Redazione

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"Non sono in agenda interventi per estendere il blocco della penalizzazione agli assegni liquidati prima del 2015". "La norma è stata inserita dal Parlamento"

Kamsin "In questo momento il Governo non ha in previsione e non sta lavorando sulla cancellazione della disparità di trattamento sulle penalizzazioni, scelta fatta dalla legge di stabilità 2015". Lo ha detto il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ieri, durante il question time che si è svolto a Palazzo Madama. "Non l'ha fatto perché si tratta di un intervento di tipo parlamentare, nel senso che la norma è stata proposta ed approvata all'interno del percorso della legge di stabilità ed ha una sua logica, cioè fare in modo che il numero più alto di persone possa scegliere di andare in pensione. Essa quindi, in questo specifico momento in cui c'è bisogno di ricambio, ha la funzione di rendere più agevole l'uscita".

"Questa finalità chiaramente non è perseguibile rispetto alle persone che sono già in pensione; quindi non si coglierebbe questo obiettivo. Esiste il tema di una diversità di condizione che si va a determinare, ma, sul piano generale, credo che normalmente o molto spesso, quando si fa un intervento su una situazione di fatto, si produce sempre una situazione di prima e di dopo e quindi non si risolve questo tipo di problema. Il Governo oggi su questo aspetto non ha quindi iniziative in corso" ha concluso Poletti.

La vicenda riguarda circa 25mila pensionati, soprattutto lavoratrici, usciti tra il 2013 ed il 2014 con 41-42 anni di contributi accettando la famosa penalizzazione, cioè la riduzione del 2 per cento per ogni anno se si usciva prima dei sessantadue anni d'età. La legge di stabilità 2015, approvata lo scorso dicembre, prevede che nel triennio 2015-2017 potranno andare in pensione senza penalizzazione tutti coloro che avranno maturato i requisiti dei quarantadue anni e sei mesi ma non ammette al ricalcolo - e quindi alla depenalizzazione - degli assegni già liquidati entro il 31 dicembre 2014.

In pratica chi è uscito prima del 31 dicembre 2014 resterà con l'assegno penalizzato mentre chi va in pensione quest'anno o i prossimi due non avrà alcuna decurtazione. Una situazione foriera di ricorsi - hanno sottolineato i Senatori interroganti - perché c'è una disparità di trattamento inevitabile e forse c'è anche una violazione del principio costituzionale di uguaglianza".

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Dopo il clamore suscitato dalla denuncia della Fillea Cgil, il ministero del lavoro è intervenuto ieri con una circolare. I "contratti rumeni" sono irregolari.

Kamsin Chi utilizza «i contratti rumeni» viola la legge e rischia sanzioni. Il ministero del Lavoro  batte un colpo sul caso dell'agenzia interinale rumena che faceva pubblicità tramite un promoter italiano a Modena promettendo un pacchetto completo col 40 per cento di risparmio sul lavoro, tagliando «tredicesima, Tfr, contributi Inail e lnps». Una circolare inviata dalla Direzione generale per l'attività ispettiva alle direzioni territoriali e  per informare gli imprenditori  anche alle associazioni di categoria e alle agenzie di somministrazione.

Nella circolare si sottolinea il «contrasto con la disciplina comunitaria e nazionale in materia di distacco transnazionate» e il rischio di «ripercussioni, anche di carattere sanzionatorio, in capo alle imprese utilizzatrici». La circolare ricorda poi «l'attiva partecipazione ad iniziative che hanno coinvolto altri Stati Ue (progetto Enfoster, progetto Transpo, progetto Empower) e il decreto legislativo 276 del 2003: per l'articolo 23 le agenzie interinali con sede in altro Stato membro devono applicare ai lavoratori «condizioni di base di lavoro e d'occupazione complessivamente non inferiori a quelle dei dipendenti di pari livello dell'utilizzatore, a parità di mansioni svolte», insieme con l'applicazione della disciplina in materia di responsabilità solidale per l'adempimento degli obblighi retributivi e previdenziali. 

Il ministero invita anche gli ispéttorati del lavoro ad aumentare la vigilanza contro abusi di questo tipo «prestando la massima attenzione a questi fenomeni».

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Zedde

Il Governo interverrà sulle pensioni, modificando la riforma Fornero nella prossima legge di stabilità. Saranno introdotti i pensionamenti flessibili

Kamsin Flessibilità in uscita a partire dal prossimo 1° gennaio 2016 con l'abbinamento di uno strumento assistenziale per quei lavoratori vicini "alla pensione ma privi dei requisiti, non coperti da ammortizzatori sociali, che rischiano di trovarsi in una terra di nessuno". Lo ha annunciato ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso di una interrogazione che si svolta in Senato. Sul fronte degli ultra 55 enni senza lavoro Poletti ha ricordato "che da una parte abbiamo cercato di affrontare questo tema utilizzando l'ASDI, l'assegno di disoccupazione, cercando di prolungare questo istituto, ma il problema rimane, per cui dovremo trovare la maniera di affrontarlo". 

Le modifiche con la legge di stabilità. "Credo che il momento nel quale potremo fare questa operazione non potrà che essere l'esame della legge di stabilità" ha detto Poletti, "perché avremmo bisogno di quantificare e qualificare le risorse che saranno necessarie per gestire le scelte che andremo a fare eventualmente in quella sede. "L'Inps è impegnata in un lavoro di analisi e nella predisposizione delle opzioni possibili che devono essere efficaci ed economicamente sostenibili. Da questo punto di vista sappiamo infatti che abbiamo dei vincoli o comunque delle condizioni normative che dobbiamo tenere assolutamente in considerazione e ai quali dobbiamo fare riferimento".

Tema Flessibilità in uscita.  L'altro tema all'ordine del giorno è quello della flessibilità in uscita. "Questo è l'altro elemento sul quale ci stiamo esercitando, cioè valutare quali possono essere le modalità attraverso le quali produrre questa situazione. A questo è collegata la problematica che avete proposto: chiamiamola staffetta generazionale o come vogliamo, abbiamo comunque un tema di connessione tra uscita o ribaltamento di una logica".

Il dossier è allo studio del governo con l'obiettivo di disinnescare' possibili "problemi sociali", lo stesso Poletti ha rilanciato la proposta del "prestito pensionistico" elaborata dal suo predecessore, Enrico Giovannini: al lavoratore vicino alla pensione verrebbe data la possibilità di incassare in via temporanea un assegno pensionistico, da restituire in piccole somme alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia (si stimano oneri per meno di 1 miliardo tra il 2015 e il 2024).

Tra le ipotesi in campo sulla flessibilità in uscita vanno segnalate anche le proposte depositate dal presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), che consentono con 62 anni di età e 35 di contributi di andare in pensione con una penalizzazione dell'8 per cento; inoltre agli uomini e alle donne si consente di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica e senza penalizzazioni (ddl 857). Oppure quella sulla quota 100, depositata proprio la scorsa settimana, che consente l'uscita a partire da 62 anni e 38 anni di contributi senza però alcuna penalità sull'assegno (ddl 2945).

Da Palazzo Chigi le obiezioni a questi progetti riguardano l'entità delle coperture finanziarie. «La prossima settimana - spiega Damiano - riprenderà il confronto sulle pensioni in commissione, esamineremo nuovi disegni di legge, per arrivare ad una proposta unitaria». Una proposta sarà poi presentata dall'Inps a giugno che ha avviato l'operazione trasparenza per far emergere le situazioni di privilegio, con assegni pensionistici solo parzialmente coperti dai contributi versati.

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Ultim'ora

Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, risponderà domani dalle ore 16 alle interrogazioni a risposta immediata presso l'Aula del Senato in materia di attuazione della riforma del mercato del lavoro e circa gli interventi in materia previdenziale. Lo rende noto un comunicato diffuso questa sera da Palazzo Madama e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

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Bisogna garantire anche una settima salvaguardia per tutelare gli esodati e rivedere il sistema pensionistico per i giovani lavoratori. No all'ipotesi di un taglio delle pensioni retributive.

Kamsin Il privilegio non è essere andati in pensione con il retributivo. Invece sta passando questo concetto». Lo ribadisce oggi Cesare Damiano, ex ministro e attuale presidente della commissione del Lavoro della Camera, in una intervista rilasciata al quotidiano Il Garantista. E prova a rilanciare l'agenda su quella che resta la principale voce di spesa del welfare:«Noi proponiamo un'azione in due tempi: scoprire se ci sono risparmi nel Fondo per i cosiddetti esodati e utilizzarli per tutelare altri lavoratori oltre i 170mila già salvaguardati. Una settima salvaguardia. In secondo luogo prevedere con la legge di stabilità una riforma strutturale sull'uscita flessibile e anticipata dal lavoro».

Invece si parla di ricalcolare le pensioni in essere... Io spero che su questo versante sia chiaro che il molo dell'Inps non è quello del governo: l'istituto fa un semplice esame statistico dei dati, è il ministro Poletti con i suoi colleghi a fare la politica previdenziale. Il ministro ha già fatto sapere che, per facilitare l'uscita dal lavoro, avrebbe inserito degli interventi nella prossima legge di Stabilità.

E lei, che fa, se ne starà con le mani in mano? Come commissione Lavoro della Camera abbiamo riaperto i dossier sulla previdenza per continuare l'esame dei disegni di legge presentati datutti i partiti che prevedono la flessibilità in uscita. lo per esempio, penso a un pensionamento anticipato a 62 anni con 35 anni di contributi e con una decurtazione dell'8 per cento o a 41 anni di contributi (si veda in tal senso il ddl 857 presentato da Damiano, ndr); oppure con la quota 100 (63 anni e 37 di contributi) ma senza penalizzazione (si veda in tal senso il ddl 2945 presentato sempre dall'onorevole Damiano, ndr).

Yoram Gutgeld ha lanciato una campagna contro le pensioni di invalidità. Gutgeld è stato protagonista in passato di affermazioni molto pensanti sui pensionati, già tacciati dl furto da Davide Serra per il solo fatto di essere andati in pensione con il sistema retributivo. Un privilegio è andare casomai in pensione con 30 anni di contributi e l'80 per cento dello stipendio. Il governo dovrebbe avere a cuore lo stato sociale, non prevedere la sua distruzione.  In commissione, come me, la pensano Forza Italia, il Movimento Cinque Stelle, Sel e il Nuovo Controdestra, con il quale ci siamo divisi sul Job Act. C'è un largo schieramento con il quale debbono fare i conti il governo e la Ragioneria.

Secondo la ragioneria servono almeno 4 miliardi per finanziare un intervento simile. Quando si tratta di calcolare un risparmio la Ragioneria generale dello Stato utilizza un metro di cento centimetri, quando deve calcolare un costo ne utilizza uno di trecento centimetri.  Parlo come presidente della commissione Lavoro: chiameremo in audizione il ministro Poletti e il presidente dell'inps Boeri. Così come abbiamo spinto il governo a trovare le risorse che mancano al Jobs Act, quelle per gli ammortizzatori sociali e per stabilizzare gli incentivi alle nuove assunzioni. chiederemo che corregga la "riforma" Fomero. Che è una delle cause dei nuovi poveri, perché tra di loro ci persone che hanno perso il lavoro e aspetteranno anni per andare in pensione, anziani con assegni troppo bassi, senza dimenticare i tanti giovani che non trovano lavoro per il blocco del turnover. deciso da chi vorrebbe avere fabbriche di 70enni.

Intanto Boeri parla di "contributo di equità"? È balzana l'idea di tassare le pensioni, a partire dai duemila euro lordi mensili, che al netto sono circa 1.500 euro. Coinvolgerebbe quasi due milioni di pensionati con assegni medio bassi. Non stiamo mica parlando di nababbi né di pensioni d'oro, ma di gente che ha faticato una vita e che ha pagato 35 anni, a volta 40 anni di contributi. Chiedere un nuovo sacrificio al loro, al ceto medio, è inammissibile. Se dovesse passare questa sua idea, io sarei profondamente contrario. L'lnps sta facendo le sue giuste indagini per avere una maggiore trasparenza. Suggerirei allora di farne altre. Intanto sul potere d'acquisto che hanno perso le pensioni a seguito del blocco parziale o totale dell'indicizzazione. Eppoi una seconda sullo scostamento tra le previsioni di risparmio dopo la riforma Fomero del 2011 indicati dalla Ragioniera in 20 miliardi dal 2012 al 2019 e quelli che in realtà si verificheranno: 80 miliardi.
L'Inps dovrebbe anche indagare sul risparmio atteso tra il 2020 e il 2080 per il sistema pensionistico.  E poi quanti sono i cosiddetti esodati attualmente non coperti dalle sei salvaguardie?

Perché non parlate mai di pensioni dei giovani? Quando ero ministro, nel protocollo con le parti sociali dl luglio 2007, avevano fissato un tasso di sostituzione di almeno il 80 per cento da conseguire con un riscatto molto favorevole della laurea, con contributi figurativi nei periodi passati senza lavoro, con una revisione più espansiva dei coefficienti di trasformazione. Tutte queste ipotesi sono state smantellate dal Governo Berlusconi e dimenticate da quelli successivi.

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