Riforma Pensioni, Damiano: ci attendiamo almeno 2 miliardi

redazione Domenica, 21 Agosto 2016
L'Ex Ministro del Lavoro in pressing per un pacchetto robusto di interventi sulla Legge Fornero. "Vanno impiegati anche i risparmi maturati su Opzione Donna, Lavori Usuranti e Ottava Salvaguardia per finanziare i relativi provvedimenti".
Cesare Damiano, già Ministro del Lavoro e ora Presidente della Commissione Lavoro della Camera, mette in guardia il Governo da una riduzione dello stanziamento dei fondi da destinare nella prossima finanziaria al pacchetto pensioni. La presa di posizione arriva dopo le dichiarazioni del Ministro Calenda che ieri, mettendo in ordine le priorità che il Governo dovrebbe affrontare nella prossima stabilita', ha riservato uno spazio residuale alla flessibilità in uscita e al tema delle pensioni minime. Indicando come ci siano più urgenti misure da affrontare come gli investimenti e la riduzione della pressione fiscale per rendere più competitivo il paese. 

"Le dichiarazioni del ministro Calenda, se diventassero la linea del Governo nella prossima legge di Bilancio, sarebbe inaccettabile" ha detto Damiano. Siamo tornati alla riproposizione della vecchia e stantia politica dei due tempi: prima gli investimenti e la competitività e poi l’equità sociale. I lavoratori e i pensionati sono stanchi di aspettare il “sol dell’avvenire”. I sacrifici sono stati fatti abbondantemente: sulle pensioni, sul lavoro e sul blocco dei contratti”. 

“Adesso – prosegue – è giunto il tempo della restituzione: non è possibile caricare sempre sui soliti noti il peso della crisi, della diminuzione del debito e della ripresa del Paese. Sfugge a Calenda il fatto che, secondo il DEF dello scorso aprile, i risparmi che si realizzeranno dal sistema pensionistico da qui al 2050 con le riforme del 2004, 2007 e 2011, ammonteranno a 900 miliardi di euro, vale a dire circa il 40% del totale del debito pubblico italiano? Oppure che i contratti di lavoro pubblici sono bloccati da ormai 7 anni?”. “Se – spiega Damiano – accanto agli investimenti, il Governo non sceglierà anche gli interventi sull’equità, sarà inevitabile un conflitto politico e sociale. Il Governo ha troppe voci che dicono tutto e il contrario di tutto. Renzi, sull’equità e sul rafforzamento della domanda, ha preso degli impegni e deve chiarire l’indirizzo del Governo”. “Noi ci aspettiamo, per le pensioni, una dotazione di base di 2 miliardi di euro ai quali aggiungere le risorse già accantonate del Fondo esodati, di Opzione Donna e dei lavori usuranti” ricorda Damiano. 

E’ mai possibile che non si possa intaccare questo colossale trasferimento di risorse a copertura del debito che ha colpito il nostro Stato sociale per utilizzare qualche decina di miliardi per la flessibilita’?” “Quanto ai costi – aggiunge Damiano – bisogna partire dalla proposta promossa dal Pd nel 2013 di cui sono primo firmatario: se si sostiene che, consentendo ai lavoratori di andare in pensione con 62 anni di eta’ e 35 di contributi e con una penalità dell’8%, tutti sceglieranno immediatamente quella soluzione, si e’ capito poco delle scelte dei lavoratori. Chi fa un lavoro pesante si vorra’ ritirare, chi ce l’ha gratificante vorra’ proseguire magari fino a 70 anni”. “Infine, non si considerano i risparmi di Cassa integrazione e il fatto che molti esodati non ancora tutelati potrebbero optare per questa soluzione: anche in questo caso si tratta di risparmi”, conclude Cesare Damiano.

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