Redazione

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- Roma, 21 lug. - "Qualcuno parla di svolta autoritaria: questa e' un'allucinazione e come tutte le allucinazioni non puo' essere smentita con la forza della ragione". Maria Elena Boschi mette in chiaro le cose e, nella replica in aula al Senato a conclusione del dibattito che precede l'avvio del voto sulle riforme, il ministro per le Riforme scandisce, tra rumorose proteste nell'emiciclo, che "parlare di svolta illiberale e' una bugia e le bugie in politica non servono".

"E' stato un privilegio - spiega - partecipare alla discussione generale in questi giorni. E' un percorso difficile ma affascinante quello che stiamo facendo insieme. Il governo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle riforme", una sottolineatura importante che la Boschi lega a una precisazione altrettanto 'pesante', alla luce della mole di emendamenti che gravano sull'iter del pacchetto al Senato: "Ci potra' essere un tentativo di rallentare questo cambiamento, un ostruzionismo che ci puo' portare a lavorare una settimana di piu' e a sacrificare un po' di ferie, ma noi manterremo la promessa di cambiare il paese".

Del resto, il ddl sulle riforme costituzionali e' un "testo ampiamente condiviso", sostenuto "sin dall'inizio anche da forze che non fanno parte della maggioranza, come Forza Italia" ed e' "frutto del lavoro di questi mesi; un testo che e' stato migliorato" e "il governo ha sempre rivendicato l'ascolto, il dialogo e il confronto. Lo ha fatto per la riforma della Pubblica Amministrazione, per quella delicata della giustizia e anche per le riforme costituzionali che rappresenta la madre di tutte le riforme". Si dice soddisfatta, la Boschi, per il fatto che il testo sia "ampiamente condiviso" e che "abbia una maggioranza piu' ampia di quella del governo e' un valore aggiunto". Inoltre, sottolinea che si tratta di un "testo depurato dallo scontro ideologico". Quindi, ammonisce: "Vorremmo affrontare la discussione nel merito, non sulla simpatia o antipatia di chi lo ha proposto. Non abbiamo paura delle idee. Come diceva Pratolini: 'Non ha paura delle idee chi ne ha'". "Tutto e' migliorabile, sempre, ma noi sappiamo che su questa riforma c'e' un consenso ampio anche dal mondo accademico. La riforma non e' un'approssimazione casuale, ma poggia su spalle solide", rivendica.

I relatori. "Ho letto che per il ministro Boschi il tempo della trattativa e' chiuso e ci sono rimasto male... Perche' io sono convinto che buona parte del percorso e' stato fatto in commissione ma ancora una buona parte ci resta da fare nell'esame dell'aula", dice Roberto Calderoli quando e' il suo turno di intervenire in aula al Senato. "Abbiamo riportato sui binari - aggiunge - un treno che andava per conto suo". Da Anna Finocchiaro arrivano parole destinate a pesare, considerato lo spazio che i frondisti hanno nel suo partito, come in quello dell'altro grande contraente, FI.

"Invito i colleghi, fermo restando che quest'aula e' sovrana - avverte la capogruppo Pd al Senato - a riflettere sui toni che imprimiamo al nostro dibattito perche' rischiamo di perdere per strada la pulizia dell'opera alla quale siamo chiamati, il rigore del disegno costituzionale. Le parole, se utilizzate con violenza, rischiano di diventare inutili. Le parole 'regime', 'deriva autoritaria', 'violenza sulla Costituzione' se pronunciate in quest'aula sono macigni. Questa conclusione arriva dopo trenta ore di discussione generale in Aula e anni di dibattito sulle riforme costituzionali. Dire che il lavoro e' segnato da fretta, approssimazione e accelerazione non e' aderente alla realta' dei fatti".

- Roma, 21 lug. - Si e' conclusa nell'aula del Senato la discussione sulle riforme costituzionali. Adesso si svolgono gli interventi dei relatori e a seguire ci sara' la replica del ministro Maria Elena Boschi. Per tutta la settimana sono previste sedute notturne perche' l'obiettivo dell'Esecutivo e' di approvare le riforme entro il 10 agosto, nonostante gli 8 mila emendamenti che 'pesano' sul testo. "Chi parla di fretta o di improvvise accelerazioni, dice una cosa che non e' aderente alla realta' dei fatti" e' intervenuta in aula la relatrice Anna Finocchiaro (Pd).

"Questo - ha precisato poi - non e' il testo del governo ma e' il frutto del lavoro parlamentare". "Quest'aula e' sovrana, e' padrona di decidere se i senatori devono essere eletti direttamente o no. Ma non abbiamo bisogno di scomodare la tregenda per confermare che qui ognuno di noi e' un autorevole rappresentante del popolo". E ha ammonito su "certi toni" e certe parole come "regime, deriva autoritaria, violenza sulla Costituzione...parole che pesano come macigni". "Io credo - ha sostenuto - che vi sia la necessita' di riflettere sui toni che imprimiamo al nostro dibattito perche' rischiamo di lasciare per strada la pulizia dell'opera a cui stiamo lavorando, il rigore e il nitore".

Calderoli, buon lavoro finora, prosegua anche in aula

"Ho letto che per il ministro Boschi il tempo della trattativa e' chiuso e ci sono rimasto male... Perche' io sono convinto che buona parte del percorso e' stato fatto in commissione ma ancora una buona parte ci resta da fare nell'esame dell'aula". ha detto da parte sua il relatore Roberto Calderoli (Lega) intervenendo in aula. "Abbiamo riportato sui binari - ha aggiunto - un treno che andava per conto suo".

Di Maio (M5S), Pd lentissimo...abolira' immunita'?

"In attesa che il lentissimo Pd e il lentissimo Renzi ci diano una risposta scritta sulla legge elettorale (visto che ha glissato al tavolo), la prova dei fatti arrivera' in Aula questa settimana. Il Pd avra' il coraggio di abolire l'immunita' parlamentare ad esempio?" ha commentato su Facebook il deputato 5 stelle Luigi Di Maio che ricorda: "Questa settimana al Senato si iniziano a votare le riforme costituzionali. Vi invito a seguire i lavori d'aula dal sito internet e soprattutto a seguire gli interventi dei nostri Senatori M5S. Le proposte del Movimento 5 Stelle nelle riforme, se approvate, riporterebbero l'Italia alla normalita': senza immunita' parlamentare, con una legge elettorale che si sappia prima se e' costituzionale, con meno... Deputati e a stipendio ridotto, con un Senato elettivo e non di nominati. Il resto - conclude - lo potrete apprendere seguendo i lavori".

- Roma, 21 lug. - "Il Senato cosi' com'e', dal mio punto di vista non serve. La riforma non la votiamo". Lo ha detto Matteo Salvini oggi ad Agora' Estate su Rai Tre. Poi in un'intervista a Repubblica Matteo salvini parla di Forza Italia e dell'apertura del partito di Berlusconi al mondo gay. "Le primarie le fai solo se hai un programma comune. Non con chi apre ai gay, continua a difendere l'euro, rinuncia a una battaglia forte contro l'immigrazione clandestina".. A chi gli chiede se appoggerebbe la candidatura di Flavio Tosi a eventuali primarie di coalizione, poi, risponde: "Tosi ha dimostrato di amministrare bene la sua citta', se ci fosse un accordo di programma con le altre forze del centrodestra, potrebbe essere il nostro candidato". Diversamente da quanto affermato nelle scorse settimane, Salvini dice di non vedersi in quel ruolo, anche se, sottolinea, ci sono sondaggi positivi. "Per carattere, sono abituato a vedere le cose senza chiaroscuri. Per guidare una coalizione ci vogliono delle sfumature di grigio", sostiene, ribadendo che il suo "obiettivo" e' fare il sindaco di Milano. Anche in questo, afferma, sono "diversissimo da Renzi: lui ha usato il livello locale per andare al nazionale, io faccio il contrario".
- Roma, 21 lug. - Matteo Renzi immagina che l'Italia sara' presto destinata a fondare la propria economia sull'energia, l'agro-food e le esportazioni. "L'Italia e' un Paese ambizioso che costruisce strategie di medio periodo, tra 10 anni energia, agro-food ed export saranno per la prima volta il cuore dell'Italia", ha twittato il presidente del Consiglio da Luanda, dove e' giunto domenica sera per la terza e ultima tappa del suo tour africano. Oggi Renzi vedra' il presidente angolano. GJOse' Eduardo Dos Santos, e visitera' al monumento ad Agostinho Nieto e il museo della Fortaleza. Ad accompagnarlo il vice ministro dell'Economia, Carlo Calenda, che avra' anche incontri con imprenditori italiani e angolani. Prima della partenza, nel pomeriggio, e' previsto anche un colloquio di Renzi e Calenda con il figlio di Dos Santos, Jose' Filomeno, presidente del Fondo sovrano angolano, un fondo da 5 miliardi di dollari creato con i proventi delle vendite di petrolio. " .
- Roma, 20 lug. - "Fate presto. Le riforme, come voi dite da sempre, non possono piu' aspettare". In un post sul blog di Beppe Grillo, il Movimento Cinque Stelle chiede un dialogo sulle riforme, in particolare sulla legge elettorale e illustra sei punti ai quali chiedono una risposta in tempi brevi. "Vogliamo dare ai cittadini - si legge nel post - la possibilita' di avere una legge elettorale nata dal confronto tra le due principali forze politiche del Paese, e non dagli accordi segreti presi con un condannato. Per fare questo occorre che da parte del Pd ci sia trasparenza e serieta'. Quindi, onde evitare ulteriori perdite di tempo e spettacoli inconcludenti come l'ultimo streaming, ora e' necessario che Renzi e il Pd rispondano per iscritto ai 6 punti del MoVimento 5 stelle". Il primo punto riguarda la questione del doppio turno: "In questo quadro si comprende come il doppio turno, in se' manipolatorio della volonta' dell'elettorato (in quanto affida a quanti avevano votato per partiti diversi dai due in lizza, il giudizio sul vincitore), diventa un ulteriore elemento distorsivo, che aggrava la situazione". Il doppio turno insomma "puo' essere accettabile per elezioni amministrative ma non per elezioni politiche, dove il principio di rappresentativita' deve essere ben piu' rigido per le ben diverse attribuzioni di potere dell'organo eletto". Il secondo punto riguarda la proposta attuale: "Il M5s e' disponibile ad accettare un premio di maggioranza in quota fissa (il 15% pari a 94-95 seggi) oppure un premio finale che assicuri la maggioranza assoluta al vincitore, ma a condizione che si stabilisca una soglia minima per poterlo ottenere (cioe' che il partito vincente abbia ottenuto almeno il 35% dei voti al primo turno)". Il terzo punto e' invece relativo all'entita' del premio e alle garanzie costituzionali (strettamente in relazione all'entita' del premio sono anche tre questioni molto delicate: la maggioranza qualificata con la quale si puo' modificare la Costituzione senza referendum popolare, l'elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici costituzionali). "La maggioranza, senza molto sforzo potrebbe appropriarsi dei 5 giudici costituzionali di nomina parlamentare, poi del Presidente della Repubblica che, a sua volta, potrebbe nominare 5 giudici dello stesso indirizzo e, con questo, produrre una maggioranza precostituita anche nella Corte" si legge nel blog e "per evitare questo rischio occorre "mettere in sicurezza la Costituzione": quindi, "il premio di maggioranza e' accettabile solo se accompagnato a diversi meccanismi di garanzia costituzionale come rivedere la titolarita' del potere di elezione dei giudici costituzionali o le maggioranze richieste, altrettanto per il Presidente della repubblica e per il processo di revisione costituzionale". Il quarto punto chiama in causa le preferenze: sin dalla sua fondazione il M5s ritiene qualificante il ritorno all'elezione dei deputati attraverso il metodo delle preferenze che e' ritenuto qualificante anche dalla sentenza della Corte Costituzionale. "Si e' fatta presente l'esigenza di evitare la degenerazione del voto di preferenza in senso clientelare (anche se, per la verita', questo metodo resta in vigore per il Parlamento Europeo, per i comuni e per gran parte delle Regioni) ed il M5s si e' fatto carico di tale preoccupazione indicando un possibile rimedio nel sistema del voto disgiunto fra voto di lista e voto di preferenza". Il quinto posto e' quello sulle coalizioni e clausole di sbarramento: "Il M5s ha segnalato l'opportunita' di assegnare l'eventuale premio di maggioranza al singolo partito e non alle coalizioni, che spingono a grandi ammucchiate prive di sostanziale unita' politica che, dopo il voto, si sciolgono rapidamente. Ma perche' questa misura sia efficace, occorre completarlo eliminando le soglie di sbarramento o, ridurle a valori minimi (l'1%) perche' diversamente, quello che e' uscito dalla porta rientrerebbe dalla finestra: i piccoli partiti a rischio quoziente si vedrebbero costretti ad entrare nelle liste di quelli piu' grandi, sacrificando la loro visibilita' alla certezza di rientrare in Parlamento. Ed, in questo modo, sarebbero le liste di partito a diventare, di fatto, coalizioni. Abolire le clausole di sbarramento significa assicurare a tutti la possibilita' di accedere alla rappresentanza senza sacrificare la propria visibilita', scongiurando, quindi, la formazione di liste omnibus". Il sesto punto e' relativo alle soglie di sbarramento ed effetto di sommatoria: "C'e' poi un secondo aspetto da considerare, le soglie di sbarramento diventano un modo surrettizio per accrescere il premio di maggioranza, infatti, anche fissando al 2% la soglia, se ci fossero 7-8 partiti che ottenessero in media l'1,5%, questo vorrebbe dire che ci sarebbe un 10-12% di seggi non assegnati che andrebbe ai partiti maggiori ed, in primo luogo, al partito vincitore, il cui bottino elettorale si accrescerebbe di un buon 5-6% avvicinandosi pericolosamente alla sogli per la revisione costituzionale. Per di piu' lo sbarramento non avrebbe alcun effetto ai fini della governabilita', in presenza di un sistema che gia' garantisce una maggioranza di governo. Ed, infine, questo aumenterebbe la disrappresentativita' del sistema che piu' facilmente andrebbe incontro ad una bocciatura da parte della Corte". .
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