Riforma Pensioni, Per i lavoratori precoci l'obiettivo è Quota 41

Valerio Damiani Giovedì, 28 Aprile 2016
Nelle misure allo studio del Governo non ci sono novità per una revisione dei requisiti contributivi per accedere alla pensione anticipata. 
I lavoratori precoci esprimono preoccupazione circa una revisione della Legge Fornero. Nelle misure annunciate dal sottosegretario all'economia Tommaso Nannicini non c'è alcun cenno all'ipotesi contenuta nel disegno di legge Damiano (ddl 857) di consentire la pensione anticipata al perfezionamento di 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica e senza penalità sull'assegno. Sulla questione quota 41 è stata sollevata anche un'interrogazione parlamentare dalla prima firmataria onorevole Cimbri (C. 5/06289 dell'8 settembre 2015) a cui il Governo non ha tuttavia ancora rispostoNessun ristoro in arrivo dunque per coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 25 anni (alcuni anche prima della maggiore età) raggiungendo la massima anzianità contributiva prima dell'età pensionabile di vecchiaia, cioè i 66 anni e 7 mesi. 

"Dal Governo arrivano solo fantomatiche ipotesi che partono tutte dal presupposto di tagliare gli assegni" ci scrive Mauro "senza alcuna garanzia sulla pensione per i lavoratori precoci". "Eppure siamo persone in carne ed ossa che abbiamo versato fior di contributi e tasse al nostro paese ed ora, quando avremmo bisogno di un aiuto ci girano la faccia". "Abbiamo iniziato a lavorare molto presto, spesso in mestieri usuranti senza aver potuto iniziare o concludere gli studi, con alle spalle una carriera di oltre 40 anni di lavoro che secondo la legge attuale non sono ancora sufficienti per guadagnarci il nostro meritato riposo". "Noi precoci dovremo continuare a lavorare fino ad almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne, ndr) che dal 2019 diventeranno oltre 43 anni e poi via via cresceranno sino a raggiungere e superare la soglia dei 45 anni di contributi".

"Ho iniziato a lavorare all'età di 19 anni come muratore e non ho mai smesso anche se ho intervallato il periodo anche con lavoro autonomo" ci scrive in un'altra lettera dal tono drammatico Francesco che di mestiere fa ora il panettiere. "Mi sono arrangiato per una vita ma ho sempre lavorato in modo dignitoso: ora ho 40 anni e 6 mesi di contributi ed ho quasi 60 anni ma non riesco più a sostenere i nuovi ritmi". "Sapete quando andrò in pensione? Dovrò attendere almeno altri 3 anni, il 2019. Un traguardo per me, come per tanti, insostenibile. Sarò costretto a farmi licenziare per prendermi così due anni di Naspi in attesa di maturare la pensione. "Così facendo perderò però la mia dignità, uno schiaffo morale inaccettabile". "E ora ci vengono a dire che se vogliamo uscire prima dovremmo lasciare nelle casse dello stato almeno il 10% del nostro assegno dopo oltre 40 anni di lavoro. "La politica ci deve dare una risposta". Chiediamo che venga messo un tetto a 41 anni di contributi per accedere alla pensione anticipata sia per gli uomini che per le donne, senza alcuna decurtazione sulla pensione.

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