Massimo contributivo

Nell’ambito dei rapporti di lavoro di natura privata, ai lavoratori in possesso dei requisiti di età e di contribuzione utile per il conseguimento della pensione (a differenza di quanto avviene nel lavoro alle dipendenze delle Pubbliche Amministrazioni ove vige l’istituto del collocamento a riposo d’ufficio) si applica il regime di libera recedibilità, vale a dire che il datore di lavoro ha la possibilità di recedere dal contratto di lavoro attraverso una dichiarazione unilaterale non assoggettata a limitazioni di natura causale (c.d. licenziamento ad nutum). In assenza di un atto formale del datore di lavoro, il rapporto prosegue a tutti gli effetti.

Il conseguimento del diritto alla pensione non costituisce, pertanto, una causa di risoluzione automatica del rapporto di lavoro, né una giustificazione del licenziamento. Ne consegue che anche in caso di risoluzione del rapporto per limiti di età, al lavoratore spetta il riconoscimento del preavviso o della relativa indennità sostitutiva (Cass. n. 9312/214 - Cass. n. 3237/2003).

Tale assunto è stato ribadito, di recente, dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza 11 gennaio 2019, n. 521, nella quale è stato richiamato anche il principio che il licenziamento intimato nel corso del rapporto di lavoro e in vista del raggiungimento dell’età pensionabile è valido unicamente se decorrente da quest’ultima data.

entro dicembre 2019 maturo 43 anni e tre mesi di contribuzione e ho 66 anni, devo obbligatoriamente andare in pensione?