Redazione

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Il peso del fisco resta più alto sul lavoro dipendente e sulle pensioni. Quasi il 50% dello stipendio se ne va in tasse e contributi previdenziali. 

Kamsin Tra fisco e contributi lo stipendio dei lavoratori viene dimezzato. Parola dell'Istat. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'Istituto di Statistica nel 2012 il costo medio del lavoro dipendente, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è stato di 30.953 euro all’anno, mentre il lavoratore ha percepito una retribuzione netta pari a poco più della metà (il 53,3%), per un importo medio pari a 16.498 euro. Il reddito medio da lavoro autonomo, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è stato invece pari a 23.432 euro annui.

Il Cuneo Fiscale supera il 45%. La differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore dipendente, il cosiddetto cuneo fiscale e contributivo, si attesta al 46,7% in media: i contributi sociali dei datori di lavoro ammontano al 25,6% e il restante 21,1% è a carico dei lavoratori in termini di imposte e contributi. Il peso del fisco è comunque più alto sul lavoro dipendente; l’incidenza media delle imposte dirette sul totale dei redditi individuali lordi, al netto dei contributi sociali, è pari al 19,4% ma si attesta al 21,3% per il reddito da lavoro dipendente, al 17,5% per le pensioni e al 17,1% (Irap inclusa) per il reddito da lavoro autonomo. Le persone sole di età inferiore a 64 anni sono nello specifico la tipologia familiare su cui grava il maggiore peso fiscale, con un’aliquota media del 21,6%. 

Il carico fiscale è inferiore tra le famiglie del Mezzogiorno (16,3%), essendo il reddito mediamente più basso e il numero di familiari a carico più elevato, rispetto a quelle del Nordest (19,9%) del Centro (20,1%) e del Nordovest (21%). Per le famiglie con un solo percettore, il più basso livello di reddito determina un’aliquota media fiscale inferiore di oltre mezzo punto percentuale (18,9%) a quella delle famiglie con due o più percettori (19,6%).

Fra il 2011 e il 2012, l’aliquota media fiscale è passata passa dal 17,9% al 18,3% per le famiglie con unico percettore di reddito se si tratta di un reddito (prevalente) da lavoro autonomo, con una crescita inferiore rispetto a quanto registrato per le restanti due tipologie di famiglie monopercettore (lavoro dipendente dal 19,5% al 20,5% e redditi non da lavoro dal 16,8% al 17,4%).

Oltre la metà entro 30mila euro. Secondo la rilevazione, condotta sulle dichiarazioni dei redditi 2012, oltre la metà dei redditi lordi individuali (54%) si colloca tra 10.001 e 30.000 euro annui, il 25,8% è al di sotto dei 10.001 euro e il 17,6% risulta tra 30.001 e 70.000, mentre solo il 2,4% supera i 70.000 euro. Più del 40% dei redditi da lavoro autonomo e il 35% di quelli da pensione si collocano al di sotto dei 10.000 euro annui, contro il 27,5% dei redditi lordi da lavoro dipendente, e il 15% dei lavoratori autonomi dichiara redditi compresi tra i 15 mila e i 30 mila euro annui, mentre solo il 3,2% dichiara redditi superiori ai 70 mila euro annui.

Milano resta la provincia più ricca in termini di valore aggiunto per abitante prodotto nel 2012, con 46,6 mila euro, seguita da Bolzano con 35,8 e Bologna con 34,4. La media nazionale è pari a 24,2 mila euro per abitante. Le province con il valore aggiunto per abitante più basso sono Medio Campidano e Agrigento (con circa 12 mila euro) e Barletta-Andria-Trani e Vibo Valentia (con meno di 13 mila euro).

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Saranno completate nell'anno 2015, le proroghe a 24 mesi di Cigs dei programmi di crisi per cessazione di attività (articolo 1, comma 110 legge 190/2014). E' quanto ha comunicato il Ministero del Lavoro con la Circolare numero 1 del 22 Gennaio 2015. Via Veneto ha precisato che procederà all'istruttoria delle sole istanze relative alle proroghe del trattamento di cigs che abbiano avuto inizio entro e non oltre il 31 dicembre 2014 per cessazione di attività, per consentire alle aziende di adottare le idonee misure di tutela dei lavoratori sospesi.

Il Ministero ha precisato che si procederà nell'esame istruttorio in ordine cronologico di presentazione delle istanze e fino a concorrenza delle risorse finanziarie previste in complessivi 60 milioni di euro, e che le eventuali istanze riferite a programmi di proroghe di crisi aziendale per cessazione di attività, decorrenti dal 1° gennaio 2015, non potranno essere prese in esame.

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La Commissione esaminatrice della DTL Milano riprenderà tutti i "preavvisi di diniego" inviati e li riesaminerà dando "accoglimento" alle relative domande una volta verificata la congruenza dei necessari documenti presentati a suo tempo dai richiedenti.

Kamsin Si è conclusa positivamente la vicenda dei lavoratori in mobilità sottoscrittori anche di un accordo individuale/collettivo di incentivo all'esodo che si erano visti rigettare, con un preavviso di diniego, la domanda di accesso alla sesta salvaguardia da parte della Direzione Territoriale del Lavoro di Milano (e delle altre della Regione Lombardia). Ne hanno dato notizia, ieri, con una nota stampa i diretti interessati.

In esito agli incontri che si sono tenuti in Regione Lombardia la Direzione Interregionale del Lavoro ha provveduto ad inviare una nota interpretativa, lo scorso 2 Febbraio, alle DTL con la quale si invitano le Direzioni a provvedere all’accoglimento delle istanze in parola e a rivedere, pertanto, le interpretazioni restrittive inizialmente assunte. Le Commissioni delle DTL riesamineranno d'ufficio nei prossimi giorni, dunque, tutti i "preavvisi di diniego" inviati dando "accoglimento" alle relative domande una volta verificata la congruenza dei necessari documenti presentati a suo tempo dai richiedenti.

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Le ipotesi sostenute dalla minoranza dem chiedono il sostanziale ripristino della possibilità di accedere alla pensione in un'età compresa tra 60 e 62 anni unitamente ad un requisito contributivo.

Kamsin "Con il via libera delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato alla nomina di Tito Boeri alla guida dell'Inps ci attendiamo proposte concrete da parte del Governo per modificare la legge Fornero". A dirlo è Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati.  "E' innegabile che il sistema così non va e che sono necessari diversi aggiustamenti". 

“In primo luogo, l’eccessivo innalzamento dell’eta’ pensionabile, oltre i 67 anni, frena l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. In secondo luogo – continua -  il problema dei cosiddetti esodati, che non e’ ancora concluso nonostante il fatto che con sei salvaguardie si sia risolta positivamente la situazione  di oltre 170.000 lavoratori, impone una correzione al sistema pensionistico. Le nostre proposte sono note: l’introduzione di un criterio di flessibilita’ a partire dai 62 anni di eta’ con 35 di contributi per consentire l’accesso alla pensione, oppure l’adozione di “Quota 100″. Si tratta di proposte che risolverebbero strutturalmente il problema”.

"La Quota 100, sarebbe uno strumento di forte flessibilità del sistema - ricorda Damiano - perchè consentirebbe l'ingresso alla pensione già con 60 anni e 40 anni di contributi oppure con requisiti contributivi minori in cambio di un'età maggiore. Le combinazioni possibili sono tante proprio come sono eterogenee le condizioni di ciascun lavoratore". 

"Bisogna considerare che nella vecchia normativa si richiedevano 61 anni e una quota 97 ma c'era un'attesa di altri 12 mesi che di fatto allungava i tempi di pensionamento". 

"Qualsiasi proposta si scelga deve comunque restare ferma la possibilità di accedere alla pensione, indipendentemente dall'età anagrafica, con 41 anni di contributi (sia per uomini che per donne, ndr) e senza l'applicazione di penalizzazioni, perchè chi ha lavorato una vita intera non deve vedersi ridursi l'assegno".

“E' quindi necessario che si apra un confronto serio sulla questione. Poletti ha indicato che dopo il 20 Febbraio si inizierà a riflettere. Sarebbe ora" conclude Damiano

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E’ da diverse settimane che il ministro Giuliano Poletti interviene sulla previdenza e non riusciamo a comprendere se si tratti di una ‘excusatio non petita’ o del vero desiderio di porre mano ad un riesame dell’ultima legislazione”. Kamsin E' quanto dichiara il dirigente confederale dell’Ugl, Nazzareno Mollicone, che commenta un post su Facebook del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, spiegando che “più di una volta è tornato sui problemi creati dalla legge Fornero, e questa intensità di dichiarazioni avviene stranamente dopo la bocciatura del referendum proposto proprio contro questa riforma delle pensioni”.

Nel mentre si stringono i tempi per i decreti attuativi del Jobs act: il 20 febbraio ha annunciato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti arriverà in Consiglio dei ministri la normativa di revisione delle tipologie contrattuali, il cosiddetto «codice dei contratti» che dovrebbe prevedere il «superamento» delle collaborazioni, anche se l'obiettivo resta quello di ridurre la precarietà senza far aumentare il lavoro nero.

Secondo l'Ugl dopo questa data "si deve quindi intavolare una discussione seria sulla Riforma delle Pensioni. Ci auspichiamo che si apra finalmente un serio tavolo di confronto con le Parti Sociali per esaminare tutti i problemi della previdenza, che non sono solo quelli provocati dalla Fornero”.  L'occasione - secondo l'Ugl - sarà fornita con la presentazione del piano di Riforma della governance dell'Inps".

Del resto, in settimana la Commissione lavoro del Senato ha dato parere positivo alla nomina di Tito Boeri alla presidenza dell'Istituto e a questo punto si stringono i tempi per il passaggio di consegne con Tiziano Treu (manca solo il passaggio al Cdm e il decreto del nuovo presidente della Repubblica). Non è invece ancora sciolto il nodo del direttore generale. Il mandato dell'attuale direttore, Mauro Nori è scaduto a fine dicembre e al momento è in prorogatio fino al 15 febbraio. È probabile che arrivi una conferma con un clausola di scadenza al momento dell'approvazione della nuova governance.

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