riforma effettiva della qualità del lavoro e della qualità del servizio della pubblica amministrazione".

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