
Redazione
Jobs Act, Renzi pronto a mettere la fiducia. Stop all'articolo 18
Lunedì, 03 Novembre 2014"Le dinamiche parlamentari le vedremo alla Camera nelle prossime settimane, nei prossimi giorni. Se ci sara' bisogno di mettere la fiducia la metteremo. L'importante e' che la fiducia non la perdano quelli che devono creare lavoro in Italia". Kamsin Cosi' il premier Matteo Renzi, in una intervista a 'Prima pagina' del Tg5. "Il sindacato fa il suo mestiere, in bocca al lupo, noi andiamo avanti", risponde Renzi risponde, al leader Fiom Maurizio Landini. "Il nostro mestiere non e' fare una battaglia politica - prosegue Renzi - noi dobbiamo rimettere in moto l'Italia". Quanto alle dinamiche interne al Pd, "Credo che la scissione non ci sara'". Secondo il presidente del Consiglio "Chi la minaccia o la ipotizza non si rende conto di quanto non sarebbe capita dai nostri militanti che frequentano le feste dell'Unita'. Per questo credo che non ci sara'.
Le novità del Jobs Act - Punto cruciale dello scontro tra minoranza Pd e Renzi è sulla Riforma dell'articolo 18 con l'introduzione del contratto a tutele crescenti per i neo-assunti. Infatti, specifici criteri di delega riguardano la promozione, in coerenza con le indicazioni europee, del contratto a tempo indeterminato come forma privilegiata di contratto di lavoro, rendendolo più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti, nonché, con riferimento alle nuove assunzioni, l'introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio.
Nel concreto il governo dovrebbe lasciare in vigore l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori per i soli casi di licenziamenti discriminatori. Per le aziende sarà inoltre piu' vantaggioso ricorrere al contratto a tempo indeterminato da un punto di vista fiscale (con alcuni vantaggi già indicati nel disegno di legge di stabilità come ad esempio gli sgravi contributivi per i primi 3 anni per i neo-assunti).
Tra gli altri punti chiave della Riforma c'è il riordino delle forme contrattuali. I principi e criteri direttivi della Delega prevedono, innanzitutto, l'individuazione e l'analisi di tutte le forme contrattuali esistenti, ai fini di poterne valutare l'effettiva coerenza con il tessuto occupazionale e con il contesto produttivo, nazionale ed internazionale, in funzione di interventi di semplificazione, modifica o superamento delle medesime tipologie contrattuali, con confluenza di tutta la normativa di settore all'interno di un testo organico semplificato.
Zedde
Quali sono i costi associati ai mutui a tasso fisso?
Martedì, 17 Ottobre 2023I mutui sono contratti di finanziamento sottoscritti fra due parti, un mutuante e un mutuatario. Il primo – generalmente un istituto bancario – concede un finanziamento al secondo – molto spesso un soggetto privato – che si assume l’impegno di restituire il prestito ricevuto entro un determinato lasso tempo, con l’aggiunta di interessi. La restituzione avviene attraverso il pagamento di rate periodiche, spesso mensili, costituite da una quota interessi e da una capitale.
Inps, Al via nuova funzione per verificare l'identità digitale
Martedì, 07 Febbraio 2023Servirà a proteggere i dati personali degli utenti e prevenire frodi e truffe online. Il controllo supplementare sarà attivato solo quando l'utente chiede l'accesso ai servizi dell'Istituto con credenziali diverse da quelle già utilizzate.
Stabilità, ok al TFR in Busta paga dal prossimo anno
Domenica, 02 Novembre 2014Il Ddl di Stabilità conferma, come anticipato nei giorni scorsi sulla pagine di questo giornale, la fine dell'esenzione dalla tassazione Irpef per "i capitali percepiti in caso di morte in dipendenza di contratti di assicurazione sulla vita, a copertura del rischio demografico". Kamsin E la tassazione avverrà in maniera retroattiva. Infatti, inizieranno a essere tassati i proventi percepiti dai beneficiari dalle polizze vita a partire dal 1° gennaio 2014 e non dal 1° gennaio 2015, data entrata in vigore del Ddl di stabilità (ossia dal 2015).
L'ultima bozza del disegno di legge conferma anche un altro addio all'esenzione. Si tratta dell'esonero dal bollo auto per le auto d'epoca, che quindi dovranno essere soggette al prelievo.
Tra le conferme c'è l'introduzione del TFR in busta paga. In via sperimentale, per i periodi di paga tra il 1° marzo 2015 e il 30 giugno 2018, che i lavoratori dipendenti del settore privato, esclusi i lavoratori domestici ed i lavoratori del settore agricolo, che abbiano un rapporto di lavoro in essere da almeno sei mesi presso il medesimo datore di lavoro, possano richiedere di percepire in busta paga, come parte integrativa della retribuzione, le quote maturande del trattamento di fine rapporto (TFR) di cui all’articolo 2120 del codice civile.
L'opzione potrà essere esercitata anche per le quote che il lavoratore abbia già deciso di destinare a forme di previdenza complementare. La parte integrativa della retribuzione è assoggettata a tassazione ordinaria e non è imponibile ai fini previdenziali.
Il regime sperimentale non si applica per i datori di lavoro sottoposti a procedure concorsuali e per le aziende dichiarate in crisi. Il ddl prevede che la parte integrativa della retribuzione non concorra al raggiungimento dei limiti di reddito previsti per usufruire della detrazione di cui all’articolo 13, comma 1-bis, del TUIR (c.d. bonus “80 euro”).
E' prevista, inoltre, per i datori di lavoro con meno di 50 addetti, che non optino per lo schema di accesso al credito bancario (previsto dal medesimo disegno di legge), il riconoscimento delle misure compensative di carattere fiscale e contributivo attualmente previste dall’articolo 10 del decreto legislativo n. 252 del 2005 per le imprese che versano il TFR a forme di previdenza complementare ovvero al Fondo di Tesoreria istituito presso l’INPS. Le medesime misure compensative vengono, tra l'altro, riconosciute anche ai datori di lavoro con numero di addetti pari o superiore a 50, in proporzione alle quote di TFR percepite dai lavoratori come parte integrativa della retribuzione.
Il ddl conferma anche l'incremento dal 5% al 77,74% della quota imponibile dei dividendi percepiti dagli enti non commerciali: sarà applicabile con riferimento alle distribuzioni di utili effettuate dal 1° gennaio 2014. L'imposta dovuta dagli enti non commerciali (in primo luogo trust e fondazioni bancarie) sarà quindi pari al 21,38% (il 27,5% del 77,74%) del dividendo percepito. La retroattività interesserà anche le assicurazioni.
Zedde