Com'è noto, infatti, in base alla riforma Dini il montante contributivo (quel tesoretto che viene annualmente messo da parte dai lavoratori con il versamento dei contributi previdenziali) viene annualmente rivalutato in base all'andamento della crescita nominale del prodotto interno lordo degli ultimi 5 anni. Per la prima volta dopo 18 anni, a seguito della lunga crisi che ha attraverso l'Italia il tasso medio di crescita del Pil nell'ultimo quinquennio è però risultato negativo (pari a -0,1927%) e dunque, in teoria, chi esce a partire dal 1° gennaio 2015 avrebbe rischiato di subire una svalutazione della quota contributiva dell'assegno (la cd. quota C). Il Governo e il Parlamento tuttavia sono riusciti a porre rimedio a questa svalutazione indicando per l'anno 2015 il tasso di capitalizzazione applicato sarà pari ad 1 (in sostanza il valore nominale dei contributi non subirà nè una rivalutazione nè una svalutazione quest'anno) e che la maggiore rivalutazione non sarà recuperata sul tasso di capitalizzazione del prossimo anno.
In sede di prima applicazione della novella, precisa l'Inps, non si fa luogo al recupero sulle rivalutazioni successive di cui al medesimo periodo. Pertanto, il coefficiente di capitalizzazione da utilizzare per la rivalutazione del montante nel 2016 non subirà alcuna decurtazione. Solo qualora si verifichi nuovamente una variazione quinquennale del PIL inferiore all’unità si procederebbe al recupero su una o più delle capitalizzazioni successive per le quali il coefficiente è maggiore di 1.
Per le pensioni in liquidazione da quest'anno pertanto, l'istituto non procederà ad alcuna rivalutazione dei contributi accreditati ed i pensionati potranno mettersi al sicuro da una svalutazione che avrebbe fatto perdere circa 20 euro per ogni 10mila euro di montante maturato. Qui sotto la tavola dei coefficienti di capitalizzazione delle pensioni aggiornati in base alla novella recentemente approvata.