Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

L'Inps ha aggiornato il report delle procedure di monitoraggio dei lavoratori cd. salvaguardati. Sono circa 100mila le pensioni certificate su un totale di oltre 170 mila posizioni disponibili.

Kamsin Salgono a 3.120 le pensioni certificate nell'ambito della quinta salvaguardia di cui 2.397 già liquidate. Sono 5.870 invece quelle certificate nella quarta salvaguardia di cui 1.256 già liquidate. Sono i dati che emergono dal nuovo report pubblicato dall'Inps sulle procedure di salvaguardia al 28 Novembre 2014.

Dal report emerge che con riferimento alla prima salvaguardia sono state certificate 64.374 posizioni (a fronte di una capienza di 65mila posti) e che sono state liquidate 42.459 prestazioni.

Numeri ancora relativamente bassi permangono riguardano la seconda salvaguardia: le pensioni certificate sono state solo 16.959 e sono state liquidate 8.556 posizioni su una capienza complessiva di ben 35mila posti (effetto della riduzione disposta con la recente legge 147/2014 che ha tagliato di 20mila posti il contingente originariamente previsto per questa salvaguardia). Si tratta, com'è noto, di lavoratori coinvolti in accordi per la gestione di eccedenze occupazionali con l'utilizzo di ammortizzatori sociali sulla base di accordi stipulati in sede governativa entro il 2011.

Crescono anche le pensioni certificate nell'ambito della terza salvaguardia che conta un numero complessivo di 16.130 soggetti salvaguardabili. L'Inps ha certificato 7.344 pensioni e ne ha liquidate 5.531. Si è in pratica poco sotto la metà, ma in questo caso si deve tener conto che con la legge di Stabilità 2014, il plafond è stato aumentato di 6mila unità a favore dei prosecutori volontari.

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La Gnecchi: necessario riconoscere al piu' presto l'accesso alla pensione nel caso di contribuzioni versate presso diverse gestioni, eliminando l'incongruenza della disciplina vigente.

Kamsin E' proseguito ieri in Commissione Lavoro presso la Camera dei Deputati presieduta da Cesare Damiano l'esame dei disegni di legge unificati AC 225 e AC 929 (Fedriga e Gnecchi) volti a rimuovere  gli oneri per l'esercizio della ricongiunzione introdotti dal decreto legge 78/2010 dal 1° Luglio 2010.

Come già anticipato da pensionioggi.it la proposta di legge unificata, oltre all'eliminazione degli oneri per l'esercizio della ricongiunzione dei contributi, prevede la possibilità di restituire gli oneri versati, nonché la facoltà, per coloro che sono stati costretti alla ricongiunzione onerosa o alla totalizzazione dei contributi per accedere alla pensione, di poter ottenere la riliquidazione della stessa, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge.

La proposta, inoltre, intende equiparare i requisiti contributivi pensionistici dell'INPS e dell'ex INPDAP, ed offrire la possibilità a coloro che sono iscritti a qualsiasi cassa previdenziale di poter ottenere, a domanda, una pensione supplementare con il sistema contributivo per coloro che sono già titolari di pensione.

Ieri, tuttavia, per venire incontro ai rilievi del Dicastero del Lavoro che ha sottolineato l'eccessiva onerosità della proposta, la Commissione ha avanzato, in via informale, l'ipotesi di seguire un'altra strada: quella di eliminare il requisito di 20 anni di contributi, ai fini del cumulo dei periodi assicurativi introdotto di recente della legge 228 del 2012, per l'erogazione delle prestazioni di vecchiaia. L'Onorevole Marialuisa Gnecchi ha, peraltro, osservato come possa essere opportuno attingere da quelle risorse che si sarebbero rese disponibili, dalla misura introdotta dal Governo nella legge di stabilità, volta a limitare i trattamenti pensionistici più elevati in caso di versamenti con il sistema contributivo effettuati dopo il 1o gennaio 2012. La Commissione si riunirà dopo Natale per il prosieguo della trattazione del ddl unificato.

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Il relatore al Ddl di stabilità chiude ad ulteriori modifiche sulle pensioni nella manovra. Ma dal prossimo anno il Governo "dovrebbe" intervernire sulla flessibilità in uscita.

Kamsin E' arrivata ieri una parziale apertura alla possibilità di rimettere mano, in parte, ad ulteriori criticità della Riforma Fornero del 2011. Dopo i correttivi introdotti con il ddl di stabilità alla Camera - che saranno confermati al Senato salvo ripensamenti dell'ultim'ora - il relatore al ddl Stabilità, Giorgio Santini (Pd), ha ammesso che si tratta di «argomenti su cui sta riflettendo il governo. Ci aspettiamo che sciolga questi nodi ma è più probabile che siano collocati in altri provvedimenti che saranno fatti molto rapidamente ma non in legge di Stabilità».

Insomma, secondo Santini, un provvedimento sulle pensioni dovrebbe arrivare nei primi mesi del prossimo anno per garantire maggiore flessibilità in uscita e la riforma della governance dell'Inps. Nella sostanza il governo da gennaio vorrebbe ridisegnare l'Inps come un'azienda. Un cda leggero (forse di sole 3 persone), e un direttore generale con poteri da amministratore delegato. Magari facendo fuori il Consiglio di vigilanza (Civ). Mentre sulle pensioni si potrebbe rispolverare la proposta Damiano sui pensionamenti flessibili. Vedremo se e come il Governo intenderà procedere. 

Prosegue intanto in Commissione Bilancio a Palazzo Madama l'esame del ddl di stabilità. Ieri è scaduto il termine per gli emendamenti, i vari gruppi dovranno ora selezionare cosa “segnalare” all’Esecutivo entro giovedì, quando anche il governo presenterà le proprie richieste di modifica. Ieri circolava la voce (riportata da Il Sole 24 Ore) secondo cui si starebbe valutando l'ipotesi di limitare lo stop alle penalizzazioni solo a chi dovesse incassare meno di 3.500 euro lordi al mese di pensione. La proposta, contenuta in un emendamento Pd, è stata però seccamente smentita dal Viceministro Morando che ha assicurato che non ci saranno modifiche rispetto a quanto approvato alla Camera dei Deputati (cioè stop alla penalizzazione sino al 2017 e stop alla crescita degli assegni per chi è entrato nel sistema contributivo). Da sciogliere ancora i nodi fondi pensione, Casse Professionali e gestione del personale in esubero nelle Province.

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La possibilità del via libera della Corte Costituzionale al referendum promosso dalla Lega aprirebbe la strada ad un ampio restyling della Riforma Fornero.

Kamsin Per ora le uniche novità sicure che porteremo a casa dal prossimo 1° gennaio 2015 sono lo stop temporaneo (sino al 2017) alla penalizzazione per chi raggiunge i requisiti per la pensione anticipata (42 anni e mezzo di contributi, 41 anni e mezzo le donne) e un taglio agli assegni d'oro degli alti funzionari di stato. Un risultato frutto di una lunga trattativa sulla legge di stabilità, trattativa che ancora non si è conclusa e che potrebbe imbarcare sul treno della manovra finanziaria ulteriori provvedimenti "tampone" (si pensi ad esempio alla misura in favore dei quota 96 della scuola).

Ma la domanda è: ci sarà spazio, a breve, magari all'inizio del prossimo anno, per una ampia revisione dell'età pensionabile? Per ora nulla di concreto anche se, come sottolinea il Corriere Della Sera, un importante restyling della Legge Fornero sarebbe praticamente inevitabile qualora la Corte Costituzionale ammettesse il referendum promosso dalla Lega Nord per abolire la Riforma del 2011.

È chiaro che se il referendum fosse ammesso, il governo, per evitare il rischio dell’abrogazione della Fornero che aprirebbe una voragine nei conti pubblici, dovrebbe intervenire sulla stessa riforma in modo da ottenere che la Corte ritenga non più giustificato il voto. La decisione della Consulta, dice il segretario della Lega Matteo Salvini, arriverà questo mese, per consentire l’eventuale voto in primavera.

Ma anche se il referendum non fosse ammesso, alcune partite andranno ugualmente sistemate. Il sistema previdenziale dovrà essere calibrato per garantire maggiore flessibilità in uscita e risolvere, in questo modo, i problemi economici di quei tanti lavoratori rimasti intrappolati nelle maglie della Riforma Fornero: si tratta di lavoratori che hanno un'età troppo bassa per andare in pensione ma, avendo perso il lavoro, hanno un'età troppo alta per trovare un impiego alternativo.

Per queste persone allo studio ci sono molte ipotesi, già anticipate da pensionioggi.it. Tutte sono accomunate dalla possibilità di riconoscere un anticipo di diversi anni rispetto alle regole attuali al prezzo di una riduzione dell'assegno pensionistico. Si pensi, ad esempio, alla proposta Damiano sui cd. pensionamenti flessibili, che consentirebbe l'uscita già a 62 anni con 35 anni di contributi; alla proposta elaborata dall'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini, il cd. prestito pensionistico, secondo la quale si riconoscerebbe un anticipo di due anni della pensione con l'applicazione di un micro-prelievo sull'assegno pieno una volta conseguita la pensione; oppure la proposta di estendere anche in favore degli uomini, ed oltre il 2015, l'opzione donna, cioè l'accesso alla pensione con 57 anni e 35 di contributi a condizione però di avere l'assegno tutto calcolato con il sistema contributivo (con una riduzione quindi piu' significativa dell'assegno rispetto alle ipotesi precedenti).

In attesa di conoscere le decisioni della politica l'altro dato sicuro è che per l'intero 2015 i pensionati vedranno un assegno praticamente congelato per l'indicizzazione in base all'inflazione che sarà infatti solo dello 0,3%. La pensione minima lorda aumenterà dai 500,88 euro del 2014 ai 502,38 euro del 205. Oltre 14 volte il minimo, quindi a 7.012,32 euro scatterà un contributo di solidarietà del 6%. Contributo che diventerà del 12% sopra i 10.017,60 euro e del 18% sopra i 15.026,40 euro.

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Nel testo della legge di stabilità resta il taglio di 150 milioni di euro al fondo destinato al finanziamento delle prestazioni per i lavoratori usuranti.

Kamsin Nonostante le modifiche apportate durante i lavori parlamentari al testo della legge di stabilità resta il taglio al fondo destinato al finanziamento del pensionamento anticipato dei lavoratori addetti alle mansioni particolarmente faticose e pesanti (i cd. lavori usuranti).

La misura è prevista all'articolo 1, comma 721 della legge 190/2014 in cui si precisa che la dotazione per i lavoratori in parola, prevista dalla legge 247 del 2007 (articolo 1, comma 3, lettera f) viene ridotta di 150 milioni di euro a decorrere dal prossimo anno.

Il fondo, previsto dalla citata legge, era dotato di 383 milioni di euro per finanziare il pagamento delle pensioni dei lavoratori che facevano domanda di accesso ai benefici per i lavori usuranti di cui al D.Lgs 67/2011. Pertanto, dal 2015 il fondo per i lavoratori in questione si riduce a 233 milioni di euro contro i 383 milioni di euro stanziati tra il 2013 e 2014.

I fondi in questione garantiscono ai lavoratori che hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti e/o lavoro notturno la possibilità di accedere alla pensione prima dei requisiti Fornero. Nel 2015, ad esempio, i lavoratori in parola possono accedere alla prestazione con 61 anni e 3 mesi ed un quorum pari a 97,3 unitamente ad almeno 35 anni di contributi. Il taglio ai fondi comporterà, qualora le risorse dovessero risultare insufficienti per soddisfare le nuove domande di accesso ai benefici, la prima data utile per l'accesso alla pensione verrà differita dall'Inps in esito al monitoraggio delle risorse. 

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