Sergey

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Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

Lo sforzo è insufficiente. Secondo i magistrati contabili le risorse messe a disposizione dalla legge di stabilità 2014, approvata lo scorso dicembre dal governo Letta per tentare di ripianare il rosso in bilancio dell'Istituto previdenziale, non appaiono in grado di incidere sul deficit strutturale che l'Inps ha riportato sia nella gestione del lavoro pubblico sia di quello privato.

E' quanto hanno sostenuto questa settimana i rappresentanti della Corte dei Conti nel corso di un'audizione presso la Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali. Secondo gli esperti, le misure approvate nella legge di stabilità costituiscono "solo un alleggerimento del quadro ma non rappresentano la soluzione ai problemi economici dell'Istituto previdenziale".

L'Inps ha una situazione patrimoniale in forte peggioramento dopo l'incorporazione dell'Inpdap nel 2011. Quest'anno l'istituto previdenziale dovrebbe chiudere con un rosso di 4,5 miliardi di euro. A rendere insufficienti le misure approvate nella legge di stabilità, secondo i magistrati contabili, "sono i conti in profondo rosso della cassa dei dipendenti statali che continueranno a pesare gravemente sui bilanci dell'INPS per i prossimi anni nonostante il recente intervento abbia cancellato le passività accumulate dall'ex Inpdap per 25 miliardi di euro".

La sinistra Pd presenta un decalogo con le correzioni alla Riforma Fornero riguardante l'introduzione dei pensionamenti flessibili e maggiori tutele per i giovani.

L'area lavoro e welfare del Pd ha elaborato un decalogo per le pensioni promosso dall'ex ministro Cesare Damiano e dai deputati del Pd Maria Luisa gnecchi e Teresa Bellanova. Il Ddl è stato illustrato ieri alla Camera dei Deputati.

Il documento parte dal presupposto che la riforma Fornero del 2011 comporterà risparmi pari ad oltre 300 miliardi di euro a regime (cioè tra il 2020 e il 2060), una cifra pari al 15 per cento del debito pubblico italiano. Numeri che, secondo l'ex ministro del Lavoro Damiano, "non possono essere impegnati solo per fare cassa ma devono essere utilizzati piuttosto per correggere le tante criticità del sistema pensionistico attuale".

Tra i punti "caldi" affrontati c'è quello riservato alle nuove generazioni. Nel documento si evidenzia infatti che i giovani di oggi iniziano a lavorare in tarda età e molto spesso tramite attività precarie con bassi stipendi e discontinuità retributive piuttosto significative. Secondo Damiano "l'obiettivo è quello di garantire giovani un assegno pensionistico pari almeno al 60 per cento dello stipendio in quanto cifre minori, come si rischierebbe con la disciplina attuale, sarebbero inaccettabili per vivere la vecchiaia in modo dignitoso".

Per realizzare questa innovazione in favore delle nuove generazioni il decalogo individua diverse misure. In primo luogo quello di abbassare l'età di ingresso al lavoro sperimentando forme di alternanza scuola lavoro e percorsi professionalizzanti; garantendo inoltre un equo compenso per forme di impiego che non fanno capo ad un contratto nazionale; infine attraverso l'istituzione di una pensione di base a carico della fiscalità generale pari a 442 euro, cioè pari all'importo dell'assegno sociale, in aggiunta alla pensione contributiva maturata dal lavoratore. La pensione dovrebbe essere riconosciuta al compimento del 65° anno di età a condizione che siano presenti almeno 15 anni di contributi.

Pensionamenti Flessibili - Secondo la Gnecchi inoltre bisognerà introdurre maggiore flessibilità nel pensionamento. L'idea,  già discussa, viene ribadita nel Ddl per concedere penalizzazioni e premi per i lavoratori che si trovano tra i 62 e i 70 anni di età a condizione che abbiano almeno 35 anni di contributi e possono vantare un assegno pensionistico pari almeno ad una volta e mezzo la pensione sociale.

In pratica il documento prevede l'accesso alla pensione a 62 anni con una penalizzazione pari all'8 per cento, decurtazione che diminuisce progressivamente del 2% all'anno fino a 66 anni di età. A questa età la penalità sparisce. Inoltre per premiare coloro che restano al lavoro oltre 66 anni, con la medesima progressione,  l'assegno pensionistico viene rivalutato del 2% per ogni anno superiore ai 66 anni sino ad un massimo dell'8 per cento per coloro che escono dal mondo del lavoro all'età di 70 anni.

Il ddl prevede anche una modifica sulla pensione anticipata. La novità consentirebbe ai lavoratori che abbiano 41 anni di contributi (sia uomini che donne), di poter andare in pensione indipendentemente dall'età anagrafica e senza alcuna penalità.

Un'altra novità potrebbe interessare le pensioni d'oro. Il ddl propone infatti di fissare un tetto di 5.000 euro netti mensili, circa 90.000 euro lordi l'anno, senza considerare per il conseguimento di questa soglia le pensioni integrative e complementari ma solo i vitalizi individuando quindi un sistema che non incorra nellla censura della Corte Costituzionale.

La scarsa crescita del Pil avrà effetti anche sulle pensioni. È cosa nota infatti che il blocco del Pil si ripercuote sulla rivalutazione della contribuzione versata all'Inps, quella contribuzione che sarà utile un domani a calcolare l'importo del trattamento pensionistico. Allarma infatti l'ultimo dato fornito dall'Inps riguardante i contributi versati nell'anno 2012: la rivalutazione sarà ferma ad un tasso pari allo 0,1643%. Quindi un lavoratore che abbia guadagnato nel 2012 20mila euro e versato all'Inps 6.600 euro di contributi (aliquota del 33%), 4.260 euro se commerciante o artigiano (aliquota al 21,30%) oppure 5400 euro se professionista senza cassa o co.co.pro (aliquota al 27%) per effetto della rivalutazione troverà in cassa rispettivamente solo 11, 7 e 9 euro in piu'. 

Gli effetti colpiranno principalmente coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 e che quindi sono ascritti al sistema di calcolo contributivo; il sistema contributivo lega il trattamento pensionistico alla quantità di contributi effettivamente versati dal lavoratore nell'arco della sua vita che costitiuscono il suo montante contributivo.

Il montante è soggetto ad una rivalutazione annuale sulla base della dinamica quinquennale del prodotto interno lordo. Ecco quindi che una scarsa crescita del Prodotto Interno Lordo dovuto alla crisi determinerà una scarsa rivalutazione e quindi i contributi accreditati presso l'Inps subiranno un incremento del tutto irrisorio. E ciò in fin dei conti comporterà una minore crescita del trattamento pensionistico.

E' fissata per il prossimo 28 febbraio la data entro la quale deve presentare domanda di pensione per il collocamento a riposo dal 1° novembre 2014 il personale docente, amministrativo e tecnico dell'Accademia delle Belle Arti, dell'Accademia Nazionale di Danza e di Arte Drammatica, dei conservatori di musica degli istituti superiori per le industrie artistiche. È utile ricordare che per fruire della finestra di novembre i lavoratori sono suddivisi in due gruppi a seconda di quando hanno maturato i requisiti per la pensione con la nuova disciplina o con la vecchia.

Requisiti raggiunti entro il 2011 - Possono scegliere di andare in pensione i lavoratori che hanno raggiunto entro l'anno 2011 i requisiti per la vecchiaia previsti dalla vecchia disciplina: 65 anni per gli uomini e 61 le donne ed almeno 20 di contributi. Oppure i vecchi requisiti per la pensione di anzianità: il perfezionamento di quota 96 con almeno 60 anni di età e 35 di contributi, oppure indipendentemente dall'età, il perfezionamento di 40 anni di contribuzione.

Requisiti raggiunti dopo il 2011 ed entro il 2014 - Possono accedere alla pensione i soggetti che maturano 66 anni e 3 mesi di età (ed almeno 20 anni di contributi) oppure 41 anni e 6 mesi di contribuzione per la pensione anticipata se donne (42 anni e 6 mesi se uomini).

Requisiti raggiunti entro il 31 dicembre 2013 -  Disponibile solo per le donne che optano per il calcolo della pensione con il sistema totalmente contributivo. Le lavoratrici in questione possono accedere alla pensione dal 1° novembre 2014 a condizione di aver raggiunto 57 anni e 3 mesi di età ed almeno 35 di contributi entro il 31.12.2013.

Il nuovo ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dovrà affrontare questioni molto delicate: dalla Riforma del Lavoro alla lotta contro la disoccupazione giovanile, dagli esodati al taglio del cuneo fiscale. Sullo sfondo la gestione della crisi di molte aziende italiane.

"Sono sicuro che la condizione essenziale per ottenere buoni risultati sia quella di una collaborazione efficace con il Parlamento che con le forze sociali" ha affermato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti appena dopo la nomina. Sicuramente servirà una forte collaborazione e molta tenacia per affrontare le sfide che sono sul tavolo del neo ministro.

Il problema disoccupazione - In primo luogo nell'agenda Poletti c'è il problema dell'occupazione che ha registrato a Dicembre  ancora un ulteriore calo. A preoccupare è soprattutto quella giovanile che ormai viaggia oltre il 41% con picchi nelle regioni meridionali intorno al 50%. Renzi vorrebbe favorire le regole per assumere rimuovendo però buona parte di quei contratti atipici introdotti con la Riforma Biagi accusati di favorire il precariato. E introducendo un contratto d'inserimento unico a tempo indeterminato con tutele via via crescenti affiancandolo ad una revisione "ragionata e senza pregiudiziali" dell'articolo 18.

Gli ammortizzatori sociali - Poletti dovrà anche risolvere le oltre 160 vertenze di aziende in crisi che sono approdate sul Ministero di Via Veneto e trovare risorse per rinnovare gli strumenti di sostegno al reddito per i prossimi mesi. Questione delicata in quanto il neo-ministro dovrà rifinanziare strumenti molto costosi come la cassa integrazione e la mobilità in deroga.

Il cuneo Fiscale - La sfida piu' dura sarà però quella di iniziare una riduzione efficace del cd. "cuneo fiscale" per restituire maggiore competitività alle aziende italiane nei confronti dei concorrenti esteri e allo stesso tempo fare entrare piu' denari in busta paga ai lavoratori.

La Riforma delle Pensioni - Poi c'è il capitolo pensioni, materia sulla quale si avvertono ancora gli effetti controversi dalla Riforma Fornero del 2011. Poletti e Renzi si muoveranno nel solco tracciato da Letta e dall'ex numero uno di via Veneto, Enrico Giovannini: l'introduzione di strumenti che consentano una maggiore flessibilità in uscita. E probabilmente il nuovo esecutivo non potrà che intervenire nuovamente sul capitolo esodati.

Il Nuovo Ministro del Lavoro - Giuliano Poletti, 63enne imolese padre di due figli, ha una carriera alle spalle trascorsa l'interno della politica e nel mondo delle cooperative. Qui infatti riveste il ruolo di presidente nazionale di Lega Coop e, da poco, è diventato presidente anche dell'Alleanza delle Cooperative.

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