Redazione

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Dalle pagine del quotidiano "l'Unità" l'onorevole Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera e firmatario di diversi progetti di legge in materia di "esodati" ha lanciato oggi un appello al governo per l'individuazione delle risorse necessarie per risolvere in modo strutturale i capitoli aperti dalla Riforma previdenziale del 2011. Kamsin "Il primo punto dal quale vogliamo partire è quello delle pensioni. Da Matteo Renzi ci divide il giudizio sulla «riforma» dell'ex ministro Fornero, ma ci unisce la comune volontà di risolvere il problema dei cosiddetti esodati, come il premier ha affermato in varie occasioni" ha detto Damiano.

"A nostro avviso quella «riforma» si conferma come una scelta sbagliata e socialmente iniqua e, con il passare del tempo, si indebolisce ulteriormente l'argomento dello stato di necessità di fronte alla straordinaria crisi che il Paese stava attraversando in quel momento. Si potevano trovare soluzioni diverse, meno traumatiche e soprattutto più graduali, che avrebbero consentito lo stesso risparmio di risorse e ci avrebbero evitato una logorante rincorsa alla ricerca di una soluzione strutturale, finora mancante, sul tema degli esodati".

Damiano ricorda anche che sul tavolo ci sono tante proposte risolutive che trovano però la bocciatura perchè troppo costose. "Secondo i calcoli dell'Inps e del ministero dell'Economia: la prima consiste nella introduzione di un criterio di flessibilità nel sistema pensionistico per consentire l'uscita dal lavoro a parti-re dai 62 anni; la seconda, nel ritorno alle «quote», naturalmente aggiornate all'innalzamento dell'età pensionabile (il governo Prodi era arrivato a quota 97, vale a dire 35 anni di contributi e 62 anni di età; si potrebbe ipotizzare, nell'attuale situazione, di alzare l'asticella a quota 100).

Se le soluzioni strutturali adesso non si possono percorrere, il tema si riproporrà nella legge di Stabilità di fine anno, che è lo strumento più idoneo per operazioni di più largo respiro. Nell'immediato, se non vogliamo disattendere le richieste che arrivano dai lavoratori che aspettano di poter andare in pensione, dobbiamo continuare sulla strada delle «salvaguardie» che sono state, in successione, ben cinque dal 2012 ad oggi. In questo modo si sono tutelati oltre 162.000 lavoratori con uno stanziamento di risorse superiore a 11 miliardi di euro. Nonostante questo sforzo del Parlamento, molta strada rimane ancora da fare per mettere in sicurezza altri lavoratori rimasti senza alcun reddito perché non hanno più il lavoro, non godono di ammortizzatori sociali e debbono aspettare anche cinque o sei anni per avere una pensione. Questa situazione sta alimentando disperazione e tensione sociale e sta allargando l'area della nuova povertà. Andare in pensione a 67 anni é anche una delle cause dell'aumento della disoccupazione giovanile.

Bisogna che il governo intervenga, anche perché alla fine di questo mese andrà in aula a Montecitorio la proposta di legge approvata unitariamente dalla Commissione lavoro della Camera che intende, appunto, risolvere il problema degli «esodati». Se non si individuano in questi giorni le soluzioni possibili, con le relative coperture finanziarie, corriamo il rischio di fare un buco nell'acqua. Ci vuole un atto di volontà politica da parte del governo e del presidente del Consiglio, perché non è più sufficiente barricarsi dietro il comodo paravento delle risorse. Non siamo così ingenui da non sapere che la coperta è sempre corta, soprattutto di questi tempi, ma bisogna porre fine al balletto di cifre sul numero dei lavoratori ancora da tutelare e sulle risorse necessarie per raggiungere questo obiettivo.

In molti casi ci troviamo di fronte a calcoli incomprensibili e fluttuanti che, se si fermano soltanto alla fredda ed opinabile analisi ragionieristica e non vengono accompagnati da un esplicito impegno del governo, non consentiranno mai di risolvere il problema". Kamsin Damiano torna a parlare poi della possibilità di recuperare le risorse non utilizzate per la seconda salvaguardia: "partiamo intanto dalle risorse accantonate dalle «salvaguardie», ben 11 miliardi, e verifichiamo se parte di queste non verrà spesa a causa di numeri sovrastimati. Ad esempio, la seconda «salvaguardia» di 55.000 lavoratori fin qui ha certificato che andranno in pensione meno di 20.000 persone: una bella differenza che, se rimane per sempre, porterebbe ad un risparmio di oltre due miliardi di euro da reimpiegare per tutelare altri lavoratori. Ad una condizione: che non si neghi il diritto alla pensione neanche ad una persona attualmente «salvaguardata».

Qui entrano nuovamente in ballo i dati ed il ruolo dell'Inps diventa fondamentale. Gli accordi di mobilità oggetto di tutela sono quelli siglati presso i ministeri ante 2012: ci sono tutte le condizioni perché l'Inps, dopo quasi tre anni, faccia un consuntivo numerico definitivo. Se da questa verifica risultasse che si risparmiano risorse e se a queste ne aggiungessimo poche altre, si potrebbero fare molti altri interventi positivi".

L'Ex ministro conclude suggerendo alcuni esempi: "la maturazione della decorrenza del trattamento pensionistico, per ottenere la salvaguardia, è fissata al 6 gennaio 2015. Se ci fosse lo spostamento di questa data almeno di un anno, al 6 gennaio del 2016, si amplierebbe la platea dei beneficiari e si darebbe tranquillità ai lavoratori interessati. Ci sono i problemi irrisolti dei lavoratori licenziati che avevano un contratto a termine e quelli dei macchinisti delle ferrovie; ci sono le penalizzazioni per chi va in pensione di anzianità e l'opzione donna. L'elenco delle palesi ingiustizie potrebbe continuare, ma abbiamo voluto solo fare degli esempi perché non spetta a noi indicare le priorità. Il problema ormai è posto nuovamente e con tutta evidenza agli occhi del Paese: ci aspettiamo una presa di posizione del presidente del Consiglio e del governo, un'assunzione di responsabilità politica e di sensibilità, che il ministro Poletti sta dimostrando, che faccia compiere un passo in avanti significativo a questa drammatica questione sociale".

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Il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia ha annunciato questa mattina che i testi dei decreti sulla riforma della Pubblica Amministrazione saranno pronti a breve. C'è molta attesa per conoscere in via ufficiale le misure contenute nei due decreti legge e nel disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione che dovrebbero semplificare molti adempimenti per le imprese e la stessa Pa.Kamsin  Anche se quest'ultima impresa non avverrà in tempi brevi. Il pacchetto delle misure approvate dal Consiglio dei ministri è stato vagliato ieri dal Quirinale che, secondo la Madia, non avrebbe sollevato obiezioni.

Per quanto riguarda la pubblica amministrazione la versione finale del decreto legge non conterrà novità eclatanti, anche se ci saranno piccoli ritocchi; alcuni articoli potrebbero anche essere cassati ed inseriti nel disegno di legge delega. Sembra certa una modifica delle regole previdenziali da applicare ai magistrati che, a seguito della Riforma, anticiperanno l'uscita a 70 anni con l'abrograzione dell'istituto del trattenimento in servizio. Qui però il governo sarebbe pronto ad accogliere le richieste di una maggiore gradualità del Csm e far slittare l'entrata in vigore della norma dal 2017. Sotto le pressioni dei sindacati potrebbe arrivare anche uno slittamento del dimezzamento dei permessi sindacali, che dovrebbe scattare a settembre, un mese dopo rispetto a quanto originariamente previsto.

L'impianto complessivo della riforma comunque resterà fermo ed incentrato sul ricambio generazionale nella pubblica amministrazione e la mobilità dei dipendenti, volontaria ma anche obbligatoria in un raggio di cinquanta chilometri dal luogo della originaria sede di lavoro. Le norme sulla dirigenza sono invece messe nero su bianco nel disegno di legge delega, anche se si trova già nel decreto ad esempio il divieto di attribuire incarichi dirigenziali a personale già in pensione.

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Il testo del decreto legge sulla riforma della Pubblica Amministrazione e del ddl delega “arrivano oggi, assolutamente si’. Non si sono persi, siamo stati in attesa della bollinatura del Mef che deve dire che ci sono le coperture o quanti risparmi ci sono”. E' quanto ha precisato il ministro per la P.A. e la Semplificazione Marianna Madia, ospite a ‘Radio Anch’io’ su Radio1. Kamsin

Quindi, nessuna obiezione da parte del Quirinale: “nulla – aggiunge il ministro -. E’ tutto salvo, tutto e’ nel disegno di legge delega”. Ai sindacati “ho mandato loro un documento specifico di 11 pagine, ho anche recepito alcune cose come la doppia autorizzazione per i concorsi pubblici. Di fatto se il sindacato vuole puo’ partecipare nel merito ed e’ questo che chiedo loro”.

Semplificazione e digitalizzazione sono necessari “per semplificare la P.A. e farla diventare attuale e piu’ rispondente ai nostri tempi”. Per il ministro la riforma oggi e’ possibile per tre motivi: “il Paese lo chiede con grande forza; c’e’ un premier che ha messo la riforma come priorita’ assoluta e non si ferma davanti le resistenze; il fatto che l’elettorato e’ sempre piu’ mobile e questo da’ al governo maggiore liberta’ di agire dove deve agire”.

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"Ci viene chiesto un sacrificio e noi il sacrificio lo rispetteremo non perche' condividiamo le ragioni, ma perche' il momento lo richiede. Kamsin Per ora si fanno supposizioni, vorremmo vedere i testi. Ma le parole del ministro Madia non ci tranquillizzano". E' quanto ha affermato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso a Otto e mezzo, su La7. "L'idea che ci siamo fatti e' che vogliano avere un controllo sulla P.A - ha aggiunto - con un maggior controllo legislativo e politico". 

Intanto nella giornata odierna il presidente della Confesercenti Marco Venturi ha attaccato il governo sul pasticcio della Tasi. "E' un'imposta mal gestita, che rischia di rivelarsi una vera e propria batosta, soprattutto per le imprese". Anche per l'inasprimento del fisco e la crisi economica hanno spento, nei primi 5 mesi dell'anno 53.037 imprese, con un saldo negativo di 20.807 unità. Confesercenti però sottolinea gli sforzi del governo per cambiare passo, dal bonus fiscale al taglio dell'Irap fino al Dl lavoro.

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ha annunciato la volontà di istituire un'agenzia unica per le ispezioni riferite a tutte le problematiche delle imprese, dalle norme lavoristiche a quelle su salute e sicurezza, di Inps, Inail, Asl e fisco: "Lo proporremo al Parlamento, è una grande operazione di semplificazione, efficienza e risparmio".

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Con l'approvazione del decreto sulla Pubblica Amministrazione novità in arrivo anche per gli avvocati erariali (e delle avvocature pubbliche). Kamsin In particolare il provvedimento varato dal governo Renzi interviene sui compensi professionali, che in caso di sentenze favorevoli sono corrisposti nella misura del 10% (oggi la misura è del 75%).

In altre parole gli avvocati dello Stato vedranno ridotti i compensi professionali con un calo dal 75% al 10% del premio per le liti. Non solo. In tutti i casi in cui il pronunciamento del giudice preveda una compensazione integrale delle spese, compresi i casi di transazione in seguito ad una sentenza favorevole alle amministrazioni, agli avvocati dello Stato non verrà corrisposto il compenso professionale, in aggiunta allo stipendio che percepiscono in qualità di dipendenti.

Nel decreto si prevede anche l'abrogazione dei diritti di rogito del segretario comunale e provinciale e l'abrogazione della ripartizione del provento annuale dei diritti di segreteria.

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