Sergey

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Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

Dalla riunione che si è tenuta con l'Anci il governo ha stabilito che non ci sarà alcuna proroga per la prima rata della Tasi. L'acconto andrà versato il 16 Giugno. 

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Nella giornata di Giovedì si sono tenuti una serie di contatti tra l’Anci (Associazione dei Comuni) e il gabinetto del ministero dell’Economia per scongiurare la necessità di rinviare il versamento del tributo sui servizi indivisibili come sicurezza, illuminazione stradale e verde pubblico.

Nell'incontro che si è tenuto a via XX Settembre  l'Anci ha confermato che i sindaci sono pronti a fare la loro parte, approvando entro il 23 maggio le delibere per il nuovo tributo, una scadenza molto ravvicinata, data chiave affinchè le delibere siano pubblicate nel sito del MEF entro il 31 Maggio, e dunque efficaci per l'appuntamento del 16 Giugno.

I tempi sono piuttosto stretti anche perché in base agli ultimi aggiornamenti disponibili sono solo 1000 su ottomila i comuni che hanno già deliberato le aliquote della tasi. Come è noto gli enti locali devono fissare sia l'aliquota della tasi sia l' eventuale maggiorazione prevista per prime e seconde case; nello specifico per queste ultime i primi cittadini devono determinare la ripartizione del tributo tra i proprietari e gli inquilini se si tratta di immobili affittati.

Nei comuni ritardatari cioè quelli che non fisseranno e aliquote entro il 23 maggio, i proprietari di prima casa potranno pagare tutto in unica soluzione il 16 dicembre. Mentre per le seconde case il termine resta fissato al 16 giugno. In questo caso però i proprietari delle seconde case verseranno il 50 per cento dell' aliquota base della tasi pari all'un per mille.

Secondo Piero Fassino, presidente di Anci, "i comuni sono predisposti sulla base dei termini di pagamento definiti dalla legge. Non è serio neanche per i cittadini continuare a cambiare i termini del pagamento della Tasi. Quel che si è convenuto deve essere confermato".

L'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano si dice soddisfatto dell'audizione che si è tenuta ieri alla Camera dei Deputati del Ministro Madia sul tema dei prepensionamenti del pubblico impiego e sulla Riforma complessiva della Pubblica Amministrazione. "Siamo favorevoli alla abolizione dell’istituto del ‘trattenimento in servizio’ di coloro che hanno maturato i requisiti anagrafici per la pensione. In questo modo si libereranno 10 mila posti di lavoro, parte dei quali potrebbe essere utilmente destinata all’occupazione dei giovani" ha detto Damiano.

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"Perché questo avvenga si renderà necessario lo sblocco del turnover nella pubblica amministrazione, che dura ormai da troppo tempo. Così come è positivo il fatto che il prossimo 23 maggio si concluda il monitoraggio sui vincitori di concorso finalizzato a consentire a questi giovani di poter accedere gradualmente ad un posto di lavoro conquistato con duri sacrifici ma rimasto soltanto sulla carta. Una analoga attenzione andrà riposta nella ricerca di una soluzione per i lavoratori precari che fino ad ora non hanno trovato risposte ai loro problemi: un argomento che non può essere eluso dal Governo".

Damiano invece è contrario a forme di anticipo dell'età pensionabile che non tengano in considerazione anche i lavoratori del settore privato: "per quanto riguarda l’età pensionabile è importante che il ministro abbia escluso la creazione di nuovi baby pensionati,  ma non concordiamo sul fatto che possano esserci anticipazioni, anche brevi, dell’età del pensionamento rispetto all’attuale normativa, se questo non riguarda anche i lavoratori dei settori privati".Il Ministro Madia ha infatto fatto intendere la possibilità di riconoscere sei mesi o un anno di anticipo dell'età pensionabile per i lavoratori del pubblico impiego per consentire un piu' ampio ricorso alla staffetta generazionale.

Sul punto ricorda Damiano che "il Governo ha aperto un tavolo di confronto che vede impegnati i ministeri del Lavoro, dell’Economia, l’INPS e le Commissioni Lavoro di Camera e Senato per affrontare il tema dei lavoratori “esodati”. Se si pensa ad un intervento strutturale, che per noi significa utilizzare nuovamente le quote o la flessibilità, dovrà essere una soluzione omogenea per tutti i settori di lavoro, pubblici e privati" ha concluso l'esponente del Pd. 

Anche i cassintegrati e a chi percepisce indennità di mobilità e disoccupazione riceveranno il Bonus Irpef da 80 euro. È quanto prevede la circolare 9/E dell'agenzia delle Entrate che risponde ai dubbi su beneficiari, calcoli e modalità di erogazione del bonus.

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Anche i cassintegrati, i disoccupati che percepiscono l'indennità e i lavoratori in mobilità riceveranno il bonus Irpef di 80 euro. E' quanto prevede la Circolare delle Entrate 9/E/2014 sullo sgravio fiscale, che dovrebbe arrivare nella busta paga di maggio. Tra le novità anche il fatto che le somme percepite come incremento della produttività, tassate al 10%, non concorrono ai fini del bonus.

L'Agenzia precisa in una nota che "il credito Irpef scatta anche per i lavoratori che percepiscono somme indirizzate a sostegno del reddito, come la cassa integrazione guadagni, l’indennità di mobilità e di disoccupazione. Non concorrono al superamento del limite di 26mila euro le somme percepite a titolo di incremento della produttività che godono di una imposta sostitutiva del 10% mentre le stesse somme, a esclusivo vantaggio del lavoratore, vengono conteggiate per calcolare l’imposta lorda da confrontare con le detrazioni da lavoro dipendente". Nel caso delle "somme a sostegno del reddito" il diritto al bonus, precisa la circolare, è da considerarsi "automatico", in quanto le somme percepite costituiscono proventi comunque conseguiti in sostituzione di redditi di lavoro dipendente, quindi assimilabili alla stessa categoria di quelli sostituiti.

Per quanto riguarda invece i redditi soggetti all’imposta sostitutiva per l’incremento di produttività, questi (entro il limite di 3mila euro lordi) sono fuori dal calcolo della soglia di reddito di 26mila euro, tetto massimo oltre il quale si perde il diritto al bonus Irpef. "Nel 2014", chiarisce la Circolare, "la retribuzione di produttività individuale che può beneficiare di questa agevolazione fiscale non può essere complessivamente superiore a 3mila euro lordi e questa cifra non contribuisce al raggiungimento della soglia di 26mila euro di reddito complessivo; e il reddito di lavoro dipendente assoggettato a imposta sostitutiva deve comunque essere sommato ai redditi tassati in via ordinaria per la verifica della 'capienza' dell’imposta lorda, calcolata sui redditi da lavoro rispetto alle detrazioni da lavoro spettanti". Nel limite dei 26mila euro, invece, bisogna considerare i redditi provenienti da affitti di immobili sotto il regime della "cedolare secca".

Tra le altre precisazioni, l'Agenzia ricorda che il bonus da 80 euro spetta anche ai lavoratori deceduti in relazione al loro periodo di lavoro nel 2014 e sarà calcolato nella dichiarazione dei redditi del lavoratore deceduto presentata da uno degli eredi.

Sul fronte del sostituto d'imposta, invece, si segnalano i ragguagli circa il calcolo del credito da erogare. La circolare specifica gli step che il sostituto d’imposta deve seguire per il calcolo del credito. Una volta calcolato il credito, la successiva ripartizione potrà avvenire tenendo conto del numero di giorni lavorati in ciascun periodo di paga. Per semplicità di applicazione, è comunque possibile utilizzare anche altri criteri, purché oggettivi e costanti, ferma restando la ripartizione dell’intero importo del credito spettante tra le retribuzioni dell’anno 2014. Ad esempio, per i rapporti di lavoro che si protraggono per l’intero anno 2014, l’importo del credito di 640 euro su base annua potrà essere erogato per un importo pari a 80 euro al mese per ciascuno degli 8 mesi che vanno da maggio a dicembre 2014.

Nel caso di contribuenti che hanno lavorato solo una parte dell’anno, inoltre, il sostituto d’imposta deve calcolare il credito sulla base del periodo di lavoro effettivo. La Circolare fa l'esempio di un lavoratore il cui reddito complessivo è di 22mila euro e che ha svolto 120 giorni di lavoro nel 2014 avrà diritto a un credito pari a 210,41 euro (640/365 x 120). Dopo aver individuato l’importo complessivo del credito spettante, particolare attenzione dovrà poi essere posta nella ripartizione del bonus nelle varie buste paga da maggio in poi. Infatti, l’importo da erogare nel mese andrà parametrato in base ai giorni di cui è composto il singolo mese di retribuzione.

La Camera approva la fiducia sul decreto Lavoro. Domani atteso il via libera definitiva sul testo

La Camera ha votato la fiducia al governo sul decreto Lavoro. Il testo ha ottenuto 333 voti favorevoli e 159 contrari.

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 L'Aula della Camera esaminerà gli ordini del giorno al decreto legge lavoro mercoledì dalle 9:30: lo ha deciso la presidente Laura Boldrini prendendo atto che la maggioranza dei gruppi chiedevano di non tenere seduta notturna e di proseguire nell'esame del testo mercoledì, quando dovrebbe dunque arrivare il via libera definitiva sul testo.  Per il governo Renzi è la nona fiducia. 

Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si dice convinto che il decreto legge non aumenti la precarietà: "E alla fine - scommette - i numeri ci daranno ragione". Se così non fosse, assicura comunque, il governo sarà pronto a cambiare rotta. 

Ora, è la convinzione del Pd, si tratta di spostare l'attenzione sulle finte partite Iva, che "ormai - afferma Giovanna Martelli, componente della commissione Lavoro alla Camera - hanno le sembianze del lavoro subordinato. E' quindi su questa anomalia che si devono concentrare i nostri sforzi". Il decreto legge, sottolinea il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, è comunque "un compromesso accettabile". Soddisfatto, dopo le modifiche approvate al Senato, anche il Nuovo centrodestra che con il capogruppo in commissione Lavoro a Montecitorio Sergio Pizzolante si dice convinto come ora "ci si sia allontanati dalla legge Fornero e avvicinati a Marco Biagi".

 

 

Stop allo svincolo del bonus mobili da quello relativo agli interventi di recupero edilizio. Le commissioni non trovano le coperture.

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Dall'esame in Parlamento del "decreto casa" (D.L. n. 47/2014), emergono alcune novità. In particolare, dal decreto ora in esame al Senato emerge che, per il bonus mobili, cioè la detrazione del 50% per l'acquisto di mobili ed elettrodomestici destinati all'arredo dell'immobile oggetto di ristrutturazione, torna il vincolo secondo il quale il bonus è riconosciuto solo se la spesa è inferiore a quella dei lavori di ristrutturazione. Non ci sarebbero, infatti, le coperture per svincolare il bonus mobili da quello relativo agli interventi di recupero edilizio.

Alla commissione Bilancio del Senato sono in attesa comunque della relazione tecnica del governo. Il nodo è rappresentato dalle coperture. “E' evidente che su questo argomento il Governo interverrà – assicura Mirabelli. Il suo 'collega' relatore l decreto legge casa, Stefano Esposito (Pd), ha già chiesto l'intervento del governo per cercare di correre ai ripari.

La parola, come accade sempre in questi casi, tocca ora al Ministro dell'Economia. Ma a quanto pare i relatori hanno già parlato con il ministro Lupi che si è impegnato a parlare a sua volta con Padoan. Lo stesso Tesoro proprio sul bonus mobili ha fatto sapere di non avere particolari obiezioni, considerando che una norma simile in passato ha già ottenuto il via libera della Ragioneria. Il problema principale, viene riferito, sarebbe costituito dalla retroattività della norma (che sarebbe valida a partire da giugno 2013) a causa dei costi, che però secondo alcuni conti dovrebbero essere più che compensati dalle entrate.

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