Nicola Colapinto

Nicola Colapinto

Nicola Colapinto, avvocato con specializzazione in diritto del lavoro, seguo le principali questioni giuslavoristiche e previdenziali per PensioniOggi.it. 

Con la fiducia votata ieri dalla Camera il Dl Iperf è stato finalmente convertito in legge in via definitiva. Kamsin Il provvedimento conferma il bonus da 80 euro nel 2014 per i lavoratori dipendenti con un reddito annuo tra gli 8mila e i 24mila euro senza concedere ulteriori estensioni in favore delle famiglie monoreddito; ribadisce il taglio strutturale dell'Irap del 10% finanziato dall'aumento dal 20% al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie (per le casse di previdenza l'aumento sarà però piu' contenuto: dall'11% all'11,5%).

Molte anche le novità introdotte nel corso dell'esame in Parlamento del testo. Se da un lato rimane la tassa sulla rivalutazione dei beni d'impresa (con il pagamento scadenzato però in tre tranche, 16 giugno, 16 settembre e 16 dicembre, anziché in un'unica soluzione come previsto originariamente) c'è la novità della proroga a ottobre del versamento della Tasi per i Comuni ritardatari, cioè che non hanno fissato le aliquote entro lo scorso 31 maggio. Sale poi a 73,50 euro il contributo per il passaporto ma viene eliminato l'esborso annuale da 40,29 euro.

Con il provvedimento arriva il via libera alla riammissione alla rateizzazione delle cartelle Equitalia per i contribuenti decaduti con il vecchio regime. I contribuenti ritardatari, che non hanno rispettato i termini di pagamento delle cartelle Equitalia potranno accedere di nuovo alla rateizzazione, a condizione che la violazione sia antecedente al 22 giugno 2013. I contribuenti potranno accedere alle nuove norme, chiedendo al massimo la dilazione in 72 rate. La richiesta dovrà essere presentata entro il 31 luglio di quest'anno. C'è poi lo slittamento al 15 settembre del termine per il pagamento delle concessioni demaniali; lo sblocco di una nuova tranche di pagamenti di debiti della Pa alle imprese (con la precisazione che queste avranno due mesi in piu' per ottenere la certificazione); lo slittamento al 2016 dell'obbligo di pubblicare solo online i bandi di gara delle Pubbliche Amministrazioni.

Resta confermata la stretta di 150 milioni sulla Rai con una norma di favore però per tutelare le sedi regionali; un giro di vite sulla Difesa che dovrà tagliare 400 milioni il budget, una riduzione delle auto blu e un taglio di 2,1 miliardi sugli acquisti di beni e servizi della Pa.

Zedde

Parte lo sciopero per i 347 avvocati dello Stato contro i tagli minacciati dal Governo Renzi agli onorari.  Anche se non si è visto il testo ufficiale del provvedimento, approvato lo scorso venerdì dal Consiglio dei ministri, pare assodato che termineranno i tempi d'oro per questa categoria, corpo d'elite dal quale le Pubbliche Amministrazioni attingono per essere rappresentate innanzi alle giurisdizioni civili. Kamsin.

Un'iniziativa destinata a fare scalpore perchè le retribuzioni degli avvocati dello stato non sono certamente modeste. Il loro costo (fonte il sito Internet dell'Avvocatura) è di 81,3 milioni l'anno, pari, in media, a circa 234 mila euro annui ciascuno, una busta paga decisamente non bassa. A cui però si aggiunge una importante appendice. Una norma del 1933 stabilisce infatti che agli avvocati dello Stato venga corrisposto anche un onorario per le cause vinte o per quelle nelle quali il giudice abbia stabilito la compensazione delle spese fra le parti; una voce che, tradotta in soldoni, comporta per lo stato un esborso aggiuntivo di circa 40 milioni di euro l'anno. E' proprio questa la voce che Renzi vuole cancellare con un colpo di penna. "L'avvocato dello stato infatti già percepisce una retribuzione per un contratto a tempo indeterminato e quindi non c'è alcuna necessità di un ulteriore compenso per aver svolto il suo lavoro in modo "vittorioso" da un punto di vista processuale" si legge nella nota diffusa a margine del Consiglio dei ministri della scorsa settimana.

Il decreto stabilirà dunque che quando il giudice compensa le spese, gli avvocati dipendenti dello Stato non avranno più diritto ad alcun onorario. Nel caso invece di cause vinte con liquidazione della parcella ai legali del vincitore, l'onorario dovrebbe essere ridotto in misura drastica: anche al 10% per cento.

Zedde

Resta un mistero la decisione del governo sulla proroga dell'opzione per il regime sperimentale al 2018 in favore di tutti i lavoratori.

Kamsin L'incertezza che regna in questi giorni sulle misure attuate dall'esecutivo sul fronte previdenziale è legata alla scelta di ancorarle principalmente ad uno strumento legislativo - il disegno di legge delega - che per sua natura è "generico" e prevede un iter piuttosto lungo di attuazione.  Senza contare che attualmente non è stato diffuso neanche il testo definitivo che l'esecutivo sottoporrà all'esame del Parlamento; quindi conosciamo per ora solo i titoli e le misure più importanti, quelle annunciate dal consiglio dei ministri dello scorso venerdì.

E' bene precisare subito però che non ci saranno strette in materia pensionistica. Il rischio di una scure targata Cottarelli non c'è. Almeno per ora.

Altre norme invece entreranno in vigore immediatamente, attraverso un decreto legge che la Presidenza del Consiglio sta ancora mettendo a punto. La prima è quella sul dimezzamento - il taglio del 50 per cento - dei distacchi sindacali, ossia il numero dei dipendenti pubblici che lasciano il loro posto nella Pa per fare i sindacalisti: la norma entrerà in vigore dal primo agosto. Dal 31 Ottobre ci sarà invece lo stop al trattenimento in servizio: non sarà più possibile restare al lavoro nella Pa dopo aver raggiunto l'età pensionabile. Regola che colpirà anche i magistrati che però potranno continuare a rimanere in servizio fino al 2015, un termine piu' lungo per bilanciare gli organici e permettere alle Corti d'Appello di organizzare il ricambio.

Le amministrazioni avranno poi la possibilità di mettere in pensione i dipendenti che hanno raggiunto la contribuzione piena, cioè i requisiti per la pensione anticipata, una misura che secondo la Madia potrebbe liberare oltre 60 mila posti di lavoro nelle Pa. Una misura questa, come già detto su Pensioni Oggi che già esiste ma che è stata scarsamente utilizzata. Sono stati accantonati, almeno per ora, i prepensionamenti dopo il giudizio negativo del ministro del lavoro Poletti: "Sono contrario a trattamenti diversi tra pubblico e privato - aveva infatti annunciato il titolare di Via Veneto - in quanto creerebbero disparità di trattamento". E per questa ragione che il Consiglio dei ministri ha deciso di mettere da parte l'esonero dal servizio - inizialmente previsto - per chi si trova a due anni dalla pensione che avrebbe di fatto anticipato l'età pensionabile per il pubblico impiego.

La norma che dovrebbe avere l'impatto maggiore sia come innovazione che come effetti sull'entrata al lavoro dei giovani è comunque quella che riguarda il part time. Nel disegno di legge delega si prevede l'introduzione del part time al 50 per cento per i dipendenti della Pa che si trovano a cinque anni dai requisiti per la pensione. Per incentivarne l'uso - che resta facoltativo - il governo ha deciso di garantire ai lavoratori i contributi pieni, come continuassero con il full time.

Resta ancora un mistero l'estensione generalizzata del regime sperimentale donna sino al 2018, un'ipotesi contenuta nelle prime bozze sulla Riforma (all'articolo 4 del provvedimento "Repubblica Semplice") che è stata rilanciata dai quotidiani nei giorni scorsi: della misura non c'è traccia nel comunicato ufficiale diffuso dall'esecutivo la scorsa settimana, nè nelle dichiarazioni del ministro Madia. Bisognerà attendere quindi ancora alcuni giorni per comprendere se la norma è sopravvissuta al Cdm di Venerdì scorso oppure se è stata stralciata. Possibile anche che la novità confluisca in realtà nella proposta di legge sugli esodati (la pdl 224) il cui esame inizierà il 23 Giugno alla Camera dei Deputati.

Esprime delusione sul punto Guido Carella, presidente di ManagerItalia: "Non v’è certezza, ma pare che il governo nel Consiglio dei ministri di venerdì scorso avrebbe escluso di proporre la ventilata opzione di pensionamento per gli uomini 57enni con 35 anni di contributi, seppure con il sistema contributivo”.

”In attesa di certezze -continua Carella- ci preme sottolineare la nostra forte contrarietà alla mancata attuazione di un decreto attuativo che permetterebbe ai tanti oggi in forte difficoltà, per la riforma Fornero e per un mercato del lavoro che espelle sempre più lavoratori, di riparare alla meno peggio con un pensionamento del tutto lecito e senza costi per la collettività”.

“Infatti, il calcolo della pensione con il metodo contributivo -fa notare- non darebbe a questi lavoratori null’altro se non i contributi da loro versati, senza chiedere nulla alla collettività. Proprio per questo, non capiamo perché si voglia negare questa via di fuga, lecita e guadagnata, a chi avanti con l’età, disoccupato e non ancora in pensione sta vivendo momenti veramente drammatici”.

Zedde

Ancore poche ore prima di sapere le decisioni definitive del Consiglio dei ministri in materia pensionistica. {div class:article-banner-left}{/div}

Dopo la smentita di ieri del ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia sull'introduzione dei prepensionamenti per i lavoratori del pubblico impiego cresce dunque l'attesa in vista del Cdm che si terrà alle 17. Secondo il documento presentato ieri dalla Madia ai sindacati e anticipato dal quotidiano "Il Messaggero" tutto il pacchetto sulla previdenza sarebbe contenuto nell’articolo 4 della bozza del disegno di legge delega. Il provvedimento prevederebbe l'estensione del regime sperimentale donna, attualmente disciplinato dall'articolo 1, comma 9 della legge 243/04, in favore di tutti i lavoratori, pubblici e privati. Si potrà pertanto andare in pensione a 57 anni con 35 di contributi per i lavoratori dipendenti e a 58 anni sempre con 35 di contributi per gli autonomi sino al 2018. L’assegno in questo caso sarà interamente calcolato con il metodo «contributivo», ossia in base ai contributi versati con una perdita che, com'è noto, può superare anche i 30% di quanto il lavoratore avrebbe percepito con il calcolo tradizionale.

Per gli statali ci sarà anche un’altra possibilità di pensionamento anticipato. Potrebbe essere estesa loro la norma contenuta nell'articolo 24, comma 15-bis del dl 201/2011 che consente di attenuare - attualmente solo per i lavoratori del settore privato - i rigidi requisiti della Fornero. Anche gli statali che abbiano raggiunto la vecchia quota 96 entro il 31.12.2012  potranno lasciare a 64 anni invece dei 66 anni e 3 mesi. Le lavoratrici potranno andare in pensione a 64 anni qualora abbiano maturato entro il 31 dicembre 2012 un’anzianità contributiva di almeno 20 anni e alla medesima data avessero un’età di almeno 60 anni.

La mobilità obbligatoria inoltre non sarà tra sedi fino a 100 chilometri ma a una distanza minore come indicato ieri dalla Madia. Confermata invece l'abolizione dei trattenimenti in servizio per chi è ancora in ufficio oltre l'età pensionabile anche se si lavora ancora sui tempi di rispetto dei contratti in corso. Mentre l'incentivo della contribuzione piena al part-time al 50% per i dipendenti che si trovano a 5 anni dai requisiti di pensionamento dovrebbe arrivare con il disegno di legge delega di riforma della Pa.

L'Inps accoglie le richieste dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro. Rinviate le attività di recupero coattivo dei debiti contributivi per i committenti che hanno denunciato lavoratori alla gestione separata, ma non hanno versato i relativi contributi per l'anno 2020 o  negli anni precedenti.
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