Pensioni, Governo pronto alla «quota 103» con 62 anni di età

Lunedì, 21 Novembre 2022
La combinazione sarà 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica. Durerà un anno e coinvolgerà circa 50 mila lavoratori in attesa di una riforma da concordare con le parti sociali nel 2023.

Proroga di opzione donna, ape sociale e varo di «quota 103» (41 anni e 62 anni di contributi) per la generalità dei lavoratori dipendenti ed autonomi iscritti all’Inps. Sono le principali misure in materia previdenziale contenute nella legge di bilancio che approderà oggi in Cdm dopo il vertice di maggioranza del 18 novembre. All’interno anche la stretta sul reddito di cittadinanza e la flat tax estesa oltre ad altre misure di sostegno contro il caro bollette.

Ape Sociale e OD

Sul fronte welfare ci sarà la proroga di un anno di opzione donna, cioè l’uscita per le lavoratrici a 58/59 anni unitamente a 35 anni di contributi accettando un calcolo interamente contributivo dell’assegno pensionistico. Saranno coinvolte le lavoratrici nate nel 1964 (1963 se autonome) che raggiungono 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022.

Rinnovo in vista anche per l’ape sociale, cioè l’assegno di accompagnamento alla pensione di vecchiaia per i lavoratori che si trovano in determinati profili di tutela (disoccupati, caregivers, invalidi civili e soggetti addetti a mansioni gravose). La misura sarà rivolta anche ai soggetti che maturano le condizioni (età anagrafica di 63 anni e 30/36 anni di contributi) nel corso del 2023.

«Quota 103»

Dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 si potrà accedere alla pensione con 41 anni di contributi unitamente a 62 anni di età anagrafica. La misura si rivolgerà a tutti i lavoratori dipendenti (anche del pubblico impiego) e autonomi. Si tratterà di una «quota 103» destinata a superare l’attuale «quota 102» (64 anni e 38 di contributi) in scadenza a fine anno. Non ci sarà alcuna penalizzazione circa il criterio di calcolo dell’assegno. Vale a dire che sarà preservato il sistema retributivo sulle anzianità acquisite sino al 31 dicembre 1995 e contributivo dal 1° gennaio 1996.

La nuova combinazione si aggiungerà agli altri previsti dalla legge Fornero. Cioè 67 anni e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia) oppure 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi di contributi le donne) a prescindere dall’età anagrafica (pensione anticipata). Si rammenta, inoltre, che anche nel biennio 2023-2024 non si verificheranno adeguamenti alla speranza di vita ISTAT.

Nelle intenzioni dell’esecutivo si tratterebbe di una misura «ponte» destinata ad evitare lo scalone per circa 50 mila lavoratori in attesa di una riforma della previdenza pubblica obbligatoria condivisa con le parti sociali il prossimo anno. Da capire se il finanziamento della misura avverrà tagliando (di nuovo) l’indicizzazione delle pensioni superiori a 4 volte il trattamento minimo Inps (circa 2.100€ lordi mensili) che a legge vigente dovrebbero ricevere il 90% del tasso di inflazione (7,3%) e il 75% se superiori a 5 volte il minimo Inps (circa 2.500€ lordi mensili).

Reddito di Cittadinanza

In arrivo anche la stretta sul reddito di cittadinanza. L’ipotesi più gettonata è quella di imporre un termine alla durata massima della prestazione. Oggi il Reddito di cittadinanza si può prendere per 18 mesi rinnovabili, dopo una sospensione di un mese, ogni volta che ricorrano i requisiti. Con la stretta, invece, scaduti i 18 mesi, il percettore abile al lavoro non prenderebbe più il sussidio, ma, al massimo per sei mesi, un sostegno economico per la formazione finanziato con i fondi europei.

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