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Pensioni, Poletti incontrerà i sindacati per discutere della Riforma Fornero
Sul fronte delle pensioni "i sindacati hanno chiesto un incontro, li incontreremo". Lo ha detto, ieri, a margine di un convegno di Unindustria Bologna, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
"In questa fase dobbiamo fare ancora un po' di lavoro istruttorio - ha osservato -, per il momento abbiamo definito quali sono le priorità di intervento che - ha concluso - debbono partire dalle problematiche sociali più acute".
Secondo il ministro del lavoro, infatti, il tema degli interventi sulla riforma Fornero delle pensioni "è all'ordine del giorno e il punto di riflessione coinciderà con la prossima legge di stabilità". Così il ministro del Lavoro Poletti, spiegando che si comincerà a parlarne prima dell'estate. La flessibilità in uscita a fronte di un assegno più basso "è una delle opzioni".
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Naspi 2015, M5S: l'importo dell'assegno si ridurrà troppo velocemente
La riforma degli ammortizzatori sociali entra nel vivo. Dal prossimo 1° maggio l'Aspi sarà sostituita dalla Naspi la cui durata ed importo saranno strettamente correlate alla retribuzione media pensionabile dei 4 anni antecedenti la domanda. Kamsin Abbiamo raccolto il parere della senatrice Nunzia Catalfo (M5S) che ci ha esposto il proprio punto di vista e i punti critici della Riforma soprattutto per quanto riguarda il calcolo dell'importo che, secondo il M5S risulterebbe particolarmente penalizzante.
Senatrice quali sono i punti piu' controversi del nuovo ammortizzatore? La parte peggiore è il sistema di calcolo dell'assegno o meglio la sua lenta e graduale riduzione. E' previsto infatti che la NASpI si riduca progressivamente nella misura del 3 per cento al mese dal primo giorno del quarto mese di fruizione. La percentuale di riduzione, apparentemente esigua, risulta in realtà gravemente penalizzante.
Perchè? Per il reddito preso a base e che dovrà essere rivalutato ogni anno sulla base degli indici Istat del costo della vita, (1195 euro), l'indennità lorda sarà inizialmente di 896,35 euro per arrivare, nel caso di utilizzo di tutte le 78 settimane di copertura, ad un'indennità lorda di 567,55 euro che rappresenta il 47,49 per cento del reddito di cui si godeva al momento della perdita del lavoro. Se si prende ad esame un reddito di 1500 euro lordi (range nel quale rientra la stragrande maggioranza dei lavoratori) l'indennità lorda sarà inizialmente 972,5 euro per arrivare, sempre nel caso di utilizzo di tutte le 78 settimane, ad un'indennità lorda di 615,84 euro che rappresenta il 41,06 per cento del reddito di cui si godeva al momento della perdita del lavoro. Ambedue le cifre citate sono al di sotto della soglia di povertà.
Tale riduzione appare dunque illogica, punitiva ed ingiustificata quasi che la permanenza nella condizione di disoccupazione sia imputabile alla volontà del lavoratore. E' infatti col permanere dello stato di disoccupazione che si andranno progressivamente ad erodere gli eventuali risparmi a cui può fare ricorso il lavoratore che abbia perso il lavoro e dunque sarà proprio nel momento di maggiore necessità che quello stesso lavoratore si vedrà ridurre l'effettivo importo del beneficio in maniera inversamente proporzionale all'aumentare delle necessità;
Cosa avete proposto al Governo? Noi abbiamo formulato un parere, in seno alla Commissione Lavoro del Senato che chiedeva la cancellazione della disposizione in questione. Anzi la si dovrebbe invertire prevedendo un incremento anzichè una riduzione.
Non si rischia in questo modo di incentivare comportamenti poco disponibili alla ricerca di un nuovo lavoro? No. L'obiezione in base alla quale una simile modifica finirebbe per disincentivare il lavoratore a ricercare un'occupazione è facilmente contraddetta tenendo conto della disposizione che condiziona l'erogazione della NASpI "alla regolare partecipazione alle iniziative di attivazione lavorativa nonché ai percorsi di riqualificazione professionale proposti dai Servizi competenti". Al fine di rendere realmente efficace tale meccanismo di condizionalità sarebbe tuttavia necessario dare piena e rapida attuazione alle apposite disposizioni di delega sui servizi essenziali in materia di politica attiva del lavoro, destinando a tal fine consistenti ed adeguati investimenti in capitali e risorse umane.
Alcuni problemi riguardano anche il calcolo della pensione.
Quali? Rispetto alla prima versione dello schema di decreto pubblicata, è stata cancellata la previsione, di cui all'articolo 12, del periodo transitorio per il 2015 per quanto riguarda la contribuzione figurativa che invece viene sin da subito rapportata entro un limite di retribuzione pari a 1,4 volte l'importo massimo mensile della NASpI per l'anno in corso. In pratica l'assegno pensionistico sarà piu' leggero.
Però il detrimento sarebbe solo sugli assegni medio-alti. Non potrebbe essere accettabile? Sì, a patto che si inserisca una specifica disposizione volta a consentire al lavoratore la possibilità di integrare, mediante versamenti volontari la contribuzione figurativa fino al raggiungimento di un monte contributivo pari a quello che sarebbe spettato in mancanza del riproporzionamento.
Si è posta anche la questione dei lavori stagionali. Come stanno le cose? E' uno dei temi che il Governo non ha affrontato. La nuova disciplina appare svantaggiosa per i lavoratori stagionali che non potranno più coprire il proprio reddito per tutto l'anno, in quanto percepiranno l'indennità per la metà dei mesi lavorati. In pratica chi riusciva a lavorare 6 mesi all'anno, poteva coprire gli altri 6 mesi dell'anno con il sussidio. Dal 1° maggio invece, i lavoratori stagionali, percepiranno la metà dei mesi lavorati (quindi solo per 3 mesi). Il danno economico, per le famiglie che lavorano in posti dove c'è solo lavoro stagionale, sarà enorme. Questa situazione comporterà l'impoverimento dei paesi che vivono di turismo.
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Dichiarazione dei Redditi, ai nastri di partenza il 730 precompilato
Per venti milioni di pensionati, lavoratori dipendenti e assimilati a partire dal 15 aprile sara' disponibile il modello 730 precompilato.
Kamsin Si avvina il debutto del 730 precompilato. Per elaborarlo l'Agenzia delle Entrate sta utilizzando le informazioni disponibili in Anagrafe tributaria, quelle trasmesse dalle banche, dalle assicurazioni e dai sostituti d'imposta (enti previdenziali e datori di lavoro). Benche' le operazioni di acquisizione e trattamento dei dati siano ancora in corso, grazie al contributo di tutti gli attori coinvolti nel progetto "730 precompilato", sono state gia' trasmesse piu' di 100 milioni di operazioni relative ai premi assicurativi, interessi passivi sui mutui e contributi previdenziali, oltre a quasi 19 milioni di certificazioni uniche. Dal 2016 saranno presenti nella dichiarazione precompilata anche le spese sanitarie che danno diritto a deduzioni dal reddito o detrazioni d'imposta e altre spese comuni, come ad esempio le tasse per l'iscrizione all'universita'.
Grazie a questo patrimonio informativo i contribuenti potranno disporre gia' nel 2015 di una dichiarazione dei redditi precompilata dal Fisco in tutto o in buona parte. Il contribuente, spiega l'Agenzia delle Entrate, puo' comunque modificare, integrare o accettare il modello agevolmente e trasmetterlo al Fisco, dall'1 maggio al 7 luglio, direttamente dal proprio PC o delegando il sostituto d'imposta che presta assistenza fiscale, un Caf o un professionista. Se la dichiarazione viene accettata direttamente cosi' com'e' o modificata tramite un Caf o un professionista abilitato, si chiude cosi' la partita con il Fisco.
Infatti in quest'ultimo caso i controlli documentali sono effettuati direttamente nei confronti dei Caf e dei professionisti ai quali i cittadini si affidano. Proprio per il ruolo di maggiore responsabilita' al quale sono chiamati gli intermediari con il Decreto ministeriale del 29 dicembre 2014 e' stata prevista una diversa modulazione dei compensi. La dichiarazione precompilata si basa sulle certificazioni dei sostituti d'imposta per redditi di lavoro dipendente e assimilati, pensioni e compensi per attivita' occasionali di lavoro autonomo. Il modello contiene, inoltre, le informazioni presenti in Anagrafe tributaria relative alle spese di ristrutturazione edilizia e di risparmio energetico, ai versamenti effettuati con il modello F24, alle compravendite immobiliari, ai contratti di locazione registrati e alla dichiarazione dei redditi dell'anno precedente.
Nel nuovo 730, infine, sono disponibili anche i dati trasmessi da altri soggetti, che riguardano alcuni oneri detraibili e deducibili sostenuti dai contribuenti. Per quest'anno si tratta di interessi passivi sui mutui, premi assicurativi e contributi previdenziali. Per accedere al modello occorre il codice Pin per i servizi telematici dell'Agenzia che puo' essere richiesto sul sito www.agenziaentrate.gov.it, telefonicamente al numero 848.800.444 o presso gli uffici territoriali delle Entrate. Per agevolare i cittadini che gia' dispongono del Pin dispositivo dell'Inps e' previsto un accesso anche attraverso il sito dell'Istituto. In alternativa, e' possibile delegare il proprio sostituto di imposta disponibile ad effettuare l'assistenza fiscale, un Caf o un professionista abilitato.
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Riforma Pensioni, si riapre il capitolo esodati
Mercoledì la sottocommissione ad hoc di Palazzo Madama incontrerà la Rete dei Comitati degli Esodati per esaminare i casi residui e le proposte per un ulteriore intervento.
Kamsin Mentre il governo sta avviando una riflessione su una manutenzione della legge Fornero da realizzare con la prossima legge di stabilità mercoledì prossimo alle 8 e 30 la sottocommissione "Esodati" guidata da Annamaria Parente (Pd) incontrerà a Palazzo Madama la Rete dei Comitati degli esodati. Oggetto dell'incontro sarà la predisposizione di ulteriori meccanismi di salvaguardia con riferimento in particolare a quelle categorie che attualmente sono rimaste escluse dagli attuali sei provvedimenti di tutela.
Che qualcosa si sta muovendo su questo fronte era chiaro già da alcune settimane. La commissione Lavoro del Senato ha creato un Comitato ad hoc sugli esodati che ha già deciso di far scattare in tempi molto stretti un censimento "on line" delle persone prossime alla pensione ma rimaste disoccupate a causa della risoluzione del rapporto di lavoro precedente al gennaio 2012 rimanendo così senza reddito e senza pensione.
Le richieste dei vari gruppi che si sono formati vanno dall'estensione delle attuali tutele sino al 2018 all'inclusione delle categorie che sino ad oggi sono state escluse tout court: ad iniziare dai lavoratori titolari del trattamento edile, di coloro che non hanno potuto siglare accordi con il datore entro il 2011 a seguito del fallimento dell'azienda, alcuni lavoratori e lavoratrici appartenenti ai cd. quindicenni, dei lavoratori con contratti atipici (si pensi ai collaboratori a progetto o ai somministrati).
Anche se sarà difficile che tutte le richieste siano accolte nei giorni scorsi è arrivata però l'apertura da parte di alcuni componenti della Commissione Lavoro dell'altro ramo del Parlamento, ad un intervento che allunghi di un anno (dal 6 gennaio 2016 al 6 gennaio 2017) le tutele previste dalla legge 147/2014 (cd. sesta salvaguardia).
Secondo quanto anticipato da Maria Luisa Gnecchi (Pd) il nuovo intervento, una settima salvaguardia, potrebbe interessare circa 12mila prosecutori volontari, 6100 lavoratori cessati con accordi o in via unilaterale, 1.700 lavoratori in congedo ex legge 104/1992, 1200 cessati a tempo indeterminato ed 800 lavoratori in mobilità (si veda la tabella sottostante). Per un totale di circa 21-22mila lavoratori.
Circa due terzi di queste posizioni, secondo la Gnecchi, sarebbe coperto tramite la riarticolazione delle vecchie salvaguardie nelle quali si registrano molte eccedenze rispetto ai numeri originariamente previsti. Le posizioni da finanziare ex-novo oscillerebbero tra le 7mila e le 8mila unità portando complessivamente a circa 178.000 il numero dei salvaguardati.
Sullo sfondo resta la manutenzione alla Legge Fornero che il Governo sta avviando, una modifica che dovrebbe sicuramente prevedere un nuovo meccanismo flessibile delle uscite verso il pensionamento (probabilmente con il ricorso al sistema delle penalizzazioni), sempreché arrivi il preventivo via libera da Bruxelles sulla nuova articolazione nel tempo dei risparmi previdenziali che deriverebbe.
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Congedi parentali, tutela piu' ampia con il Jobs Act. Ecco cosa cambia
Le misure sono contenute nella bozza di decreto attuativo del Jobs Act, approvato in via preliminare lo scorso 20 Febbraio dal consiglio dei ministri.
Kamsin Congedo parentale piu' ampio. Almeno per il 2015. Quest'anno, infatti, i genitori potranno fruire del congedo parentale sino ai 12 anni di età del figlio (invece di otto). Sempre quest'anno, i genitori avranno diritto all'indennità di congedo parentale, senza vincoli di reddito, fino all'età di sei anni (e non tre). E' quanto stabilisce la bozza di decreto attuativo del Jobs Act, approvato in via preliminare dal consiglio dei ministri e in attesa del parere delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato.
Congedo Parentale. L'istituto maggiormente toccato dal provvedimento è il congedo parentale, la cui durata resta però invariata. Il periodo massimo di fruizione viene infatti esteso dall'ottavo anno di vita del bambino al dodicesimo. In pratica, le novità andranno a beneficio dei genitori di figli d'età oltre gli otto e fino ai dodici anni (cioè per i nati tra il 2007 e il 2012). Costoro, infatti, beneficeranno di una sorta di «riapertura» dei termini per fruire del congedo parentale: se non lo hanno sfruttato per i sei mesi entro gli otto anni di vita del figlio, i genitori potranno richiederlo nel 2015 fino al compimento dei dodici anni.
Indennità di Maternità. Non solo. I genitori di figli d'età oltre i tre e fino a sei anni (cioè per i bimbi nati tra il 2009 e il 2012), invece, oltre a poter richiedere il congedo fino ai dodici anni del figlio, avranno anche la possibilità di ricevere l'indennità di maternità, senza alcuna condizione di reddito. Si allunga cioè anche il periodo indennizzato dall'Inps il cui importo resta però fissato nella misura del 30% della retribuzione: non più fino al terzo anno di vita del bambino, ma fino al sesto.
Contestualmente inoltre viene abrogata la disposizione che consentiva di continuare a percepire l'indennità dopo il terzo anno a condizione che il reddito individuale dell'interessato fosse inferiore a 2,5 volte l'importo del trattamento minimo di pensione a carico dell'assicurazione generale obbligatoria.
Congedo ad Ore. Il provvedimento contiene inoltre una spinta all'utilizzo del congedo parentale a ore, possibilità introdotta dalla legge Fornero, e che doveva però essere regolamentata dalla contrattazione collettiva. Considerato che ciò fino a oggi è avvenuto in pochissimi casi, il legislatore ne consente l'uso anche senza disciplina contrattuale fissando alcune regole di carattere generale. In particolare il decreto prevede che ciascun genitore può scegliere tra la fruizione giornaliera e quella oraria. Vengono modificati anche i termini di preavviso: da 15 giorni si passa a 5 per il congedo giornaliero e a 2 in caso di congedo ad ore.
Congedo di maternità. Altre modifiche riguardano il congedo di maternità. Da un lato si concede la possibilità per la madre di sospenderlo in caso di ricovero del neonato in una struttura pubblica o privata. Se pertanto il bambino viene ricoverato nel periodo previsto per la cosiddetta astensione obbligatoria (tre o quattro mesi dopo il parto) il periodo può essere sospeso e riprenderà a decorrere dopo le dimissioni del figlio, a condizione che la lavoratrice produca una attestazione medica che dichiari la compatibilità dello stato di salute della donna con la ripresa dell'attività lavorativa. Il diritto della sospensione del congedo può essere esercitato una sola volta per ogni figlio. L'altra importante novità è l'estensione del diritto a percepire l'indennità di maternità (direttamente dall'Inps) anche nel caso di risoluzione del rapporto per giusta causa, precedentemente escluso.
Parasubordinate. Il provvedimento estende loro il principio della automaticità dell'indennità di maternità. In questo modo, come per avviene per le dipendenti, le lavoratrici avranno diritto alla prestazione anche in caso di mancato pagamento dei contributi da parte del committente. Inoltre viene esteso anche a loro il diritto all'indennità per cinque mesi in caso di adozioni.
Vittime di Violenza. Novità assoluta è l'introduzione di un congedo retribuito di durata di tre mesi, a favore delle donne vittime di violenza di genere. In particolare, alle lavoratrici dipendenti, pubbliche e/o private, e alla collaboratrici a progetto, inserite in percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, tali certificati dai servizi sociali del comune di residenza o dai centri antiviolenza o dalle case rifugio, hanno il diritto di astenersi dal lavoro (sospensione del contratto, nel caso di co.co.pro.) per motivi connessi al percorso di protezione per un periodo massimo di tre mesi.
Diversa però è la tutela retributiva e normativa; infatti, alla lavoratrice dipendente per tutto il periodo di congedo spetta l'intera retribuzione e l'assenza non rileva ai fini dell'anzianità di servizio, della maturazione delle ferie, della tredicesima mensilità e del trattamento di fine rapporto. La lavoratrice dipendente, infine, ha diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in tempo parziale, verticale od orizzontale, nonché al ripristino del tempo pieno, a sua richiesta.
La durata. Tutte queste novità, è questa è la nota dolente, si applicano per il solo anno corrente (2015) e per le sole giornate di astensione riconosciute nello stesso anno. Resta quindi da chiedersi quanto sia efficace un intervento per un periodo di tempo così limitato. Probabilmente c'è da aspettarsi un rinnovo.
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Pensioni Militari, no all'uscita anticipata per il personale non operativo
La risposta del sottosegretario alle Politiche Sociali, Franca Biondelli, chiarisce che il personale amministrativo è soggetto ai requisiti pensionistici piu' elevati vigenti nell'AGO.
Kamsin Il personale tecnico-amministrativo dei vigili del fuoco e di tutti i comparti della forze armate e di polizia ad ordinamento civile non fruisce di un anticipo dell'età pensionabile. E' quanto ha chiarito il Sottosegretario al welfare Franca Biondelli, ieri, in risposta ad una interrogazione da parte di Marilena Fabbri (Pd) circa la possibilità per tale personale di essere annoverato all'interno del comparto comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico e, quindi, di accedere alla pensione con età inferiori rispetto ai requisiti vigenti nell'AGO.
Secondo il sottosegretario dal punto di vista previdenziale, "tale personale risulta assoggettato al regime pensionistico previsto per gli appartenenti al pubblico impiego ancor prima dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 201 del 2011, cosiddetto «Salva Italia», diversamente dal personale del ruolo operativo del Corpo, il quale è assoggettato ad un regime previdenziale specifico e di maggior favore".
Il sottosegretario ha inoltre ricordato come il comparto difesa e sicurezza non sia stato toccato dalla Riforma Fornero del 2011: l'articolo 24, comma 18 del Dl 201/2011 indicava l'adozione di un regolamento di armonizzazione che ricomprendesse anche il comparto difesa-sicurezza e del comparto vigili del fuoco e soccorso pubblico nonchè alcune categorie di lavoratori iscritti presso l'Inps, l'ex-Enpals e l'ex-Inpdap. Tuttavia, sulla base dei pareri formulati dalle competenti commissioni parlamentari, si è proceduto allo stralcio della parte relativa al comparto difesa-sicurezza e del comparto vigili del fuoco e soccorso pubblico, cosicché il Dpr 157/2013 ha riguardato esclusivamente le categorie di personale iscritto presso l'Inps, l'ex Inpdap e l'ex Enpals.
Nel prendere atto della risposta fornita dalla rappresentante del Governo, l'onorevole Fabbri ha chiesto, inoltre, all'esecutivo di fornire assicurazioni circa i propri intendimenti in ordine alla disciplina pensionistica futura da applicare ai lavoratori dei comparti difesa e sicurezza e vigili del fuoco e soccorso pubblico, non interessati dalle disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 157 del 2013. Il regolamento citato infatti, ricorda la Fabbri, "costituisce una prima applicazione del processo di armonizzazione previsto dall'articolo 24, comma 18 del Dl 201/2011 e ciò lascia intendere la possibilità di un intervento ulteriore che ricomprenda anche il settore difesa e sicurezza".
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Pensioni, abbinare il reddito di cittadinanza con le uscite flessibili
Lo sostiene l'ex Ministro del Lavoro e presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano in risposta all'iniziativa del M5S di accelerare sul ddl che introduce il reddito minimo di cittadinanza.
Kamsin Affrontare il problema dei nuovi poveri e’ indubbiamente una priorita’. Per intervenire, in una situazione nella quale aumentano le disuguaglianze, e’ necessario utilizzare contemporaneamente una pluralita’ di strumenti che siano in grado di cogliere la specificita’ delle varie platee interessate”. Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.
“Un reddito di cittadinanza, come propone il Movimento 5 stelle – continua Damiano – e’ sicuramente augurabile per coloro che sono al di sotto dei livelli di sussistenza e non dispongono di alcuna forma di protezione ne’ redditi, seppur minimi, da lavoro o da pensione. Una seconda categoria e’ formata dai pensionati che hanno assegni bassi, come testimoniano i dati dell’INPS, per i quali va potenziata o ripristinata una adeguata forma di indicizzazione. Esiste poi una platea di nuovi poveri rappresentata da coloro che hanno perso o rinunciato al lavoro in tarda eta’ e sono visti spostare in avanti il traguardo della pensione”. “Rimanere senza reddito per quattro o cinque anni – prosegue Damiano – condanna le persone alla emarginazione. In questo caso si tratta di introdurre nel sistema pensionistico, come noi proponiamo da tempo, un criterio di flessibilita’ che consenta di anticipare l’uscita dal lavoro verso la pensione. La nostra proposta è nota ed è aperta al contributo di tutti: per questo sarà calendarizzata in Commissione Lavoro alla Camera nei prossimi giorni.
Infine, esistono lavoratori che appartengono ad aziende con processi di ristrutturazione per i quali e’ prevista la cassa integrazione, la mobilita’ e l’assegno di disoccupazione. In questo caso e’ necessario che gli ammortizzatori sociali abbiano una durata strutturalmente piu’ lunga di quella attuale”.
“Soltanto con l’adozione di strumenti mirati e diversificati si puo’ intervenire efficacemente nella attuale situazione dosando le risorse a disposizione e incidendo, in questo modo, sull’area della poverta’”, conclude Cesare Damiano.
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Pensioni, crescono le aliquote contributive per le aziende agricole
Sale al 28,30% l’aliquota contributiva, dovuta per l’anno 2015, dalle aziende agricole che occupano operai a tempo determinato e a tempo indeterminato.
Kamsin Continua senza sosta l’incremento contributivo a cui sono soggette le aziende agricole che hanno alle proprie dipendenze lavoratori operai a tempo determinato (OTD) e a tempo indeterminato (OTI). Infatti, per l’anno 2015, tali aziende sono chiamate a corrispondere al FPLD un’aliquota contributiva del 28,30%, di cui l’8,84% è a carico del lavoratore.
Tutto invariato invece, per i contributi per l’assistenza infortuni sul lavoro (INAIL) che, a decorrere dal 1° gennaio 2001, restano fissati:
- al 10,13% (Assistenza Infortuni sul Lavoro);
- al 3,12% (Addizionale Infortuni sul Lavoro).
A comunicarlo è stato l’INPS con la Circolare n. 49/2015.
Normativa - L’incremento contributivo, in particolare, deriva dall’art. 3, co. 1 del DLgs. n. 147/1997 il quale ha previsto che - a partire dal 1° gennaio 1998 – le aliquote contributive dovute al FPLD dai datori di lavoro agricolo, che impiegano operai a tempo indeterminato (OTI) e a tempo determinato ed assimilati (OTD), siano elevate – annualmente – della misura di 0,20 punti percentuali a carico del datore di lavoro, sino al raggiungimento dell'aliquota complessiva del 32% a cui si deve aggiungere l’incremento di 0,30 punti percentuali di cui all’articolo 1, comma 769, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
Risulta, invece, esaurito l’adeguamento dell’aliquota contributiva a carico del lavoratore in quanto la stessa ha già raggiunto la misura piena (8,84%).
Aziende agricole di tipo industriale – Differente è invece la percentuale contributiva dovuta dalle aziende singole o associate di trasformazione o manipolazione di prodotti agricoli zootecnici e di lavorazione di prodotti alimentari con processi produttivi di tipo industriale. Per queste ultime, infatti, l’aliquota contributiva dovuta al FPLD ha già raggiunto – nell’anno 2011 – il limite complessivo del 32%, cui si aggiunge lo 0,30%. Pertanto, per l’anno 2015, per tali aziende l’aliquota resta fissata nella misura del 32,30%.
Agevolazioni – Tutto vecchio, rispetto allo scorso anno, per quanto riguarda le agevolazioni per zone tariffarie nel settore agricolo, in quanto vigono ancora le regole introdotte dall’art. 1, co. 45 della Legge di Stabilità 2011 (L. n. 220/2010). Tale norma, in particolare, prevede che:
- per le aziende residenti nei territori montani, l’agevolazione è del 75%;
- per le aziende residenti nei territori svantaggiati, l’agevolazione è del 68%;
- nessuna agevolazione è, invece, prevista per le aziende residenti nei territori non svantaggiati (ex fiscalizzato Nord).
Infine, l’Istituto previdenziale tiene a precisare che l’agevolazione non trova applicazione sul contributo previsto dall’art. 25, c. 4 della L. n. 845/1978, versato dai datori di lavoro unitamente alla contribuzione a copertura dell’ASpI.
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730 precompilato, solo il 2,5% dei contribuenti ha il Pin per accedere
Mancano poco più di due settimane al debutto del 730 precompilato. Ma, nonostante la campagna di informazione messa in campo dall'Agenzia delle Entrate, è già allarme su tempi e modalità. Il problema principale ruota attorno al pin, il codice numerico necessario per scaricare la dichiarazione stilata dal fisco. Kamsin Ad oggi, su circa 20 milioni di contribuenti che riceveranno il 730 pre-compilato, solo il 2,5% si è procurato il codice per accedere ai servizi.
Ma tra le tante incognite che ruotano attorno alla "precompilata", una recente circolare diramata dall'agenzia diretta da Rossella Orlandi ha complicato ulteriormente le cose. La "dichiarazione congiunta" non può essere stilata automaticamente e va sempre presentata da un professionista. Di fatto, è come dire che va rifatta integralmente. Tutte queste difficoltà hanno scatenato la reazione di Caf e professionisti, convinti che, a dispetto di quanto previsto dal governo, rispetto all'anno scorso ci sarà molto più da lavorare.
Il codice pin Per accedere al nuovo 730 bisogna essere in possesso del pin dell'Agenzia delle Entrate o, in alternativa, del "pin dispositivo" dell'Inps. Al momento, però, sono solo 500 mila i contribuenti che hanno ottenuto il codice numerico. Il timore, ora, è che a ridosso delle scadenze possa arrivare una tale mole di richieste da creare forti rallentamenti all'intero sistema (nel caso della procedura online le ultime cifre del pin arrivano direttamente a casa).
Il caso "congiunta" La circolare dell'Agenzia dell'Entrate, pubblicata lo scorso 23 marzo, chiarisce alcuni aspetti della dichiarazione dei redditi congiunta. Si tratta dei casi, ad esempio, in cui uno dei coniugi non lavora e ha solo un piccolo reddito da fabbricati. In questi casi chi vuole, anche per i redditi 2014, presentare la "congiunta", deve rivolgersi a un professionista che scaricherà le due distinte "precompilate" per stilarne una nuova. In questi casi, visto che si tratta di una correzione, si perdono l'esonero sui controlli e quello sulle verifiche preventive sui maxirimborsi.
I numeri La preoccupazione per la mole di lavoro che coinvolgerà commercialisti e Caf, deriva anche dal fatto che il 2015 sarà l'anno zero del nuovo 730. Alcune voci andranno integrate, per cui bisognerà rivolgersi ai professionisti. Un esempio su tutti: le spese mediche detraibili al 19%. Questa voce entrerà nel 730 precompilato sono nel 2016. Quest'anno, bisognerà aggiungerle. Nel 2013 sono stati 13 milioni i contribuenti che hanno fatto ricorso allo sconto fiscale e si calcola che quest'anno saranno 14 milioni, in pratica il 72% di coloro che riceveranno il nuovo 730. Numeri alla mano significa che, nella migliore delle ipotesi, consegneranno la dichiarazione senza correzioni solo il 28% dei contribuenti.
«Le procedure per integrare il nuovo 730 sono abbastanza lunghe dice Fabio Coacci, segretario dell'Ordine dei commercialisti di Genova se poi bisogna assumersi la responsabilità di quello che presentiamo, è preferibile rifare integralmente la dichiarazione ricontrollando tutti i documenti». Per Coacci, inoltre, l'attenzione del governo forse «doveva spostarsi su altre cose» perché non è attraverso il 730 precompilato «che si crea un fisco amico».
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A cura di Carlo Gravina
Pensioni, anche gli enti previdenziali potranno aiutare le aziende in crisi
Gli enti previdenziali potranno partecipare nel capitale delle imprese in difficoltà. È quanto prevede l'emendamento 7.27 presentato dai Relatori Marco Causi (Pd) e Luigi Taranto (Pd) nel corso dei lavori presso le commissioni finanze e attività produttive della camera al decreto legge cd. sulle banche popolari (Dl 3/2015). Kamsin La misura prevede in pratica che anche agli enti previdenziali, purché in quota minoritaria, potranno partecipare alla creazione di una Società per azioni per la patrimonializzazione e la ristrutturazione delle imprese con sede in Italia il cui capitale sarà interamente sottoscritto da investitori istituzionali e professionali. Lo scopo è la ristrutturazione, il sostegno e riequilibrio della struttura finanziaria e patrimoniale di imprese caratterizzate da adeguate prospettive industriali e di mercato.
La proposta di consentire agli enti previdenziali pubblici e alle Casse Previdenziali di partecipare alle operazioni di rifinanziamento di imprese in crisi è stata però osteggiata dalle opposizioni. Secondo Sel il principale problema sta nel fatto che il patrimonio e le prestazioni erogate dagli enti previdenziali pubblici possa essere, in questo modo, esposto a rischi. L'osservazione tuttavia è respinta dal Governo e dai Relatori che hanno sottolineato come gli enti previdenziali effettuino costantemente investimenti che in questo caso, peraltro, sono coperti da garanzia dello Stato. La norma infatti stabilisce che il governo promuova la sottoscrizione del capitale sociale da parte di investitori istituzionali e professionali; sottoscrizione a sua volta agevolata dal fatto che gli investitori potranno avvalersi della garanzia dello stato.
L'approvazione dell'emendamento ha fatto sì che la Società che si andrà a costituire non vada ad operare più solo per il rilancio di imprese industriali, come originariamente previsto, ma su tutti i fronti. Obiettivo della creazione dell'organismo, quello di contribuire a una nuova partenza delle attività, con sede in Italia che, nonostante temporanei squilibri patrimoniali o finanziari, siano caratterizzate da adeguate prospettive industriali e di mercato, «ma necessitino di ridefinizione della struttura finanziaria o di adeguata patrimonializzazione o comunque di interventi di ristrutturazione».
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