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Pensioni, l'incentivo all'esodo sarà liquidato solo con riserva
L'importo degli assegni di incentivazione all'esodo finalizzati a conseguire la pensione saranno certificati solo provvisoriamente in attesa che si definiscano le nuove regole introdotte con la legge di stabilità.
Kamsin Le certificazioni sull'importo dell'assegno di incentivazione all'esodo saranno solo provvisorie. Lo comunica l'Inps con i messaggi 2200 e 2001, il primo con riferimento ai lavoratori iscritti nelle Casse Ex-inpdap, il secondo con riferimento alla gestione AGO Inps. L'istituto precisa che la certificazione dell'importo dell'assegno volontario di incentivo all'esodo (ex articolo 4 della legge 92/2012) risulterà provvisoria in attesa della pubblicazione delle istruzioni operative sull'applicazione dell’articolo 1, comma 707, della legge di stabilità, norma che ha introdotto un tetto (ancora tutto da decifrare) alla crescita degli assegni determinati con il sistema contributivo.
La questione. Com'è noto la legge Fornero consente ai datori di lavori che impieghino mediamente piu' di quindici dipendenti, laddove registrino una eccedenza di personale, la possibilità di stipulare accordi con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello aziendale per incentivare all'esodo i lavoratori piu' anziani. In tal caso il datore di lavoro si impegna a corrispondere ai lavoratori una prestazione di importo pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti, ed a corrispondere all'INPS la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento (sia di vecchiaia che anticipati).
L'importo dell'assegno di accompagnamento alla pensione, di durata massima quadriennale, è quindi ancorato al trattamento previdenziale che spetterebbe al lavoratore una volta raggiunta l'eta' pensionabile. E pertanto ne subisce gli effetti. Dato che la legge di stabilità ha indicato che l'assegno previdenziale non può mai eccedere quello che sarebbe stato liquidato con le vecchie regole, determinando quindi una (potenziale) riduzione dell'importo dell'assegno previdenziale, l'Inps comunica che, in attesa che si chiarisca tale normativa, l'importo degli assegni di incentivo all'esodo sarà determinato in via provvisoria, senza tener conto della quota contributiva di pensione.
L'Inps, pertanto, apporrà la seguente annotazione sulla lettera di certificazione relativa alla prestazione in oggetto: "Si informa che l’importo certificato è stato determinato con carattere di provvisorietà in attesa di procedere alla rideterminazione d’ufficio appena verranno pubblicati i criteri applicativi delle modifiche al calcolo delle pensione apportate dal comma 707 della legge di stabilità 2015".
L'impossibilità di determinare correttamente l'importo dell'incentivo degli assegni finalizzati a conseguire la pensione anticipata è emersa anche con riferimento al venire meno della penalizzazione dell'1-2% per quei lavoratori che conseguono il diritto alla pensione tra il 1° gennaio 2015 ed il 31 Dicembre 2017. Non dovendosi piu' applicare la citata decurtazione anche l'importo dell'incentivo all'esodo dovrà essere aggiornato per tenere conto della novità.
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Giorgio Gori - Patronato Inas
Pensioni, gli effetti della Riforma Fornero sono stati "modesti". Ma non scherziamo!
E' uscito oggi un articolo sul Sole 24 Ore che vorrei segnalare in quanto definisce del tutto "modesto" l'effetto prodotto dalle ultime riforme previdenziali della Riforma Fornero. Secondo il Quotidiano della Confidustria le "nuove regole previdenziali introdotte negli ultimi anni, dalle finestre mobili di Maurizio Sacconi ai più stretti requisiti di età e contribuzione di Elsa Fornero, hanno avuto un effetto piuttosto modesto sull'età di pensionamento effettiva degli italiani se si guarda alla media generale alla decorrenza del primo assegno Inps. Tra il 2009 e i primi due mesi del 2015 sono andati in pensione un milione e 503.450 lavoratori, di cui 745.495 con l'anzianità (o l'anticipo) e 757.955 con la vecchiaia. Per loro l'età media non è mai stata più alta di 62 anni e sei mesi".
L'autore procede indicando che "in sei anni dunque - tenendo conto del fatto che il dato di inizio 2015 non è ancora adeguatamente popolato - l'età media effettiva di pensionamento è aumentata di sette mesi e una settimana. L'età media all'incasso del primo assegno Inps, in particolare, è aumentata di tre anni per le pensioni di vecchiaia (dai 62,5 del 2009 ai 65,6 del 2014) e di quasi un anno per quelle di anzianità (dai 59 anni ai 59,9 anni)". Kamsin Ad avviso dello scrivente tali cifre così diffuse sono del tutto fuorvianti, quasi si voglia a tutti i costi far passare l'idea che l'incremento dell'eta' pensionabile previsto dalla Riforma Fornero non sia stato così importante e che non abbia inciso sulle scelte dei lavoratori.
Ma con i numeri bisogna fare attenzione. Basta voler prendere in considerazione solo alcuni aspetti tralasciandone altri che si fa passare un messaggio invece che un altro. Ed il trucco è presto svelato: prima di tutto nei dati si inseriscono "le pensioni supplementari, i prepensionamenti, gli assegni di invalidità trasformati al raggiungimento dell'età di vecchiaia e le pensioni erogate agli ex esodati", prestazioni che vengono liquidate con requisiti ridotti rispetto alla legge Fornero. Poi si specifica che "ad abbattere l'aumento di età effettiva ci sono le numerose deroghe previste dal nostro ordinamento e che consentono il ritiro anticipato: i lavoratori usuranti, i marittimi, i minatori, le diverse gestioni speciali (dai lavoratori del trasporto alle ferrovie al volo, dove l'età di pensionamento è di 60 anni). E c'è l'effetto del regime sperimentale e transitorio riservato alle lavoratrici dalla riforma Maroni (legge 243/2004) che prevede il possibile ritiro anticipato con 35 anni di contributi a 57 anni di età se dipendenti e 58 se autonome". A parte l'imprecisione sui ferrovieri (costoro vanno in pensione con le regole Fornero) è chiaro che calcolare l'eta pensionabile effettiva considerando anche queste tipologie di lavoratori distorce l'analisi.
La verità però è un'altra. La maggior parte di questi lavoratori sono andati in pensione tra il 2012 ed il 2014 con le norme ante-fornero perchè avevano maturato i requisiti entro il 2011. Quindi l'effetto della Riforma Fornero non può certamente essere evidenziato da tali dati e ne' può essere quantificato in sette mesi e una settimana come si vuole far credere. Al massimo tale incremento può essere ricondotto alla normativa antecedente a quella Fornero. Qualcosa da dire lo avrebbero le centinaia di migliaia di lavoratori che si sono visti aumentare in un solo giorno di sette anni (non sette mesi!) l'eta' per la pensione e che in quei numeri non sono rientrati nè ci rientreranno per molto tempo ancora.
A pensar male pare si direbbe che si vuole spegnere sul nascere qualsiasi intervento di riforma delle pensioni, tema tornato d'attualità dopo le recenti aperture del Ministro Poletti. Non a caso l'autore sostiene che "quella sull'età effettiva di pensionamento è una delle statistiche prese in esame dai comitati tecnici della Commissione europea (...) e dall'Ocse per verificare l'impatto delle riforme. Sono dati su cui riflettere prima di introdurre le nuove misure, di cui tanto si discute, per favorire una maggior flessibilità in uscita".
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A cura di Massimiliano Cendon
Riforma Pensioni, la Camera sollecita un intervento sui lavoratori autonomi
Proseguono i lavori in Commissione per spingere ad una riforma delle tutele e delle aliquote contributive per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata.
Kamsin Riprenderà domani in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati l'esame delle risoluzioni volte ad impegnare il Governo ad una revisione delle tutele per i prestatori di lavoro autonomo e professionale. Le risoluzioni, presentate da M5S, Lega Nord, Sel e Partito Democratico chiedono al Governo di allineare le aliquote contributive della Gestione Separata a quelle vigenti nelle gestione artigiani e commerciati; eliminare la doppia contribuzione nella Fondazione Enasarco per gli agenti di commercio; rivedere le tutele riguardanti la malattia, la maternità con l'introduzione di adeguate politiche di sostegno al reddito; salvaguardare la contribuzione già versata alla gestione separata INPS in caso di conversione dei contratti atipici in contratti di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti. L'obiettivo, ricordano dalla Commissione, è raggiungere un testo unificato e condiviso da tutti i gruppi politici.
L'iniziativa è volta comunque a sollecitare un piu' ampio intervento sul lavoro autonomo dopo le aperture dell'esecutivo registrate nelle scorse settimane: il consigliere economico di Renzi, Tommaso Nannicini, si è detto disponibile a cercare di tradurre le istanze del mondo autonomo in un disegno che sia organico e realizzabile. Dopo l'«autogol» — come lo definì lo stesso premier — del cambio di regime fiscale dei minimi, l'esecutivo si è persuaso che vada varato un provvedimento specifico da portare al Consiglio dei ministri nel giro di qualche mese, comunque prima della prossima legge di stabilità. Un progetto su cui si stanno impegnando anche, con un nuovo protagonismo, il cartello di associazioni Alta partecipazione, Acta e Confprofessioni
«Assieme a Grecia e Portogallo siamo gli unici Paesi europei a non avere una legge sul lavoro autonomo. E il momento quindi di ricostruire un nuovo patto con questo mondo. Con un testo condiviso che non ghettizzi i professionisti, renda più omogeneo il loro trattamento rispetto a commercianti e artigiani, ma nel contempo colga alcune specificità», ha detto l'onorevole Pd Chiara Gribaudo.
Tradotto, significa anzitutto riportare indietro al 24% l'aliquota contributiva dei professionisti iscritti alla gestione separata Inps, oggi al 27,72% e destinata ad arrivare al 29% nel 2017 e poi a schizzare al 33%, un livello insostenibile. «Una richiesta minima e dovuta», la definisce il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), «dopo che il governo con il Jobs act ha riordinato i contratti e distinto fra lavoro subordinato e autonomo. Ora tutti quelli che restano autenticamente autonomi devono avere la stessa aliquota di commercianti e artigiani». Insieme andrebbero rivisti, per i lavoratori iscritti a Casse professionali, anche i versamenti dei minimali «ai quali non corrisponde come contropartita neppure un minimo di pensione».
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Fatturazione Elettronica, da domani scatta l'obbligo verso le Pa
Da domani tutte le pubbliche amministrazioni, compresi gli enti locali, non potranno piu' ricevere pagamenti in forma cartacea.
Kamsin Da domani scatterà l'obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di utilizzare con le imprese fornitrici esclusivamente la fattura elettronica. Si tratta dell'ultimo step previsto dalla legge 244 del 2007 che ha introdotto nell'ordinamento italiano l'obbligo di fatturazione elettronica nei confronti della pubblica amministrazione per i fornitori di beni e servizi.
La misura non è nuova. L'obbligo di fatturazione elettronica era stato, infatti, introdotto su base volontaria dal 6 dicembre 2013 nei confronti di quelle amministrazioni che avessero stipulato specifici accordi con i propri fornitori. Dal 6 giugno 2014, poi, l'obbligo è scattato nei confronti dei ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza e assistenza sociale Da domani, invece l'obbligo scatterà nei confronti di tutte le rimanenti amministrazioni pubbliche tra cui in particolare gli enti locali. Il termine del 31 marzo è stato così fissato dal decreto legge 66 2014 in sostituzione del precedente termine del 6 giugno 2015 individuato dalla legge 244/2007. Un primo fondamentale passo in attesa che lo stesso strumento sia poi esteso, con uno dei prossimi decreti delegati, anche ai rapporti tra privati. Da domani quindi nessun ente pubblico potrà più accettare o pagare semplici ricevute in forma cartacea.
Da qui a fine anno la Cgia stima, ricalcando i dati dell'Agenzia delle Entrate, che verranno emesse 50 milioni di fatture digitali, per un valore di 135 miliardi di euro. Verranno coinvolti 2 milioni di fornitori, incaricati di inviare le fatture a 21.840 pubbliche amministrazioni. Secondo i dati dell'Agenzia delle Entrate, la sperimentazione è stata finora particolarmente fruttuosa, visto che in nove mesi sono state emesse 2,7 milioni di fatture elettroniche, con uno scarto sostanzialmente limitato del 17%, dovuto in gran parte a «problemi facilmente risolvibili».
Dopo Pasqua comincerà invece il conto alla rovescia per la dichiarazione dei redditi precompilata. Dal 15 aprile lavoratori dipendenti e pensionati potranno cominciare ad accedere online direttamente o con l'aiuto di Caf e commercialisti al 730 già parzialmente predisposto dalle Entrate. Il primo passo necessario è quello di dotarsi del pin di Fisconline o dell'Inps per poter scaricare il proprio documento personale che, integrato o meno, potrà essere riconsegnato all'Agenzia a partire dal primo maggio e fino al 7 luglio.
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Bonus Bebe 2015, slitta ancora l'entrata in vigore del bonus
Il decreto che eroga 80 euro al mese per i nuovi nati tra il 1° gennaio 2015 ed il 31 Dicembre 2017 non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Kamsin Bisognerà aspettare ancora qualche giorno prima che il bonus bebe' 2015 sia definitivamente operativo. Il decreto che regola le modalità attuative del bonus, introdotto con la legge di stabilità 2015 in favore dei nati tra il 2015 ed il 2017, è stato firmato lo scorso febbraio dal Cdm ha ricevuto la scorsa settimana il via libera da parte della Corte dei Conti e dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni.
Il provvedimento prevede l’erogazione di un assegno mensile per le famiglie che festeggeranno l’arrivo di un nuovo componente, vale a dire di un neonato o di un bambino adottato. Gli aventi diritto potranno disporre di 90 giorni di tempo dalla nascita del figlio per presentare la relativa domanda all’Inps, domanda che sarà valida per tutto il triennio in cui il bonus è attivo. Ricordiamo che l’assegno spetta per le nascite e le adozioni avvenute fra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, e che ne hanno diritto i cittadini italiani, ma anche quelli comunitari ed extracomunitari residenti in Italia; condizione fondamentale è inoltre il possesso, da parte del nucleo familiare cui appartiene il genitore richiedente, di un Isee non superiore a 25mila euro. I cittadini extracomunitari dovranno possedere il “permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo”.
Andando ad analizzare la consistenza dell’assegno, si individuano tre categorie legate al valore dello stesso: alla base della differenziazione troviamo uno specifico criterio, ossia l’Isee della famiglia di appartenenza del genitore che ne fa richiesta.
In particolare, come anticipato, l’assegno non è previsto se l’Isee supera i 25mila euro; qualora l’Isee non superi i 25mila euro e non sia inferiore a 7mila euro, il valore dell’assegno sarà di 960 euro all’anno (80 euro al mese) per ogni bambino nato o adottato; se invece l’Isee risulterà inferiore alla soglia dei 7mila euro, l’assegno corrisposto sarà pari a 1.920 euro annuali (ossia a 160 euro al mese) per ogni figlio nato o adottato. L’assegno verrà corrisposto dal mese di nascita o adozione del bambino e avrà valore per tre anni, e non concorrerà inoltre alla formazione del reddito complessivo dei genitori.
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Giulia De Franchis, Patronato Inas
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Pensioni, Boeri: piu' controlli contro l'evasione contributiva
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«In Italia ci sono troppi abusi nel versamento dei contributi previdenziali». Per questo il neo presidente Inps Tito Boeri ha annunciato una grande “operazione trasparenza”: l’istituto sarà «inflessibile» nel prevenire il fenomeno, anche rendendo «più efficienti gli ispettorati», e cercherà di «documentare a tutti gli iscritti il legame tra contributi previdenziali e le pensioni», simulando a scopo informativo il nesso esistente «perchè molti pensano che questi contribuiti siano una sorta di tassa».
I soldi versati - ha spiegato Boeri nel corso di un convegno promosso oggi a Milano da Confapi Industria - non saranno quindi più percepiti come una tassa ma come una vera forma di risparmio». In questo quadro, Boeri ha poi annunciato per la prossima settimana l’avvio di una serie di approfondimenti dell’Istituto su tutte le gestioni speciali.
Poletti: mi auguro si possa rinnovare il bonus assunzioni. Quest'anno per le assunzioni "ci sono 1,9 miliardi di sgravi e questo potrebbe portare fino a un milione di posti di lavoro" che è un "numerone" ma "i primi sintomi ci sono". Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenendo ad un convegno di Confapi. Poletti ha spiegato che si tratta di "un numero contenuto nella relazione tecnica della legge di stabilità".
Il ministro del Lavoro, proseguendo nel suo intervento, ha rilevato che un milione di posti di lavoro "a me sembra un numerone, già centinaia di migliaia mi sembrano tanti", comunque "spero, mi auguro, che questo dato si produca: i primi sintomi - conclude - ci sono".
Poletti si augura che il budget per il bonus assunzioni possa essere rifinanziato. "Potrei dire che me lo auguro perché noi abbiamo una previsione importante: parliamo di un milione - sottolinea a margine di 'Tutto lavoro' - di contratti nuovi o convertiti, quindi credo che sarebbe un grandissimo successo se si ottenesse questo obiettivo". Poletti aggiunge poi: "Se dovessimo superarlo sinceramente vorrebbe dire che abbiamo colto completamente nel segno
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Sesta Salvaguardia, l'Inps accelera l'invio delle certificazioni
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L'Inps avvia la seconda fase per l'invio delle lettere di certificazione dei lavoratori in congedo nel 2011 per assistere disabili che hanno presentato domanda di ammissione ai benefici della salvaguardia. Lo si apprende da fonti vicino all'istituto. Sono in via di spedizione, infatti, le certificazioni dei lavoratori che hanno maturato un diritto a pensione entro il 28 Febbraio 2013. Da quanto si apprende, inoltre, l'inps invierà una nuova comunicazione con l'indicazione della corretta data di decorrenza a quanti hanno visto erroneamente slittare la prima rata di percezione del rateo al 1° settembre 2015.
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Pensioni, con la mancata rivalutazione persi quasi 2mila euro in quattro anni
Con il blocco della rivalutazione degli assegni, sono stati sottratti a 5,5 milioni di pensionati 9,7 miliardi di euro, pari ad una perdita media di quasi 1.800 euro a testa.
Kamsin Assegni sempre piu' leggeri. I 15,5 milioni di pensionati che hanno la fortuna di avere una pensione di 1.500 euro lordi al mese - pari a poco più di 1.200 netti - dal 2012 alla fine di quest'anno avranno perso in media 1.779 euro. È l'allarme che arriva dallo Spi-Cgil, che chiede al governo di essere ascoltato quanto prima per rimettere mano al sistema di rivalutazione degli assegni, ancora oggi particolarmente penalizzante rispetto al passato per chi ha una pensione superiore a tre volte il trattamento minimo inps, circa 1500 euro al mese.
PensioniOggi.it ha piu' volte evidenziato questo occulto meccanismo che sta facendo realizzare risparmi maggiori di qualsiasi altro nuovo intervento ipotizzato dal Governo per penalizzare gli assegni calcolati con il sistema retributivo. Nel biennio 2012-2013, spiega il sindacato, l'adeguamento delle pensioni è stato bloccato per importi superiori a tre volte il trattamento minimo, ovvero circa 1.500 euro lordi. Nel biennio 2014-2015 invece l'adeguamento è stato sull'intero importo della pensione con una percentuale del 100% solo per tutti quelli che hanno un assegno fino a tre volte il trattamento minimo, mentre è diminuito per le altre categorie d'importo dallo 0,95% fino allo 0,45%. Inoltre la rivalutazione è verticale su tutto l'ammontare dell'assegno e non più per fasce quando l'assegno era spacchettato con una percentuale diversa per ogni comparto.
Il risultato è una perdita minima in 4 anni di 1.138 euro per gli assegni compresi tra 1.500 e 1.750 euro e di una massima di 3.567 euro per le pensioni sopra i 3.000 euro. Per questo, secondo lo Spi, serve «correggere i meccanismi attuali di rivalutazione per non penalizzare ulteriormente i pensionati italiani». La richiesta è di un confronto con il governo. «Abbiamo avuto un primo incontro con Tito Boeri, interlocutorio, e si è mostrato disponibile a dialogare con noi - sottolinea Carla Cantone, segretario generale del sindacato dei pensionati - ma la decisione è in mano al governo. Siamo sempre in attesa di capire se il ministro Poletti e il premier Renzi vogliano discutere o proseguire da soli».
Le proposte della Cgil. La cifra risparmiata dallo Stato in quattro anni è di tutto rispetto: 9,7 miliardi. Ecco allora le proposte che arrivano dal sindacato per modificare la legge 147/2013 anche perchè - ricordano dal sindacato - sulla mancata indicizzazione del biennio 2012-2013 pende il giudizio della Consulta. La prima riguarda la possibilità di applicare a tutti il 100 per cento di rivalutazione fino a 5 volte il minimo - circa 2500 euro lordi meno di 2000 circa netti - e del 50 per cento per tutti gli importi superiori. Una modifica che costerebbe circa 350 milioni per ogni punto di inflazione l'anno.
La seconda è più strutturale e riguarda i coefficienti di trasformazione: il parametro che lega il contributi versati e l'assegno che si riceverà. Lo Spi Cgil propone di modificare i coefficienti attuali che vengono modificati ogni due anni e legati all'aspettativa di vita. La proposta è quella di usare il cosiddetto modello svedese: un calcolo che si basa sulla data di nascita e sull'età di maturazione del diritto alla pensione, in modo che si abbia almeno certezza del coefficiente minimo che determinerà l'importo della pensione.
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Isee 2015, rivalutate le prestazioni alle famiglie disagiate
Cresce dello 0,2 per cento l'importo degli assegni erogati dai comuni a favore delle famiglie in condizioni economiche disagiate.
Kamsin Per l'anno 2015 l'assegno mensile di maternità vale 338,89 euro, quello per il nucleo familiare, sempre su base mensile e in misura intera, 141,31 euro. I limiti Isee per il diritto alle prestazioni sono fissati rispettivamente a 16.954,95 euro (assegno maternità) e 8.555,99 euro (assegno nucleo familiare). Lo comunica l'Inps con la Circolare 64/2015 precisando la portata dell'aggiornamento indicato nel comunicato del dipartimento delle politiche della famiglia della presidenza del consiglio dei ministri, pubblicato nella G. U. del 25 marzo. Ovviamente, ricorda l'Inps, l'assegno per il nucleo familiare da erogare per il 2014, per i procedimenti in corso, continuano ad applicarsi i valori previsti per il medesimo anno 2014.
Com'è noto dal 1° gennaio 2015 è in vigore la nuova disciplina per valutare la ricchezza delle famiglie al fine di ottenere i servizi socio-asstenziali da parte dello Stato e dei Comuni. La riforma, interessandosi anche degli assegni concessi dai comuni, ha fissato nuove «soglie» per il diritto e, soprattutto, ha cambiato l'indice di riferimento: non più l'ise ma l'Isee. L'aggiornamento Istat (più 0,2%) riguarda entrambe le prestazioni corrisposte dai comuni: l'assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori e l'assegno di maternità alle madri, prive di tutela previdenziale obbligatoria.
Come previsto dalla Finanziaria 1999, che le ha istituite, le provvidenze sono soggette a rivalutazione annuale unitamente ai limiti reddituali che verificano diritto e misura, fissati in base al cosiddetto «riccometro».
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Sesta Salvaguardia, termine ampio nella mobilita'
"Nonostante alcuni tentennamenti nel riconoscimento del beneficio da parte delle sedi territoriali Inps la disposizione di cui all'articolo 2, comma 1 lettera a) della legge 147/2014 deve essere interpretata nel senso di ammettere alla salvaguardia anche coloro che maturano un diritto a pensione entro i 12 mesi dalla cessazione dell'indennità di mobilità". Lo ricorda l'ufficio studi dell'Inca Cgil in una nota informativa alle sedi. Kamsin Si tratta, com'è noto, del passaggio normativo che ammette ai benefici della sesta salvaguardia i lavoratori "collocati in mobilità ordinaria a seguito di accordi governativi o non governativi, stipulati entro il 31 dicembre 2011, cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e che perfezionano, entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità, ovvero, anche mediante il versamento di contributi volontari, entro dodici mesi dalla fine dello stesso periodo, i requisiti previdenziali vigenti al 31.12.2011".
Sulla vicenda il dubbio è relativo alla possibilità o meno di ammettere alla tutela, tra gli altri, anche quei lavoratori che avessero maturato i requisiti anagrafici utili a conseguire il diritto a pensione con le vecchie regole pensionistiche entro i 12 mesi dal termine dell'indennità di mobilità (ordinaria). La norma di legge, infatti, si appresta ad una interpretazione diversa nel senso di ammettere al bonus dei 12 mesi solo coloro che, attraverso la prosecuzione volontaria della contribuzione, maturassero il requisito contributivo mancante al termine dell'indennità di mobilità. La Cgil ricorda, invece, che possono fruire della salvaguardia tutti i lavoratori che maturano i requisiti anagrafici e contributivi utili a conseguire la pensione di anzianità (o di vecchiaia) entro i 12 mesi dalla scadenza dell'indennità stessa".
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