Si tratta di modifiche volte a correggere diverse storture della Legge Fornero. Si parte dalla modifica del comma 7 dell’art. 24 della manovra del 2011 che obbliga attualmente, le lavoratrici nel contributivo puro, ad andare in pensione a 70 anni se l’assegno non supera una volta e mezzo l’assegno sociale (cioè 650 euro). In sostanza, si tratta di una vera e propria trappola per le donne, che spesso hanno versato contributi bassi (per via di stipendi bassi) e/o saltuari (per via di interruzioni lavorative).
Un'altra modifica è volta rivolta alla classe 1952, la più penalizzata dalla legge Fornero. Nei loro confronti si punta a cancellare la circolare INPS n.35 del 2012 nella parte in cui prevede che, per fruire della deroga prevista dal comma 15bis dell’art. 24 manovra Fornero legge 214/2011, sia necessario essere occupati nel settore privato alla data del 28 dicembre 2011 per poter andare in pensione a 64 anni: donne e uomini nati nel 1952, 60 anni se donne o quota 96, donne e uomini, raggiunte entro il 2012.
Il Pd chiede anche l'introduzione di norme specifiche per le donne oltre alla flessibilità in uscita che resterà comunque il tema principale del 2016 (si punta, com'è noto, a consentire un'uscita a partire da 62-63 anni con un minimo di 35 anni di contributi al prezzo di una decurtazione dell'assegno graduata in funzione dell'anticipo).
In particolare i Dem premono per allineare l'Italia al resto d'Europa prevedendo che per ogni figlio e/o lavoro di cura familiare si riconoscano 2 anni di anticipo sull’età pensionabile fino ad un massimo di 5 anni di anticipo (mantenendo l’età minima a 60 anni). Oppure, a scelta delle lavoratrici, riconoscere i periodi di cura dei figli e dei familiari in situazione di handicap o non autosufficienza come periodi di contribuzione figurativa, in modo da aumentare l’importo della pensione.
In allegato il volantino ufficiale elaborato dai Deputati Pd alla Camera sugli interventi in calendario nel 2016.