Nicola Colapinto

Nicola Colapinto

Nicola Colapinto, avvocato con specializzazione in diritto del lavoro, seguo le principali questioni giuslavoristiche e previdenziali per PensioniOggi.it. 

La stangata sulle rendite finanziarie partirà da domani 1° luglio ed interesserà anche tutti coloro che possiedono un conto corrente. Sono queste le novità previste dal decreto irpef che, se da un lato, ha concesso il bonus sugli 80 euro mensili, dall'altro ha modificato il prelievo sulle attività finanziarie portando l'aliquota di tassazione dal 20% al 26%. Kamsin  Toccati dall'aumento prima di tutto gli interessi o altri proventi generati da conti correnti, depositi bancari e postali; aumenta il prelievo al 26% anche sui redditi derivanti da obbligazioni, titoli simili e cambiali finanziarie (previste dall'articolo 26 del Dpr n. 600 del 1973) e sugli interessi, premi e altri proventi derivanti dalle obbligazioni, maturati a partire dal 1° luglio 2014, indipendentemente dalla data di emissione dei titoli.

Passa al 26% la tassazione sulle Rendite Finanziarie
Il prelievo passa al 26% anche per i redditi diversi di natura finanziaria ma poiché il maggiore prelievo si applica solo sui redditi maturati a partire dal 1 ° luglio, al fine di evitare che l'aumento incida anche su quelli maturati antecedentemente a tale data è data la possibilità di affrancare il costo o il valore di acquisto delle attività finanziarie possedute al 30 giugno 2014, con il versa
mento di un'imposta sostitutiva del 20% sulle plusvalenze latenti.

Resta confermata al 12,5% invece l'aliquota per chi possiede titoli di Stato (Bot, Cct, Ctz); l'aliquota vale anche peri buoni fruttiferi postali emessi dalla Cassa Depositi e prestiti, e per titoli equiparati, emessi da organismi internazionali. Per le obbligazioni emesse da Stati esteri compresi nella cosiddetta «white list» o da loro enti territoriali il prelievo scende per ottemperare una normativa europea: l'aliquota di tassazione passa infatti dal 20% al 12,5%, con riferimento agli interessi e agli altri proventi maturati a partire dal 1° luglio 2014 e alle plusvalenze derivanti dalla loro cessione o rimborso realizzate dalla stessa data.

Viene inoltre meno la ritenuta sui redditi generati dagli investimenti e attività estere, pari al 20%, che ha effetto ai fini dell'esonero dall'obbligo di compilazione del quadro Rw della dichiarazione dei redditi da parte dei contribuenti e di segnalazione da parte degli intermediari.

Zedde

Oggi pomeriggio in commissione Lavoro il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, darà le indicazioni del governo in merito alla sesta salvaguardia, rinviando però il varo di un provvedimento che affronti in via strutturale il problema degli esodati alla prossima legge di stabilità. La proposta del Ministro dovrebbe essere quella di spostare di un altro anno l'asticella della decorrenza, arrivando al 6 gennaio 2016 dal 6 gennaio 2015. Kamsin  Beneficiari dell'intervento sarebbero le "solite" categorie già individuate con i precedenti cinque interventi e cioè i lavoratori in mobilità, i dipendenti pubblici esonerati dal servizio, i lavoratori in congedo per la cura di parenti disabili, i cessati per accordi individuali o collettivi, i licenziati individuali e i prosecutori volontari. Nella nuova misura, che non avrebbe alcun profilo strutturale, potrebbero risultare salvaguardati anche i lavoratori cessati da un contratto a tempo determinato che si trovassero a 4 anni dalla maturazione dei requisiti previdenziali pre-riforma. Categoria oggi esclusa dalla quarta salvaguardia a seguito di una nota ministeriale del Marzo di quest'anno.  In numeri si tratterebbe di circa 8.500 soggetti in più rispetto al totale generale fissato finora in 132.130 "esodati" salvaguardati, cifra quest'ultima cui è associata una stima di maggiore spesa previdenziale per 11,6 miliardi entro il 2022-2023.

Ancora nulla di fatto invece per la soluzione strutturale. Costa troppo. Lo stesso Poletti aveva parlato di «un ponte», e il suo predecessore Giovannini di «un prestito pensionistico» con anticipo di due anni dalla maturazione dei requisiti attuali ma i costi di rendere strutturale un anticipo dell'età pensionabile sono eccessivi fanno sapere fonti vicine al ministero dell'economia. Difficile quindi che la pdl 224 che arriverà in Aula il 30 giugno possa avere un rapido disco verde.  Costo stimato: oltre 47 miliardi di euro fino al 2025. Netto il no della Ragioneria generale dello Stato per coperture «inadeguate» (individuate nel testo con l'incerto capitolo dell'aumento delle entrate da giochi e lotterie). La proposta che illustrerà oggi Poletti ha lo scopo di congelare il pressing del Parlamento.

Zedde

E' stata pubblicata in Gazzetta la legge di conversione del Decreto Competitività. Qui il testo del decreto legge 91/2014 coordinato con la legge di conversione.

Kamsin Il pacchetto per la crescita e competitività, con le misure anche su ambiente a agricoltura, è legge. E' stata infatti oggi pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 116/2014 che converte il Dl 91/2014 meglio noto come decreto competitività.  
Il provvedimento prevede vari interventi in favore delle imprese tra cui la spinta agli investimenti del manifatturiero, il rafforzamento della patrimonializzazione delle imprese (da compiersi con il rafforzamento dell'Ace), norme in grado di agevolare l'ingresso in borsa delle Pmi, e il taglio del 10% della bolletta energetica.

Il decreto prevede, di particolare importanza, la concessione di un credito d'imposta al 15% per gli investimenti in nuovi macchinari (gli investimenti andranno fatti entro il 30 giugno 2015 mentre si potrà usufruire del beneficio in compensazione a partire dal 2016 e in tre quote annuali). C'è poi una revisione dell'Ace che dovrà rafforzare la patrimonializzazione delle piccole medie imprese, soprattutto di quelle che si quotano in borsa.

Più nel dettaglio, a partire dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2014, i soggetti Irpef e Ires potranno fruire di un credito di imposta commisurato all'eccedenza del rendimento nozionale non utilizzato nel periodo di imposta per incapienza del reddito complessivo netto. Il credito d'imposta è fruibile in 5 anni nei limiti dell'Irap dovuta in ogni esercizio. Nel caso di soggetti incapienti Ires, lo sgravio potrà essere trasformato in un credito di imposta sull'Irap. Per chi si quota in borsa avrà inoltre un "Super Ace": per tre periodi d'imposta scatterà una maggiorazione del 40% della variazione in aumento del capitale per le società ammesse alla quotazione. L'incremento è temporaneo e si applicherà per tre periodi d'imposta, e cioè quello di ammissione alla quotazione e i due successivi, mentre negli esercizi successivi la variazione in aumento del capitale proprio sarà determinata senza tenere conto della maggiorazione del 40%.

Completano il pacchetto lo sconto sulla bolletta per le Pmi (norma che sarà completamente operativa entro un anno); la previsione di un sostegno al credito attraverso fonti di finanziamento alternative alle banche: si prevede in particolare la possibilità per assicurazioni e società di cartolarizzazione di finanziare le imprese. Queste potranno erogare direttamente finanziamenti alle aziende, senza limitarsi ad acquistare crediti esistenti ed erogati da altri.  Infine alcune norme del decreto semplificano gli adempimenti in materia di agricoltura.

Zedde

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Dopo oltre una settimana di tira e molla tra Palazzo Chigi e il Colle il decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione è arrivato in Gazzetta Ufficiale ed è dunque legge dello Stato. In questo periodo di gestazione è saltata la norma che vietava ai consiglieri di Stato di far parte dei gabinetti dei ministri e l'unificazione del Pra e della Motorizzazione Civile, ma il decreto prevede il commissariamento del Formez. Kamsin  Il testo conferma le decisioni dell'esecutivo per svecchiare le Pa: per gli statali, da Novembre, sarà abolito il trattenimento in servizio. Non sarà possibile prolungare per altri due anni, come accade oggi, il lavoro.

Per i magistrati la regola subisce un temperamento. Oggi l'età di ritiro del giudici è in pratica, 75 anni. Per le toghe, infatti, il trattenimento in servizio è possibile per cinque anni raggiunta l'età limite che, sempre nel caso dei giudici è di 70 anni. Per evitare di decapitare in un solo colpo tutta la struttura apicale della magistratura (circa 400 posizioni a rischio secondo gli stessi magistrati), il governo ha deciso che l'abolizione del trattenimento in servizio avrà efficacia solo a partire dal 1° gennaio del 2016. Un'eccezione analoga è stata fatta anche peri militari. A differenza del magistrati per loro non c'è il trattenimento in servizio, ma l'ausiliaria che gli consente di allungare l'età per il collocamento in quiescenza da 62 a 67 anni la permanenza. Anche per loro l'abbassamento dell'età entrerà in vigore solo nel 2016.

Tra le norme inserite nel provvedimento c'è anche quella che autorizza le Pa ad obbligare chi ha raggiunto il massimo dei contributi previdenziali, ossia 42 anni e 6 mesi (41 anni e 6 mesi per le donne), a lasciare il lavoro (articolo 1, comma 5 del Dl 90/2014).  Secondo le stime del ministero della funzione pubblica, questa regola potrebbe liberare fino a 60 mila posti in un triennio.

Una norma che ha fatto molto discutere, e che probabilmente continuerà a far discutere, è quella che prevede il divieto per i pensionati di avere incarichi di consulenza, dirigenziali odi vertice in qualsiasi pubblica amministrazione. E questo vale sia che la pensione sia pubblica o privata. Dopo le indicazioni del quirinale però si è deciso un ammorbidimento. Il divieto di conferire incarichi di vertice ai pensionati entrerà in vigore soltanto a partire dai prossimi rinnovi, dunque tutti coloro che attualmente ricoprono queste posizioni rimarranno al loro posto. Non solo. Sarà ancora possibile conferire incarichi a soggetti pensionati nel caso questi siano assegnati a titolo gratuito. Un'altra eccezione, poi, sarà concessa a tutti gli organi costituzionali, come Camera, Senato, Corte Costituzionale e, fin quando ci sarà, anche il Cnel, potranno continuare ad assegnare posizioni a persone in quiescenza.

Le misure tuttavia avranno un costo non indifferente per lo stato. La relazione tecnica che accompagna il decreto ammette che la «staffetta generazionale» peserà per 354 milioni, la cui copertura, ancora una volta, sarà sostanzialmente a carico del commissario alla spesa pubblica Carlo Cottarelli che dovrà incrementare la sua dote di tagli. Confermate anche le regole sulla mobilità, che sarà obbligatoria entro i 50 chilometri, mentre per quella volontaria non ci sarà più bisogno del nulla osta dell'amministrazione di provenienza.

Il decreto allenta poi il blocco del turn over. Per le amministrazioni centrali resta confermata la percentuale di assunzioni rispetto alle cessazioni dell'anno precedente pari al 20% per il 2014, al 40% per il 2015, al 60% per il 2016, 80% per il 2017 e 100% dal 2018. Per le assunzioni non si fa più riferimento ai criteri di spesa e al numero di dipendenti, ma resta solo il criterio della spesa. Per gli enti di ricerca, fermo restando il vincolo dell'80% di spesa delle entrate correnti, il turn over è al 50% della spesa per il personale cessato nell'anno precedente (nel 2014 e nel 2015).

Tra le altre novità c'è il taglio all'attuale 75% al 10% del compenso professionale per l'avvocatura dello Stato (e le avvocature degli enti pubblici), in caso di sentenza favorevole in cui sia previsto il recupero delle spese legali a carico delle controparti. La norma non si applica agli avvocati inquadrati con qualifica non dirigenziale negli enti pubblici e negli enti territoriali. Non è previsto alcun compenso professionale in tutti i casi di pronunciata compensazione integrale delle spese, anche in caso di transazione dopo sentenza favorevole alle amministrazioni pubbliche.

Zedde

Sono iniziate oggi le discussioni in sede referente alla Commissione lavoro della Camera della pdl 224 nel testo unificato elaborato dal comitato ristretto della stessa commissione, contenente modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico. Kamsin Discussione che approderà alla Camera lunedì prossimo dopo il rinvio chiesto dal governo per studiare una posizione propria in materia di esodati. La Commissione dovrà tenere conto delle novità in materia previdenziale contenute nel disegno di legge delega approvato dal consiglio dei ministri dello scorso 13 giugno il cui testo, ancora oggi non è stato però comunicato in via ufficiale dal governo.

”Il governo mi pare disponibile a fare un passo avanti, non vorrei che il Ministero dell’economia e la Ragioneria mettessero i bastoni tra le ruote”. Cosi’ il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano. Dopo aver incontrato a Montecitorio il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il deputato del Pd spiega: “La commissione Lavoro ha una proposta, che ha un costo valutato dall’Inps negli anni di 47 miliardi che io credo sia un’esagerazione. In ogni caso dobbiamo fare i conti con i numeri. Vorremmo- aggiunge- che il governo facesse una sua proposta, fissando il principio che tutti i risparmi, che ci sono stati dalle precedenti cinque salvaguardie, siano utilizzati esclusivamente per fare altre operazioni. Una proposta potrebbe essere di spostare la data dal 6 gennaio 2015 al 6 gennaio 2016, vale a dire coloro che matureranno il diritto alla pensione entro quella nuova data possono usufruire delle regole precedenti alla riforma Fornero”.

Inoltre per Damiano bisogna “salvare i lavori a termine che sono stati licenziati e non hanno protezione, cancellare le penalizzazioni per chi utilizza le pensioni di anzianita’ prima dei 62 anni e risolvere il problema dei lavoratori macchinisti”. Rispetto all’atteggiamento del ministro, Damiano riferisce: “Il governo mi pare disponibile a fare un passo avanti, a fare una proposta che vada in questa direzione, non vorrei che il Ministero dell’economia e la Ragioneria mettessero i bastoni tra le ruote perche’ quelle risorse sono dei lavoratori esodati”.

Continua a trovarsi invece in stallo la proposta di legge Ghizzoni/Marzana che, come è noto, prevede di estendere la possibilità di accedere al trattamento pensionistico con i requisiti anagrafici e contributivi previsti dalla normativa previgente l'entrata in vigore dell'articolo 24 del decreto legge 2012/2011, anche al personale della scuola che aveva maturato tali requisiti entro il 31 agosto 2012.  L'esame della proposta non risulta essere all'ordine del giorno di questa settimana in nessuna commissione di Palazzo Madama. La situazione di stallo nella quale si è venuta a trovare la proposta è dovuta sempre al silenzio del governo, alle incertezze e ai dubbi della commissione bilancio sul reperimento delle risorse finanziarie e alla tenace resistenza esercitata dal ministero dell'economia e delle finanze.

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