Sergey

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Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

E' quanto prevede un disegno di legge presentato ieri in Senato dagli Onorevoli Susta e Spillabotte (Pd). L'obiettivo è consentire un accesso anticipato ai lavoratori con almeno il 60% di invalidità.

Kamsin Riconoscere a decorrere dall’anno 2015 agli invalidi per qualsiasi causa, ai quali sia stata riconosciuta un’invalidità superiore al 60 per cento il diritto all’accesso al trattamento pensionistico in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e di un’età pari o superiore a 57 anni per i lavoratori dipendenti e a 58 anni per i lavoratori autonomi. E' quanto prevede il ddl 1808 depositato ieri in Senato da un gruppo di Senatori del Partito Democratico (il primo firmatario è l'onorevole Susta).

Il disegno di legge, che sarà assegnato alla Commissione Lavoro di Palazzo Madama, intende correggere una stortura creata dalla Riforma Fornero che ha equiparato, di fatto, i lavoratori invalidi ai fini pensionistici, ai lavoratori sani. La Riforma, scrivono i Senatori, non ha infatti adeguato la normativa alla realtà dei lavoratori invalidi che dovranno continuare a lavorare fino a 70 anni di età nonostante la loro condizione di salute.

Secondo i promotori "risulta sbagliato prevedere nei confronti dei lavoratori, portatori di un’invalidità superiore ad una certa soglia, la normale prosecuzione dell’attività lavorativa nonostante le loro precarie condizioni di salute, considerato inoltre che, fra l’altro, dopo tanti anni di lavoro questi risentono, in misura maggiore rispetto agli altri lavoratori, dell’usura derivante dallo svolgimento dell’attività lavorativa. Si tratta di persone sofferenti che improvvisamente hanno visto allontanarsi l’età pensionabile. Contro l’evidenza dei fatti ed il buon senso persiste e si acuisce la palese disparità di trattamento nei confronti di questi lavoratori svantaggiati per i quali non è prevista la possibilità di accedere ad un pensionamento anticipato".

A tal fine il disegno di legge, in cui tuttavia non c'è alcun cenno relativo ai costi e alle relative coperture, prevede per gli invalidi per qualsiasi causa, ai quali sia stata riconosciuta un’invalidità superiore al 60 per cento (stimabili in una platea di 250.000 lavoratori), la possibilità di accedere al pensionamento anticipato in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore ad anni trantacinque e di un’età pari o superiore a 57 anni per i lavoratori dipendenti ed a 58 anni per i lavoratori autonomi o con contribuzione mista.

seguifb

Zedde

E' ripartito alla Camera dopo uno stop di oltre un anno l'esame del ddl sui pensionamenti flessibili. Il disegno di legge prevede l'introduzione, per i lavoratori iscritti alla previdenza pubblica, di un'uscita a 62 anni e 35 di contributi con una penalizzazione dell'8%.

Kamsin Si è tenuta ieri in Commissione Lavoro della Camera la prima seduta volta ad esaminare le proposte di legge in materia di libertà di scelta nell'accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico. L'esame di ieri è stato tuttavia il primo di una serie di incontri volti a raccogliere le proposte degli altri gruppi parlamentari; tra gli obiettivi della Commissione c'è anche lo svolgimento di un ciclo di audizioni informali con il presidente dell'Inps, Tito Boeri, e con il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

Sul tavolo della XI Commissione si è comunque avviata la discussione del disegno di legge Damiano (ddl 857) che, com'è noto, prevede uscite a partire dal perfezionamento di 62 anni e 35 anni di contributi (una sorta di quota 97) al prezzo, però, di una penalità dell'8% da applicarsi sulle quote retributive dell'assegno. Taglio che è destinato a ridursi del 2% per ogni anno sino ad azzerarsi al raggiungimento dell'età di 66 anni (in pratica la penalità sarebbe del 6% all'età di 63 anni; del 4% all'età di 64 anni e del 2% all'età di 65 anni; per le combinazioni si veda la tabella sotto). Per chi ritarda l'accesso al pensionamento oltre i 66 anni è previsto un sistema di premialità.

Nel corso dell'esame la relatrice al provvedimento, l'Onorevole Gnecchi (Pd), ha osservato che il ddl avrebbe il pregio di riguardare tutti i lavoratori iscritti alla previdenza pubblica (privati, autonomi e pubblico impiego) ma tuttavia non prende in considerazione gli effetti dell'adeguamento alla speranza di vita; una dimenticanza che rischia di vanificare l'obiettivo di flessibilizzare le uscite (dal 2016 servirebbero infatti 62 anni e 7 mesi e non piu' 62 anni come indica il disegno di legge).

Resta contraria alla proposta, invece, la Lega Nord che mette nel mirino soprattutto il sistema dei tagli. Secondo Fedriga - che ha annunciato la presentazione di un ddl complementare a quello Damiano - si dovrebbe piuttosto convergere sull'ipotesi di un'uscita su quota 99 o 100 ma senza l'applicazione di alcun taglio all'assegno.

Lavoratrici. Altro tema che ha acceso il dibattito è stata la revisione dell'accesso al pensionamento da parte delle lavoratrici e delle agevolazioni contributive per le lavoratrici madri e per i lavoratori impegnati in attività di cura familiare. In particolare sono state abbinate al ddl ben 10 proposte che intendono rivedere l'innalzamento dell'età pensionabile di vecchiaia e concedere benefici contributivi alle madri e a chi è impegnato in attività di cura familiare.

Tra le dieci proposte di legge una è di particolare attualità. Si tratta del ddl Fedriga (C. 2046) che affronta, nello specifico, la questione della cosiddetta opzione donna, estendendo fino al 31 dicembre 2018 il termine per esercitare tale scelta, al fine di consentire alle lavoratrici, in presenza di determinati requisiti anagrafici e contributivi, di avvalersi di tale regime sperimentale, che consente di accedere anticipatamente ad una pensione calcolata secondo il sistema contributivo, superando in questo modo anche le interpretazioni restrittive della normativa vigente, che hanno collegato la scadenza del termine del 31 dicembre 2015 al momento dell'accesso al pensionamento e non a quello della maturazione del diritto.

L'istruttoria legislativa sui provvedimenti proseguirà nei prossimi giorni. L'obiettivo è arrivare ad un ddl unico entro l'estate.

seguifb

Zedde

“Alcuni temi prioritari, come l’aumento dell’area della poverta’ e quello della difficolta’ di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, possono trovare un aiuto alla loro soluzione dalla correzione delle regole del sistema pensionistico”. Lo ha dichiarato Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera. Kamsin “Tra i nuovi poveri – ha spiegato Damiano – ci sono i pensionati a basso reddito, ai quali andrebbero erogati gli 80 euro al mese destinati, per il momento, soltanto ad una parte dei lavoratori dipendenti. Ci sono i lavoratori che hanno perso l’occupazione a 60 anni e debbono aspettare i 67 anni per andare in pensione”.

“Ci sono i dipendenti di fabbriche in ristrutturazione o che chiudono l’attivita’ che, dal 2017, non avranno piu’ la cassaintegrazione in deroga e la mobilita’ e avranno la nuova ASpI che da quel momento avra’ una durata di 18 mesi e non piu di 24. Infine, per quanto riguarda l’occupazione giovanile, introdurre un principio di flessibilita’ nel sistema previdenziale che consenta di andare in pensione a partire dai 62 anni, consentirebbe uno svecchiamento delle aziende ed un ricambio generazionale che aiuterebbe ad aprire le porte all’occupazione giovanile con il potenziamento del turnover” ha concluso Cesare Damiano.

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Il Presidente dell'Inps conferma: gli sgravi contributivi introdotti dalla legge di stabilità stanno aiutando la crescita del tempo indeterminato.

Kamsin Il dato sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato, anticipati ieri dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e dal presidente dell'Inps Tito Boeri, conferma una crescita a doppia cifra. Nei primi due mesi del 2015 sono infatti 79 mila i contratti attivati, il 38,4% in più rispetto ai primi due mesi del 2014.

Un segnale che è stato subito ribadito dal premier Matteo Renzi come la conferma che l'Italia sta ripartendo. «E' solo l'inizio. Ci hanno detto di tutto in questi mesi, ma noi stiamo dando diritti a chi non ne ha mai avuti». La crescita a doppia cifra è quella degli assunti a tempo indeterminato che, nel solo mese di gennaio, sono cresciuti del 32,5% su base annua mentre per i giovani tra i 15 e i 29 anni i contratti stabili sono aumentati del 43,1%. La Cgia di Mestre ha ricordato ieri che la legge di stabilità 2015 prevede la creazione di 1 milione di nuovi contratti incentivati grazie alla decontribuzione triennale per i nuovi assunti.

I fattori chiave

Del resto sono molti i fattori che stanno contribuendo a invertire un ciclo economico fino a poche settimane fa disastroso. I più importanti sono esterni all'azione del governo e passano dall'immissione di liquidità monetaria della Banca centrale europea (quantitative easing) che sta facendo ripartire il credito e dall'allentamento del rigore sul debito pubblico da parte della
Commissione europea. A questo si aggiunge la riduzione del costo del petrolio e il miglior cambio euro-dollaro che favorisce le esportazioni. Detto questo, però, sarebbe un vero errore negare che almeno due azioni del Governo stanno contribuendo alla ripartenza dell'economia.

Oltre agli 80 euro al mese, l'intervento piu' significativo è la decontribuzione Inps per tre anni introdotta dalla Legge di Stabilità 2015 per chi assume a tempo indeterminato. Una norma, tuttavia, che durerà sino a fine anno salvo non si mettano nuovi denari con la prossima finanziaria. E non la sola molla. La possibilità appena diventata concreta di assumere con le regole del Jobs Act dovrebbe spingere molte altre imprese ad alimentare questo trend e fare nuovi investimenti. Ma anche il taglio sull'imponibile Irap della componente lavoro sta facendo la sua parte.

Poletti: non siamo in grado di chiarire se sono tutti contratti "nuovi"

Il dato ufficiale, comunque, è di quasi 80 mila posti di lavoro a tempo indeterminato nei primi due mesi, anche se i dati non chiariscono in che misura si tratti di contratti che stabilizzano rapporti precari (co.co.pro., partite Iva e contratti a tempo) e in che misura invece siano posti di lavoro nuovi, nati sull'onda dei tagli contributivi e fiscali. «Non siamo in grado di dire se questi contratti siano aggiuntivi o di conversione», ha detto Poletti.

Garanzia Giovani: aumentano gli iscritti

Ad andar bene è anche il piano Garanzia Giovani. Sono 476 mila i giovani, infatti, che si sono iscritti al programma europeo di avviamento al lavoro: di questi 234 mila «sono stati presi in carico dalle istituzioni» (i corsi sono gestiti dalle Regioni) mentre altri «49 mila hanno già avuto un'opportunità tra stage, servizio civile, tirocinio, lavoro o formazione», con un boom a febbraio del 43% di nuovi ingressi. I dati sono stati illustrati ieri dal ministro Paletti: «Se prosegue questo ritmo, entro dicembre si iscriveranno 800 mila giovani a fronte di risorse disponibili per 560 mila persone. La discussione è come troveremo i soldi per tutti», ha precisato il ministro.

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Zedde

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Domenica, 15 Marzo 2015

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