Nato in forma sperimentale con la legge 208/2015 il part-time agevolato ha fatto fin da subito fatica a decollare per via della scarsa platea dei potenziali interessati. Attualmente, infatti, i lavoratori e i datori che hanno aderito alla trasformazione sono stati meno di un quarto rispetto al numero preventivato al momento del lancio nella primavera del 2016. A pesare è stata la resistenza delle imprese a consentire la trasformazione del rapporto di lavoro in part-time (preoccupate da una dinamica del rapporto costi/benefici non molto favorevole rispetto ad altre forme di incentivazione all'uscita), l'aver escluso dal perimetro la grande fetta dei lavoratori del pubblico impiego e coloro che maturano il requisito contributivo per la pensione anticipata prima della pensione di vecchiaia.
Lo strumento ha sofferto anche l'anno successivo dell'avvio dell'ape nelle sue varie forme, sociale e di mercato (al quale possono contribuire anche le aziende per sostenere ed incentivare l'esodo dei lavoratori prossimi alla pensione), che ha ulteriormente eroso la platea dei potenziali aventi diritto. In definitiva, dato lo scarso appeal registrato, l'attuale Governo non ha previsto il suo rinnovo tra i piani per flessibilizzare l'età di uscita anche nel 2019.