Pensione Anticipata, ipotesi uscita a 62 anni e 35 di contributi

Federico Pica Venerdì, 25 Settembre 2015
La flessibilità sarà disponibile solo per alcune categorie di lavoratori particolarmente colpiti dalla Legge Fornero come donne e disoccupati. La decisione sarà presa collegialmente entro metà ottobre.  
 Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha aperto ieri in modo ufficiale alla possibilità di introdurre forme di flessibilità in uscita dal sistema pensionistico nella prossima manovra. Dopo un tira e molla di qualche settimana, il ministro ha annunciato in Parlamento che "il governo è impegnato ad analizzare la questione a partire dalla legge di stabilità", ma è tornato a mettere in guardia sulla necessità di mantenere l'equilibio dei conti. L'operazione, ha chiarito, deve essere "compatibile con il quadro di finanza pubblica". Ogni cambiamento del sistema "va attentamente valutato" perché comporta "un aumento di spesa e dell'indebitamento netto che necessita di copertura finanziaria". 

Ma sono anche altre le novità annunciate dai ministri Padoan e Poletti in occasione dell'audizione nelle commissioni Bilancio e Lavoro di Camera e Senato. In particolare, il titolare dell'Economia e del Lavoro hanno garantito che c'è l'impegno del governo a individuare soluzioni "nuove e definitive" per i tutelare i 49.500 ex lavoratori rimasti senza reddito e senza pensione a causa dell'innalzamento dell'età pensionabile della legge Fornero. In sostanza, il governo punta a cercare di impiegare per il nuovo intervento sugli esodati le risorse risparmiate dalle precedenti salvaguardie che sono state riassorbite nel bilancio dello Stato e che al momento sono bloccate. Per rendere quei fondi utilizzabili serve però l'individuazione di una nuova copertura e di un intervento legislativo. L'obiettivo, hanno chiarito i due ministri, è quello di farlo con la prossima legge di stabilità, "con la speranza", ha aggiunto Padoan, "che questo sgomberi il campo da tutte le illazioni". 

Al 10 settembre, ha ricordato inoltre il titolare di via Venti Settembre, ci sono state 121.500 tra certificazioni accolte (116mila) e giacenze e 83.400 sono state le pensioni liquidate. Le prime sei salvaguardie hanno riguardato oltre 170.230 soggetti e sono stati stanziati circa 11,7 miliardi. 

Padoan e Poletti tuttavia non si sono sbilanciati sulle ipotesi sul tavolo. Sull'uscita anticipata dal lavoro al momento ci sono opzioni diverse che potrebbero prevedere forme di flessibilità mirata per alcune categorie di lavoratori e anche con livelli di penalizzazione differenziati. Tra le numerose ipotesi quella che sembra prevalere vedrebbe un'uscita anticipata a 62-63 anni d'età con 35 anni di contributi o 30 anni con una penalizzazione del 3-4% fino del 10-12% per ogni anno mancante all'età di vecchiaia.

Una possibilità che però potrebbe essere limitata soltanto ad alcune categorie di lavoratori: i futuri esodati al di fuori delle salvaguardie già scattate, i disoccupati over 62 anni se sprovvisti di ammortizzatori e le donne per attenuare lo scalone che scatterebbe dal prossimo primo gennaio. Interventi tampone in attesa di dirimere il complesso capitolo previdenziale. Che vorrebbe risorse anche per agevolare i lavoratori autonomi con partita iva. Non a caso Maurizio Sacconi, Presidente della Commissione Lavoro del Senato, punta ad una Legge Delega che possa fornire una cornice di piu' ampio respiro per un intervento sulla previdenza.

Tuttavia, lo scoglio da superare resta sempre quello delle risorse finanziarie. A disposizione dell'esecutivo ci sarebbero infatti fondi inferiori al miliardo di euro. E questo potrebbe rappresentare un problema, così come sottolineato da Padoan, per estendere i benefici di 'opzione donna' dopo il 31 dicembre 2015. Per prolungare l'utilizzo servirebbe una norma ad hoc e adeguate coperture. Tuttavia, Poletti non ha chiuso la porta a questa misura affermando che il tema "è ancora sul tavolo" ma "dobbiamo trovare la modalità che ci consenta di farlo". 

Le parole di Padoan e Poletti non sono servite a rassicurare i sindacati che hanno parlato di governo "nel caos" insistendo per un intervento immediato sugli esodati e chiedendo di affrontare in legge di stabilità "il problema della riduzione dell'età pensionabile". Secondo Cgil, Cisl, Uil e Ugl, "servono misure per cambiare la legge Fornero che risponda sia al problema della disoccupazione dei giovani sia al fatto che molti lavori non possono essere fatti fino a 66 anni".

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