Pensioni

Pensioni

"L'accesso alla flessibilità in uscita, solo con il ricalcolo interamente contributivo della pensione, è un'ipotesi inaccettabile. Limiterebbe a pochi la possibilità di anticipare, e sulla grande platea dei lavoratori e delle lavoratrici calerebbe il ricatto pesante di un taglio molto consistente del valore della prestazione". Kamsin Così la segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica, secondo la quale, "in assenza di un confronto di merito, il dibattito sulle possibili modifiche al sistema previdenziale ha assunto una piega preoccupante". "Si sta svolgendo una campagna che desta sconcerto e preoccupazione, con effetti sociali devastanti. La Cgil – sottolinea la dirigente sindacale – ribadisce l'urgenza e la necessità di un confronto con il governo, che affronti le questioni in maniera organica e individui le priorità. La riforma Fornero va cambiata, perché è iniqua, penalizza i giovani e le donne, irrigidisce oltre misura il mercato del lavoro, continua a produrre esodati e rende insostenibile la permanenza al lavoro per chi svolge impieghi gravosi".

Per la segretaria confederale Cgil, "si tratta di porre riparo a una delle leggi più ingiuste e sbagliate che si ricordino, e ciò si può fare attraverso l'uso di una parte delle immense risorse da essa sottratte alla previdenza: 300 miliardi entro il 2060. Quello che non può accadere, è che tutto si risolva ancora una volta scaricando sulle spalle di chi lavora i costi di un'operazione che, così strutturata, servirebbe solo alle imprese per liberarsi dei lavoratori maturi, rendendoli più poveri. La flessibilità va fatta senza ulteriori penalizzazioni".

seguifb

Zedde

La misura coinvolge oltre 25 mila assegni liquidati con la massima anzianità contributiva tra il 2013 ed il 2015. Soprattutto Donne.
La Staffetta generazionale ha effetti distorsivi; la Quota 100 ha un costo oltre i 10 miliardi di euro. Possibili nuove misure su esodati ed opzione donna.
Il presidente dell'Inps fa i conti sulle proposte depositate alla Camera per garantire maggiore flessibilità nel pensionamento. La Quota 100 costerebbe oltre 10 miliardi di euro.
Si attende una Circolare dell'Inps per comprendere il corretto funzionamento della rivalutazione.
Finirà davanti al Tar del Lazio, con una class action il nodo dell'«opzione donna». Si tratta della possibilità concessa dalla legge 243 del 2004 per le donne con almeno 57 anni d'età e 35 anni di contributi di andare in pensione ma con l'assegno calcolato con il sistema contributivo.

Kamsin Sarà il Tar del Lazio a decidere sull'opzione donna. E lo farà entro il prossimo mese di Ottobre. A nulla sono valse le continue e pressanti richieste per risolvere in via amministrativa la questione che contrappone il Comitato guidato da Dianella Maroni da un lato e l'Inps dall'altro. Tutto verte sull'interpretazione data dall'Istituto di previdenza relativa ai termini per poter fruire del regime sperimentale, quello "scivolo" alla pensione introdotto dalla Legge Maroni (legge 243/2004) e lasciato intatto dalla Riforma Fornero del 2011, che consente alle sole lavoratrici (autonome o dipendenti, anche del pubblico impiego) di uscire a 57 anni (58 le autonome) e 35 anni di contributi al prezzo del ricalcolo dell'assegno con il sistema contributivo.

Un meccanismo che secondo la legge istitutiva scade il 31 dicembre 2015 ma che l'Inps, con le Circolari 35 e 37 del 14 marzo 2012 ha accorciato "occultamente" indicando che tale data deve essere intesa come termine per la maturazione della decorrenza della prestazione pensionistica, aggiungendo peraltro anche i tre mesi di speranza di vita. L'accorciamento che ne deriva è del tutto evidente: se ai sensi della legge 243/04 ad una lavoratrice dipendente del settore privato basterebbe raggiungere i 57 anni e 35 di contributi entro il 31 dicembre 2015 secondo l'Inps, invece, questi requisiti vanno raggiunti entro Agosto 2014 perchè bisogna aggiungere i 12 mesi di finestra e i 3 mesi di speranza di vita.

Una contrazione di oltre un anno che non ha alcun riscontro nella legge 243/04 ed è per tale ragione che il Comitato ha impugnato le suddette Circolari con una class action. La partita è quindi rimandata in autunno (il 6 Ottobre è prevista l'Udienza al Tar del Lazio) e la decisione pertanto dovrebbe arrivare di lì a pochi giorni. Se il Tar annullerà le Circolari le porte della pensione si riapriranno nei confronti di tutte le lavoratrici che hanno maturato i requisiti sopra indicati entro il 31 dicembre 2015. Un bel vantaggio senza dubbio anche perchè il risultato sarebbe portato a casa al netto di un intervento sulla flessibilità in uscita, in programma entro fine anno, su cui ancora però si è lontani da una decisione ufficiale.

seguifb

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati