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Europa: Prodi, grande coalizione attesa e logica
- Milano, 28 mag. - Secondo l'ex presidente della Commissione europea Romano Prodi, dopo il risultato delle elezioni europee di domenica, "la grande coalizione e' attesa e logica". Prodi sta intervenendo ad un dibattito sugli scenari che si prefigurano dopo le elezioni europee, a Milano e si e' chiesto se "di fronte ad una minaccia dei partiti populisti ed euroscettici, la grande coalizione, attesa e logica, fara' un passo avanti per evitare che raddoppino. O invece sara' una commissione che tendera' al piccolo compromesso quotidiano".
Prodi ha aggiunto che la Germania "non ha interesse a cambiare e per questo occorre un blocco di Paesi che abbia una politica economica comune". Le priorita' che questa Europa dovra' affrontare sono quelle relative al "problema del coordinamento fiscale e quelle della politica energetica comune". Per Prodi, le priorita', che pure esistono, di difesa e politica estera arriveranno "tra vent'anni.
Le priorita' vere in politica, pero', sono quelle che si possono fare realisticamente". "Non so se Draghi sparera' un colpo di bazooka, ma se lo facesse favorirebbe la ripresa". Prodi, riferendosi alle politiche annunciate dal governatore della Bce, Mario Draghi, si e' detto certo tuttavia che "la Bce fara' di tutto per aiutare la ripresa economica dell'Europa". .
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Grillo: nessuna Waterloo, presto M5S sara' forza governo
- Roma, 28 mag. - Dopo il vertice Ue di ieri, in cui i leader hanno iniziato a porre le basi della nuova politica europea e cercare un'intesa sui nuovi assetti, oggi e' il giorno del fronte degli euroscettici, con incontri ai vertici tra le forze piu' rappresentative delle posizioni critiche nei confronti dell'euro e dell'Unione europea. Due i leader politici italiani volati a Bruxelles per verificare la fattibilita' di alleanze strategiche per far sentire piu' forte in Europa la loro voce.
Beppe Grillo incontrera' oggi Nigel Farage, il leader dei populisti inglesi dell'Ukip, ma si tratta di un "primo confronto" per vedere se sia possibile trovare una convergenza su alcuni punti. Poi pero' sull'eventuale nascita di un gruppo euroscettico si dovra' pronunciare la Rete con un voto.
Lo conferma il capogruppo pentastellato alla Camera, Giuseppe Brescia, che sottolinea che su alcuni punti non puo' esserci una convergenza, come ad esempio sull'immigrazione: "Quello e' un partito xenofobo, il nostro no. Ricordo che e' grazie a noi che e' stato abolito il reato di immigrazione clandestina". Noi siamo anti-austerity e vogliamo rivedere il Fiscal Compact" ma Brescia ricorda che in ogni caso "proporremo sempre alla Rete di pronunciarsi sulla formazione di un gruppo per essere incisivi in Europa. E' scritto nel regolamento". Di cio' che Grillo e Farage si diranno oggi, i parlamentari 5 stelle saranno informati ma non direttamente da Grillo perche', spiega Brescia, "al momento non sono previsti incontri con Grillo"
Dopo lo shock iniziale, all'indomani dei risultati delle elezioni europee, Grillo prova a riprendere le redini e via facebook garantisce: "Nessuno si illuda, siamo qui per restare. Il tempo e' dalla nostra parte!". E dal suo blog fa anche l'analisi del voto: "Dopo le autoflagellazioni, le richieste di autocritica, il maalox, le dimissioni chieste a Grillo senza specificare peraltro da quale carica da miracolati della politica usciti allo scoperto, forse e' il caso di cercare un minimo di obiettivita' e di realismo nel valutare il risultato elettorale. Il M5S ha oggi 17 europarlamentari da zero, e' il secondo partito del Paese e il primo movimento, ha, per ora, un nuovo sindaco e partecipa a 12 ballottaggi in citta' importanti come Livorno, Modena, Fano e Civitavecchia, oltre 500 nuovi consiglieri comunali".
"La nostra affermazione, anche se non possiamo nascondere che volevamo arrivare prima del PD, e' stata trasformata in una sconfitta storica, una Caporetto, una Waterloo. Ma quanto vino (scadente) bevono prima di scrivere?". E' quanto si legge in un post di Beppe Grillo sul suo blog.
"Il M5S - scrive Grillo - e' qui per restare e per contare in Europa. Siamo la prima forza di opposizione in Italia (l'unica in realta' dopo decenni), in attesa di diventare forza di governo. La maggioranza relativa degli italiani che hanno tra 18 e 29 anni vota M5S. E' solo una questione di tempo. Poi tutto cambiera' e ai partiti e ai loro media asserviti non restera' che piangere.
L'attacco e' soprattutto verso il Pd: "Il M5s e' nato nell'ottobre del 2009, il Pd, pur con continui cambi di nome dal dopoguerra, allora si chiamava Pci. Per una mutazione completa dovrebbe chiamarsi Pdc (Partito democratico cristiano), un preludio al nome finale, Dc, per chiudere il cerchio. I nipotini di De Mita, i selfie storici di Renzie e di Letta e di Alfano con De Mita sono rintracciabili in rete, hanno - scrive Grillo - fagocitato la sinistra come un pitone inghiotte un topo e il bello che e' i post comunisti sono pure contenti".
Esodati, Damiano: ora si approvi rapidamente la Riforma
L'Ex ministro del lavoro Cesare Damiano chiede, superata la tornata elettorale del 25 Maggio, un iter rapido per risolvere i problemi sul fronte delle pensioni a cominciare dalla riapertura del tavolo di confronto sulla questione esodati: "Chiediamo al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti di riconvocare a breve il tavolo di confronto sul tema delle pensioni che ha visto, nel corso della prima riunione del 7 maggio scorso, la presenza dei dicasteri del Lavoro e dell’Economia, dell’ INPS e delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato.
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Dopo quel primo esame del tema degli ‘esodati’, occorre ora passare ad una soluzione di merito. Il ministro Poletti si è impegnato ad indicare prime proposte che, per noi, passano attraverso due strade:l’introduzione di un criterio di flessibilità nel sistema pensionistico, oppure il ripristino del sistema delle quote, aggiornato rispetto alle soluzioni trovate nel 2007 dal Governo Prodi. Va ricordato che la Commissione Lavoro della Camera ha formulato un testo, frutto della ricerca unitaria di tutti i partiti, che potrebbe essere calendarizzato per l’aula entro la fine del mese di giugno. Prima di quella data va trovata una soluzione, compresa la copertura finanziaria: altrimenti la questione ‘esodati’ corre il rischio di restare al palo.
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Acconto Tasi 2014, si avvicina la scadenza del 16 Giugno
Si inizia a chiarire il quadro finale dei Comuni che chiameranno i contribuenti a versare l'acconto Tasi il 16 giugno dopo aver approvato in tempo le delibere con le aliquote, e averle pubblicate sul sito del dipartimento Finanze entro il 31 Maggio.
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Ancora pochi giorni dunque prima di conoscere definitivamente quali saranno i comuni cd. "puntuali". Il ministero del l'Economia ha diffuso ieri l'ultimo dato sulle delibere pubblicate: sono 2.163 ma mancano ancora alcune delibere da elaborare e pubblicare. I Comuni però hanno ancora qualche ora per inviare le delibere (approvate entro il 23 Maggio) al MEF che provvederà a renderle pubbliche e quindi efficaci rispetto alla data del 16 Giugno.
A parte quest'ultimo rush la maggioranza dei comuni non ha deliberato e pertanto, in ben 6mila Comuni, l'appuntamento con la Tasi sarà rinviato a ottobre (si attende conferma ufficiale con un decreto) o a dicembre (data però che vale solo per le prime case).
Ricapitolando: Per i Comuni che deliberano e pubblicano entro maggio la Tasi si paga entro il 16 giugno con una prima rata in acconto, pari al 50% dell’imposta complessivamente dovuta calcolata sulla base dell'aliquota e delle detrazioni deliberate per ogni tipologia di immobile. Il saldo si versa entro il 16 Dicembre. Nei comuni ritardatari (possono approvare le delibere entro il 31 luglio) le scadenze si sdoppiano a seconda se trattasi di immobile principale, si pagherà tutto in unica soluzione il 16 Dicembre, o di altri immobili (si pagherà probabilmente il 16 Ottobre l'acconto e il saldo il 16 Dicembre).
A regime, poi dal 2015, il versamento potrà essere effettuato in un’unica soluzione entro il 16 giugno oppure in due rate. Nel caso delle due rate, la prima andrà pagata sempre entro il 16 giugno e sarà pari al 50% del totale, calcolato sulla base dell'aliquota e delle detrazioni dei dodici mesi dell'anno precedente. La seconda rata andrà saldata entro il 16 dicembre con eventuale conguaglio in base agli atti pubblicati sul sito del ministero dell'Economia entro il 28 ottobre di ciascun anno di imposta.
Immigrati: Alfano, da inizio anno sbarcati quasi 40mila
Riforma Pa, Madia: la mobilità sarà su base volontaria
Il governo accelera sulle Riforme del mercato del Lavoro e della Pubblica Amministrazione. E' questa una delle prime conseguenze del voto di domenica scorsa che ha sostanzialmente legittimato il primo ministro Matteo Renzi.
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E' il titolare del Dicastero di Via Veneto, Giuliano Poletti, che ha confermato l'intenzione del governo di accelerare sul ddl delega sul lavoro: «È una riforma strutturale. Ed è immaginabile che si chiuda entro la fine dell'anno e se ciò accadesse noi saremo in grado di metterla rapidamente a regime», ha detto il ministro. L'obiettivo è condiviso dal relatore e presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi che ha sottolineato l'intenzione di chiudere la parte di discussione e l'approvazione a Palazzo Madama del testo di legge delega entro luglio.
Riforma del Lavoro: Ddl da approvare entro Settembre
Se si coglierà questo obiettivo, ha aggiunto Poletti, «già a settembre si potrà avere il ddl in Aula alla Camera e quindi farlo camminare velocemente». Naturalmente, ha spiegato il titolare del Lavoro, «se nel merito le posizioni interne alla maggioranza e in Parlamento saranno sufficientemente vicine si potranno evitare più passaggi parlamentari». Poletti ha ricordato anche che il ministero del Lavoro sta lavorando «per predisporre tutti gli elementi per la stesura dei decreti attuativi della delega. Faremo un lavoro preparatorio che ci metterà in condizione di agire rapidamente appena il Parlamento approverà la legge delega».
Lavoro Pubblico - Madia: Contratti bloccati sino al 2014
Per quanto riguarda invece il pubblico impiego il ministro della Funzione Pubblica ha detto che "al momento, i contratti al pubblico impiego sono «bloccati fino alla fine del 2014», in mancanza di fondi per poterli rinnovare, ma con la riforma della Pa che il governo presenterà a giugno sarà possibile «recuperare risorse per sbloccare i contratti». Il ministro ha però evidenziato che nel Def «non si dice assolutamente che i contratti sono bloccati fino al 2020», ma solo che questi «sono bloccati fino alla fine del 2014». Il ministro ha fatto notare poi che nei 44 punti indicati per la riforma della Pa e contenuti nella lettera aperta che ha dato il via alla consultazione pubblica sui contenuti della riforma manca qualsiasi accenno al taglio degli investimenti e delle risorse.
Riforma della Pa: La mobilità sarà volontaria
Per quanto riguarda la mobilità del settore il ministro ha detto che è una «grandissima ingiustizia» quella riservata ai precari dell'amministrazione pubblica, sottolineando che la "mobilità del personale su cui sta lavorando il ministero non sarà coatta e forzosa ma volontaria, e tale da riconoscere al dipendente pubblico il diritto di rimanere a lavorare in un arco di chilometri tali dal luogo di residenza che consentano di svolgere la vita privata". Quindi, ha sottolineato che i dipendenti pubblici non possono rimanere a lavoro oltre la pensione, mentre tanti giovani sono senza occupazione: «Vogliamo ricostruire tutti assieme - ha concluso - un'amministrazione dove le persone giuste possono restare nel posto giusto al momento giusto».
Ue: Renzi detta le priorita'. Prima il lavoro poi le poltrone
Ue: Renzi detta le priorita' Prima le scelte poi le nomine
- Bruxelles, 27 mag. - Il presidente del Consiglio Matteo Renzi e' "molto piu' interessato a discutere su come spendere bene i soldi europei per creare posti di lavoro che non preoccupato di discutere di una poltrona o di un incarico". Lo ha detto al termine del vertice Ue. Renzi e' tornato, parlando con i giornalisti al termine del Consiglio informale, sul tema che aveva gia' affrontato prima dell'inizio: la questione dei nomi "viene dopo la discussione sull'agenda e sulle cose da fare", ha ribadito. Durante il vertice, agli altri leader aveva detto che "nomina sunt consequentia rerum, dicevano gli antichi: prima mettiamoci d'accordo su cosa fare e poi decidiamo chi la fa".
Il presidente del Consiglio si e' poi congedato dicendo che sarebbe subito partito per Roma. Fra i leader dei 28 paesi Ue c'e' "una grande consapevolezza che il passaggio e' delicato ma anche molto importante". Infatti, secondo il presidente del Consiglio Matteo Renzi "l'Europa ha parlato con un linguaggio molto duro rispetto anche alle aspettative di tanti" e "in Italia abbiamo qualche responsabilita' in piu'".
Infatti, ha ricordato, l'Italia "e' il paese in cui piu' numerosa e' stata l'affluenza al voto, il paese in cui il mio, il nostro partito, il Partito Democratico, ha ottenuto il maggior numero di voti di tutti i partiti europei in termini assoluti, un risultato significativo, 11 milioni di voti". Ma questi voti, ha aggiunto, "hanno sconfitto il populismo ma hanno chiesto di cambiare l'Europa: chi vuole salvare l'Europa, deve cambiarla". Secondo Renzi, la discussione di oggi va "nella giusta direzione: nelle prossime settimane dovremo verificare se questo atteggiamento produrra' significativi passi avanti".