Lavoro: Crescono gli occupati, ma Omicron penalizza turismo e donne

Lunedì, 28 Marzo 2022
Secondo la nota redatta da Ministero del Lavoro, Banca d'Italia e Anpal aumenta ancora il numero delle attivazioni di nuovi contratti di lavoro, ma c'è una flessione nel saldo positivo rispetto agli ultimi mesi del 2021. La diffusione di Omicron e le conseguenti restrizioni hanno penalizzato il settore dei servizi, l'occupazione femminile e alcune regioni del Mezzogiorno.

Ministero del Lavoro, Banca d'Italia e Anpal fotografano la situazione del mercato del lavoro in Italia nei primi due mesi del 2022. E cosa rivela l'immagine? Un panorama in bianco e nero, dove il saldo tra attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro è ancora positivo con +22.080 posti, ma si registra una flessione rispetto agli ultimi mesi dello scorso anno nella creazione di nuove opportunità di lavoro.

Il numero di chi ha presentato Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (dal punto di vista amministrativo va considerato disoccupato) è cresciuto nel mese di gennaio 2022 di 100.000 unità, tra queste 15.000 i laureati: 10.000 nel centro-nord e 5.000 nel sud.

I dati ricavati dalle Comunicazioni obbligatorie aggiornate al 28 febbraio 2022 e dalle Dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro aggiornate invece al 31 gennaio di quest'anno, mettono in luce l'impatto che la diffusione della variante Omicron ha avuto sull'economia del paese, soprattutto sul settore dei servizi, in particolare nel comparto commercio e turismo e sulla manodopera femminile e alcune regioni del Mezzogiorno.

In particolare, il settore industriale mantiene lo stesso ritmo di crescita nei posti di lavoro disponibili, mentre rallentano i servizi e soprattutto l'offerta di lavoro a tempo determinato.

Mercato del lavoro a inizio 2022: industria, servizi, contratti

Tra attivazioni e cessazioni contratti di lavoro (al netto degli effetti della stagionalità) il saldo è ancora positivo di oltre 22.000 unità. Tuttavia, l'andamento della creazione di posti di lavoro è molto differenziato per settore e questo rivela in controluce gli effetti della quarta ondata pandemica.

Infatti, mentre nell'industria c'è una sostanziale parità nel numero di attivazioni di contratti di lavoro al netto delle cessazioni rispetto alla fine del 2021, molto peggio è andata nei servizi dove persino il confronto tra attivazioni e cessazioni registrate nel periodo è a -67.000 unità nei mesi di gennaio e febbraio del '22. All'interno di questo settore il dato particolarmente negativo dei servizi turistici a -44.540 attivazioni rispetto alle cessazioni di contratto rivela le difficoltà dovute alle restrizioni imposte per contrastare la pandemia da Covid-19.

Sul versante della tipologia dei contratti si registra il rallentamento della crescita di tempi determinati che comunque continuano a rappresentare al lordo delle cessazioni molto più della metà dei nuovi contratti di gennaio e febbraio 2022, ovvero 685.187 su 1.009.215. Rimane invece negativo l'andamento della forma contrattuale dell'apprendistato.

Mercato del lavoro a inizio 2022: donne, Sud e licenziamenti

Proseguendo nell'analisi dell'andamento del mercato del lavoro nei primi due mesi dell'anno in corso, si può osservare che i licenziamenti con la rimozione del blocco avvenuto il 1° luglio 2021 per gran parte dei settori sono tornati a crescere a quota 40.000 al mese (contro i 50.000 del 2019): tuttavia il contributo viene più che altro dal settore dei servizi che ormai ha raggiunto i livelli anteriori alla pandemia, mente l'industria gode ancora del ciclo positivo del mercato.

Insieme ai licenziamenti il dato più negativo riguarda le donne: la crescita dell'occupazione femminile si è praticamente bloccata, fattore da porre in collegamento con la sofferenza del settore servizi dove è più forte la presenza femminile. Allo stesso modo, la debolezza del comparto turistico a causa delle restrizioni e dei timori dovuti alla diffusione di Omicron ha causato più danni in regioni come Basilicata, Campania e Puglia, oltre che nelle aree montane del centro-nord.

Al contrario, l'andamento positivo dell'industria manifatturiera e del settore edile ha avvantaggiato l'occupazione maschile e l'area centro-settentrionale del paese, oltre alcune specifiche regioni del Mezzogiorno come Calabria e Sicilia. In queste due regioni, in particolare, le costruzioni portano il 40% delle attivazioni di nuovi contratti di lavoro, sfiorando il doppio della media nazionale.

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