Redazione

Redazione

- Roma, 26 mag. - Maletto, alle pendici dell'Etna, si affida ad Alberto da Giussano. E si prepara ad accogliere un Matteo Salvini entusiasta del 32% che la Lega ha raccolto in questo paesino della provincia di Catania noto in tutta l'isola la bonta' delle sue fragole. "Onestamente, non so dove si trovi Maletto, vado a cercarlo su internet", risponde Salvini in un'intervista al quotidiano on line Ctzen.it, "ma m'impegno gia' da adesso: ci andro', magari gia' da quest'estate". Il miracolo leghista di Maletto e' stato compiuto da Antonio Mazzeo, candidato che si e' piazzato al secondo posto in lista dopo il segretario della Lega raccogliendo 1.448 preferenze. Si e' trattato, ha ammesso, "di un voto alla persona e non al partito" ma se Salvini voleva una Pontida al Sud, ora potrebbe averla trovata.
- Bologna, 26 mag. - La debacle elettorale del "partito di Grillo" e' evidente non solo in termini percentuali, ma anche assoluti (-3 milioni rispetto a un anno fa). E' il commento dell'Istituto Cattaneo di Bologna, che parla di un tracollo del Movimento in voti assoluti. La stanchezza elettorale del Movimento (il cui risultato e' in se' comunque rilevante: e' secondo partito in 84 province) appare evidente - commneta ancora l'istituto bolognese - se si considerano alcuni dati relativi alle maggiori perdite, registrate specialmente nelle "Isole", dove cioe' il partito aveva registrato percentuali elevate sia alle politiche, ma anche alle regionali (Sicilia). Inoltre, rileva ancora il Cattaneo, come spesso accade nei movimenti "estremi"/"radicali", a potenti fasi di avanzata spesso segue una fase di assestamento o contrazione dovuta a elementi congiunturali, ma anche alle "mancate promesse" che l'assenza dal Governo inevitabilmente genera. Infine, conclude il centro studi bolognese, la ripresa della Lega Nord, specialmente nel Nord-Est puo' avere eroso il consenso del Movimento 5 stelle che aveva ampiamente beneficiato della rotta leghista nel 2013. .
- Avellino, 26 mag. - I risultati non sono ancora ufficiali, ma mentre mancano poche centinaia di schede da scrutinare nelle 5 sezioni di Nusco, profonda Irpinia, all'esterno si sentono gia' gli spari di festeggiamento. Ciriaco De Mita arriva nel seggio prima della proclamazione dei risultati e viene accolto da una folla che grida "sindaco, sindaco", forte di oltre l'80% delle preferenze espresse. "Non parliamo ancora" zittisce sorridendo chi gia' si congratula. La rimonta della giovane avversaria Rosanna Secchiani di "Nusco Futura", una civica sostenuta dal Pd, e' soltanto un'ipotesi. La vittoria di Ciriaco De Mita non e' stata mai in discussione dai compaesani, anche se l'86enne leader della Dc ai suoi piu' stretti collaboratori aveva confidato che se si fosse andati sotto l'80% sarebbe stata una sconfitta. Una campagna elettorale poco social e molto 'porta a porta', vecchio stile, vecchio stampo, come i manifesti, comparsi sulle cantonate di Nusco appena una settimana fa. Niente faccione sorridente che si affacciava sul panorama delle campagne elettorali nazionali. Ha scelto un grande scudo crociato sul fondo blu, il nome per esteso De Mita Luigi Ciriaco e uno slogan che non si leggeva da anni "Vota lista numero 1". A presidiare il seggio, la figlia Antonia che si lancia un un grande abbraccio quando arrivano il padre e la madre Annamaria, vestita di rosso, come ai tempi della visita di Raissa Gorbaciova. Qualcuno lo accoglie con l'esclamazione "il nuovo sindaco di Nusco" e De Mita, ironizzando sulle tante critiche alla sua eta', ribatte pronto "il vecchio sindaco". E con i cronisti per il commento a caldo sulla vittoria riprende il tono formale per lo stesso concetto. "Voglio ringraziare gli elettori di Nunsco - dice - perche' un cosi' largo consenso dimostra che hanno afferrato che la novita' vera sta nella continuazione della storia. Il nuovo lo si costruisce continuando la storia". E lascia i suoi concittadini ai festeggiamenti per tornare a casa, dove ha trascorso l'intera giornata in attesa dei risultati. Non ci sara' una festa in piazza, tutto e' rimandato al giorno dell'insediamento quando Ciriaco prendera' il posto che per cinque anni e' stato del nipote ribelle Giuseppe De Mita. .
- Roma, 27 mag. - L'Italia ora e' piu' forte in Europa e da domani potra' chiedere un cambio di passo nelle politiche comunitarie, a maggior ragione dopo la batosta dei partiti di governo nella stragrande maggioranza dei paesi Ue. Ma anche nel grande risiko che si apre nelle nomine tra Bruxelles e Strasburgo da oggi il Belpaese chiede maggiore rispetto. Con questa impostazione Matteo Renzi partecipera' oggi pomeriggio prima al vertice del Pse e poi al consiglio informale Ue. "Si apre un percorso complicato - ha spiegato lo stesso Renzi a 'Porta a porta' -, c'e' da scegliere il presidente del Parlamento, il presidente del Consiglio europeo, il presidente della commissione Ue e il rappresentante della politica estera". Ed e' "ragionevole" pensare che una di queste caselle venga impersonata da un italiano. Renzi mette le mani avanti e spiega che "il punto e' che l'Italia non deve preoccuparsi di portare un italiano, deve preoccuparsi delle politiche che si fanno". Ma e' indubbio che il peso del Pd nel Pse e il fatto che quello di Renzi sia l'unico governo ad essere stato premiato dalle urne avranno il loro peso. Fino a ieri il Pd pensava solo a un commissario di peso. Da ieri spera in qualcosa di piu'. Innanzitutto il Pd potra' rivendicare di avere il capogruppo del Pse, e di certo la capolista del Centro, Simona Bonafe' ha delle chances, essendo stata la piu' votata in Italia. A meno che questo non confligga con la carica di presidente del Parlamento Ue, ruolo per cui da tempo si pensa a Gianni Pittella, gia' vicepresidente. Ma se la casella italiana non sara' quella del Pe, il capogruppo Pse sara' certamente del Pd. E l'obiettivo del premier, in effetti, e' quello di 'portare a casa' un incarico italiano di peso, un ruolo capace di imprimere una svolta nella politica europea. Dunque il vero target di Renzi e' uno dei tre incarichi di peso: presidente della Commissione, del Consiglio e per Mister Pesc. Per la Commissione sta gia' scaldando i motori Jean Claude Junker, su cui domani si aprira' il dibattito. Per gli altri due l'Italia puo' avanzare delle pretese senza timori. Certo c'e' la guida italiana della Bce, ma Mario Draghi ha una credibilita', si considera in ambienti dem, talmente consolidata ormai che potrebbe non essere portato a detrimento delle richieste italiane. I nomi che circolano sono sempre gli stessi, in passato si e' parlato di Massimo D'Alema e di Mario Monti, ma anche di Enrico Letta. Renzi ha abituato alle sorprese e al rinnovamento e un volto 'nuovo' potrebbe essere apprezzato. Ma tutto comincera' oggi e molto dipendera' dalle trattative che sconteranno il fatto che il Ppe e' arrivato primo e che Angela Merkel non e' stata penalizzata dal voto. .
- Roma, 26 mag. - Tentare di arginare il temuto fuggi-fuggi. E mandare un segnale chiaro al partito, ma anche a Matteo Renzi: io non mi tiro indietro, Forza Italia non e' un movimento allo sbando senza timone. Dunque, il premier tenga ben presente che senza di noi le riforme non si fanno. Silvio Berlusconi si prende 12 ore per assorbire la botta, poi decide di 'metterci la faccia' - seppure attraverso una dichiarazione scritta - riconoscendo la sconfitta ma chiarendo sin da subito che il partito azzurro resta "il perno insostituibile del centrodestra, l'asse attorno al quale ricostruire una coalizione in grado di contendere con successo alla sinistra la vittoria alle elezioni politiche". Ed e' proprio questo l'obiettivo che Berlusconi indica alle truppe disorientate: "La mia stella polare resta l'unita' delle forze moderate alternative alla sinistra. Ho iniziato il mio impegno in politica per unire tutti i moderati, intendo proseguirlo lavorando per ricomporre la perduta unita'". Ma il vero messaggio che Berlusconi vuole inviare e' la conferma della sua leadership. E i destinatari del messaggio sono due: i malpancisti azzurri - che stanno gia' affilando le armi - e il giovane rottamatore, che oggi e' tornato a spingere sull'acceleratore delle riforme: Berlusconi, pur riconoscendo che il risultato e' "inferiore alle attese", tiene a ricordare che la sua campagna elettorale e' stata condizionata dalla sentenza Mediaset ("una campagna elettorale per me dolorosa e sofferta a causa della mia situazione di uomo non libero"). E, comunque, nessuno si faccia illusioni, dentro e fuori il partito. Se passaggio di testimone deve essere, e' il ragionamento svolto con i fedelissimi a mente fredda, saro' io a deciderlo, non mi faccio accomodare alla porta da nessuno. "Nella mia vita e in questi venti anni in politica sono dovuto ripartire piu' volte dopo un risultato negativo - spiega l'ex premier - Garantisco che sara' cosi' anche stavolta". E ai malpancisti, che gia' hanno iniziato a puntare il dito contro la linea giudicata troppo ondivaga nei confronti di Renzi e del governo, il leader azzurro mette in chiaro: "Noi non cambiamo il nostro atteggiamento: siamo opposizione intransigente ma responsabile". Infine, l'avvertimento al premier, al quale pero' non manca di tributare gli onori della vittoria: "siamo i partner decisivi, senza i quali in Parlamento non ci sono numeri per fare riforme vere, definitive e durature per il bene del Paese". Da qui al definire l'ex premier tutto sommato sereno e pronto a nuove battaglie, pero', ce ne passa. Almeno per il momento. Il leader azzurro, viene spiegato, e' consapevole che il flop di Forza Italia dara' il via a nuove diatribe interne, riaccendera' malumori solo apparentemente sopiti. E vorrebbe evitare con tutte le forze una nuova lotta intestina tra vecchia e nuova guardia. Tanto che il consigliere politico, Giovanni Toti, si affretta subito a riconoscere il valore dei 'portatori di voti', primo fra tutti Raffaele Fitto. Il quale, almeno ufficialmente, garantisce di non avere alcuna intenzione di andare all'incasso. Ma la realta' sotterranea, spiega piu' di un big azzurro, e' ben altra: i forzisti della prima ora, i 'mister preferenza', sono pronti a far sentire la loro voce al comitato di presidenza di dopodomani. Serve una riflessione, e' la convinzione unanime, e un cambio di rotta, basta con gli 'alibi'. Anche se aleggia un certo pessimismo: alla fine non succedera' nulla, parlera' Berlusconi e tutti zitti ad annuire, prevede piu' di un componente del 'parlamentino'. Sotto accusa l'innamoramento del Cavaliere per i club, che non hanno rappresentato alcun valore aggiunto in termini di voti; ma anche la gestione del partito, sempre piu' affidata nelle mani dell'ala nuova di Forza Italia, con Berlusconi a volte giudicato 'ostaggio' del cosiddetto 'cerchio magico'. E' stato smantellato il partito, ora i cattivi consiglieri dell'ex premier facciano autocritica e un passo indietro, e' la riflessione a caldo della vecchia guardia. La carta della successione dinastica resta tra le opzioni sul tavolo di Berlusconi, ma nell'inner circle del leader azzurro garantiscono che la questione non sara' affrontata a breve. E comunque, non sara' facile, osserva un fedelissimo della prima ora, imporre dall'alto una decisione senza creare uno tsunami. D'altra parte, viene notato, e' gia' tornato a farsi sentire il 'partito delle primarie'. Dal suo canto, Berlusconi attribuisce molto del risultato deludente (lo stesso ex premier, viene riferito, si attendeva almeno un 18%, mai poco piu' del 16) alla sua personale condizione di condannato ingiustamente e privato di una piena agibilita' politica. Anche se, viene riferito, con alcuni fedelissimi il Cavaliere non ha mancato di analizzare i voti presi dal Pd come una vittoria personale di Renzi: ha saputo parlare alla gente, e' il ragionamento, e ha convinto anche una fetta dell'elettorato moderato. E' da li' che dobbiamo ripartire, avrebbe osservato Berlusconi, tanto da tornare subito a pigiare sul tasto dell'unita' dei moderati. Alfano non ha sfondato, non ha preso nessun voto di Forza Italia, sarebbe stato ancora il ragionamento, e alle politiche dovra' necessariamente tenerne conto. .
© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati