Redazione

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E' secco e negativo il commento della Cgil sulla riforma della pubblica amministrazione, approvata ieri dal Consiglio dei ministri. Kamsin "Si era e si continua ancora a parlare di una riforma per i cittadini, ma nel decreto legge non si intravvede alcuna misura che possa favorire realmente il rapporto tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni".

Il sindacato esprime "delusione e sconcerto per una riforma annunciata come epocale, ma che vedra' forse la sua attuazione in un tempo piu' lungo, quando si chiarira' quali siano le linee che il Governo vorra' assumere, visto che il disegno di legge con il quale si dovrebbe procedere alla riorganizzazione e' una sorta di 'delega in bianco'".

Secondo la Cgil, "non vi sono norme che semplifichino effettivamente l'accesso ai servizi pubblici e riducano il carico burocratico per i fruitori delle Pubbliche Amministrazioni. Andra' valutato se invece qualche beneficio sia stato previsto per le sole imprese". "Insomma la riorganizzazione ancora una volta viene annunciata, ma viene rinviata ad un tempo futuro e a contenuti che si capiranno in seguito".

"In ogni caso - aggiunge - lo stesso disegno di legge manca di quel coraggio innovativo molto annunciato e fino ad oggi poco attuato, anche nello stesso decreto legge". Secondo la Cgil, alcune innovazioni contenute nel decreto legge vanno poi ben capite per gli effetti che produrranno in materie sensibili (edilizia; ambiente; etc.) o per l'incremento delle tariffe , come nel caso del bollo auto. "Le parole qualita' ed accessibilita' e reale trasparenza non compaiono mai - prosegue - Cio' e' tanto piu' grave nel momento nel quale la risposta alla corruzione dilagante non puo' certo esaurirsi nel pur positivo provvedimento che riguarda l'autorita' anticorruzione. Anzi un coraggio maggiore sulla trasparenza, sulla controllabilita', sul sistema degli appalti sarebbe e continua ad essere necessario".

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Si avvia a conclusione il processo di integrazione di Inps, Inpdap e Enpals, grazie al quale l’Istituto assume il ruolo di unico gestore di tutto il sistema pensionistico pubblico, delle prestazioni a sostegno al reddito e di molte prestazioni a carattere assistenziale. Kamsin L'Inps ha infatti nel primo semestre 2014 esteso il processo di sperimentazione integrata del modello organizzativo di Direzione provinciale integrata a tutte le direzioni provinciali.

Ad oggi, secondo una nota diffusa dall'istituto risultano ancora da integrare soltanto le strutture delle tre aree metropolitane di Milano, Napoli e Torino, e le sedi provinciali di Monza e Fermo. Per quanto riguarda, invece, le Direzioni regionali, restano da integrare soltanto cinque di queste. Nell’ambito del programma di razionalizzazione logistica, sui 162 interventi individuati sull’intero territorio nazionale ne sono stati avviati 142, di cui 113 completamente realizzati. Infine, è stata rideterminata la dotazione organica di tutto il personale.

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E' una riforma dell'amministrazione pubbica basata sviluppata su 44 punti, che si concretizzera' in un decreto legge e in un disegno di legge delega. Kamsin Oggi è il giorno chiave, con il consiglio dei ministri e la conferenza stampa a Palazzo Chigi.

I contenuti della riforma sono stati sottoposti ad una consultazione pubblica lo scorso 30 aprile e il governo ha ricevuto 39.343 e-mail, sufficienti per ritenere di avere un mandato a procedere, nonostante la contrarieta' dei sindacati. Nella riunione tenuta oggi a Palazzo Vidoni il ministro Marianna Madia ha assicurato che nei provvedimenti normativi non si parlera' ne' di esuberi ne' di prepensionamenti; e' prevista la mobilita' obbligatoria ma non nel raggio dei 100 km come era stato ipotizzato in un primo momento.

Al contrario di quanto chiedono i lavoratori della P.a., nessun riferimento al rinnovo del contratto, il 45esimo punto aggiunto dai sindacati. E' prevista una riduzione delle spese ma non tagli lineari. Della cosiddetta "staffetta generazionale" nell'incontro di oggi non si e' parlato, ma l'inserimento dei giovani e' il primo dei 44 punti del governo che recita "abrogazione dell'istituto del trattenimento in servizio", che produrrebbe oltre 10mila posti in piu' per i giovani, a costo zero. La mobilita' volontaria e obbligatoria e' il secondo punto, ma domani si vedra' come sara' normata: il ministro Madia ha dichiarato di non aver mai immaginato di stravolgere la vita delle famiglie dei dipendenti pubblici. Il terzo punto del documento prevede l'introduzione dell'esonero dal servizio, il quarto l'agevolazione del part time, il quinto limiti ai compensi cumulabili, il sesto la possibilita' di affidare mansioni assimilabili quale alternativa per il lavoratore in esubero, il settimo maggiore flessibilita' delle regole sul turnover. Tutti argomenti su cui i sindacati aspettano di saperne di piu'.

Quel che e' certo, invece - hanno riferito Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb - e' la riduzione dl 50% del monte ore dei permessi sindacali. Confermata anche le modifiche per i dirigenti pubblici: Madia ha parlato di un "mercato con meccanismi di competizione" ed i punti 9 e 10 prevedono l'introduzione del ruolo unico della dirigenza e l'abolizione delle fasce, mentre il 12esimo la valutaizone dei risultati e la retribuzione di risultato erogata anche in funzione dell'andamento dell'economia. Ipotizzata anche la revoca dei dirigenti se i risultati non sono raggiunti.

Il documento del ministero prevede poi una riorganizzazione "strategica" che consenta riduzione degli sprechi: il ministro ha assicurato che non ci saranno tagli lineari ma una riorganizzaizne che portera' risparmi. Tra le proposte, la gestione associata dei servizi di supporto all'abolizione del concerto tra ministeri, passando per la riorganizzazione del sistema delle autorita' indipendenti, la soppressione della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, la centrale unica per gli acquisti per tutte le forze di polizia, le leggi auto-applicative, il controllo della ragioneria generale solo sui profili di spesa. Ed ancora il censimento degli enti pubblici, la creazione di una sola scuola nazionale dell'amministrazione, l'accorpamento delle sovrintendenza.

Piu' critiche ha sollevato l'idea di accorpare Aci, Pra e Motorizzazione civile, la riduzione delle prefetture e delle aziende municipalizzate, la razionalizzaizone delle autorita' portuali. Maggiori pareri positivi ha raccolto la proposta di eliminare l'obbligo di iscrizione alle camere di commercio.

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Torna sul problema dei quota 96 della scuola l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano che dal suo blog lancia l'appello al governo Renzi, alla vigilia dell'appuntamento elettorale del 25 Maggio, per una pronta soluzione della vicenda che vede protagonisti circa 4 mila docenti e personale Ata della scuola. "Ci rivolgiamo al Premier Matteo Renzi affinché vengano affrontati urgentemente alcuni problemi sociali non più rinviabili.

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Tra questi, vogliamo segnalare il tema di ‘quota 96′ per gli insegnanti. E’ necessario porre rimedio ad un errore compiuto dalla ‘riforma’ Fornero delle pensioni, che non ha considerato il fatto che il ciclo scolastico (primo settembre 31 agosto) non coincide con quello solare" ha detto Damiano. 

Questa ‘disattenzione’ ha causato un’ingiustizia ed impedito a molti insegnanti di poter andare in pensione. Questo argomento è già stato oggetto di una risoluzione delle Commissioni Bilancio e Lavoro, sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari e della risoluzione con la quale la Camera il 17 aprile ha approvato il Def 2014. 

Il  Governo si è impegnato, in quella occasione,  alla soluzione dei problemi previdenziali del settore scuola oltre a quello degli ‘esodati”. La platea del settore scuola ammonta a poco più di 4mila unità,  con un onere stimato dall’INPS di circa 35 milioni di euro per il 2014, 106 per il 2015, 107 milioni di euro  per il 2016, 108 milioni di euro per l’anno 2017 e 72 milioni di euro per l’anno 2018. Una copertura Finanziaria non eccessiva che risolverebbe una situazione assurda e che consentirebbe di aprire le porte della scuola a 4mila giovani insegnanti.

Tra oggi e domani gli ultimi round con le istituzioni e Palazzo Chigi. Poi partono i referendum tra i lavoratori per chiudere entro il 22 maggio. Tra i punti centrali nessun licenziamento e mantenimento dei salari

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E' stata finalmente raggiunta l'intesa fra sindacati e azienda sulla vertenza Electrolux. E' quanto ha comunicato Gianluca Ficco, coordinatore nazionale Uilm del settore degli elettrodomestici. "Dopo una notte di trattativa, siamo finalmente riusciti a raggiungere con Electrolux un'intesa difensiva, ma di grande importanza per la salvaguardia sia dell'occupazione, sia del salario. Oggi pomeriggio ci incontreremo al Ministero dello Sviluppo economico e domani alla presidenza del Consiglio", aggiunge Ficco. 

Anche il responsabile della Fiom, Michela Spera si mostra soddisfatto: "Sono pronti dopo un incontro durato tutta la notte i testi dell'intesa tra Electrolux e sindacato, il confronto riprende oggi al tavolo ministeriale con la partecipazione delle Regioni interessate, per formalizzare le misure decise dal Governo e dalle Regioni stesse a sostegno delle produzioni di Electrolux in Italia; il confronto conclusivo si terrà domani, alle ore 15, a Palazzo Chigi". Proseguono ancora i due sindacalisti: "Ora la parola passa alle lavoratrici e ai lavoratori". Le assemblee per illustrare i contenuti dell'ipotesi di accordo cominceranno venerdì 16 maggio a Forlì. A seguire ci saranno le assemblee a Porcia, il 19 maggio, a Susegana, il 20, e in conclusione, il 21 maggio, nello stabilimento di Solaro. In tutti gli stabilimenti del gruppo l'intesa sarà sottoposta a referendum che si concluderà entro il 22 maggio.

"I contenuti principali dell'intesa che poi sarà sottoposta al vaglio dei lavoratori", spiega ancora Ficco, "sono i seguenti: nessuna chiusura di stabilimento, in virtù di un piano industriale per tutti i quattro stabilimenti italiani con 150 milioni di euro di investimenti nel periodo 2014-2017; nessun licenziamento, grazie al ricorso ai contratti di solidarietà nelle fabbriche, alla cassa integrazione straordinaria in alcune aree impiegatizie ed alle uscite incentivate volontarie o finalizzate alla pensione; mantenimento integrale del salario, nonchè delle pause per effetti stancanti e per necessità fisiologiche, con la riduzione della sola pausa aggiuntiva di Porcia che passa da 10 a 5 minuti; per Porcia impegno dell'azienda al riassorbimento di 150 esuberi, attraverso iniziative interne e intervento di un imprenditore intenzionato a insediarsi nelle aree dismesse del sito; previsione di alcuni incrementi di gettito produttivo, ma con l'impegno aziendale a non peggiorare gli indici di salute e sicurezza sul lavoro e a verificare in fabbrica la fattibilità degli interventi; taglio del 60% dei permessi sindacali dal 1/1/2015, ma mantenimento delle ore di assemblea sindacale".

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