Invalidità, Le indennità erogate ai disabili non fanno reddito ai fini Isee

redazione Martedì, 01 Marzo 2016
I supremi giudici amministrativi hanno confermato le tre sentenze del Tar del Lazio sulla valutazione ai fini Isee dei redditi per le famiglie in cui sono presenti disabili.
L'indennità di accompagnamento e tutte le altre provvidenze economiche legate all'invalidità non possono essere considerate reddito. E pertanto tali prestazioni devono essere escluse dal calcolo ai fini Isee. Lo precisa il Consiglio di Stato nella sentenza pubblicata ieri con la quale viene, in sostanza, confermato il giudizio di primo grado del tribunale amministrativo del Lazio che già aveva dato ragione alle famiglie dei disabili.

Al Consiglio di Stato si era appellato il Governo per ribaltare il giudizio del Tar che con tre sentenze gemelle (2454, 2458 e 2459 dell'11 Febbraio 2015) aveva dichiarato illegittimo il Dpcm 159/2013, nella parte in cui fissa i criteri di calcolo del reddito delle famiglie con persone disabili. 

«Deve il Collegio condividere - si legge nella sentenza - l'affermazione degli appellanti incidentali quando dicono che “ricomprendere” tra i redditi i trattamenti indennitari percepiti dai disabili significa allora considerare la disabilità alla stregua di una fonte di reddito - come se fosse un lavoro o un patrimonio - e i trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni non un sostegno al disabile, ma una “remunerazione” del suo stato di invalidità oltremodo irragionevole, oltre che in contrasto con l'art. 3 della Costituzione».

Secondo i giudici amministrativi non è dato comprendere per quale ragione, nella nozione di reddito che dovrebbe riferirsi a incrementi di ricchezza idonei alla partecipazione alla componente fiscale di ogni ordinamento, sono stati compresi anche gli emolumenti riconosciuti a titolo meramente compensativo e/o risarcitorio a favore delle situazioni di disabilità. In pratica, l'indennità di accompagnamento, le pensioni INPS alle persone che versano in stato di disabilità e in stato di bisogno economico (si pensi ad esempio alla pensione di invalidità civile, all'assegno mensile di invalidità, l'assegno sociale sostitutivo dell'invalidità civile, agli indennizzi INAIL, eccetera) per effetto della suddetta pronuncia diventano irrilevanti ai fini dell'accesso alla prestazioni socio-sanitarie legate all'Isee. Ampliando, di fatto, i margini di accesso a tali prestazioni da parte delle famiglie con un disabile da curare.

Poletti: "Sentenza sarà rispettata". Si tratta certamente di un duro stop al Governo che aveva comunque confermato la linea restrittiva lo scorso anno nonostante il primo responso positivo verso le famiglie arrivato dal Tar. Smorza comunque i toni il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti"Il nostro governo ha applicato una normativa approvata in precedenza dal governo e sulla quale si erano espresse positivamente le commissioni parlamentari". "Ci siamo impegnati - ha continuato Poletti - nell’attuazione del nuovo Isee ritenendolo un indicatore più veritiero e meglio costruito del precedente, oltre che con un sistema di controlli rafforzato: come sta dimostrando il monitoraggio che pubblichiamo ogni trimestre, è infatti complessivamente un indicatore più equo e che garantisce un accesso più giusto alle prestazioni sociali, anche nel caso delle persone con disabilità". "Come governo non possiamo che prendere atto della sentenza appena depositata dal Consiglio di Stato - ha concluso il ministro - e provvederemo ad agire in coerenza con questa decisione".

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