
Redazione
Renzi, io non vivacchio Le riforme non si bloccano
Venerdì, 13 Giugno 2014
- Roma, 13 giu. - Le riforme non si affossano, io non voglio vivacchiare. Matteo Renzi non si ferma, non si lascia imbrigliare dalle polemiche interne al Pd e tira dritto sul percorso delle riforme al Senato. Nella sua uscita pubblica dopo la missione in Cina e Kazakistan, il premier non usa mezzi termini: "I cittadini ci hanno chiesto di cambiare l'Italia, bene tutte le mediazioni, ma non mi rassegno all'idea che vinca la palude". Il caso Mineo e' ancora 'caldo', una parte della minoranza del partito, Pippo Civati in testa, fibrilla e annuncia lo scontro in assemblea domani, le altre forze politiche attendono col fiato sospeso di vedere come andra' a finire all'interno dei dem per capire come posizionarsi. Ma Renzi non mostra di voler cedere, rivendica la decisione di escludere Corradino Mineo dalla commissione Affari costituzionali del Senato e spiega che la ratio non e' un rigurgito dittatoriale ma l'esigenza di non affossare le riforme. Promette che delle vicende interne al Pd si discutera' piu' approfonditamente domani nel corso dell'assemblea del partito, ma intanto lancia frecciatine a Coradino Mineo. "Non ho avuto tempo di occuparmi oggi di vicende interne al Pd. Lo faro' domani. Alcuni resoconti sono sorprendenti perche' la sostituzione di un senatore in una commissione puo' essere considerata in tutti i modi, ma non certo come l'esercizio di un potere dittatoriale". Citando Warhol derubrica le resistenze del senatore contro il testo di riforma del Senato come "la ricerca dei famosi 15 minuti di celebrita'". Lui, e il suo governo, hanno ben altro a cui pensare: "stiamo rivoluzionando l'Italia, abbiamo preso un impegno con i cittadini e se ci fermiamo per un senatori ci vengono a prendere armati...". A chi si appella alla liberta' di coscienza e all'articolo 67 della Costituzione, poi, Renzi ribatte che "se il membro di un partito sta in commissione deve attenersi alla linea del proprio gruppo. In Aula fara' valere la propria coscienza, ma se non permetti a quel progetto di arrivare alla discussione in Aula non stai esercitando la liberta' di coscienza ma stai affossando un provvedimento". Se prima della tornata elettorale delle europee, il premier poteva appellarsi al solo risultato congressuale per far valere la linea della maggioranza del partito, oggi - per la prima volta - mette sul banco il pesante 40 per cento ottenuto il 25 maggio: "E' per rispetto ai milioni di italiani che ci hanno votato, alla direzione del Pd, ai componenti dell'assemblea Pd, il Pd discute fino in fondo di tutto, cambia idea e trova mediazioni come e' accaduto sul Senato, ma poi non consente a ciascuno di diventare un partito anarchico". E mette sul tavolo anche tutte le decisioni prese oggi dal governo e dal Pd. Tornato dal suo viaggio in Asia, infatti, Renzi non ha trovato soltanto la 'grana' Mineo. Il sindaco di Venezia Orsoni, infatti, al momento di patteggiare la pena per le tangenti sul Mose, ha attaccato duramente il presidente del consiglio che gli risponde senza giri di parole: "Il Pd e' stato chiaro con il sindaco di Venezia, Orsoni, di cui comprendiamo il dramma umano e a cui continuo a manifestare tutto il mio rispetto, nonostante le frasi che ha riservato nei miei confronti. Il Pd non guarda in faccia a nessuno, figuriamoci se ha paura di uno dei suoi. Con animo sorridente andiamo avanti". Il fronte 'interno' e' il solo a preoccupare il premier, nessun dubbio sul fatto che Forza Italia rispettera' i patti sul percorso tracciato per la riforma istituzionale e quella elettorale. Tanto che, a chi gli chiede se ci sara' un nuovo incontro con il Cavaliere, Renzi rileva di non sentire Silvio Berlusconi da oltre un mese, ma di "non aver motivo di credere che la posizione di Forza Italia sia cambiata . Al momento non c'e' nessun incontro all'ordine del giorno, se servira' lo faro', spero prevalga il buon senso". E a riprova della sua intenzione di proseguire il suo cammino annuncia che il governo ha varato il ddl delega di riforma della Pubblcia amministrazione e i nuovi poteri anticorruzione per l'Autorita' guidata da Raffaele Cantone. .
Comune Agrigento: si e' dimesso il sindaco Zambuto
Venerdì, 13 Giugno 2014
- Agrigento, 13 giu. - Il sindaco di Agrigento Marco Zambuto, del Pd, si e' dimesso stamattina. Lo ha comunicato egli stesso in una conferenza stampa. Ieri Zambuto era stato condannato dal Gup di Agrigento Francesco Provenzano, al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, a due mesi e venti giorni di reclusione per la vicenda degli incarichi da lui conferiti, secondo l'accusa in maniera illegittima, nella qualita' di presidente della Fondazione Teatro Pirandello. Alla luce della legge Severino il sindaco rischiava una sospensione dalla carica per il periodo della condanna. .
Rivolta nel Pd: Mineo replica a Renzi, non ho mai posto veti
Venerdì, 13 Giugno 2014
- Roma, 13 giu. - "Vorrei chiarire che in nessun momento, in commissione Affari costituzionali, ho paralizzato la riforma del Senato, non ho neanche mai votato in modo tale da fermare questa riforma del Senato, e nessuno dei senatori Tocci, Casson o Chiti hanno fatto qualcosa del genere: nostri veti non ce ne sono stati". Lo ha detto il senatore Corradino Mineo del ad Agora', su Rai3, parlando della sua sostituzione in commissione. "Se il partito si rende conto dell`errore commesso e vuole ricucire, io ne saro' ben lieto. Ricucire significa accettare che i parlamentari possano sostenere la loro posizione, anche perche' in aula parla il capogruppo e tutti gli altri sono destinati a interventi di fine seduta: c'e' una presa partitocratica sul Parlamento che e' una vergogna", ha spiegato Mineo. .
Mose, Orsoni si e' dimesso La scelta dopo il pressing del Pd
Venerdì, 13 Giugno 2014
- Venezia, 13 giu. - Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni ha annunciato le sue dimissioni in una conferenza stampa, da lui stesso organizzata. Ieri Orsoni aveva detto di non volersi dimettere dopo essere tornato in liberta', dopo una settimana ai domiciliari per l'inchiesta sul Mose. Di fronte alle pressioni dell'opposizione e di parte della sua stessa maggioranza a Ca' Farsetti, Orsoni pero' ha fatto un passo indietro. A chiedere ufficialmente le dimissioni del sindaco era stata stamane Debora Serracchiani, vice segretara del Partito Democratico: "Siamo umanamente dispiaciuti per la condizione in cui si trova Giorgio Orsoni, ma dopo quanto accaduto ieri, e a seguito di un approfondito confronto con i segretari cittadino provinciale e regionale del Pd, abbiamo maturato la convinzione che non vi siano le condizioni perche' prosegua nel suo mandato di sindaco di Venezia", scrivevano in una nota Serracchiani e Roger De Menech, segretario regionale Veneto del partito. "Invitiamo quindi Orsoni a riflettere sull'opportunita' nell'interesse dei cittadini di Venezia e per la citta' stessa di offrire le sue dimissioni. Siamo convinti, inoltre, che non si debba disperdere quanto di buono il Pd di Venezia e tanti bravi amministratori hanno fatto e stanno facendo per la citta'. Per questo e per la necessaria chiarezza indispensabile in simili frangenti - concludono - riteniamo che lo stesso Orsoni sapra' dare prova di grande responsabilita'". .