Riforma Pensioni, I sindacati rilanciano la Quota 100

Eleonora Accorsi Mercoledì, 26 Luglio 2017
La Confals annuncia l'avvio dell'iter in Autunno di un disegno di legge popolare per introdurre la quota 100 ed un tetto massimo a 40 anni di contributi per la pensione anticipata.  
Rilanciare la flessibilità in uscita tramite un disegno di legge popolare incentrato su tre punti fondamentali: la quota 100 prevista nel disegno di legge Damiano nel 2015 con un minimo di 62 anni e 35 anni di contributi, quarant'anni di lavoro come limite massimo, e un limite di età anagrafica di 67 anni per tutti e 62 per i lavori usuranti. Lo propongono le sigle sindacali appartenenti alla Confals -  Snals Confsal (lavoratori della scuola), Fast Confsal (lavoratori dei trasporti), F'ials Confsal (lavoratori della sanità), Fisrnic (lavoratori dell'industria e servizi), Fna Confsal (lavoratori dell'agricoltura) e Unsa Confsal (lavoratori delle funzioni centrali dello Stato) - intendendo riavviare il discorso sulla flessibilità in uscita entro la fine dell'anno. I segretari dei sindacati proponenti danno quindi appuntamento al prossimo autunno quando la proposta a iniziativa popolare per la modifica della legge Fornero sarà pronta, e saranno aperti migliaia di luoghi di raccolta firme per raggiungere l'obiettivo di un milione di firme. 

I punti della proposta

Le sigle sindacali pur riconoscendo gli effetti benefici che la legge Fornero ha dato alle casse dello Stato, osservano che è però difficile gestire l'età pensionabile, individuando tre punti da modificare con il disegno di legge che verrà presentato in autunno. Il primo riguarda la necessità che non si può arrivare a settant'anni lavorando, ci sono lavori usuranti che sono stati rimodificati con alcune riforme ma ci sono alcune attività che non consentono di arrivare a un'età così avanzata. Su questo punto la Confals vede con favore alla proposta sulla cd. quota 100, cioè la riforma Damiano di cui al DDL 2945, sospesa in Parlamento dal 2015 che riconoscerebbe la possibilità di pensionarsi con un minimo di 62 anni e 35 di contributi a condizione che la somma tra l'età anagrafica e quella contributiva raggiunga, per l'appunto, il valore 100. Senza alcuna penalizzazione. Una proposta bocciata dal Governo e dall'Inps per una questione di copertura finanziaria. Il secondo punto è quello di separare la previdenza dall'assistenza. "Infatti, la pensione deve avere carattere previdenziale e non assistenziale, distinzione che di recente è stata fatta anche per l'Ape Sociale, non sì tratta infatti di una pensione bensì di un'indennità pagata dallo Stato" ricordano dal sindacato. Il terzo e ultimo punto sostenuto è che oltre i 40 anni di lavoro non si possa andare. 

La questione degli assegni minimi

Cosimo Nesci (segretario Fna) ricorda «c'è un aspetto negativo e cioè quello che il sistema non permette più l'aggancio della pensione al trattamento minimo e cioè è possibile che un lavoratore lavorando per trenta, quarant'anni senza continuità contributiva possa andare in pensione anche con 100 o 200 euro al mese, senza un aggancio minimo pensionistico, in carenza di altri benefici. E questo è inconcepibile». Pietro Serbassi (segretario generale Fast) osserva inoltre che «ci sono particolari ruoli, come i macchinisti delle ferrovie, che si trovano a guidare 300 km/h a 67 anni. Bisogna avere un'attenzione per quelle categorie che oltre una certa età non possono lavorare per impedimenti fisici. E una riforma importante perché si va a tutelare le categorie che arrivano a un'età avanzata, età in cui anche la reattività si abbassa».

Questione questa condivisa da tutti i proponenti, in particolare Giuseppe Carbone (segretario generale Fials) sottolinea che anche gli operatori sanitari devono essere ricompresi nella categoria dei lavori usuranti. Roberto Di Manio (segretario generale Fismic) conclude puntando il dito contro l'Ape Sociale che «in teoria dovevano risolvere i problemi insorti con la Fornero (a causa dell'innalzamento dell'età pensionistica) ma che in realtà lasciano fuori migliaia di lavoratori. C'è il rischio per i lavoratori di perdere la mobilità e di non avere possibilità di raggiungere attraverso l'ape sociale il diritto alla pensione perché troppo giovani, e mi rivolgo specialmente ai 50enni. In qualche maniera bisogna porre l'attenzione anche su quest'elemento che è nuovo rispetto alla Fornero», Anche se l'Ape è su base volontaria, si sottolinea la grave onerosità a cui saranno costretti i lavoratori che vorranno accedervi. Certamente gli interessi bancari sono minori di quelli correnti sul mercato, ma il prezzo da pagare per la pensione anticipata è, nella generalità dei casi, ancora troppo alto per potere essere sostenuto.

Le donne

Per quanto riguarda invece le donne, i segretari sono d'accordo sull'instaurare periodi di non lavoro durante la maternità, recuperabili in seguito aggiungendoli all'età pensionabile, tutto su base volontaria, come già proposto dalla confederazione Confsal. Di certo la proposta è un'inversione di tendenza positiva rispetto allo scenario attuale che sicuramente aumenterebbe la flessibilità di scelta individuale, un'uscita dal lavoro sicuramente più agevolata e nel caso specifico anche un sostegno alla famiglia. A parere dello Snals per evitare un vero e proprio problema sociale diventa imprescindibile introdurre uno strumento di flessibilità nell'attuale sistema pensionistico, perseguendo nel contempo l'obiettivo sia di ripristinare la certezza nella possibilità di pensionamento e sia di restituire la serenità perduta a causa dello stravolgimento avvenuto nel sistema previdenziale. 

Segui su Facebook tutte le novità su pensioni e lavoro. Partecipa alle conversazioni. Siamo oltre cinquantamila

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati