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- Roma, 27 mag. - Estremisti, antieuropeisti, nazionalisti e populisti vincono le elezioni europee: avranno 141 seggi su 751 eurodeputati. Considerando estremisti anche gli europarlamentari della sinistra radicale di Tsipras, il conto aumenta: saranno 186 su 751, quasi il 25% dell'emiciclo. Perdono i gruppi politici tradizionali: il Ppe (partito di maggioranza relativa) lascia sul campo di battaglia 61 seggi e scende da 274 eurodeputati a 213. Il Pse perde 5 seggi e passa da 195 eurodeputati a 190. Seguono i liberali dell'Alde con 64 seggi (-20 rispetto al 2009), i Verdi 52 seggi (-6), i Conservatori 46 seggi (-11), la Sinistra radicale 45 seggi (+10), l'Europa delle Liberta' (Lega, Ukip, Veri finlandesi, il Danish People) con 38 seggi (+7), i non iscritti (Le Pen, Vlaams Belang, Jobbik, Pvv, Freiheitliche Partei) con 41 seggi (+9), i cosiddetti 'Altri' (Alternative fuer Deutschland, l'estrema destra tedesca Npd, i neonazisti greci di Alba Dorata, gli spagnoli di Podemos, il Movimento 5 Stelle, la nuova destra polacca Knp, il Partito ambientalista della Terra portoghese, i Democratici svedesi che sono di destra) con ben 62 seggi. All'interno del Ppe il gruppo principale sara' quello della tedesca Cdu-Csu con 34 eurodeputati. A seguire l'Ump francese con 20 seggi, Piattaforma civica polacca 19, i popolari spagnoli 16, Forza Italia 13, gli ungheresi di Fidesz 12. All'interno del Pse il gruppo principale sara' quello del Pd con 31 eurodeputati. A seguire la tedesca Spd 27, i laburisti britannici 20, i socialisti romeni 16, gli spagnoli del Psoe 14, i socialisti francesi 13. Tra i liberali dell'Alde i partiti maggiori saranno i francesi dell'Udi con 7 seggi e i romeni del Pnl con 6 eurodeputati. Tra i verdi prevalgono i Gruenen tedeschi con 11 seggi. Tra i conservatori prevalgono i Tories britannici e il Partito polacco Diritto e Giustizia con 19 eurodeputati ciascuno. Nella sinistra radicale i gruppi maggiori saranno la Linke tedesca con 7 seggi e i greci di Syriza con 6 eurodeputati. Tra i nazionalisti l'Ukip avra' 24 seggi, la Lega 5, il Danish People 4. Tra i non iscritti il gruppo piu' grande sara' il Front National francese con 24 seggi. A seguire gli austriaci del Freiheitliche Partei e gli olandesi del Pvv con 4 seggi ciascuno. Jobbik avra' 3 seggi. Tra i cosiddetti 'Altri' il gruppo piu' grande e' quello del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo con 17 seggi. Seguono Alternative fuer Deutschland con 7 eurodeputati, gli spagnoli di Podemos con 5 seggi e i greci di Alba Dorata con 3 eurodeputati. .

Dopo le elezioni europee si rasserena il dibattito politico e al ministero del lavoro si torna a discutere sulle modifiche da apportare alle pensioni. Tema caldo che comprende tanti capitoli aperti su cui probabilmente si interverrà in piu' riprese a seconda delle risorse disponibili a bilancio.

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L'idea dell'esecutivo a guida Renzi, legittimato in toto dal voto di Domenica, è di accelerare e di approvare già alcune norme sulle pensioni con la Riforma della Pubblica Amministrazione in vista del Cdm del prossimo 13 Giugno quando verrà ufficialmente presentata ai giornalisti. All'ordine del giorno c'è comunque l'abrogazione del trattenimento in servizio e la reintroduzione dell'esonero, istituto abrogato con la legge 214/2011, che consentirebbe una sorta di uscita anticipata sull'età pensionabile attuale. Anticipo tuttavia che secondo le dichiarazioni della Madia potrebbe essere limitato ad un anno, massimo due rispetto alle vigenti norme e comunque sempre nell'ottica di favorire la cd. staffetta generazionale, punto chiave per l'esecutivo Renzi.

Poi dovrebbero essere svelate le decisioni sul personale della scuola, i cd. Quota 96, che freme per vedersi riconoscere la deroga per uscire il prossimo 1° Settembre.  Tema questo oggetto di uno specifico impegno per risolvere la vicenda assunto durante le elezioni del titolare del dicastero di Viale Trastevere, Stefania Giannini, che ha peraltro pubblicamente riconosciuto essere «frutto di un errore legislativo».
Sono oltre due anni che questo personale si batte per vedersi riconoscere il diritto di poter andare in pensione con i requisiti di età e di anzianità contributiva richiesti dalla normativa previgente l'entrata in vigore della riforma Fornero e posseduti entro il 31 agosto 2012, termine dell'anno scolastico 2011/2012. Due anni di proteste, di ricorsi alla magistratura e di esposti che sinora però non hanno prodotto alcun esito. Si può anche ricordare, come sostiene la Cisl Scuola, che a fronte di 4mila potenziali beneficiari della norma, come stimati dal Miur, solo una piccola parte deciderà effettivamente di avvalersi della deroga, se approvata. In molti infatti potrebbero decidere di rimanere comunque sul posto di lavoro al fine di maturare una pensione piu' elevata. Ciò secondo il sindacato comporterebbe oneri minori di quelli stimati dalla Ragioneria dello Stato.

E poi c'è il tema legato agli esodati, il capitolo di gran lunga piu' spinoso per l'esecutivo per il quale ancora non si è individuata una soluzione soddisfacente. Con l'ultima salvaguardia, la quinta, si è riconosciuto il beneficio delle vecchie regole in favore di altre 23mila persone ma restano molti gli esclusi, colpiti da una Riforma ingiusta nel 2011. Per questi soggetti il ministro Poletti ha avviato un tavolo di confronto con l'Inps, sinora inconcludente, che si spera però porti all'adozione di una soluzione strutturale.

Si avvicina la prima scadenza per l'esercizio dell'opzione donna. Non potranno piu' accedere al regime coloro che perfezionano 58 anni e 3 mesi di età e 35 di contributi dopo il prossimo 31 maggio.

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Per le lavoratrici optanti autonome quella del 31 maggio sarà l'ultima chiamata. Chi avrà raggiunto i 58 anni e 3 mesi di età e 35 di contributi entro tale data potrà ancora scegliere di uscire in anticipo con l'assegno decurtato di circa un quarto con il regime sperimentale donna; chi li maturerà dopo sarà esclusa. Almeno se non ci saranno ripensamenti da parte dell'Inps e del Ministro del Lavoro Poletti.

E' quanto hanno stabilito le circolari Inps 35 e 37 del 2012 che hanno limitato l'ozione del contributivo di cui all'articolo 1, comma 9 della legge 243/04 alle sole lavoratrici che perfezionino la decorrenza della prestazione pensionistica entro il 31 dicembre 2015. Considerando che le lavoratrici autonome hanno una finestra mobile di 18 mensilità i requisiti per del diritto devono essere maturati pertanto entro il 31 maggio 2014. Le autonome che raggiungano i requisiti oltre questa data avrebbero infatti decorrenza dal 1° gennaio 2016 e di conseguenza sarebbero escluse dal beneficio. 

Sulla vicenda in realtà il governo Letta si era impegnato a intervenire con la rimozione del vincolo introdotto dall'Inps sulla decorrenza, in modo che fosse sufficiente che entro il 31.12.2015 venisse solo raggiunto il diritto e la decorrenza potesse essere anche successiva. Ma il Governo Letta è caduto e per ora Renzi e Poletti non hanno piu' affrontato la questione.   

Le lavoratrici dipendenti hanno invece ancora sei mesi per perfezionare i requisiti, perchè per loro la finestra mobile è piu' breve, pari a 12 mensilità; ciò determina che i requisiti potranno essere perfezionati entro il 30 novembre di quest'anno (o entro il 30 dicembre se dipendenti del pubblico impiego). Il requisito anagrafico in questo caso è di un anno inferiore rispetto alle autonome: 57 anni e 3 mesi. 

Sarà questione di giorni la definizione della questione sulla Tasi. Ormai è chiaro che l'acconto sarà rinviato a ottobre nei Comuni che non hanno adottato entro il 23 Maggio la delibera che fissa aliquote e detrazioni.

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I ritardatari dovrebbero essere poco meno di 6 mila, su oltre 8 mila in quanto negli ultimi due giorni prima della scadenza molti comuni si sono messi in regola comunicando al Ministero dell'Economia le loro scelte.

La data precisa per la nuova scadenza dovrebbe essere fissata al 16 ottobre, l'appuntamento sarà messo nero su bianco probabilmente giovedì nel Cdm con un decreto legge.  Assodato ciò le scadenze della Tasi diventeranno quindi tre: entro il 16 giugno si dovrà pagare la prima rata, sia per la prima casa sia per tutti gli altri immobili, nei soli 2 mila Comuni che hanno approvato la delibera (i cd. comuni puntuali). Entro ottobre, probabilmente il 16, si pagherà la prima rata per le abitazioni diverse da quelle principali nei 6 mila Comuni ritardatari, che avranno tempo fino al 31 luglio per definire aliquote e detrazioni.

Terza scadenza il 16 dicembre quando saranno chiamati alla cassa i proprietari delle abitazioni principali nei comuni ritardatari (che pagheranno l'importo in un'unica soluzione). Nella stessa data gli altri contribuenti dovranno pagare il saldo degli acconti versati a Giugno o ad Ottobre.

II decreto definirà anche la questione delle anticipazioni di cassa, i soldi che lo Stato girerà ai Comuni «ritardatari» per garantire la liquidità necessaria per tirare avanti fino ad Ottobre. I denari arriveranno dal fondo di solidarieta per gli enti locali mentre non è ancora chiaro chi dovra pagarne gli interessi passivi.

- Roma, 27 mag. - L'Italia ora e' piu' forte in Europa e da domani potra' chiedere un cambio di passo nelle politiche comunitarie, a maggior ragione dopo la batosta dei partiti di governo nella stragrande maggioranza dei paesi Ue. Ma anche nel grande risiko che si apre nelle nomine tra Bruxelles e Strasburgo da oggi il Belpaese chiede maggiore rispetto. Con questa impostazione Matteo Renzi partecipera' oggi pomeriggio prima al vertice del Pse e poi al consiglio informale Ue. "Si apre un percorso complicato - ha spiegato lo stesso Renzi a 'Porta a porta' -, c'e' da scegliere il presidente del Parlamento, il presidente del Consiglio europeo, il presidente della commissione Ue e il rappresentante della politica estera". Ed e' "ragionevole" pensare che una di queste caselle venga impersonata da un italiano. Renzi mette le mani avanti e spiega che "il punto e' che l'Italia non deve preoccuparsi di portare un italiano, deve preoccuparsi delle politiche che si fanno". Ma e' indubbio che il peso del Pd nel Pse e il fatto che quello di Renzi sia l'unico governo ad essere stato premiato dalle urne avranno il loro peso. Fino a ieri il Pd pensava solo a un commissario di peso. Da ieri spera in qualcosa di piu'. Innanzitutto il Pd potra' rivendicare di avere il capogruppo del Pse, e di certo la capolista del Centro, Simona Bonafe' ha delle chances, essendo stata la piu' votata in Italia. A meno che questo non confligga con la carica di presidente del Parlamento Ue, ruolo per cui da tempo si pensa a Gianni Pittella, gia' vicepresidente. Ma se la casella italiana non sara' quella del Pe, il capogruppo Pse sara' certamente del Pd. E l'obiettivo del premier, in effetti, e' quello di 'portare a casa' un incarico italiano di peso, un ruolo capace di imprimere una svolta nella politica europea. Dunque il vero target di Renzi e' uno dei tre incarichi di peso: presidente della Commissione, del Consiglio e per Mister Pesc. Per la Commissione sta gia' scaldando i motori Jean Claude Junker, su cui domani si aprira' il dibattito. Per gli altri due l'Italia puo' avanzare delle pretese senza timori. Certo c'e' la guida italiana della Bce, ma Mario Draghi ha una credibilita', si considera in ambienti dem, talmente consolidata ormai che potrebbe non essere portato a detrimento delle richieste italiane. I nomi che circolano sono sempre gli stessi, in passato si e' parlato di Massimo D'Alema e di Mario Monti, ma anche di Enrico Letta. Renzi ha abituato alle sorprese e al rinnovamento e un volto 'nuovo' potrebbe essere apprezzato. Ma tutto comincera' oggi e molto dipendera' dalle trattative che sconteranno il fatto che il Ppe e' arrivato primo e che Angela Merkel non e' stata penalizzata dal voto. .
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