Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Una nota del ministero dell'Istruzione e della Ricerca comunica le modalità di presentazione delle domande di cessazione dal servizio per il personale docente destinatario della sesta salvaguardia.

Kamsin Il Miur ha sciolto questa settimana la riserva circa il termine per la presentazione delle domande di cessazione dal servizio da parte del personale docente e Ata della scuola che aveva presentato domanda alla DTL per l'inserimento nella cd. sesta salvaguardia in quanto fruitore dei permessi e dei congedi per l'assistenza ai disabili nel corso del 2011.

Come si ricorderà il Miur aveva rimandato ad ulteriori istruzioni la presentazione della domanda di cessazione (la data standard era il 17 Gennaio 2014). Ebbene la nota 4441 del 9 febbraio 2015 del Miur  ha indicato che il personale in parola che ha ricevuto dall'Inps comunicazione di poter beneficiare delle previgenti regole pensionistiche potrà presentare domanda di cessazione dal servizio entro il 2 marzo 2015. Gli interessati possono presentare domanda di cessazione dal servizio in modalità cartacea utilizzando l'allegato diffuso con la nota; i docenti saranno collocati in pensione dal 1° Settembre 2015 previa presentazione della domanda di pensione all'Inps.

I destinatari. Si tratta, come è noto, del personale che ha maturato un diritto a pensione (di anzianità), con le vecchie regole, entro il 31 Dicembre 2014 (cioè con i 40 anni di contributi oppure  con la quota 97,3 con almeno 61 anni e 3 mesi di età e 35 di contributi) ed è risultato (o risulterà) incluso nella graduatoria stilata dall'Inps in funzione della data di maturazione del diritto a pensione.

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Entro il 31 Marzo 2015 il Comitato Opzione Donna presenterà il ricorso collettivo contro l'Inps per ottenere lo stralcio delle Circolari 35 e 37 del 2012.

Kamsin Il Comitato Opzione Donna guidato da Daniella Maroni inizia ufficialmente la raccolta delle firme per la promozione della class action contro l'Inps volta ad ottenere la revoca o la modifica delle Circolari Inps 35 e 37 del 14 marzo 2012 che impediscono alle lavoratrici che maturano i requisiti nel 2015 di accedere alla cd. opzione donna. 

E' quanto si legge in una nota stampa diffusa dal Comitato. Per l'avvio dell'azione giudiziaria, guidata dagli avvocati Maestri e Sacco, è richiesto il raggiungimento di un numero minimo di adesioni pari a 200 ricorrenti ed il pagamento di un contributo di 300 euro (quota che ricomprende tutte le tasse e le spese). Il contributo - scrivono dal Comitato - dovrà essere versata esclusivamente a mezzo bonifico sul conto corrente dedicato alla class action di cui saranno comunicate le coordinate a partire dal 16 febbraio. "Detta somma comprende ogni spesa, comprese quelle di organizzazione, collazione, notifica e deposito atti, trasferte".

Per partecipare le aderenti devono altresì stampare ed inviare agli avvocati che seguono la causa un mandato difensivo (un fac-simile è qui disponibile). La firma del mandato deve essere autenticata, precisano dal Comitato, innanzi al pubblico ufficiale dell'anagrafe del Comune di residenza, ad un notaio, o presso gli studi degli avvocati Sacco e Maestri. Il mandato originale deve essere quindi spedito ai legali per posta (Avv. Andrea Maestri Via Meucci n. 7/d - 48124 Ravenna oppure Avv. Giorgio Sacco - Via San Felice n. 6 - 40122 Bologna) o consegnato agli avvocati in occasione della sottoscrizione. I legali hanno dato disponibilità anche ad organizzare trasferte in altre città per raccogliere le adesioni delle lavoratrici che non riuscissero ad ottenere l'autenticazione della firma presso il Comune. 

Al mandato occorre sempre allegare una fotocopia della carta di identità, del codice fiscale e della distinta del bonifico effettuato (anche quando viene consegnato personalmente presso lo studio dei legali).

I tempi del ricorso. L'obiettivo del Comitato è di raggiungere la soglia minima di adesioni e di notificare e depositare il ricorso collettivo entro il 31 Marzo 2015 presso il Tar del Lazio. Una volta depositato il ricorso, il TAR dovrà fissare l'udienza d'ufficio in una data compresa tra il 90mo e il 120mo giorno dal deposito. "Se, ad esempio, depositassimo il 30 marzo, il TAR dovrebbe fissare l'udienza non prima del 30 giugno e non oltre il 30 luglio. Se, per esempio, il TAR fissasse l'udienza il 30 giugno, fino al 10 giugno, altre signore che non abbiano fino a quel momento aderito, potranno farlo, depositando un autonomo atto di intervento" ricordano dal Comitato. Già entro l'estate il Tar potrebbe, dunque esprimersi, sul ricorso.

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Si sblocca la situazione per i lavoratori destinatari della sesta salvaguardia. L'Inps riprende ad inviare le certificazioni con priorità rispetto a chi ha maturato un diritto entro il 2012.

Kamsin L'Inps sta inviando le prime certificazioni dopo la chiusura dei termini per l'ammissione al beneficio della sesta salvaguardia (legge 147/2014). Secondo un'indagine condotta presso l'Inps da PensioniOggi.it l'istituto sta provvedendo ad inviare, con priorità, la certificazione ai lavoratori che hanno fruito dei congedi e dei permessi per l'assistenza a disabili nel corso del 2011 e che hanno maturato un diritto a pensione, con la vecchia normativa, entro il 31 dicembre 2012.

Si tratta di posizioni che, affermano dall'Inps, erano già state certificate nell'ambito della quarta salvaguardia ma che non erano state inviate agli interessati per via dell'esaurimento del plafond dei 2500 posti (l'ultimo incluso aveva maturato il diritto il 31 Ottobre 2012). L'Inps ha, altresì, iniziato a certificare le prime posizioni dei lavoratori che hanno presentato domanda entro il 5 gennaio 2015 ai sensi della legge 147/2014.

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L'applicazione della speranza di vita determina, per le lavoratrici che accedono al regime sperimentale, una ulteriore riduzione dei termini.

Kamsin Alcune lettrici ci scrivono per segnalare una presunta imprecisione nella tabella allegata all'articolo pubblicato sabato scorso su PensioniOggi.it per quanto riguarda il mancato conteggio della speranza di vita. Per spiegare meglio occorre fare una premessa ricapitolando la situazione attuale. Le Circolari 35 e 37 del 14 Marzo 2012 dell'Inps hanno, come noto, messo tre punti nero su bianco:

1) che le finestre mobili (12/18 mesi) continuano ad essere applicate a queste lavoratrici come accadeva sino al 31.12.2011 (si veda Circolare Inps 53/2011);

2) che il requisito anagrafico è soggetto alla speranza di vita (quindi dal 1° gennaio 2013 l'età necessaria diventa 57 anni e 3 mesi e 58 anni e 3 mesi per le autonome);

3) che la decorrenza del trattamento pensionistico si verifichi entro il 31 dicembre 2015. E quindi i requisiti anagrafici e contributivi in parola devono essere raggiunti entro il 30 Novembre 2014 (se dipendenti del privato), 30 Dicembre 2014 (se nel pubblico impiego), e 31 Maggio 2014 (se autonome). 

La richiesta prioritaria che viene rivolta al Ministero del Lavoro e all'Inps è volta ad ottenere la rimozione della condizione prevista dal punto 3). Ebbene se così fosse alle lavoratrici in parola sarebbe possibile raggiungere i requisiti (cioè 57 anni e 3 mesi) entro il 31 dicembre 2015 fermo restando però l'applicazione delle finestre mobili e, appunto, la speranza di vita. Quindi se prendessimo l'ultima lavoratrice che sarebbe ammessa al regime, cioè colei che matura questi requisiti proprio l'ultimo giorno utile, il 31 Dicembre 2015, la pensione avrebbe decorrenza dal 1° gennaio 2017 (o 1° luglio 2017 se autonoma; 1° settembre 2016 se nel comparto scuola). Ed è ciò che si vuole evidenziare nella tabella seguente.

E' chiaro che, qualora le richieste si spingessero sino a chiedere l'annullamento anche dei punti 1 e 2) - come ci scrivono alcune lavoratrici - , cioè l'applicazione della stima di vita e delle finestre mobili, il risultato sarebbe diverso. Non ci sono dubbi. In tal caso, sempre fotografando la situazione al 31 dicembre 2015, alla lavoratrice di cui all'esempio sopra sarebbero sufficienti solo 57 anni di età e la pensione decorrerebbe dal 1° gennaio 2016 e non dal 1° gennaio 2017.

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Il Comitato esprime amarezza per l'ennesima bocciatura dell'emendamento presentato da Sel al decreto legge milleproroghe che avrebbe risolto per via legislativa il problema.

Kamsin Il Comitato Opzione Donna guidato da Daniella Maroni si prepara alla class action contro l'inps. L'obiettivo è ottenere l'annullamento, per via giurisdizionale, delle due Circolari del 2012 (la 35 e la 37 del 14 Marzo 2012) che impediscono alle lavoratrici di accedere alla pensione con 57 anni e 35 anni di contributi se maturati entro il 31.12.2015 come recita l'articolo 1, comma 9 della legge 243/04. 

La vicenda è nota da tempo. L'Inps con le predette circolari ha indicato che la data di dicembre 2015 va intesa come termine entro cui deve essere maturata la decorrenza della prestazione pensionistica, cioè comprensiva della finestra mobile di 12 mesi (18 per le autonome) e della speranza di vita Istat. La conseguenza è che i requisiti anagrafici e contributivi vanno raggiunti con un anno di anticipo, almeno, rispetto alla scadenza originariamente prevista.

Una condizione che, di fatto, accorcia occultamente ed indebitamente i termini per la fruizione del regime sperimentale, una strada riscoperta in questi anni da un numero sempre maggiore di lavoratrici per anticipare l'uscita in barba alle regole fornero che chiedono 66 anni e 3 mesi nel pubblico e 63 anni e 9 mesi nel privato, oppure 41 anni e mezzo di contributi. L'anticipo però costa parecchio. L'assegno infatti viene calcolato con il sistema totalmente contributivo e quindi si deve mettere in conto una perdita di almeno un quarto dell'importo che sarebbe stato conseguito con le regole del sistema misto. Insomma nessun regalo.

La querelle va avanti ormai da anni. Lo scorso 22 Ottobre il Comitato ha diffidato l'Inps a rivedere le due circolari (la 35 per il comparto privato; la 37 per il comparto pubblico) entro 90 giorni. Il termine è spirato inutilmente il 3 Febbraio senza sostanziali passi avanti. 

In settimana è caduta poi anche la proposta di Sel di estendere l'opzione donna sino al 31 dicembre 2016 tramite un emendamento al decreto legge milleproroghe, una modifica che avrebbe risolto la questione, indirettamente, anche con riguardo alle lavoratrici in parola.

Class Action piu' vicina. Data l'impasse dal Comitato si stanno preparando a raccogliere le firme per l'adesione alla class action, un'azione che è stata avallata nei mesi scorsi anche dagli Onorevoli Gnecchi e Damiano (Pd). Il Comitato avrà, infatti, un anno di tempo per presentare un ricorso collettivo al Tar del Lazio per ottenere la rimozione in via giurisdizionale delle Circolari. L'azione, precisano, sarà aperta a chiunque abbia un interesse con le stesse caratteristiche di quello delle ricorrenti (c'è un bacino di 6mila lavoratrici potenziali aderenti, stimano dal Comitato) che dunque potranno unirsi all'azione collettiva sino a 20 giorni prima della fissazione dell'udienza preliminare al Tar del Lazio.

La speranza del Comitato è tuttavia che l'Inps, sotto la guida del nuovo Presidente Tito Boeri, con un atto di autotutela amministrativa, revochi le predette circolari prima dell'avvio del ricorso giurisdizionale al fine di evitare un lungo e complesso contenzioso.

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