Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

L'istituto di previdenza dichiara che sono state certificate 97mila pensioni in regime di salvaguardia. Ma restano i problemi per i lavoratori in quarta salvaguardia e i migliaia di lavoratori esclusi dal perimetro.

Secondo l'Inps la vicenda esodati è sostanzialmente chiusa. A confermarlo sono stati ieri i vertici dell'Inps, il commissario Tiziano Treu e il direttore generale Mauro Nori, nel corso di una audizione al Senato in Commissione Lavoro. L'istituto ha comunicato di aver salvaguardato tutti i 162.130 esodati creati dalla riforma Fornero.

Kamsin Grazie a sei provvedimenti di tutela all'Inps risultano tutti tutelati i soggetti rimasti a ridosso della riforma delle pensioni in un limbo senza reddito. Secondo l'Istituto di previdenza, i vecchi numeri (si era parlato di 390.000 esodati) sono sorpassati. «Certo quella che si chiude è la fase emergenziale» ha detto Nori. Una fase che ha creato tante polemiche e battaglie di cifre. Fuori dai 162.130 ci possono essere ancora altri «casi specifici» che saranno individuati da un censimento attraverso il monitoraggio condotto dal sito della commissione senato, annunciato dalla senatrice Anna Maria Parente. Ma si tratta di numeri residuali.

Secondo l'Inps, al 27 Ottobre 2014, sono state emesse 97.267 certificazioni e sono state liquidate 56.274 pensioni. A noi di pensionioggi.it tuttavia risultano ancora diversi problemi aperti. Come evidenziato anche dall'atto di sindacato Ispettivo avviato dall'Onorevole Luisa Gnecchi (Pd) alla Camera dei Deputati lo scorso 15 Ottobre ancora non sono salvaguardati i lavoratori in quarta salvaguardia che hanno maturato un diritto a pensione dopo il 31 Ottobre 2012 (ed entro Dicembre 2013). Il sottosegretario al Lavoro, Luigi Bobba (Pd), ha tuttavia precisato che il ministero sta cercando di individuare una soluzione per la loro vicenda. Inoltre molti dei 162mila potenziali salvaguardati ancora devono ricevere conferma di salvaguardia.

Senza contare che ci sono molti lavoratori che sono rimasti fuori dal perimetro delle tutele previste dalla legge per mancanza dei requisiti. "Ribadiamo la nostra richiesta affinché nella Legge di Stabilità, attualmente all’esame del Parlamento, venga urgentemente prevista una precisa misura per salvaguardare almeno i 49.500 “esodati non salvaguardati” accertati dalla Commissione Lavoro della Camera". A ricordarlo è la Rete dei Comitati degli esodati presieduta da Francesco Flore.

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Oltre 162 mila persone salvaguardate, più di 97 mila assegni certificati per un totale di pensioni liquidate che supera le 56 mila. Sono queste le cifre sui cosiddetti esodati riportate dall'Inps, secondo l'ultimo aggiornamento, in occasione di un incontro sul tema in Commissione Lavoro che si è tenuto oggi al Senato.

I numeri sono il risultato dell'applicazione dei sei provvedimenti di salvaguardia finora emanati, per tutelare quanti erano rimasti senza stipendio e senza pensione. L'ultimo report dell'Inps, datato 4 luglio 2014 cristallizzava a 89mila le pensioni certificate e a 56 mila quelle liquidate.

Kamsin Tutti salvaguardati fino al gennaio 2015 - Secondo l'Inps, a margine dell'intervento che si è tenuto in Senato a cui hanno partecipato il commissario Tiziano Treu e il dg Mauro Nori "tutti gli esodati sono stati salvaguardati. Sono finiti, restano soli casi specifici". Secondo l'istituto sarebbero stati tutti tutelati i soggetti rimasti senza sostegno a ridosso della riforma Fornero, "quindi fino al 6 gennaio 2015".

A noi di pensionioggi.it tuttavia non risulta così. Come evidenziato anche dall'atto di sindacato Ispettivo avviato dall'Onorevole Luisa Gnecchi (Pd) alla Camera dei Deputati lo scorso 15 Ottobre risultano ancora non salvaguardati i lavoratori in quarta salvaguardia che hanno maturato un diritto a pensione dopo il 31 Ottobre 2012 (ed entro Dicembre 2013).

Lo stesso istituto di previdenza ha indicato, infatti, che il plafond di 2500 posti riservato ai fruitori dei permessi e dei congedi per disabili si è fermato a tale data lasciando fuori chi avesse maturato un diritto a pensione successivamente. Sarebbe utile una comunicazione in favore di tali lavoratori circa il loro destino.

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Una norma nascosta della legge 147/2014 prevede che i trattamenti pensionistici erogati in favore dei nuovi 32.100 salvaguardati non potranno avere decorrenza antereriore al 6 Novembre 2014.

Kamsin Il trattamento pensionistico per i lavoratori che faranno parte della sesta salvaguardia non potrà avere decorrenza anteriore alla data di entrata in vigore della legge 147/2014, cioè il 6 Novembre 2014. E' quanto prevede l'articolo 2, comma 2 della citata legge che ha dato il via libera alla salvaguardia di un contigente di oltre 32mila lavoratori che erano risultati fuori dal mercato del lavoro alla data di entrata in vigore della Riforma Fornero del 2011.

Poche righe spuntate nel testo di legge che hanno un significato non chiaro a prima vista. Ma, a ben vedere, comporterà che i 32 mila lavoratori beneficiari del provvedimento perderanno le mensilità di pensione a cui avrebbero avuto diritto in base alla previgenti regole se queste si collocano temporalmente prima della data di entrata in vigore della legge. Un escamotage, peraltro già sperimentato con la quarta e con la quinta salvaguardia che, nei fatti, negherà ai beneficiari il diritto agli arretrati. In pratica una persona, risultante inclusa tra i 32.100 fortunati, che avesse raggiunto il diritto a pensione nel 2012 con decorrenza originaria prevista nel 2013 potrà, al massimo, ottenere la pensione non prima del 6 Novembre 2014 con perdita, quindi, delle mensilità intercorrenti tra il 2013 ed il novembre 2014.

Non solo. Come ci segnalano i nostri lettori, l'Inps erogherà la prestazione con un ulteriore ritardo. Il trattamento viene infatti posto in pagamento solo dopo la comunicazione di avvenuta inclusione nel contingente dei 32.100 salvaguardati previa presentazione della domanda di pensione. Ora, considerando che ci vorranno da sei mesi ad un anno per la chiusura delle graduatorie, i destinatari della salvaguardia potranno, pertanto, ottenere la decorrenza della prestazione solo al termine di questo ulteriore lasso di tempo che dipende, per l'appunto, dall'Inps.

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Congelare l'aumento della tassazione sulla previdenza complementare, modificare il pagamento delle pensioni al 1° del mese (rispetto al 10 fissato nel documento governativo) per gli 800 mila pensionati titolari di due prestazioni, cancellare la tassazione ordinaria per il Tfr in busta paga, allargare la platea degli 80euro, e rivedere quella del bonus bebè. Kamsin Sono alcune delle richieste di modifica che sono state presentate in oltre 3700 emendamenti alla legge di Stabilità.

Molte sono doppioni presentate da piu' forze politiche che non si sono coordinate tra loro. Molti chiedono poi di rivedere l'intervento sull'Irap e di aumentare le risorse per gli ammortizzatori sociali,matanti sonoanche su scuola e università e per abbassare l'Iva sugli ebook al 4%. Ricompaiono poi gli emendamenti in favore dei quota 96 della scuola e quelli in favore dei lavoratori precoci (questi ultimi sono stati richiamati, peraltro, anche nella Relazione al ddl di stabilità elaborata dalla Commissione Lavoro della Camera). Alcuni emendamenti prevedono anche lo stop al taglio previsto per i patronati.

Altre richieste dei deputati si concentrano poi sugli 80 euro, puntando a legare la platea dei beneficiari all'Isee oppure inserendo il quoziente familiare. Tantissimi poi chiedono di rivedere il tetto dei 90mila euro per il bonus bebè per dare più risorse a chi ne ha più bisogno. Numerosi emendamenti si concentrano poi su scuola e università, che non possono reclutare ricercatori e professori vincitori di concorso per ragioni di budget.

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La Rassegna Stampa

Il grande disegno di legge, ora in viaggio tra commissioni di Camera e Senato, sembrava il mezzo ideale per affrontare e risolvere la questione dei Quota 96. Kamsin Sono quei docenti che, arrivati sulla soglia della pensione, nel gennaio 2012 - governo Monti, ministro del Lavoro Fornero - si sono visti cambiare le carte sulla cattedra e hanno visto allontanarsi il loro riposo. Secondo le nuove regole, pensate per cancellare le pensioni d'anzianità, realizzate con l'accetta, gli insegnanti sessantenni prossimi alla quiescenza lavorativa avrebbero potuto salutare gli alunni solo se la somma della loro età anagrafica e contributiva non fosse stata inferiore a 96 (60 anni di età più 36 di contributi, per esempio). O se avevano quarant'anni di contributi. Risultato: almeno quattromila persone hanno visto spostare in avanti, in alcuni casi molto in avanti, il traguardo. Nel 2013, poi, le cose sono progredite in senso peggiorativo. A quella data la quota per la pensione era già salita a 97,3.

I "quota 96" non sono esodati della scuola, come erroneamente vengono chiamati. Non sono pensionati senza pensione. Sono aspiranti pensionati a cui si è chiesto di restare in cattedra ora un anno in più, ora due, ora tre. E loro, logorati da 35 stagioni di insegnamento a 1.300 euro il mese - insegnare a scuola, sì, logora - sono rimasti. Controvoglia. Impedendo a precari più giovani di entrare in ruolo.

Il premier Matteo Renzi aveva promesso che avrebbe preso in mano la situazione, che avrebbe trovato i soldi per chiudere i pasticci forneriani. E due emendamenti di Sel, approvati in aula, sembrarono aver sistemato la faccenda e i cinquemila: pensionamento alla prima finestra utile, settembre 2015. Ma la Ragioneria dello Stato intervenne motu proprio e cancellò gli emendamenti: non c'era copertura finanziaria. Renzi incassò la sconfitta e non riaprì più la questione. Maestri e prof sono tornati in classe e il disegno di legge "La buona scuola" semplicemente li ha ignorati. Anche se il deputato Pd Francesco Boccia aveva detto, dopo la bocciatura degli emendamenti: "La scelta è una ferita aperta tra il governo e la Commissione Bilancio".  Anche se il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, aveva assicurato che i soldi si sarebbero trovati proprio con il ddl "La buona scuola".

Dopo tre anni di rinvii a decreti successivi, i "Quota 96" sono fisiologicamente scesi a tremila (una decina di insegnanti sono deceduti, assicurano i sindacati), Visto che il miliardo stanziato per la grande riforma serve ad altro, c'è chi ipotizza di ricollocarli - stanchi, demotivati - nell'organico funzionale della nuova scuola italiana.

Di Corrado Zunino - Repubblica.it

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