Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Procedono con estrema lentezza i ritmi per il riconoscimento dei benefici previsti dalla legge in favore dei lavoratori salvaguardati. Il nuovo governo non affronta in tempo utile i problemi di questa categoria di persone.

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A quasi tre mesi dall'insediamento del nuovo esecutivo e del ministro del lavoro Poletti nel Dicastero di Via Veneto i nodi che riguardano decine di migliaia di esodati non sono stati ancora sciolti. La scorsa settimana è stato finalmente pubblicato il quinto decreto di salvaguardia che consentirà a 17 mila soggetti di mantenere le vecchie regole di pensionamento ma le criticità restano ancora diverse.

A cominciare dalla proroga del sostegno al reddito i cui decreti sino ad oggi pubblicati consentono la copertura delle mensilità di slittamento prodotte dalla legge 122/2010 solo in favore dei lavoratori la cui finestra di decorrenza, calcolata con le vecchie regole, risulta fissata entro il 31.12.2013. E l'ultimo decreto (Dm 76353) ha previsto un’altra amara sorpresa. Anche chi riuscirà ad ottenere il prolungamento non sarà accompagnato fino alla decorrenza della pensione: avrà il prolungamento del sostegno al reddito esclusivamente fino al 31 dicembre 2013. Finora non è mai stato così: chi riusciva ad avere il prolungamento lo manteneva anche nell’anno successivo fino alla corresponsione della pensione. Un punto, almeno questo, che dovrebbe essere rapidamente risolto da Poletti a cui la questione è stata piu' volte rappresentata.

Sino ad ora la pubblicazione dei decreti di proroga del sostegno al reddito è avvenuta sempre in ritardo, alla fine dell'anno in cui il lavoratore avrebbe diritto alla corresponsione delle somme provocando serie conseguenze economiche per gli interessati. E con il nuovo esecutivo la situazione non pare destinata a migliorare; se non cambia il passo il decreto per il 2014 vedrà la luce quindi alla fine di quest'anno.

A rilento anche le procedure volte al riconoscimento della quarta salvaguardia. Gli adempimenti per gli interessati si sono conclusi nel febbraio scorso ma ancora oggi in pochi hanno ricevuto notizie sul proprio destino. A preoccupare sono soprattutto le oltre 10 mila istanze di accesso ai benefici pervenute alla DTL per i lavoratori "in congedo" a fronte di una capienza del contingente di soli 2.500 posti. Come dire che oltre il 75% di coloro che hanno fatto istanza rischiano di non poter vedersi riconosciuto il beneficio.

Rischio che potrebbe solo in parte essere attenuato dalla possibilità che l'Inps proceda al riassegno delle domande nella categoria dei cessati con risoluzione unilaterale del rapporto lavorativo sui quali si registra un esubero di circa 1.500 posizioni (4.900 domande pervenute a fronte di 6.500 posti disponibili). Quanto ai tempi per il riconoscimento della salvaguardia da fonti vicine all'istituto si apprende che solo a Giugno ci sarà la certificazione delle posizioni in questione.

Il Ministero del Lavoro e della Politiche sociali rende noti i moduli per la presentazione delle istanze di accesso per la fruizione della quinta salvaguardia di cui al Dm del 14 Febbraio 2014.

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Si procede con la quinta trance di esodati. Le istanze vanno presentate entro il 15 giugno, alla direzione territoriale del lavoro o all'Inps.

Lo ha stabilito il dm 14 febbraio pubblicato sulla G. U. n. 89 del 16 aprile che dà attuazione alla legge Stabilità 2014 per un contingente di 17 mila soggetti. Il nuovo decreto ha incrementato di 6 mila unità la  terza salvaguardia (portando il contmgente da 10.130 posti a 16.130) ed ha previsto un nuovo contingente di 17.000 soggetti.

Le categorie protette sono:

a) i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione anteriormente al 4 dicembre 2011 i quali possano far valere almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data del 6 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data del 4 dicembre 2011, qualsiasi attivita', non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (900 posti disponibili);

b) i lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto entro il 30 giugno 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo il 30 giugno 2012, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (400 posti disponibili);

c) i lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto dopo il 30 giugno 2012 ed entro il 31 dicembre 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (500 posti disponibili);

d) i lavoratori il cui rapporto di lavoro sia cessato per risoluzione unilaterale, nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data di cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (5.200 posti disponibili);

e) i lavoratori collocati in mobilita' ordinaria alla data del 4 dicembre 2011 e autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione successivamente alla predetta data, che, entro sei mesi dalla fine del periodo di fruizione dell'indennita' di mobilita' di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223, perfezionino, mediante il versamento di contributi volontari, i requisiti vigenti alla data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 201 del 2011 (1000 posti disponibili);

f) i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione anteriormente al 4 dicembre 2011, ancorche' al 6 dicembre 2011 non abbiano un contributo volontario accreditato o accreditabile alla predetta data, a condizione che abbiano almeno un contributo accreditato derivante da effettiva attivita' lavorativa nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 30 novembre 2013 e che alla data del 30 novembre 2013 non svolgano attivita' lavorativa riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (9.000 posti diponibili).

Le domande vanno presentate entro il 15 giugno, all'Inps i lavoratori delle categorie a, e, f e alla direzione territoriale del lavoro i lavoratori delle categorie b, c e d.

I moduli per la presentazione delle istanze di accesso sono stati resi disponibili con la Circolare del Ministero del Lavoro numero 10 del 18 Aprile 2014

Il congelamento delle pensioni arriva anche in Francia. Il nuovo premier  Manuel Valls ha infatti indicato i dettagli di un piano di contenimento della spesa pubblica pari a 50 miliardi di euro. Tra le misure c'è il congelamento di un anno delle pensioni i cui trattamenti non saranno più adeguati all'andamento dell'inflazione per conseguire un risparmio di circa 1 miliardo di euro.

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Fino al 2015 verranno anche congelate diverse prestazioni sociali come quelle a sostegno della cassa indennità di invalidità. Il taglio colpirà anche l'adeguamento all'andamento dell'inflazione delle retribuzioni dei dipendenti statali.

Il primo ministro francese ha dichiarato che si è ispirato proprio al modello italiano per conseguire il risanamento della spesa pubblica.

Tre progetti per risolvere in maniera strutturale il problema degli esodati. Ma il nodo resta sempre quello delle risorse.

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La bagarre sugli esodati prosegue. Dopo la richiesta di avviare un tavolo di confronto tra Ministero del Lavoro, Economia ed Inps per definire il numero dei potenziali interessati, vediamo di fare il punto sulle ipotesi attualmente in pista per una soluzione strutturale al problema.

La prima sul tavolo è quella di approvare una nuova deroga, la sesta salvaguardia, partendo dalla proposta unificata licenziata dalla Commissione Lavoro della Camera lo scorso mese di marzo. L'ipotesi ha il pregio di non modificare l'impianto della Riforma del 2011 che sta portando molti benefici per le Casse dello stato, ma ha comunque un costo elevato su cui è difficile un'intesa politica.

La proposta unificata inoltre limita i benefici solo in favore di talune categorie di soggetti con precisi vincoli e paletti come è accaduto con le precedenti operazioni di salvaguardia; secondo i sindacati la proposta non ha quel carattere universale che consentirebbe di risolvere in maniera strutturale il problema di tutti coloro che si trovano senza lavoro e senza pensione. 

Ad esempio fuori dalla tutela rimarrebbero i cd. "esodandi" cioè coloro che hanno lasciato il posto di lavoro dal 2012 in poi che si troverebbero soggetti alle nuove regole di pensionamento.

Le ipotesi dei pensionamenti flessibili
 
La seconda ipotesi è quella dello scivolo a 62 anni ed è stata rispolverata nei giorni scorsi da Poletti. E' l'idea di consentire di andare in pensione ai lavoratori bloccati in mezzo al guado dalla riforma Fornero attraverso una modifica alla riforma previdenziale del 2011 con l'introduzione di un requisito anagrafico minimo (pari a 62 anni) ed un minimo di 35 anni di contributi.

Un'ipotesi, contenuta nel progetto di legge 857 presentato da Damiano, che tuttavia prevederebbe delle decurtazioni sull'assegno tanto piu' il lavoratore anticipi l'uscita. "Si tratterebbe però di tornare ai prepensionamenti con oneri miliardari per le casse dell'Inps", ha spiegato Giuliano Cazzola, esperto di previdenza ed ex vicepresidente della Commissione Lavoro che boccia categoricamente la possibilità di procedere in tal senso.

Infine sul tavolo c'è l'opzione targata Giovannini che in realtà è una variante del progetto appena esposto. L'ex ministro del Lavoro stava lavorando al progetto del "prestito pensionistico che prevederebbe la possibilità di riconoscere con un anticipo di 2 o 3 anni la pensione maturata a lavoratori rimasti senza impiego e senza ammortizzatore sociale con almeno 62 anni di età e 35 di contributi.

Una sorta di "prestito previdenziale" su cui il Governo Letta non riuscì a indicare i dettagli, che verrebbe incontro a persone e a imprese (come quelle di minori dimensioni) che attualmente non possono utilizzare gli strumenti previsti in materia dalla legislazione vigente.

Un'ipotesi strutturale con minori costi per lo stato (dato che il prestito sarebbe poi recuperato sulla pensione con un decurtazione entro il 10%) che inoltre avrebbe il pregio di non modificare le regole pensionistiche attualmente esistenti. Lo strumento sarebbe pertanto una ulteriore possibilità per anticipare la pensione a cui si accederebbe su base volontaria, con il possibile coinvolgimento delle imprese, come già avviene nei casi previsti dalla legge per le aziende di maggiori dimensioni.

Sempre sulle pensioni, Renzi ha prospettato di aumentare nel 2015 gli assegni sotto 1000 euro: un intervento che dovrebbe ricalcare la manovra Irpef in arrivo a maggio. Ma anche in questo caso c'e un problema di costi perche circa il 40% del pensionati (7-8 milioni di persone) ha un assegno basso, sotto i mille euro: servirebbero quindi almeno altri 5 miliardi per il bonus anche a loro.

Quota 96, nessuna soluzione nel Def

Mercoledì, 16 Aprile 2014
Niente da fare per i docenti che chiedono di poter accedere alla pensione con le vecchie regole. Nel Def il governo non ha previsto alcuna copertura per il progetto di legge Ghizzoni/Marzana.

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Il governo non ha indicato nessuna copertura per la proposta Ghizzoni/Marzana in favore dei 4 mila docenti che chiedono di poter accedere alla pensione con le regole antecedenti alla Riforma Fornero. Nel Def presentato nei giorni scorsi e questa settimana all'esame del Parlamento, non sono indicate le coperture su come reperire le risorse necessarie (complessivamente 430 milioni di euro) per consentire l'approvazione della proposta di legge in favore del personale della scuola che si trova nella cosiddetta "quota 96".

Si susseguono le reazioni negative non solo da parte dei firmatari la proposta di legge, ma anche da parte della maggioranza dei componenti le Commissioni Bilancio e Lavoro della camera che avevano impegnato il governo a riferire, prima della presentazione del Def 2014, proprio in merito al reperimento delle risorse necessarie per l'adozione delle urgenti iniziative normative previste dalla proposta di legge.

L'esecutivo di Renzi ha invece soprasseduto sulla questione. «Inseriremo quota 96 nel Def e lo voteremo solo se il problema degli insegnanti coinvolti sarà risolto, ha detto in un tweet Barbara Saltamartini, vicepresidente della Commissione Bilancio alla Camera, Ncd. Ma a questo punto è ormai chiaro che l'ipotesi della deroga sta tramontando.

Dopo lo stop della Ragioneria dello Stato e del MEF delle scorse settimane, Domenico Pantaleo della Cisl scuola denuncia che le speranze sono ridotte al lumicino. "E' ormai chiaro che, andare in pensione a partire dal prossimo 1° settembre, non avrà nessuna possibilità di realizzarsi a meno che la questione non trovi soluzione in una revisione dell'impianto della riforma Fornero".

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