Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Boeri avvia lo studio di un'operazione per garantire un reddito minimo a chi ha perso il lavoro tra i 55 e i 65 anni. A giugno la proposta dell'Istituto di Previdenza. 

Kamsin Garantire una sorta di «reddito minimo» per quanti perdono il lavoro nella fascia ricompresa tra i 55 e i 65 anni. È questa la flessibilità sostenibile a cui pensa il presidente dell'Inps Tito Boeri che ha in cantiere una riforma previdenziale col doppio obiettivo di aiutare i lavoratori in difficoltà causa crisi, e rendere più flessibile l'accesso alla pensione.

Sul primo fronte Boeri vorrebbe introdurre un ammortizzatore sociale che tuteli chi è rimasto senza lavoro a partire dai 55 anni e che abbia un reddito basso, ancorato a specifiche soglie Isee (similmente a quanto avviene con l'Asdi, il nuovo ammortizzatore sociale introdotto dal Jobs Act). Questo "reddito minimo" potrebbe essere finanziato con un prelievo sulle pensioni più alte, ottenute in passato con criteri più vantaggiosi del calcolo retributivo o misto. Un contributo di solidarietà da cui, sostiene Boeri, si potrebbero racimolare 1,5 miliardi. Sul taglio degli assegni Boeri ricorda del resto che "al di sopra di un certo importo è necessario intervenire, anche se non è mai bello". La proposta del neo presidente dell'Inps, che sarà messa nero su bianco entro giugno, vorrebbe quindi tosare gli assegni dei pensionati piu' "ricchi" a dispetto dei contributi effettivamente versati.

Altro capitolo è la flessibilità in uscita, su cui sta lavorando la Commissione Lavoro della Camera. L'opzione più gettonata è consentire l'accesso anticipato alla pensione di 4 anni rispetto alla soglia standard (66 anni e 7 mesi nel 2016) ma rinunciando a parte dell'assegno: il ddl Damiano prevede un abbattimento del 2% l'anno fino a un massimo dell'8%. Ma al governo potrebbe non bastare, anche perché deve negoziare con Bruxelles. Specifiche misure, poi, dovrebbero rivedere l'età pensionabile delle lavoratrici che, in assenza di correttivi, schizzerà dagli attuali 63 anni e 9 mesi a 65 anni e 7 mesi dal 2016 e a 66 anni anni e 7 mesi dal 2018. Un incremento troppo ripido sul quale crescono le pressioni per una revisione. 

Secondo Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, l'ipotesi tuttavia di "tosare" gli assegni in essere liquidati con il retributivo «può essere pericolosa». Per Damiano sarebbe preferibile «affrontare per prima cosa i privilegi di chi ha goduto di contribuzioni più basse e regole più generose di anticipo pensionistico». Come i dirigenti, andati in quiescenza con l'80% della retribuzione e soli 30 anni di contributi. «Partiamo da qui, se non vogliamo colpire i soliti noti che hanno dato già più del dovuto», sostiene Damiano.

 seguifb

Zedde

La Sottocommissione Esodati di Palazzo Madama procederà all'acquisizione dei dati del censimento al fine di studiare e proporre ulteriori interventi in materia di salvaguardia.

Kamsin Dovrebbe essere questioni di giorni l'avvio del censimento online dei lavoratori esodati. L'indagine, secondo quanto si apprende, è stata concordata con i Comitati degli esodati e sarà resa disponibile sul sito internet del Senato entro fine mese; il progetto ha lo scopo di accertare quanti siano numericamente i lavoratori rimasti attualmente esclusi dai sei provvedimenti di salvaguardia e sarà la base per procedere ad un ulteriore intervento in materia.

La bozza del censimento è stata già diffusa in anteprima dai lavoratori che hanno preso parte all'incontro con la Sottocommissione Esodati presso la Commissione Lavoro di Palazzo Madama la settimana passata. Il documento chiede ai lavoratori interessati la compilazione di un questionario volto a comprendere  la presenza o meno di accordi che abbiano dato luogo alla cessazione del rapporto di lavoro (gli accordi devono comunque essere avvenuti entro il 2011); la data di cessazione del rapporto di lavoro; l'eventuale prosecuzione di attività lavorativa (autonoma o subordinata) successivamente alla cessazione dal lavoro con le retribuzioni maturate. 

Una ulteriore sezione della scheda è destinata a comprendere la situazione contributiva del lavoratore con l'indicazione della contribuzione volontaria e di quella figurativa maturata.

Dovrebbe restare facoltativa, invece, la compilazione del campo dedicato alla situazione reddituale del nucleo familiare del lavoratore, un punto sul quale si era battuta la Rete dei Comitati.

La bozza del questionario

seguifb

Zedde

Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha reso disponibile i dati dei lavoratori che, autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007, hanno fruito dell'uscita anticipata a 57 anni e 35 anni di contributi.

Kamsin Sono 7.189 i lavoratori che tra il 2011 ed il 2014 hanno fruito della speciale deroga riconosciuta dall'articolo 1, comma 8 della legge 243/04. Tale norma consente ai lavoratori che sono stati autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007 di accedere alla pensione con i requisiti di cui alla legge precedente la riforma del 2007, ovvero 57 anni e 35 anni di contributi (58 anni gli autonomi) requisiti a cui deve essere applicata la finestra mobile e la speranza di vita.

La richiesta dei dati era stata sollecitata dall'Onorevole Gnecchi (Pd) nello scorso mese di Agosto e ieri il Ministro ha fornito la risposta ufficiale del Governo. Poletti ha indicato, come si evince dalle tabelle dell'Inps, che, nel corso del quadriennio 2011-2014, il numero totale delle pensioni liquidate ai contributori volontari autorizzati ante 20 luglio 2007 ed in possesso dei requisiti di cui all'articolo 1, comma 8, della legge n. 243 del 2004 – come modificato dalla legge n. 247 del 2007 – risulta essere pari a 7.189. Inoltre, per quanto riguarda il numero di uomini e di donne andati in pensione nei singoli anni, si nota un andamento crescente fino al 2012 (anno in cui il numero dei pensionamenti raggiunge il picco) e decrescente dal 2013 al 2014.

Il Ministro ricorda, altresì, che, "per ciascuno dei quattro anni, la maggior parte degli uomini è andata in pensione nella fascia di età compresa tra i 60 e i 62 anni, mentre la maggior parte delle donne è andata in pensione nella fascia di età compresa tra i 57 e i 59 anni, tranne che per il 2014, anno in cui il maggior numero di donne andate in pensione è ricompreso nella fascia di età tra i 60 e i 62 anni.

Invece, per nessuno dei quattro anni risultano donne andate in pensione nella fascia di età compresa tra i 63 anni ed oltre". Infine, per quanto concerne il versamento dei contributi non si rilevano andamenti costanti nel corso del quadriennio 2011-2014".

L'onorevole Gnecchi ha ricordato comunque che il decreto-legge n. 201 del 2011, come convertito dalla legge n. 214 del 2011, non ha abrogato le norme che riconoscono il diritto di tali persone, ovvero le disposizioni recate dall'articolo 1, comma 8, della legge n. 243 del 2004, come modificato della legge n. 247 del 2007. Per tali soggetti dal 2012, per effetto della Riforma Fornero e delle salvaguardie la deroga è riconosciuta però solo a particolari condizioni (si veda autorizzati ai volontari ante 2007).

seguifb

Zedde

Dopo le aperture del Ministro Poletti la Commissione Lavoro della Camera torna a riunirsi in sede referente per l'esame del ddl sulle pensioni flessibili.

Kamsin E' stata calendarizzata per Giovedì 12 Marzo in Commissione Lavoro in sede referente presso la Camera dei Deputati il riavvio dell'esame del ddl 857 sui pensionamenti flessibili promosso dall'Onorevole Cesare Damiano. Relatrice al provvedimento sarà la Polverini. E' quanto si apprende dal calendario dei lavori della Commissione diffuso ieri dal Presidente della Commissione.

“L’obiettivo della commissione – spiega Damiano – e’ quello di intervenire nel dibattito in corso con proposte di merito e unitarie, al fine di contribuire a correggere la riforma Fornero. Sono previste audizioni informali con il ministro del Lavoro, il presidente dell’INPS e le parti sociali, anche al fine di confrontarsi con la proposta di CGIL, CISL e UIL sulle pensioni. Rendere piu’ flessibile il sistema previdenziale vuol dire togliere dalla condizione di poverta’ molti cittadini senza lavoro e in attesa per anni della pensione e favorire lo svecchiamento delle aziende, attraverso il turnover, con l’ingresso dei giovani al lavoro”.

Nella stessa giornata è calendarizzata l'interrogazione a risposta scritta promossa dall'Onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd) (5/03401) al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti per approfondire la vicenda dei lavoratori autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007 ai sensi dell'articolo 1, comma 8 della legge 247/07. L'atto intende accertare quante siano le pensioni liquidate negli anni 2011, 2012, 2013, 2014, suddivise per anno, sesso e con i relativi requisiti di accesso (età e anni di contribuzione).

Nella stessa seduta si svolgerà anche l'interrogazione della Lega Nord al Ministro del Lavoro sugli eEffetti della sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2015 in materia di riconoscimento della pensione per la cecità civile e dell’indennità in favore dei ciechi parziali agli stranieri legalmente soggiornanti nel territorio italiano.

seguifb

Zedde

Finirà davanti al Tar del Lazio, con una class action il nodo dell'«opzione donna». Si tratta della possibilità concessa dalla legge 243 del 2004 per le donne con almeno 57 anni d'età e 35 anni di contributi di andare in pensione ma con l'assegno calcolato con il sistema contributivo.

Kamsin Si chiuderà il 15 marzo la raccolta delle adesioni alla class action promossa dal Comitato 'opzione donna'. Nè da notizia la stessa Dianella Maroni, promotrice del Comitato, che si sta battendo per consentire alle lavoratrici che maturano i 57 anni (58 le autonome) e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015 di accedere alla pensione optando per il sistema di calcolo contributivo (articolo 1, comma 9 della legge 243/04).

L'obiettivo del Comitato è incardinare il ricorso al Tar del Lazio entro il 31 Marzo e ottenere la fissazione della prima udienza tra il 30 giugno ed il 30 luglio. Sino a tale data le lavoratrici che non hanno ancora aderito all'azione potranno comunque farlo presentando un autonomo atto di intervento. La decisione del tribunale amministrativo, dicono le promotrici, potrebbe arrivare già entro l'estate, salvo imprevisti. Le adesioni sono possibili tramite la pagina facebook del Comitato.

I legali impugneranno le Circolari Inps 35 e 37 del 14 Marzo 2012 che hanno occultamente accorciato di oltre un anno la possibilità di fruire dell'opzione donna per via dell'applicazione della finestra mobile e della speranza di vita.

seguifb

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati