Periti Industriali, dal 2021 servirà la laurea triennale per iscriversi all'Albo

Bernardo Diaz Sabato, 14 Maggio 2016
Lo prevede un emendamento contenuto nella decreto legge sulla scuola. Resterà però una fase di transizione di cinque anni.
All'abo dei periti industriali si potrà accedere solo con una laurea triennale. A partire dal 2021. Lo prevede un emendamento approvato con il decreto legge sulla scuola (Dl 42/2016) dall'Aula di Palazzo Madama questa settimana. Ci sarà tuttavia un periodo transitorio di cinque anni per i diplomati per iscriversi all'Albo. Nello specifico il titolo di perito industriale spetterà non più "ai licenziati degli istituti tecnici che abbiano conseguito lo specifico diploma secondo gli ordinamenti scolastici", bensì "a coloro che siano in possesso della laurea prevista dall'articolo 55, comma 1, del regolamento di cui al D.P.R. 5 giugno 2001, n. 328"; in base alla disposizione citata agli esami di Stato per le professioni di agrotecnico, geometra, perito agrario e perito industriale, oltre che con i titoli e tirocini previsti dalla normativa vigente e dalla attuazione della legge 10 febbraio 2000, n. 30, si accede con la laurea comprensiva di un tirocinio di sei mesi. Restano ferme le attività professionali riservate o consentite e le prove attualmente previste per l'esame di Stato. 

La norma prevede poi un periodo di transizione di cinque anni durante il quale conservano efficacia ad ogni effetto di legge i periodi di praticantato, i titoli di studio maturati e validi ai fini dell'ammissione all'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della libera professione, nonché i provvedimenti adottati dagli organi professionali dei periti industriali e dei periti industriali laureati secondo le disposizioni vigenti prima della data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge. Per il medesimo periodo, conservano il diritto di accedere all’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della libera professione anche i soggetti che conseguono un titolo di studio valido a tal fine ai sensi della normativa previgente.

“Questo primo tassello -spiega Giampiero Giovannetti, presidente del Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati - segna un passaggio importante per la categoria che da anni si batte per elevare il proprio titolo di studio, dal momento che la formazione tecnica di livello secondario, tradizionale nostro punto di riferimento, è andata sempre più depauperandosi, risultando oggi del tutto inadeguata e non in linea con le norme europee". "Finalmente -sottolinea- possiamo affermare che il Parlamento ha reso coerente il nostro ordine professionale al quadro europeo delle qualifiche, assecondando anche quanto stabilito dal 'Primo rapporto italiano di referenziazione delle qualificazioni al Quadro europeo Eqf', approvato in Conferenza Stato-Regioni il 20/12/12', che prevede per l’esercizio di una professione 'il possesso di un titolo accademico', corrispondente, norme alla mano, al VI livello". Solo con una laurea triennale, quindi, "il professionista italiano non sarà discriminato rispetto a quello europeo e solo così potrà mantenere quell’autonomia e quella capacità di progettare, cuore della professione intellettuale. Tutto facendo salve naturalmente tutte le competenze degli attuali iscritti". 

"Si tratta solo di un punto di inizio -continua- il prossimo passaggio che attende adesso la categoria è la creazione di un percorso triennale professionalizzante costruito a misura di professione su siamo impegnati da mesi. Nell’emendamento non si fa alcun riferimento ai percorsi equivalenti, ma questo non significa che il Consiglio nazionale li ha esclusi, ne valuteremo l’efficacia qualora si presenterà una concreta ipotesi di formazione riconosciuta al pari di una laurea triennale".

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