Redazione

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Il deputato Lello di Gioia (Pd), presidente della commissione bicamerale di vigilanza sugli enti previdenziali, ha presentato un emendamento che punta a sterilizzare il tasso di rivalutazione degli assegni se il Pil è negativo.

Kamsin Tra gli emendamenti presentati al disegno di legge di stabilità c'è anche quello che punta a risolvere il problema della svalutazione delle pensioni che potrebbe determinarsi applicando gli attuali metodi di capitalizzazione dei montanti contributivi, legati all’andamento del Pil (prodotto interno lordo). E' la proposta formulata dal deputato Lello di Gioia (Pd), presidente della commissione bicamerale di vigilanza sugli enti previdenziali, che punta a sterilizzare il tasso di rivalutazione che l’Istat calcola ogni anno sulla variazione media del Pil nel quinquennio precedente. Tasso che, a causa della recessione, ora risulterebbe negativo (-0,1927%) e che quindi andrebbe a incidere negativamente sul monte dei contributi accumulato negli anni.

«Calcoliamo un tasso almeno pari allo zero» ha indicato Di Gioia. Ma così facendo, se il meccanismo attuale restasse lo stesso, si verrebbe a creare un buco che lo Stato dovrebbe coprire, osserva la Ragioneria dello Stato. Servono coperture di circa 100 milioni sostiene Di Gioia. Il governo non è insensibile alla questione: «Abbiamo tutte le intenzioni di riflettere sul tema — assicura il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta — ma è ancora presto per dire come. È necessario fare dei calcoli molto complessi. Lasciamo lavorare l’Inps».

Ad ogni modo la strada per la soluzione della vicenda già nella legge di stabilità appare in salita: «L’ideale sarebbe poter operare una correzione minima dell’attuale sistema senza modificarlo nella sostanza » ha detto all'Ansa Giorgio Santini (Pd), membro della commissione bicamerale di vigilanza sugli enti previdenziali lasciando intendere come si è ancora lontani da una soluzione condivisa. Per ora, però, ricorda il Ministero del Lavoro, non ci saranno effetti sugli assegni: partirà a breve un confronto tra Via Veneto ed Inps e, in attesa che si delinei come procedere, l'applicazione dei coefficienti negativi resterà, al momento, sospesa. 

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"Basta con la contrapposizione tra lavoratori pubblici e privati". Il ministro Marianna Madia difende la sua riforma e avverte comeunodei blocchi centrali, la mobilità, sia ormai in rampa di lancio. «Stiamo chiudendo le tabelle di equiparazione, che ti dicono come verrai inquadrato e che retribuzione avrai», fa sapere. Kamsin Tabelle che sono contenute in un decreto, un Dpcm, praticamente pronto. Si aspettano infatti solo le ultime limature per raccordarsi con il Tesoro.

Dopo il vaglio del Mef non resterebbe che la firma. Un tassello fondamentale per rendere operativo il trasferimento del dipendente da un'amministrazione all'altra, con una certezza, ricorda la Madia: il lavoratore «guadagnerà quanto guadagnava». Il capitolo mobilità è tuttavia complesso: la materia è stata rivista dal dl 90/2014, diventato legge in estate, con l'introduzione della possibilità di spostamento obbligatorio del dipendente nel raggio dei 50 chilometri.

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Nella Manifestazione di ieri i sindacati si sono detti pronti allo sciopero generale se il Governo non farà dietrofront sul lavoro. Arriva anche l'adesione della Cgil al referendum della Lega per l’abolizione della legge Fornero.

Kamsin Pensionati e lavoratori sul piede di guerra contro il Governo. Con la manifestazione unitaria del pubblico impiego che si è svolta ieri a Roma i sindacati hanno rivendicato il «successo» della giornata (centomila, secondo gli organizzatori, in piazza a Roma: «È andata meglio del previsto, così come quella dei pensionati»), ed hanno trovato l'unità nell'affermare nell’affermare che «ora la palla è al governo, aspettiamo risposte nelle prossime ore». In caso contrario le tre sigle sindacali annunciano lo sciopero generale.

Anche se resta qualche distinguo, che non compare nella nota congiunta diramata ieri sera, ma che è stata chiara negli interventi dal palco. «Se non ci saranno risposte — dichiara infatti Susanna Camusso — ci sarà lo sciopero di categoria, chiameremo tutti i lavoratori». E alla leader della Cgil si affianca il segretario generale aggiunto della Uil, Carmelo Barbagallo, per il quale il governo è «il peggior datore di lavoro del Paese. Se non si siede per rinnovare il contratto, faremo lo sciopero generale dei lavoratori pubblici. Anzi, lo estenderemo anche ai precari del settore privato». Mentre è più attendista Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl: «Non accetteremo un altro blocco dei contratti, fermi da sei anni. Però in Italia gli scioperi generali si decidono insieme. E dopo lo sciopero generale non c’è più niente, gli obiettivi devono essere chiari ».

Dalla manifestazione di ieri è arrivata anche l'apertura dei sindacati al Referendum contro la Riforma Fornero promosso dalla Lega: "Nel momento in cui la Corte costituzionale ammettesse la consultazione, - ha detto la Camusso - la Cgil sarebbe favorevole in quanto ciò determinerebbe per il governo un tempo entro il quale abolire una legge ingiusta". Parole a cui ha fatto subito seguito la risposta soddisfatta del segretario leghista Matteo Salvini: "è la dimostrazione che si può andare oltre gli steccati ideologici". Piu' cauta invece la Cisl che indica che "A quella legge vanno tolte le storture. È una cosa più complessa di un semplice referendum".

Le prossime tappe del Referendum contro la Riforma Fornero -  Il quesito che chiede di abrogare la legge Fornero è uno dei 5 referendum su cui la Lega Nord ha raccolto le firme. Lo scorso 4 novembre la Cassazione ha certificato che la quota di 500 mila firme è stata raggiunta. In dicembre è atteso il parere della Corte costituzionale. Se ci sarà il via libera, il voto potrebbe essere nella primavera 2015.

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E' partito il corteo dei lavoratori pubblici a Roma per manifestare contro il progetto di riforma del mercato del lavoro e contro le misure previste nel ddl di stabilità che bloccano di un altro anno il rinnovo economico dei contratti nella Pa. A tenere lo striscione di apertura i segretari generali di Cgil e Cisl, Susanna Camusso e Anna Maria Furlan e il segretario generale aggiunto Carmelo Barbagallo. Kamsin Accanto a loro i segretari generali della Funzione Pubblica. "Servizi pubblici perche' servono, perche' di tutti", recita lo striscione bianco e verde. Dietro migliaia di bandiere delle varie categorie presenti al corteo, provenienti da tutta Italia. La manifestazione, che sta sfilando ora a Largo Susanna, e' diretta a piazza del Popolo, per il comizio.

"Spero che questa grande manifestazione basti a sturare le orecchie al governo, che deve ascoltare le richieste dei lavoratori pubblici". Cosi' il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan, Quanto alla possibilita' di indire lo sciopero generale del settore prima dell'approvazione della legge di stabilita', Furlan ha risposto: "Vedremo la disponibilita' del governo". Furlan ha richiamato il governo al suo "dovere di fare il contratto per i suoi dipendenti. In sei anni i lavoratori pubblici ci hanno rimesso migliaia di euro, cosa volete che servano gli 80 euro dati dal governo".

I dipendenti pubblici, ha aggiunto, "vogliono essere protagonisti della riforma. Renzi fa la consultazione dei cittadini online ma non si confronta con i lavoratori". Quanto alla legge di stabilita' e alla situazione economica, Furlan ha ribadito che ci sono molte cose da modificare, oltre al rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, in particolare misure per i pensionati e un'impostazione diversa per l'operazione del Tfr. "Renzi deve capire che da solo non ce la puo' fare".

Al corteo e' presente anche il segretario generale aggiunto della Uil, Carmelo Barbagallo. "Abbiamo accettato la sfida di Renzi, che ci dice di fare i sindacalisti. Noi stiamo per fare i sindacalisti e infatti cosa si fa quando il peggiore datore di lavoro non rinnova i contratti? Si sciopera". "Sappiamo che lo sciopero fa male ai lavoratori e al Paese ma se non si rinnova il contratto saremo costretti a farlo". Barbagallo ha spiegato che la Uil ha disertato l'accordo con l'Aran perche' "c'erano dei protocolli che esentavano il diritto di sciopero in alcuni ambienti di lavoro".

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E' stato presentato a firma di Giorgio Airaudo (Sel) un emendamento al testo del disegno di legge di stabilità (AC 2679-bis) che dovrebbe consentire a 4mila docenti che hanno maturato un diritto a pensione entro l'anno scolastico 2011/2012 il collocamento in quiescenza dal prossimo 1° Settembre 2015. Kamsin La modifica ricalca in pieno l'emendamento bocciato dal Dl 90/2014 la scorsa estate, e mira a consentire al personale docente che ha maturato un diritto a pensione entro la fine dell'anno scolastico di accedere alla vecchia disciplina pensionistica, quella vigente prima dell'entrata in vigore del Dl 201/2011.

Interessati sono quindi i lavoratori e le lavoratrici che hanno maturato entro tale data i requisiti per la pensione di anzianità all'epoca vigenti (cioè la quota 96 o 40 anni di contributi) oppure i requisiti per la vecchiaia (cioè 65 anni unitamente ad almeno 20 anni di contributi). L'emendamento, che interviene sull'alinea del comma 14 dell'articolo 24 del Dl 201/2011, specifica che il beneficio è riconosciuto con decorrenza dal 1° Settembre 2015 all'esito di una procedura di monitoraggio delle domande.

Il mantenimento della previgente disciplina consentirà inoltre ai docenti coinvolti di non incappare nella penalizzazione prevista dell'articolo 24, comma 10 del Dl 201/2011 qualora essi non abbiano perfezionato i 62 anni età alla data della decorrenza della prestazione previdenziale. Resta fermo tuttavia che il calcolo delle anzianità contributive maturate successivamente al 1° gennaio 2012 avverrà mediante il sistema contributivo.

La procedura - L'emendamento prevede che l'istituto di previdenza provvederà a stilare la graduatoria dei beneficiari mediante un criterio progressivo risultante dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva vantate dai singoli richiedenti alla data del 31 dicembre 2012. Un meccanismo, questo, simile alle quello delle quote in cui la priorità in graduatoria si determinerà sulla base della somma dell'età anagrafica e di quella contributiva dell'istante: chi ha un valore piu' elevato dovrebbe pertanto acquisire priorità nella graduatoria. Qualora dal monitoraggio risulti il superamento delle 4 mila domande l’INPS non prenderà in esame ulteriori domande di pensionamento.

Il pagamento del TFS sarà tuttavia determinato con le regole previste dall'articolo 24, del Dl 201/2011 e dunque, se l'emendamento verrà accolto dalla maggioranza, la buonuscita verrà spostata di diversi anni rispetto alle regole standard.

Di seguito il testo dell'emendamento, in anteprima, che ci è stato fornito.

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Articolo 12 bis

(salvaguardia previdenziale del personale docente della scuola)

1. all’alinea del comma 14 dell’articolo 24 del Decreto Legge 6 dic. 2011, n. 201, convertito, con modificazioni dalla L. 22 dic 2011, n.214, dopo le parole: (ad applicarsi) sono inserite le seguenti:
“al personale della scuola che abbia maturato i requisiti entro l’ anno scolastico 2011/12, ai sensi dell’, comma 9, della L. 27 dic. 1997 n. 449, e successive modificazioni”
2. il beneficio di cui al comma 1 è riconosciuto dalla data del primo settembre 2015, nel limite di 4000 soggetti e nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui al comma 3. L’INPS provvede al monitoraggio delle domande presentate, secondo modalità telematiche definendo un elenco numerico delle stesse basato su un criterio progressivo risultante dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva vantate dai singoli richiedenti alla data del 31 dic. 2012. qualora dal monitoraggio risulti il raggiungimento del limite numerico non prende in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate ad usufruire dei benefici previsti dalla disposizione di cui al medesimo comma 1. Per i lavoratori che accedono al benefico del comma 1, il trattamento di fine rapporto, comunque denominato,è corrisposto al momento in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione dello stesso secondo le disposizioni di cui all’art. 24 del D.L. 6 dic. 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla L. 22 dic. 201, n. 214 e sulla base di quanto stabilito dall’art. 1, comma 22, del D.L. 13 ago. 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla L. 2011, n. 148, nonché secondo le modalità previste a legislazione vigente.
3. per l’attuazione del presente articolo è autorizzata la spesa di 35 milioni di euro per l’anno 2015, di 105 milioni di euro per l’anno 2016, di 101 milioni per l’anno 2017, di 94 milioni per l’anno 2018 e di 81 milioni di euro per l’anno 2019 e, di conseguenza all’, comma 11, le parole: “è ridotta di 200 milioni di euro a decorrere dal 2015” sono sostituite dalle seguenti ”è ridotta ridotta di 380 milioni di euro a decorrere dal 2015”.

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