Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Il Governo rimanda ma il tema sarà posto informalmente dai sindacati nell'incontro che si terrà oggi pomeriggio al Ministero del Lavoro sulla Riforma della Governance dell'Inps.

Kamsin Si comincerà a discutere oggi, in via informale, di una modifica alla legge Fornero. L'occasione è data dall'incontro che si terrà nel pomeriggio al Ministero del Lavoro sulla riforma della governance dell'Inps, dove Giuliano Poletti incontrerà i sindacati, su loro richiesta. Dopo il via libera del Parlamento alla nomina di Tito Boeri alla guida dell'inps, il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, Cesare Damiano, ha sollecitato che la governante dell'istituto cambi presto: «Non vogliamo più un uomo solo al comando» ha affermato, subito dopo il parere positivo espresso su Boeri.

I sindacati hanno indicato, tuttavia, di voler cogliere l'occasione per avviare anche un serio confronto sulle pensioni. «L'inammissibilità del quesito referendario sulla legge Fornero non vanifica la necessità di rivedere le regole» ha argomentato il comitato esecutivo della Cisl. Poletti, per ora, ha già detto che nessun tavolo sarà aperto fin tanto che i decreti del Jobs Act non saranno stati approvati ma la discussione si dovrà aprire, informalmente prima.

I Correttivi alla legge Fornero. Le questioni da affrontare sono tante. C'è la il problema dei quota 96 della scuola con 4.000 insegnanti bloccati per una svista della legge Fornero. Nonostante ben sei provvedimenti di salvaguardia, non è chiusa la vicenda esodati. In standby anche la cosiddetta opzione donna, le ricongiunzioni onerose, i ferrovieri. Poletti l'altra settimana, comunque, non ha fatto riferimento a specifiche categorie di aspiranti pensionati. Ma ha parlato più genericamente di coloro che vicini, ma non abbastanza, ai requisiti per andare in pensione, hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo e «non hanno la copertura di ammortizzatori sociali sufficiente fino a maturare la pensione». Una situazione comune a tanti, in questi anni di crisi. «Credo  ha detto Poletti  che uno strumento flessibile che aiuti queste persone a raggiungere i requisiti bisognerà produrlo, perché diversamente avremo un problema sociale». Nessun dettaglio sul "come" intende intervenire, Poletti si è limitato a parlare di «molte ipotesi allo studio».

Anche il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta ha indicato tra «le soluzioni» quella che lascia il lavoratore libero di scegliere, tra i 62 e i 70 anni, il momento in cui andare in pensione, con un assegno «rapportato a un riequilibrio del calcolo previdenziale». Il taglio, secondo la proposta depositata in Parlamento sui pensionamenti flessibili proprio a firma Baretta-Damiano, varierebbe tra il 2 e l'8% per chi sceglie di anticipare i tempi (per chi li posticipa è previsto un aumento dell'assegno pensionistico). Tra le ipotesi ancora in piedi anche quota 100 (mix contributietà anagrafica) e la staffetta generazionale, con il lavoratore anziano che percepisce mezza pensione e mezzo stipendio, lavora metà tempo e il resto lo fa un giovane apprendista.

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L'Inps ha aggiornato il report delle procedure di monitoraggio dei lavoratori cd. salvaguardati. Sono circa 100mila le pensioni certificate su un totale di oltre 170 mila posizioni disponibili.

Kamsin Continuano a salire le pensioni liquidate in regime di salvaguardia. Al 23 Gennaio 2015, afferma l'ultimo report dell'Inps, i trattamenti liquidati sono 64.077 mentre le certificazioni hanno toccato quota 97.996. Parliamo dei lavoratori che, sulla base di specifici provvedimenti legislativi adottati nel corso degli ultimi 3 anni, hanno potuto continuare a fruire, in via eccezionale, delle regole di pensionamento ante-fornero. Sono 170mila i lavoratori che, con sei salvaguardie, l'ultima approvata nell'Ottobre 2014 con la legge 147/2014 possono contare su questa opportunità.

In pratica sino ad oggi sono state liquidate circa un terzo delle posizioni disponibili mentre il numero delle certificazioni rilasciate dall'istituto coprono poco meno del 60% dei posti disponibili (98 mila su 170mila posti). 

Dal report emerge come permangano numeri ancora relativamente bassi sulla seconda salvaguardia (Dl 95/2012): le pensioni certificate sono state poco piu' di 17mila mentre il numero di quelle liquidate si ferma sotto le 10mila unità; la capienza complessiva è di ben 35mila posti (effetto della riduzione disposta con la recente legge 147/2014 che ha tagliato di 20mila posti il contingente originariamente previsto per questa salvaguardia). Si tratta, com'è noto, di lavoratori coinvolti in accordi per la gestione di eccedenze occupazionali con l'utilizzo di ammortizzatori sociali sulla base di accordi stipulati in sede governativa entro il 2011.

Stessa situazione si riscontra nella quinta salvaguardia (legge 147/2013) dove a fronte di 17mila posti disponibili le certificazioni si arrestano a 3.294 anche se la maggior parte sono già state messe in pagamento.

Continua invece a registrarsi un deficit di posti disponibili nella quarta salvaguardia, nel profilo dedicato ai lavoratori che hanno fruito nel corso del 2011 dei congedi e/o dei permessi per assistere disabili: l'Inps ha certificato il diritto a fruire della salvaguardia a ben 4.886 persone, quasi il doppio del numero disponibile (2.500). Stante il superamento del limite previsto dalla legge, però, l'istituto ha potuto inviare la certificazione solo a coloro che hanno maturato il diritto a pensione, con le vecchie regole, entro il 31 Ottobre 2012. 

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Fonte: Report Inps del 23 Gennaio 2015.

Il segretario generale della Cigl, Susanna Camusso chiede di aprire immediatamente un confronto con le parti sociali perché "l'inammissibilità del quesito referendario per la cancellazione della legge Fornero non vanifica la necessità di rivedere le regole del sistema pensionistico".

Kamsin "E' necessario rimettere mano alla Riforma Fornero". E' quanto afferma il leader della Cgil Susanna Camusso che pur condividendo le aperture del ministro Poletti dei giorni scorsi circa la possibilità di rendere piu' flessibile l'età per la pensione, non si fida dell'esecutivo.

"La riforma Fornero, varata a inizio 2012 nel pieno della crisi dello spread ha spostato in avanti l'età per accedere alla pensione anche di sei anni rispetto alle vecchie regole, abolendo di fatto la pensione di anzianità contributiva. La manovra ha anche creato una platea di lavoratori senza stipendio e senza pensione, i cosiddetti esodati che in virtù di accordi aziendali avrebbero dovuto lasciare l'attività dopo poco tempo ma che poi si sono visti spostare in avanti di diversi anni l'età per il ritiro. Per tutte queste persone - ricorda la Camusso - è necessario offrire una soluzione in tempi rapidi, ma in tutti questi anni si sono solo fatte tante promesse."

Secondo la leader della Cgil l'equilibrio di bilancio dello stato è stato messo in sicurezza a discapito delle nuove generazioni e delle fasce piu' precarie delle popolazione, come gli esodati e i disoccupati, cioè coloro che hanno perso il posto di lavoro a seguito del fallimento della propria azienda. Nonostante i correttivi degli ultimi 2-3 anni il sistema "resta squilibrato e ingiusto", oltre che dispendioso ed il peso "ricade sulle giovani generazioni, che se mai le vedranno, riceveranno pensioni esigue, benché paghino di tasca propria, con l'attuale sistema a ripartizione, gli assegni degli anziani".

Per ora, inoltre, la micidiale sommatoria tra crollo demografico e crisi economica sta disastrando i conti dell'Inps, cui ha dato un colpo durissimo anche l'assorbimento del pressoché fallito Inpdap.  La Camusso esprime dubbi anche sulle ricette di Boeri. "Boeri, prima di essere nominato alla guida dell'Inps, aveva indicato la ricetta nel ricalcolo complessivo di tutte le pensioni, comprese quelle già in essere, con il metodo contributivo. A partire da una soglia minima di assegno, verrebbero penalizzati soltanto coloro che hanno versato contributi di entità minore rispetto alla pensione effettivamente percepita. Secondo il Segretario si tratta di una discussione sterile in quanto numerose sentenze della Corte Costituzionale a torto o a ragione, hanno sancito l'intangibilità dei diritti acquisiti".

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Quasi 500 emendamenti sono caduti sotto la ghigliottina parlamentare. Non ce l'hanno fatta le proposte di estensione del contingente degli esodati salvaguardati. In pista ancora la proroga dell'opzione donna.

Kamsin Niente da fare per gli esodati con il decreto legge milleproroghe. L'emendamento presentato da Carlo Sibilia, deputato del M5S, che tentava di estendere la sesta salvaguardia di ulteriori 3.300 unità è stato dichiarato inammissibile. E' andata male anche alle altre 3 identiche proposte di modifica presentate da Lega Nord, Sel e Forza Italia che non hanno retto la tagliola del primo giudizio della Presidenza delle Commissione guidata da Francesco Paolo Sisto.

Sibilia è andato sotto anche sulla deroga per il personale della scuola alla fruizione del trattenimento in servizio, istituto abolito con il Dl 90/2014. La proposta intendeva nei fatti reintrodurre il trattenimento biennale per il personale docente e Ata che avesse maturato i requisiti pensionistici Fornero. Inammissibili pure le proposte Lauricella 1.115 e Bolognesi 1.198, che cercavano di ampliare le possibilità di usufruire dell'istituto del trattenimento in servizio agli avvocati dello Stato.

Ha retto, per ora, il primo giudizio di ammissibilità il tentativo di Sel (emendamento Nicchi 10.09) di estendere l'opzione donna fino al 2016. Passano anche gli emendamenti sulle aliquote contributive delle Partite Iva nella gestione separata e sul regime dei minimi. Una schiera trasversale di parlamentari, da Ncd a Scelta Civica, ha presentato emendamenti in serie per resuscitare il vecchio regime dei minimi, quello che prevede una tassazione «flat» del 5% per i redditi fino a 30 mila euro, e per bloccare per tutto il 2015 l'aumento dei contributi dal 27% al 30% che gli autonomi saranno chiamati a versare.

Renzi però ha già promesso che la riforma la farà il Governo nel maxiconsiglio dei ministri del 20 febbraio. Quindi gli emendamenti in materia potrebbero essere bocciati nel corso dell'esame della Commissione se il Governo darà parere negativo ad una modifica con il milleproroghe.

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Poletti: "È necessario intervenire sulla legge Fornero con strumenti flessibili di accompagnamento al pensionamento o si rischia un problema sociale".

Kamsin Dopo la bocciatura della Corte Costituzionale del referendum promosso dalla Lega, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha aperto questa settimana ad una revisione del sistema previdenziale entrato in vigore nel dicembre 2011, con la Riforma Fornero. Le modifiche dovrebbero interessare, come già anticipato da pensionioggi.it nei giorni scorsi, «quelle persone che sono vicine a maturare i diritti alla pensione e che, nella situazione di difficoltà, hanno perso il lavoro o possono perderlo e non hanno copertura di ammortizzatori sufficienti a maturare le condizioni di pensionamento».

E' bene quindi chiarire che la riforma Fornero non sarà cancellata ma solo adeguata a far fronte alle problematiche legate alla crisi economica soprattutto laddove manca il paracadute degli aiuti pubblici con gli ammortizzatori. «Sappiamo che abbiamo un problema» ha riconosciuto Poletti: indubbio pertanto che «bisognerà produrre uno strumento flessibile che aiuti queste persone a raggiungere i requisiti. In caso contrario si avrebbe un problema sociale».

Quando? Il Governo vuole prima concludere la partita sul Jobs Act: «La prima scadenza in assoluto è fare i decreti attuativi della riforma del mercato del lavoro» ha detto Poletti. Da qui a fine giugno, quando scade la delega, non c'è da aspettarsi nulla di importante, insomma. Ma dopo il cantiere dovrebbe riaprirsi.

Le ipotesi. Le ipotesi per ora sono quattro. Si va dalla cosiddetta «opzione contributivo» estesa a tutti alla «uscita flessibile con penalizzazioni» fino alla «quota 100» e al cd. prestito previdenziale. Nel primo caso si estenderebbe a tutti l'opzione valida per le donne valida a fine anno: probabilmente sarà rivisto il requisito anagrafico (che potrebbe passare da 57 anni e 3 mesi a 62 anni e 3 mesi e 35 di contributi) ma con il ricalcolo dell'assegno con il sistema interamente contributivo. Poi ci sono le proposte di Damiano: quella dei pensionamenti flessibili con 62 anni e 35 di contributi e penalizzazione (per esempio del 2%) sulla quota di pensione calcolata con il retributivo per ogni anno di anticipo; e la quota 100, un'uscita anticipata per chi raggiunge il valore 100 determinato dalla somma di anzianità contributiva ed anagrafica abbinando un'anzianità contributiva minima di 35 anni e anagrafica minima di 60 anni (costo da 2,5 miliardi nel 2015 fino a 11,4 nel 2030). 

Poi c'è l'ipotesi del cd. «prestito previdenziale» su cui aveva lavorato anche il suo predecessore, Enrico Giovannini. Lo strumento concede al lavoratore la possibilità di percepire un assegno temporaneo fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia con successiva restituzione da parte del pensionato della somma complessivamente anticipata tramite micro-prelievi sull'assegno Inps. Il costo varia a secondo delle variabili proposte, a partire dalla durata dell'eventuale fase di sperimentazione ma le simulazioni realizzate dal ministero del lavoro rivelano che il «prestito previdenziale» rappresenta la soluzione di flessibilità in uscita meno onerosa in assoluto per le finanze pubbliche.

L'importo dell'assegno anticipato sarebbe di 760-800 euro (1,7 volte l'assegno sociale). L'indennità verrebbe corrisposta a coloro a cui mancano pochi anni alla maturazione del diritto a pensione con le regole Fornero, che non sarebbero ritoccate.

«Meglio tardi che mai. Finalmente, anche il ministro Poletti si è accorto che sulla questione previdenziale il governo deve intervenire per correggere tutti i guai prodotti dalla riforma Fornero» commenta la vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera, Renata Polverini di Forza Italia. «All'inizio della legislatura sono stati incardinati in Commissione Lavoro, provvedimenti a firma di tutti i gruppi parlamentari presenti che risolverebbero immediatamente e strutturalmente questo grave problema, anche reintroducendo meccanismi di flessibilità in uscita». Velocità nelle modifiche è quanto reclamano i sindacati da sempre critici verso la riforma Fornero e ancora indignati per essere stati tagliati fuori dalla definizione del provvedimento.

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