Pensioni, ecco cinque strade per anticipare l'uscita con le regole Fornero

Davide Grasso Sabato, 30 Aprile 2016
La normativa attuale prevede diversi strumenti per anticipare l'uscita. Dal riscatto dei periodi non lavorati alla salvaguardia. Entro fine anno possibile una ulteriore estensione dell'opzione donna. 
In attesa che si decida sulla flessibilità in uscita è utile avere un quadro riassuntivo delle principali possibilità che consentono di anticipare l'uscita già con le regole vigenti. In molti casi si tratta di regole e strumenti noti ma che è bene tenere a mente per evitare di perdere particolari benefici previdenziali che l'ordinamento già attualmente riconosce. Vediamo dunque quali sono le opzioni disponibili e a quale "prezzo" è possibile percorrerle.

Il regime sperimentale - Una delle prime modalità per anticipare l'uscita è riservata alle donne dall'articolo 1, comma 9, della legge 243/2004. Questa norma (cd. opzione donna) consente alle lavoratrici che perfezionano 57 anni e 3 mesi di età (58 anni e 3 mesi le autonome) e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015 di optare per la liquidazione dell'assegno esclusivamente con il sistema contributivo. Il diverso sistema di calcolo determina tuttavia una penalità che ci si porterà per sempre sull'assegno. La recente legge di stabilità ha, infatti, esteso di un anno il regime che era stato indebitamente accorciato da una interpretazione dell'Inps nel 2012. Non solo. Anche le lavoratrici che raggiungono i suddetti requisiti dopo il 31 dicembre 2015 devono prestare attenzione a questa opportunità d'uscita nei prossimi mesi: se avanzeranno risorse il regime sarà infatti prorogato ulteriormente. 

Disposizioni Eccezionali per il settore privato. L'articolo 24, comma 15-bis del Dl 201/2011 consente ai lavoratori dipendenti del settore privato (no autonomi e pubblico impiego) che hanno raggiunto la quota 96 entro il 31.12.2012 (cioè 60 anni di età e 36 di contributi oppure 61 anni e 35 di contributi) di conseguire la pensione anticipata in via eccezionale all'età di 64 anni e 3 mesi. Alla stessa età possono uscire le lavoratrici dipendenti del settore privato che hanno raggiunto 60 anni e 20 anni di contributi entro il 31 dicembre 2012. 

Salvaguardie. Occhio alla propria situazione lavorativa al dicembre 2011. Se si era senza lavoro a tale data (cioè quando è entrata in vigore la Legge Fornero), o si erano siglati accordi per una prossima uscita dal mondo del lavoro, si può tentare di rimettere in pista le vecchie regole previdenziali. Sono ben sette i provvedimenti adottati dal Parlamento per questi lavoratori l'ultimo, la settima salvaguardia, è contenuta nella legge di stabilità 2016. Attenzione alla tempistica però: per partecipare alla salvaguardia bisognava presentare domanda, a pena di decadenza, entro il 1° marzo 2016 all'Inps o alla Direzione Territoriale del Lavoro a seconda del proprio profilo di tutela. In questi giorni l'Inps sta comunicando agli interessati la certificazione che gli consentirà di andare in pensione con le vecchie regole. 

Il versamento dei Volontari o il riscatto - Un'altra strada è quella di optare per il versamento volontario dei contributi. Si tratta di una scelta particolarmente utile per chi è senza lavoro ma è prossimo alla pensione e ha da parte sufficienti risorse economiche. I contributi volontari sono infatti utili sia ai fini del diritto che della misura sia della pensione di vecchiaia che della pensione anticipata.  Alternativamente è possibile verificare se nella propria vita lavorativa esistono dei periodi che possono essere riscattati. Il riscatto può essere utilizzato per coprire di contribuzione soprattutto gli anni del corso legale degli studi universitari quali ad esempio il corso di laurea, un dottorato di ricerca o un master. Meno frequente ma ugualmente da valutare, il riscatto può essere utilizzato per coprire il periodo di congedo parentale, il servizio civile o il lavoro all'estero. Si può ricorrere al riscatto, ai sensi del Dlgs 564/1996, anche per coprire eventuali periodi di non occupazione tra un lavoro ed un altro o di formazione professionale studio o ricerca, purchè successivi al 1996, nel limite massimo di tre anni e sempre che non risultino coperti da altra contribuzione. Anche il riscatto, al pari della prosecuzione volontaria dei contributi è oneroso.

Invalidi. Ulteriori agevolazioni sono previste per gli invalidi. In particolare i lavoratori con una invalidità superiore al 74% hanno diritto ad un abbuono contributivo pari a 2 mesi per ogni anno di lavoro effettivamente svolto, entro un massimo di cinque anni. Il riconoscimento della maggiorazione è gratuito ma il lavoratore deve fare una specifica domanda all'Inps. In ogni caso l'abbuono incide solo sul diritto alla pensione e non sulla sua misura. Chi ha una invalidità pari o superiore all'80% ed è un lavoratore dipendente del settore privato può uscire a 55 anni se donna o a 60 anni se uomo unitamente a 20 anni di contributi dopo una finestra mobile di 12 mesi.

In alternativa se possiede una invalidità dalla quale risulti una riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo unitamente ad almeno 5 anni di contributi di cui almeno 3 nel quinquennio antecedente la domanda, è possibile chiedere l'assegno ordinario di invalidità. L'assegno è una vera e propria pensione che viene concessa indipendentemente dall'età anagrafica anche se ha una durata temporanea nel tempo: 3 anni. E può essere prorogata se persiste l'invalidità. 

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