Ape Sociale, Niente Uscita Anticipata per gli autonomi

Franco Rossini Martedì, 06 Febbraio 2018

Cerco di sottoporvi in modo sintetico gli accadimenti che mi hanno portato mio malgrado in un vicolo cieco. Anno 2016, anni 63, agente di commercio in attivita' in regime forfettario, e contestualmente amministratore in Srl. Non percependo emolumenti da quest'ultima per problemi economici della stessa mi dimetto dall'incarico. 

Metà novembre 2016 Inps mi comunica la chiusura della mia posizione riferita a codice d'impresa x. Colpevolmente (!) interpreto la corrispondenza come atto dovuto conseguente alle mie dimissioni da amministratore. Errore, Inps, scopro a febbraio 2017, mi ha chiuso la posizione in toto, agente compreso. Di ciò mi rendo conto all'atto del pagamento Inps, ultimo bollettino del rateo dovuto per il 2016, cercando di scaricare i moduli per i bollettini del 2017 in corso con sorpresa constato la mia cancellazione. Allora io e il comercialista su indicazione ricevuta presso sportello Inps chiediamo procedura per riaprire la posizione cancellata. Chiamateci incapaci ma ne' io ne' il commercialista approdiamo a qualcosa. Allora mi rivolgo ad un patronato, e qui comincia la fase drammatica. Al patronato mi suggeriscono di attendere l'ormai prossima entrata in vigore dell'Ape sociale(?)ma mi viene taciuto che non riaprendo la posizione Inps avrei problemi d'accesso alla pensione di anzianita' se prossimo al diritto. Successivamente, ruolo agente, siamo a maggio 2017, non mi vengono rinnovati i contratti d'agenzia dalle aziende mandanti, sono quindi disoccupato. Pulito e disoccupato, a pieno diritto secondo il patronato, viene istruita dallo stesso la richiesta per l'Ape sociale. Ottobre 2017 Inps respinge la richiesta. Personale considerazione, autonomo, 64 a.,c.ca 40 a.di versamenti, disoccupato, senza ammortizzatori sociali, perche' ?????? Risposta del patronato, a luglio e' uscita una circolare che escludeva gli autonomi dagli aventi diritto all'Ape sociale !!! Ottobre 2017, mi rivolgo ad altro patronato, viene fatta richiesta per bollettini di versamento volontario per sanare il pregresso, oggi 5 febbraio 2018, nonostante vari solleciti nessuna risposta. Contestualmente sempre ottobre 2017 viene richiesto dal patronato l'estratto conto certificativo, prodottomi in cartaceo presso sede Inps a fine gennaio 2018 (tempi standard secondo loro)(?). Orbene allo stato attuale, augurandomi di essere stato chiaro, un consiglio cosa posso fare ancora, oltre a due domande, una, perché questa discriminazione tra autonomi e dipendenti, considerando soprattutto la mancanza sul mio fronte degli ammortizzatori sociali, seconda e banale, quando e come potrò andare in pensione (?), l'unica chance può essere l'Ape volontaria oppure la soglia 67 a. e 6 mesi da completamente 'buggerato' ???

 Purtroppo allo stato attuale l'Ape sociale è disponibile, tra l'altro, solo a coloro che risultino in stato di disoccupazione a seguito di un licenziamento, anche collettivo, o dimissioni per giusta causa o per risoluzione a seguito dell'esperimento della procedura di conciliazione obbligatoria nei casi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Peraltro è necessario anche aver esaurito (integralmente) la prestazione contro la disoccupazione involontaria (cioè naspi, aspi o mobilità). Circostanza che impedisce a molti di averne titolo. Il lettore essendo un lavoratore autonomo non è pertanto incluso nel perimetro del beneficio. Su PensioniOggi.it l'esclusione degli autonomi (e dei collaboratori) dall'ape sociale era stata comunque denunciata sin dall'inizio dello scorso anno. Ma sino ad ora ancora non è stato posto rimedio. Allo stato attuale, la risposta sarà desolante, il lettore potrà andare in pensione a seconda di quale requisito raggiungerà per primo: 67 anni (età di vecchiaia) oppure 42 anni e 10 mesi di contributi (a prescindere dall'età anagrafica). 

 

Ho iniziato a lavorare nel 1983 a 13 anni come operaio a 18 ore settimanali, e così fino al 1992 (per 10 anni). Quel periodo è scoperto da contributi, ma ho trovato i documenti e vorrei riscattarlo. L'onere di riscatto può essere ridotto e riproporzionato in considerazione del fatto che si trattava di un part time? Inoltre può essere conveniente per me optare per il contributivo e riscattare quel periodo come contributivo, ovviamente riproporzionato?

Il lettore può riscattare il periodo di lavoro svolto attraverso la costituzione della rendita vitalizia. L'onere verrà determinato, trattandosi di anzianità che ricadono interamente nel sistema retributivo, attraverso il meccanismo della riserva matematica moltiplicando cioè il beneficio pensionistico che si traduce in pensione per determinati coefficienti attuariali legati all'età e alla contribuzione dell'assicurato al momento della domanda. L'onere non può essere riproporzionato in funzione del part-time. Tuttavia si ritiene che non vi siano ostacoli alla possibilità di riscattare un periodo inferiore rispetto a quello svolto senza il versamento della contribuzione diminuendo il costo dell'operazione. L'onere è infatti direttamente proporzionale all'entità del periodo riscattato. 

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