Pensioni, Sì all'APE Agevolato dai 63 anni ma restano diversi aspetti da chiarire

Valerio Damiani Giovedì, 02 Febbraio 2017
Quattro categorie di lavoratori potranno godere di un sussidio di accompagnamento alla pensione di vecchiaia a partire dai 63 anni entro un massimo di 1.500 euro mensili.
L'approvazione definitiva della legge di bilancio lascia aperte molte questioni sull'APE che dovranno essere risolte dai decreti e dalle istruzioni attuative dell'Inps e del Ministero del Lavoro. Alcuni dei principali dubbi riguardano la versione agevolata dell'APE, quella cioè che non prevede penalizzazioni sulla misura della pensione, che si rivolge a quattro categorie di lavoratori in condizione di difficoltà (disoccupati, invalidi, caregivers e gli addetti a mansioni difficoltose o rischiose) a condizione che possano vantare almeno 63 anni di età ed un minimo di 30 anni di contributi che diventano 36 anni nel caso degli addetti alle mansioni difficoltose o rischiose.

Durante l'esame in Commissione il Pd aveva chiesto che nella valutazione del requisito contributivo appena indicato fossero espressamente utilizzabili anche i contributi figurativi (es. disoccupazione, malattia eccetera), precisazione che attualmente manca nel testo della legge ma che non è stata accolta dal Governo lasciando aperta la possibilità di una interpretazione restrittiva nelle prossime istruzioni di attuazione. 

Altra questione che sarebbe stato opportuno precisare è quella del fondo pensionistico in cui il requisito contributivo minimo deve essere ragguagliato. Un problema destinato ad esplodere sicuramente nei prossimi tempi. Se, ad esempio, i 30 anni di versamenti (o i 36 anni) fossero frutto di carriere contributive miste (10 anni in una gestione pubblica o nella gestione separata ed altri 20 anni nel fondo pensione lavoratori dipendenti) c'è il rischio di non poter accedere all'APe sociale. Lo stesso vale per quanto riguarda l'APE volontario dove il requisito contributivo è minore, pari a 20 anni. Si era detto, su pensionioggi.it che il Parlamento avrebbe potuto avocare a sè la questione per non lasciare la palla interamente in mano al Governo e all'Inps. Che come noto sono abituati a fornite interpretazioni restrittive. Ma così non è stato. Si vedrà. C'è poi il vincolo, per i lavoratori impiegati in mansioni difficoltose o rischiose che le attività in questione siano state svolte per almeno 6 anni in modo continuativo. Un paletto che taglia fuori dal beneficio soprattutto gli edili che per la natura del loro lavoro difficilmente riescono a centrare il requisito. Anche in tal caso il PD aveva proposto un emendamento, non accolto dal Governo, che proponeva di cancellare il vincolo della continuità del lavoro dato che per alcune professioni questo requisito potrebbe non essere facilmente raggiunto in modo continuativo. 

I problemi da risolvere non sono finiti qui. La legge prevede, inofatti che per l'accesso all'APe sociale non è necessario, a differenza di quanto si prevede con l'APe volontario, che l'interessato sia a non più di 3 anni e 7 mesi dal pensionamento di vecchiaia nel regime obbligatorio. Quest'ultimo punto, tuttavia, è stato smentito dall'Inps nelle schede di approfondimento della misura in cui l'istituto ha introdotto (indebitamente) il paletto in questione. Una condizione che, se confermata, metterebbe a rischio l'accesso all'APE agevolato per parte dei nati nel 1955 con effetti negativi anche sulla classe 1954. 

I punti oscuri interessano anche l'APE volontario. Tra i tanti uno preminente è chiarire cosa accade in caso il lavoratore raggiunga i requisiti per la pensione anticipata, durante il sostegno economico, prima della maturazione dell'età pensionabile di vecchiaia. Si pensi ad un lavoratore con 63 anni e 42 anni di contributi che accede all'Ape volontario. In teoria il prestito dovrebbe accompagnarlo sino ai 66 anni e 7 mesi ma se il percettore riuscisse nel frattempo a lavorare (è espressamente possibile farlo durante l'APe volontario senza limite di reddito anche con rapporti di lavoro part-time) e raggiunge, pertanto, i 42 anni e 10 mesi di contributi utili per la pensione anticipata prima del pensionamento di vecchiaia, il meccanismo andrebbe in cortocircuito. Il prestito continuerebbe infatti sino alla pensione di vecchiaia (l'interessato deve, infatti, fare domanda di pensione di vecchiaia all'Inps al momento di accesso all'APE volontario) nonostante il lavoratore avrebbe già maturato il diritto all'uscita anticipata con diversi anni di anticipo. Sarebbe utile che si prevedesse espressamente la possibilità di estinzione anticipata del prestito in tale circostanza abbassando così i costi complessivi per il lavoratore.

 I tempi per chiarire questi aspetti sono ristretti dato che le misure dovranno essere in vigore dal 1° maggio 2017. Si farà in tempo?

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Approfondimenti: Chi accede all'APE agevolato

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