Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Scarsi margini di manovra per il nuovo governo sul sistema previdenziale. Anche Renzi dovrà fare i conti con la necessità di tenere sotto controllo la spesa pubblica e mantenere fermo il punto di equilibrio tra contribuenti e pensionati.

"L'attuale sistema previdenziale non potrà essere stravolto dal nuovo governo". In altri termini sulle pensioni non si tornerà indietro anche se potranno essere inseriti alcuni migliorativi. A ribardirlo è stato ieri il sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla che ha difeso il lavoro svolto dalla Fornero. "La riforma ha assicurato un buon punto di equilibrio tenendo in debita considerazione, da un lato le esigenze dovute all'allungamento della vita media e, dall'altra, gli interessi dello Stato che in questo particolare momento storico ha necessità di ridurre la spesa pubblica. Soprattutto quella legata alle prestazioni previdenziali".

Un equilibrio in parte raggiunto con i sacrifici imposti agli italiani dal Dl 201/2011 che infatti, a distanza di due anni dalla sua entrata in vigore, comincia a far sentire i propri effetti sulle casse dello Stato. Secondo gli ultimi dati diffusi dall'Inps nel 2013 sono state liquidate 649.621 nuove pensioni con un calo pari al 43 percento rispetto al 2012. Il numero di prestazioni pensionistiche erogate mensilmente resta tuttavia molto elevato: l'Inps ha stimato in 18 milioni e mezzo il numero di pensionati a cui ogni mese versa l'assegno. Numero ancora fortemente connotato da una componente retributiva (cioè non ancorato ai contributi versati nell'arco della vita lavorativa ma legati all'ultimo stipendio percepito dal lavoratore). E' questo ciò che mette sotto forte pressione i conti dell'Istituto. Squilibrio che è stato in parte riversato con le ultime manovre a carico degli stessi pensionati. Si pensi ad esempio al mancato adeguamento all'inflazione degli assegni e l'introduzione di prelievi di solidarietà sui trattamenti più elevati.

Tuttavia resta il fatto che almeno 50 per cento della spesa previdenziale va a vantaggio di soggetti che nella loro vita lavorativa non hanno mai versato i contributi necessari. Un regalo che lo Stato ha fatto in un periodo di crescita economica che pesa oggi sulle spalle dei contribuenti. Lo squilibrio si ridurrà certamente nel tempo, mano a mano che gli effetti dell'entrata in vigore del sistema contributivo dal 1° gennaio 2012 si faranno sentire, ma non è detto che sia comunque sostenibile per le casse dello Stato. Soprattutto se l'Italia non uscirà rapidamente dalla crisi economica in cui è caduta che fa calare il gettito contributivo. Insomma un periodo di crisi potrebbe mandare all'aria i conti che sono stati alla base della Riforma Fornero.

 Limite di poco superiore a 300mila euro per i titolari di assegni statali che svolgono altre attività o incarichi retribuiti

A partire da quest'anno il tetto agli stipendi d'oro della pubblica amministrazione si fa un pò più severo. La legge di stabilità 2014 l'ha infatti generalizzato applicandolo "a chiunque riceva a carico delle finanze pubbliche retribuzioni o emolumenti di qualsiasi tipo" (articolo 1, commi 471 e seguenti della legge 147/2013). Sotto il limite rientrano dal 2014 pertanto (oltre agli incarichi con le Authority e i professori universitari) anche i pensionati ancora in attività, per i quali il limite si riferisce alla somma di pensione ed emolumenti aggiuntivi.

Con le norme approvate, le amministrazioni e gli enti pubblici ricompresi nell'elenco Istat ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 196/2009 non potranno pertanto corrispondere trattamenti economici superiori al trattamento economico previsto per il primo presidente della Corte di Cassazione ai dipendenti titolari di trattamenti pensionistici erogati da gestioni pensionistiche pubbliche (quali in particolare le casse ex Inpdap). In pratica, i dipendenti delle pubbliche amministrazioni titolari di pensione, non potranno percepire una retribuzione annua, sommata al trattamento pensionistico, superiore a circa 300 mila euro annui lordi.

Per la determinazione del limite, la legge di stabilità ricomprende anche i vitalizi derivanti da funzioni pubbliche elettive con la conseguenza che il tetto al trattamento economico dovrà essere rispettato anche dai parlamentari, consiglieri regionali e provinciali e sindaci che abbiano conseguito la pensione. L'efficacia della disposizione viene tuttavia limitata dalla precisazione che vengono fatti salvi i contratti degli incarichi in corso fino alla loro naturale scadenza.

Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha ricordato ieri in occasione del question time alla Camera dei Deputati che la situazione degli esodati rimane sotto stretta osservazione da parte dell'esecutivo. Il Ministro ha sottolineato che questa settimana l'Inps ha diffuso i dati aggiornati al 20 gennaio nei quali è emerso che gli esodati che hanno ottenuto effettivamente la liquidazione della pensione sono stati 33.147 su un totale di 162.147 posti salvaguardati in tutti e cinque i provvedimenti.

Rispondendo alle interrogazioni parlamentari, Giovannini precisa che questo numero così basso non deve stupire posto che solo una minima parte dei lavoratori hanno maturato il diritto al trattamento pensionistico nel corso degli anni 2012 e 2013 conseguendo così la pensione in regime di salvaguardia. Il Ministro ha ricordato infatti che non tutti i destinatari delle misure di salvaguardia vi accedono immediatamente poiché la normativa attualmente in vigore dispone che i lavoratori questione possono maturare i requisiti in un tempo piuttosto lungo come evidenziano le tabelle Inps. Secondo Giovannini è questo il caso di quei lavoratori i cui accordi sindacali stipulati entro la fine del 2011 hanno previsto l'accesso alla pensione negli anni successivi. Tali accordi prevedono decorrenze pensionistiche fino al 2022.

Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha individuato in Conti quel profilo di garanzia in linea con il Ddl anti conflitto di interessi per i manager degli enti pubblici.

Il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha nominato ieri il nuovo commissario dell'Inps Vittorio Conti. Il neo dirigente avrà l'incarico di traghettare l'istituto per 6 mesi in attesa che il governo approva riforma della governance dell'ente previdenziale entro fine anno. Vittorio Conti, ha sottolineato il ministro Giovannini, avrà una carica temporanea, sino al 30 settembre prossimo, e rispetta quel profilo di garanzia delineato nel ddl licenziato dal Cdm due settimane fa per prevenire il conflitto d'interessi dei manager degli enti pubblici dopo lo scandalo Mastrapasqua. I 6 mesi di incarico tuttavia già appaiono non sufficienti a completare la riforma della governance dell'Inps: pertanto alla scadenza del mandato probabilmente il governo dovrà rinnovare l'incarico o nominare un nuovo presidente.

Il neo commissario, 71 anni, ha un curriculum di tutto rispetto maturato nel settore bancario: dopo la laurea alla Cattolica in Economia, Conti ha conseguito una specializzazione Oxford e successivamente è entrato nel Servizio Studi della Banca d'Italia per poi approdare alla Banca Commerciale Italiana. Docente di economia politica alla Cattolica dal 1976, nel 2000 Conti entra in Intesa San Paolo sotto l'amministrazione di Corrado Passera; nel 2006 l'ultimo step: il governo Prodi lo promuove commissario presso la Consob.

Secondo i dati diffusi dall'Istituto previdenziale avanzano almeno 7mila posizioni dai primi tre decreti di salvaguardia. Si attendono i dati relativi agli ultimi due provvedimenti.

L'Inps ha diffuso ieri un rapporto sulle operazioni di salvaguardia al 20 gennaio scorso. Secondo i dati Inps i lavoratori che effettivamente sono riusciti a ottenere la liquidazione della prestazione pensionistica, a due anni dall’entrata in vigore della Riforma Fornero, sono stati 33.147 a fronte di un totale di 130.300 posizioni salvaguardate nei primi tre provvedimenti sino ad oggi attuati.

L'Inps precisa anche che le posizioni certificate, sempre alla data del 20 gennaio 2014, sono pari a 82.458 di cui 62.383 relative alla prima salvaguardia (su 65mila posizioni salvaguardate), 14.450 relative alla seconda salvaguardia (su 55mila posizioni disponibili) e 5.625 alla terza salvaguardia (su 10.300 posizioni disponibili). In definitiva solo il 25% dei lavoratori salvaguardati nei primi tre decreti ha ottenuto la liquidazione della pensione mentre circa il 60% ha conseguito il riconoscimento della propria posizione in salvaguardia.

Il rapporto tuttavia non tiene il conto di 40mila lavoratori in mobilità di cui all’articolo 22, comma 1, lettera a) del Dl 95/2012 convertito con legge 135/2012. Ciò significa che, a conti fatti, le 14.450 domande della seconda salvaguardia potrebbero in realtà raggiungere le 54.450 unità (su 55mila disponibili).

Ad ogni modo, anche immaginando che le 40mila posizioni in questione siano state tutte impegnate, dai numeri diffusi avanzano almeno 7.500 posizioni di salvaguardia che sono già state finanziate all'interno dei primi tre provvedimenti e che non sono state ancora erogate. Numeri e risorse che potrebbero essere impiegati per estendere la salvezza a quei lavoratori esodati che maturano la decorrenza della prestazione pensionistica oltre la data del 6.1.2015, l'attuale tagliola per essere ammessi in salvaguardia.

La 4° e 5° salvaguardia - Il rapporto dell'Inps aggiorna anche i lavoratori riguardo alle ultime salvaguardie contenute nel DL 101/13 e nella recente legge di stabilità (legge 147/2013). In relazione alla quarta salvaguardia (9mila posizioni) l'Inps ricorda che è in corso la presentazione delle domande alle direzioni territoriali del lavoro: i termini scadenza sono fissati al 26 e 27 febbraio a seconda della categoria di appartenenza del lavoratore. La certificazione di queste posizioni dovrebbe concludersi entro giugno 2014.

Relativamente alla quinta salvaguardia (23.000 posizioni) l'Inps ricorda che deve essere ancora pubblicato il decreto interministeriale attuativo e l'attività di certificazione sarà conclusa entro fine anno.

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