Riforma Pensioni, Damiano: ecco i costi della nostra flessibilità in uscita

redazione Sabato, 06 Agosto 2016
Con la proposta del Presidente della Commissione Lavoro della Camera un lavoratore che optasse per l'uscita a 62 anni e 35 di contributi perderebbe una mensilità di pensione.  
 Cesare Damiano, pd, ex sindacalista della Fiom, ex ministro, presidente della Commissione Lavoro della Camera, difende il progetto di Legge sui pensionamenti flessibili. L'ex ministro del Lavoro che ha fatto dell'uscita flessibile dal lavoro uno dei suoi cavalli di battaglia ha presentato nel 2013 assieme al sottosegretario all'Economia, Pierpaolo Baretta, una proposta di legge che anticipa a 62 anni (contro gli attuali 66), con 35 anni di contributi, la possibilità di andare in pensione con penalizzazioni sull'assegno fino all'8% oppure a 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica, una misura attesa soprattutto per i lavoratori precoci.

"La nostra proposta costerebbe 3 miliardi il prossimo anno e arriverebbe a 8 miliardi nel 2024, secondo i calcoli dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio" ricorda Damiano. "Mentre la proposta di Tito Boeri avrebbe un minore impatto sui conti pubblici: 650 milioni nel 2017 per arrivare a 2,8 miliardi nel 2024. L’Ape, invece, poiché nasce dall’esigenza di ridurre il più possibile l’impatto della flessibilità previdenziale sui conti pubblici, costerebbe di meno e sarebbe meno vantaggiosa per i lavoratori”.

“Le simulazioni dell’Upb – prosegue Damiano – che escludono dal calcolo i dipendenti pubblici, si basano sull’ipotesi che tutti gli aventi diritto sfruttino l’opportunità di anticipare l’uscita dal lavoro. Questo aspetto va tenuto in grande considerazione: se la platea dei potenziali fruitori di una nuova normativa sulla flessibilità è calcolata al 100%, il costo e’ ovviamente molto più elevato. L’Upb, non disponendo di dati disaggregati, può fare solo questo tipo di calcolo per dare una indicazione dell’ordine di grandezza dei costi”. “Quando lo stesso calcolo viene fatto dall’Inps o dalla Ragioneria – prosegue Damiano – che dispongono dei dati, è evidente che abbiamo delle sopravvalutazioni di costo che impediscono, nei fatti, di fare le leggi. Lo abbiamo già negativamente sperimentato con il Fondo dei lavori usuranti e con Opzione Donna”.

“Le platee calcolate al 100% non distinguono tra lavoro e lavoro: è come dire che hanno la stessa propensione ad andare in pensione anticipata gli addetti ai forni della siderurgia e i docenti universitari e che, soprattutto, hanno la stessa aspettativa di vita”, dunque non si può partire dal presupposto che una volta introdotto il pensionamento flessibile tutti coloro che hanno i requisiti abbandoneranno il lavoro. Non è così. Ci sono lavoratori che a 62 anni si possono sentire usurati non più in grado di svolgere efficacemente la propria attività. Penso agli operai della catena di montaggio, agli infermieri, agli insegnanti delle scuole materne. Non si può dire la stessa cosa per i professori universitari, per i parlamentari, per i primari d'ospedale". 

Con il progetto Damiano, si perde solo una mensilità di pensione. "Immaginiamo che un lavoratore con 35 anni di contributi vada in pensione a 62 anziché a 66. Con un anticipo di quattro anni subirà una penalizzazione dell'importo dell'8%, cioè il 2% per ogni anno. L'eventuale pensione di 1000 euro al mese scenderà a 920 euro. Moltiplicata questa cifra per tredici mensilità e per i 18 anni che separano il lavoratore dagli 80 anni, il costo complessivo sarà di 215.280 euro. Nel caso invece che lo stesso lavoratore rimanga in azienda fino a 66 anni, la sua pensione crescerà da 1000 a 1080 euro per effetto di quattro anni in più di contributi. Moltiplicando per tredici e poi per quattordici (gli anni che mancano agli 80) si arriva a 196.560 euro. La differenza in valore assoluto è di 18.720 euro, in percentuale dell'8,7. Con qualche accorgimento tecnico si può arrivare a pareggiare i due costi con un'operazione di sistema che nel tempo può effettivamente raggiungere l'obiettivo del costo zero" ricorda Damiano.

Che avverte: "Detto ciò, è ovvio che per i primi anni di uscita anticipata ci sarà un costo ma sarebbe irrealistico pensare che nei primi anni si possa pensare ad un'ipotesi a costo zero. Quando si ragiona di pensioni bisogna allungare lo sguardo. E allora se si proietta l'anticipo della pensione lungo la durata dell'aspettativa di vita (mediamente oggi intorno agli 80 anni) si scopre che ai primi anni di costo corrispondono negli anni successivi dei risparmi. Alla fine la differenza tra l'attuale sistema e quello con la pensione anticipata sarebbe pressoché irrilevante". "Io penso che se il governo vuole fare un'operazione di questo tipo può spiegarlo a Bruxelles perché nel tempo ci sarà un'invarianza di costi".

Segui su Facebook tutte le novità su pensioni e lavoro. Partecipa alle conversazioni. Siamo oltre cinquantamila

 
© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati