Redazione

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- Bruxelles, 25 giu. - Quasi una eco tra palazzo Chigi e il Bundestag: crescita, flessibilita', lavoro. Per una volta da Berlino sono giunte infatti stamane sui conti europei parole che sono apparse miele a Roma: "la sua enfasi sulla crescita e' la nostra" ha sottolineato Matteo Renzi con i suoi collaboratori commentando le parole di stamane di Angela Merkel, parole con le quali la cancelliera ha di fatto "sconfessato" i falchi, da Schauble a Weidmann, che ieri avevano nuovamente evidenziato in rosso la sola parola stabilita'. Il premier, dunque, si prepara a partire per Bruxelles con un endorsement che sa di vittoria nel carniere e con un 'metodo', su cui ha apposto per primo la firma, che sembra poter dare i suoi frutti. Matteo Renzi, dice chi ha avuto modo di incontrarlo nelle scorse ore, appare ottimista sul risultato del vertice europeo, soprattutto dopo che la cancelliera tedesca Angela Merkel lo ha, di fatto, citato sottolineando che il patto di stabilita' va interpretato con flessibilita' e che oggi le priorita' sono il lavoro, con quello giovanile in testa, e la crescita economica in tutta l'Eurozona. Parole che la dicono lunga sulla sintonia che si e' instaurata tra i due capi di governo all'indomani del Consiglio del 4 e 5 giugno, quando lo stesso Renzi propose di elaborare un documento con i principi ispiratori e gli obiettivi che 'l'Europa che verra'' dovra' darsi. Una sorta di 'manifesto' per il futuro che si e' concretizzato con il documento di Herman Van Rompuy. Documento che sembra prevedere, per il momento, anche un sistema premiale per gli stati membri impegnati seriamente nelle riforme. E' qui che la cavalcata del governo italiano sulla riorganizzazione delle istituzioni, del fisco, della pubblica amministrazione e della giustizia si incrocia con lo sforzo di Renzi in Europa. Una apertura che Renzi vuole incassare in solido e al piu' presto possibile, per questo andra' al prevertice dei socialisti a Ypres e poi alla cena dei leader determinatissimo ad ottenere che il documento Van Rompuy, a cui gli sherpa stanno ancora lavorando, contenga una traccia evidente del cambiamento di verso che e' necessario in Europa per rilanciare il suo protagonismo nello scacchiere internazionale e per combattere l'euroscetticismo che ha fatto ben piu' che capolino dalle urne il 25 maggio. Anche la partita delle nomine va letta in questo senso. "Non andiamo a chiedere poltroncine" ha assicurato ieri Renzi, ma l'unico modo, a suo avviso, per avere da subito una linea compatta del fronte europeista per affrontare le sfide dei prossimi mesi e' avere da venerdi' l'identikit della squadra gia' delineato. Il rischio, altrimenti, e' di avere un presidente della commissione indicato gia' da ora, magari a maggioranza, e i 'ministri' decisi tra quattro mesi. Un tempo che per le emergenze e i dossier sul tavolo di Bruxelles Renzi considera infinito. Per il premier dunque l'Europa darebbe un segnale importante se gia' nelle prossime ore si decidesse, se non formalmente almeno politicamente, l'identikit della squadra che la guidera' per i prossimi quattro anni. Di certo c'e' che Angela Merkel e' pronta a dare scacco a David Cameron: "Non sarebbe infatti un dramma se Juncker non fosse scelto come Presidente della Commissione all'unanimita' ma a maggioranza". D'altra parte il Trattato di Lisbona, lo ha ricordato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante l'incontro con i capigruppo europei, parla chiaro: "Non e' male ricordare che nella lettera dell'articolo 17 del Trattato si dice qualcosa di molto importante per cio' che concerne la proposta che il Consiglio europeo deve sottoporre al Parlamento per la nomina del Presidente della Commissione, 'tenendo conto delle elezioni'". Per quel che riguarda la candidatura italiana, il nome in pole position resta quello di Federica Mogherini come Mister Pesc, una candidatura a cui, peraltro, dalle cancellerie europee e' giunta una accoglienza positiva. .
- Roma, 25 giu. - La direzione di Sel ha respinto le dimissioni del presidente Nichi Vendola e approvato la sua relazione. "Qualcuno nel PD sta provando a fare campagna acquisti ed e' meglio che smetta subito", ha detto il leader di Sel Nichi Vendola al termine della direzione del partito a proposito delle uscite di deputati di questi giorni. "Il renzismo e' fatto di fumo, di nebbia. E' un carosello di parole quando avremmo bisogno di risposte". E' l'attacco che Vendola riserva al premier. Il gruppo alla Camera, assicura, nonostante le defezioni di alcuni deputati continuera' a "fare le battaglie che vanno fatte. Come quella per gli esodati. Non so se Renzi sente questa parola". .
- Roma, 25 giu. - Soddisfatto. Cosi' Beppe Grillo si e' detto per l'incontro dei suoi con la delegazione del Pd sulla legge elettorale, subito dopo la fine del confronto al quale ha partecipato Matteo Renzi. In ambienti parlamentari si apprende, tuttavia, che qualche contrarieta' fra i senatori ma anche fra i deputati, serpeggerebbe, non per i contenuti e l'esito che portera' ad un futuro incontro, ma per il fatto che l'interlocuzione con i dem sia stata condotta, oltre che dall'uomo delle riforme, Toninelli, che ha illustrato la proposta M5S, solo dal vicepresidente di Montecitorio Luigi Di Maio. Mentre, secondo alcuni parlamentari, avrebbero dovuto intervenire anche i capigruppo, presenti nella delegazione a 5 Stelle. .
- Bruxelles, 25 giu. - Si prepara a partire per Bruxelles con un endorsement che sa di vittoria nel carniere e con un 'metodo', su cui ha apposto per primo la firma, che sembra poter dare i suoi frutti. Matteo Renzi, dice chi ha avuto modo di incontrarlo nelle scorse ore, appare ottimista sul risultato del vertice europeo, soprattutto dopo che la cancelliera tedesca Angela Merkel lo ha, di fatto, citato sottolineando che il patto di stabilita' va interpretato con flessibilita' e che oggi le priorita' sono il lavoro, con quello giovanile in testa, e la crescita economica in tutta l'Eurozona. Parole che la dicono lunga sulla sintonia che si e' instaurata tra i due capi di governo all'indomani del Consiglio del 4 e 5 giugno, quando lo stesso Renzi propose di elaborare un documento con i principi ispiratori e gli obiettivi che 'l'Europa che verra'' dovra' darsi. Una sorta di 'manifesto' per il futuro che si e' concretizzato con il documento di Herman Van Rompuy. Documento che sembra prevedere, per il momento, anche un sistema premiale per gli stati membri impegnati seriamente nelle riforme. E' qui che la cavalcata del governo italiano sulla riorganizzazione delle istituzioni, del fisco, della pubblica amministrazione e della giustizia si incrocia con lo sforzo di Renzi in Europa. Come rilevato anche dal premier, ieri in Senato, nemmeno la Germania ce l'avrebbe fatta ad uscire rafforzata dalla crisi se non avesse presentato, in occasione del suo semestre di presidenza europea, un pacchetto organico di riforme grazie al quale chiedere ed ottenere flessibilita' sul rispetto del tetto del tre per cento fra deficit e Pil. Renzi pensa di fare anche meglio: "Rispetteremo il tetto del tre per cento", ha detto, "ma le regole prevedono ed impongono un aiuto nello sforzo per le riforme". Aiuto che arrivera', almeno a sentire Frau Merkel e il suo vice Sigmar Gabriel, e nonostante le posizioni ben piu' rigide del presidente della Bundesbank, Jens Weidman, e del ministro dell'Economia tedesco Wofgang Schauble che solo ieri avevano accostato a una specie di calamita' la sola ipotesi di interpretare in maniera non rigorosa il patto. E non e' l'unica presa di posizione della cancelliera sullo scacchiere europeo. "Non sarebbe infatti un dramma se Juncker non fosse scelto come Presidente della Commissione all'unanimita' ma a maggioranza". Parole che suonano come un avvertimento ai britannici, che vedono come fumo negli occhi l'elezione del leader popolare, e preparano probabilmente qualche mossa a sorpresa perche' la loro opposizione non rimanga lettera morta, ma anche l'indicazione a far presto, a non tirare la trattativa per le lunghe rischiando di restituire ossigeno agli euro scettici, dopo la loro sconfitta alle elezioni europee. D'altra parte il Trattato di Lisbona, lo ha ricordato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante l'incontro con i capigruppo europei, parla chiaro: "Non e' male ricordare che nella lettera dell'articolo 17 del Trattato si dice qualcosa di molto importante per cio' che concerne la proposta che il Consiglio europeo deve sottoporre al Parlamento per la nomina del Presidente della Commissione, 'tenendo conto delle elezioni'". Ma nel trattato, ha detto ancora il presidente, "si dice qualcosa che dovremmo tener presente in una prospettiva di ulteriore sviluppo democratico all'interno dell'Unione: il fatto cioe' che i membri che il Consiglio europeo deve comporre in una lista per la Commissione europea non sono rappresentanti dei governi nazionali". E Jean-Claude Juncker e' il leader della forza europea piu' votata lo scorso 25 maggio, in una tornata elettorale, per altro, che per la prima volta esprimeva i nomi dei candidati alla presidenza della Commissione di fianco al simbolo. Ma il Capo dello Stato ha ricordato anche un altro passaggio del Trattato e cioe' che "i membri che il Consiglio europeo deve comporre in una lista per la Commissione europea non sono rappresentanti dei governi nazionali". Non c'e', quindi, un limite imposto dalla nazionalita' ai rappresentanti delle alte istituzioni europee. La presenza di Mario Draghi alla Bce, per fare solo un esempio, non sarebbe ostativa alla nomina di un altro italiano. E fortemente in corsa per la delega della Politica Estera e di Sicurezza Comune c'e' il ministro italiano Federica Mogherini. Una nomina che metterebbe Renzi davanti alla necessita' di sostituirla. Il premier avrebbe gia' pronto un nome, probabile che si tratti di un'altra donna per non alterare il rapporto 1/1 con gli uomini all'interno della squadra di governo. I nomi in ballo sono, al momento, quelli di Marta Dassu', gia' viceministro agli esteri del governo Letta, dei sottosegretari Sandro Gozi (molto attivo nella preparazione del dossier sul semestre di presidenza europea e molto apprezzato a Bruxelles), e Benedetto Della Vedova che ha dalla sua il fatto di aver stretto un ottimo rapporto con il premier durante questi primi mesi di governo. probabilmente ci sara' da aspettare: perche' la linea che sembra prevalere a Bruxelles e' quella di nominare subito il presidente della Commissione, formalizzando solo in una fase successiva la scelta degli altri "top jobs" comunitari. .

- Roma, 25 giu. - Replica a Luigi Di Maio e Danilo Toninelli chiamandoli scherzosamente "Ric e Gian", ma e' al primo che Matteo Renzi dedica la 'sua' attenzione per tutta la durata dell'incontro tra Pd e M5s sulla legge elettorale. Tra i due c'e' il precedente del biglietto fatto consegnare dal Capo dell'esecutivo al grillino e i cui contenuti furono rivelati proprio dal vicepresidente della Camera. Ed infatti il Capo del governo non ha dimenticato: "Dopo i pizzini abbiamo cambiato. Ci diamo del lei...", premette. Ed ecco l'affondo: "Non abbiamo paura delle preferenze. La Moretti ha preso 230mila preferenze alle europee, quanti voti ha preso il primo di M5s? Trentamila? Non lo dico per fare polemica... Quanti voti avete preso voi alle vostre primarie? Lei Di Maio? 182 voti? Noi con 182 preferenze non riusciamo a metterlo in consiglio comunale un candidato... Lo dico senza arroganza", sottolinea il presidente del Consiglio.

Video integrale dell'incontro da Renzi e i 5 Stelle

La replica dell'esponente di spicco del Movimento 5 stelle si fa attendere solo qualche secondo: "E' vero - risponde - che voi avete preso migliaia di preferenze e io 30mila. Ma voi siete un partito che una tradizione di 60 anni. Io ho preso 182 voti alle parlamentarie ma il M5s non ha mai avuto problemi di mercato di tessere". Polemica tra il Capo dell'esecutivo e il fedelissimo di Beppe Grillo anche sul tema delle alleanze e sulla necessita' di indicare prima del voto ogni intenzione di "inciuci" con altre forze politiche: "Non so - sorride il premier - se tra quelli che hanno votato per voi ci sarebbe stato lo stesso comportamento se aveste detto prima che avreste fatto l'accordo con Farage...". Di Maio rimanda subito la palla dall'altro campo: "Beh, lo scorso anno avevate detto che Bersani avrebbe fatto il presidente del consiglio, e poi...".

Il sarcasmo del premier, "5 sindaci su 8.000? Niente male"

Tra i due e' scontro anche sui cosiddetti 'impresentabili': con il Democratellum "i partiti dovrebbero pensarci 2 volte prima di mettere in lista impresentabili, nomi chiacchierati", dice Luigi Di Maio, ricordando che il Parlamento e' stato impegnato a lungo a discutere dei 'casi' di esponenti colpiti dalla richiesta di arresto, in primis di quello di un deputato del Partito democratico. "Non le consento di dirlo", lo interrompe Renzi. "Ma non e' una questione personale, presidente", risponde Di Maio. Ma Renzi non perde tempo a puntualizzare: "Questo e' un partito che quando uno dei suoi sbaglia non ha problemi a votare e dire che va in carcere".

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