Province, parte la mobilità del personale in esubero. Coinvolti sino a 20mila lavoratori

Bruno Franzoni Domenica, 01 Novembre 2015
Secondo fonti sindacali su una platea potenziale di 20 mila lavoratori da trasferire sarebbero circa 2 mila quelli che rischiano di non essere ricollocati in prima battuta o con i pensionamento secondo le regole pre-Fornero
Entro domani gli enti di area vasta, le ex Province, dovranno inserire nel portale nazionale della mobilità i nomi dei loro dipendenti in soprannumero. A quel punto si dovrebbe finalmente sapere qual è il vero numero degli esuberi che dovranno essere ricollocati verso Enti Locali e Amministrazioni dello Stato. I dati stanno ancora arrivando in queste ore, e probabilmente non tutte le Province ce la faranno a rispettare la dead line.

Al ministero della Funzione pubblica, in base ai dati che stanno arrivando, prevedono che il numero finale degli esuberi da ricollocare possa attestarsi al di sotto delle 8 mila unità contro le 20 mila unità indicate dai sindacati che avvertono come 2mila lavoratori rischiano di trovarsi senza una sede con la possibilità di vedersi risolto il rapporto di lavoro. In gran parte dipende da come si sono mosse le Regioni, visto che il termine per l'adozione della delibera per il riordino delle funzioni non fondamentali con il riassorbimento diretto di parte del personale eccedentario scadeva ieri, 31 OttobreL’ultima in ordine di tempo a deliberare, è stata proprio la Basilicata, che ha deciso di riassorbire tutto il personale all’interno della stessa Regione, limitando dunque l'attivazione della mobilità vera e propria. 

Ora, entro i trenta giorni successivi (cioè entro il 30 novembre 2015) le amministrazioni locali, centrali e periferiche dello Stato dovranno inserire nello stesso Portale le unità di posti disponibili distinti per funzioni, aree funzionali e categorie di inquadramento, corrispondenti - sul piano finanziario - alla disponibilità delle risorse destinate per gli anni 2015 e 2016 all'assunzione di personale a tempo indeterminato.  Entro sessanta giorni successivi al termine del 31 ottobre 2015, il Dipartimento della Funzione pubblica renderà pubblici sul portale i posti disponibili presso le Regioni e gli enti locali, inclusi enti pubblici non economici da essi dipendenti ed enti del Servizio sanitario nazionale, e presso le amministrazioni dello Stato anche ad ordinamento autonomo, agenzie, università ed enti pubblici non economici (per l'aggiornamento delle posizioni disponibili per il 2016 il termine è fissato al 31 marzo).

Nei trenta giorni successivi alla pubblicazione di questi elenchi il personale in soprannumero interessato potrà esprimere le proprie preferenze, ed entro i successivi trenta giorni il Dipartimento della funzione pubblica procederà all'assegnazione del personale.

In sostanza, entro aprile, i lavoratori in esubero saranno riassegnati nelle altre amministrazioni. Di questi circa la metà saranno ricollocati nell'amministrazione della giustizia. Nei mesi scorsi era già  stato pubblicato un bando per assegnare ai tribunali, in base ad una mobilità  volontaria, 1.031 dipendenti provenienti da altre amministrazioni. Al bando hanno risposto in massa i dipendenti delle province, e 700 di loro hanno già  ottenuto il nulla osta per il trasferimento. Per altri, invece, il via libera da parte dell'amministrazione di appartenenza non è arrivato e sono finiti in una sorta di limbo. Ma proprio la legge di Stabilità, su richiesta del ministro della Funzione pubblica Marianna Madia, è comparsa una norma che non rende più necessario il nulla osta della Provincia per poter cambiare amministrazione. Una decisione che semplificherà  i passaggi, considerando anche che i dipendenti delle Province che passeranno ai tribunali non saranno soltanto questi 700-800, ma il totale salirà fino a circa 4 mila. Nel decreto sulle procedure fallimentari, approvato dal governo a giugno, è stata prevista la possibilità di trasferire verso la giustizia altri 2 mila lavoratori provinciali, ai quali si aggiungono altri mille dipendenti previsti dalla legge di stabilità. 

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