Sergey

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Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

Una Circolare dell'Inps conferma però che gli assegni liquidati ante 2015 restano soggetti a vita al meccanismo della riduzione dell'importo perchè la legge non ha effetti retroattivo.

Kamsin Non saranno penalizzati gli assegni dei lavoratori che maturano il requisito contributivo entro il 31 dicembre 2017 anche se la l'accesso alla pensione avverrà da data successiva. E' quanto ha precisato la circolare Inps 74/2015 con cui l'istituto della previdenza pubblica ha diramato le modalità applicative relative alle novità introdotte dalla legge di stabilità 2015 inmateria di trattamenti pensionistici.

In particolare la Circolare conferma che le pensioni anticipate decorrenti dal 1° gennaio 2015 non saranno più soggette ad alcuna penalizzazione anche se l'accesso al trattamento pensionistico avviene con meno di 62 anni di età e, limitatamente ai lavoratori che maturano il requisito contributivo entro il 31 dicembre 2017, anche se l'accesso alla pensione avviene dopo il 2017.

Questo in applicazione del principio della cristallizzazione del diritto a pensione, volto a tutelare il
legittimo affidamento e la certezza del diritto, ai lavoratori che perfezionano il diritto alla pensione anticipata entro il 31 dicembre 2017, ancorché abbiano alla stessa data meno di 62 ami di età, non si applicano le penalizzazioni previste dalla legge 214/2011, anche se la decorrenza della pensione avviene successivamente al 31 dicembre 2017 e l'interesato abbia meno di 62 anni.

Si ricorda che i requisiti per la pensione anticipata sono pari a 41 anni e 6 mesi di contributi (42 anni e 6 mesi per gli uomini) sino al 31.12.2015; per il triennio 2016-2018, in conseguenza della speranza di vita, saliranno di ulteriori 4 mesi.

Le penalizzazioni, senza alcuna eccezione, saranno nuovamente applicate, salvo nuovi interventi (probabili), dal 2018, nei confronti dicoloro che matureranno i requisiti della pensione anticipata da tale data e andranno in pensione con meno di 62 anni di età. Non saranno invece modificati gli assegni già liquidati e quelli futuri di chi è andato in pensione con la penalizzazione nel periodo 2012-2014 perché la legge di stabilità non interviene sul pregresso. Sul punto il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha indicato la settimana scorsa che qualora si vogliano eliminare le penalizzazioni sugli assegni liquidati prima del 1° gennaio 2015 il Parlamento dovrà individuare ulteriori risorse finanziarie.

Poletti ricorda che ragioni di compatibilità finanziaria "hanno circoscritto gli effetti del predetto intervento normativo ai soli trattamenti pensionistici decorrenti dal 1o gennaio 2015; qualora, infatti, tale intervento avesse avuto effetti retroattivi, gli oneri finanziari sarebbero stati notevolmente più elevati. Pertanto, laddove si decidesse di effettuare un intervento normativo volto a estendere retroattivamente l'efficacia della norma in esame, o anche solo a sospendere le penalizzazioni per il triennio 2015-2017 nei riguardi di coloro che hanno avuto accesso al pensionamento anticipato entro il 31 dicembre 2014, ne conseguirebbero maggiori oneri per la finanza pubblica in relazione ai quali dovrebbe essere reperita la necessaria copertura finanziaria".

Seguifb

Zedde

"Boeri vuole utilizzare la trasparenza per giustificare un intervento sulle prestazioni oltre i 2mila euro lordi al mese." "La strada da seguire è però quella dei pensionamenti flessibili".

Kamsin "L'operazione trasparenza, avviata dal presidente dell'Inps, Tito Boeri, sui conti previdenziali delle diverse categorie ha sicuramente il pregio di riportare in primo piano il meccanismo che per decenni ha regolato il calcolo delle pensioni: quel metodo retributivo, basato non sui contributi versati, ma sugli ultimi stipendi o redditi, con tutte le incongruenze incorporate". Lo ricorda Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati in una nota. "Ma, a ben vedere, è un po' come scoprire l'acqua calda. A meno che l'obiettivo non sia quello di far passare nell'opinione pubblica l'idea che sia possibile tosare gli assegni determinati con questo sistema di calcolo".

Una tesi molto cara allo stesso Boeri, firmata con Fabrizio e Stefano Patriarca, - precisa Damiano - proponeva di chiedere un contributo di equità basato sulla differenza tra pensioni percepite e contributi versati, limitatamente a chi percepisce pensioni di importo elevato. Il punto è - ricorda Damiano - che per «importo elevato» si intendono gli assegni appena sopra i 2.000 euro mensili lordi. In pratica, si dovrebbero ricalcolare (in modo virtuale), con il metodo contributivo (che mette in relazione l'importo dell'assegno con i contributi versati), tutte le prestazioni previdenziali liquidate nei decenni passati. E, a quelle comunque superiori a 2mila euro. Si tratta di una ipotesi che non è condivisibile in quanto mette le mani in tasca ad oltre 2 milioni di cittadini con redditi medio-bassi.

Secondo l'ex ministro del Lavoro il Governo deve piuttosto chiarire le sue "intenzioni sulle correzioni alla legge Fornero che va resa "più flessibile" in uscita". In questo senso - ricorda Damiano - la Commisione Lavoro della Camera dei Deputati ha riavviato il confronto sui diversi disegni di legge volti ad introdurre maggiore flessibilità nell'ordinamento previdenziale pubblico. Vogliamo ora sapere cosa ne pensa il Governo e per questa ragione l'esame sarà arricchito da un ciclo di audizioni informali con il presidente dell'Inps e con il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti" ha concluso Damiano.

Le pensioni Flessibili. Due le ipotesi sul tavolo della XI Commissione, entrambe promosse dalla minoranza dem. Da un lato il ddl 857 che, com'è noto, prevede uscite a partire dal perfezionamento di 62 anni e 35 anni di contributi (una sorta di quota 97) al prezzo, però, di una penalità dell'8% da applicarsi sulle quote retributive dell'assegno. Taglio che è destinato a ridursi del 2% per ogni anno sino ad azzerarsi al raggiungimento dell'età di 66 anni (in pratica la penalità sarebbe del 6% all'età di 63 anni; del 4% all'età di 64 anni e del 2% all'età di 65 anni. L'altra è quella sulla quota 100, il cui ddl è stato depositato proprio questa settimana, che consentirebbe il pensionamento a partire da 62 anni di età e 38 di contributi ma senza applicazione di alcuna decurtazione.

Lavoratrici. Tra le proposte all'esame della Commissione c'è anche la revisione dell'accesso al pensionamento di vecchiaia da parte delle lavoratrici con, peraltro, la possibilità di una proroga dell'opzione donna; delle agevolazioni contributive per le lavoratrici madri e della concessione di alcuni benefici previdenziali ai lavoratori che assistono familiari con disabilità. L'istruttoria legislativa sui provvedimenti è tuttavia ancora agli inizi e dovrà proseguire nelle prossime settimane.

seguifb

Zedde

Il ministro del lavoro preferisce un sussidio contro la povertà assoluta mentre giudica insostenibile per il bilancio pubblico il programma promosso dai pentastellati e da Sel. 

Kamsin No al reddito minimo generalizzato, sì ad un piano circoscritto contro la povertà che elimini le forme piu' gravi di disagio entro giugno. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti boccia la misura promossa dal Movimento 5 Stelle e da Sinistra Ecologia e Libertà in un'intervista rilasciata a Famiglia Cristiana. Non esiste dunque trattativa su una spesa da 17 miliardi di euro come prevedono i due ddl presentati da M5S e Sel ed attualmente in discussione presso la Commissione Lavoro del Senato.

Il programma del M5S. La misura del M5S si rivolge ad una platea di circa nove milioni di individui che si trovano in condizioni di rischio poiché vivono con un reddito non superiore ai 9.360 euro l’anno, ovvero i sei decimi del reddito mediano equivalente familiare. A costoro i M5S intendono concedere un sussidio mensile massimo di 780 euro per un singolo a reddito zero o di 1.014 euro per un genitore solo con un figlio minore o, ancora, di 1.638 euro per una coppia con due figli minori con un costo pari a 17 miliardi di euro. L’integrazione al reddito è condizionata però alla partecipazione dei beneficiari a progetti di inclusione a partire dall’iscrizione ai Centri per l’impiego, con l’esenzione delle persone anziane. La proposta pentastellata, pur con molti distinguo, non è lontanissima per dimensione da quella di reddito minimo garantito lanciata da Sel con un disegno di legge di iniziativa popolare.

Le coperture indicate dal M5S spaziano da tagli di spesa (3,5 miliardi alla Difesa; 4,5 miliardi sugli acquisti di beni e servizi della Pa) a una patrimoniale sulle grandi ricchezze mobiliari e immobiliari (fino a 4 miliardi), un aumento del prelievo sui giochi (600 milioni), la ridestinazione a questa misura dei fondi del 2 e 8 per mille e anche l’aumento delle imposte sulle grandi imprese del petrolio e del gas per 1,2 miliardi.

Il Programma delle Acli. Le proposte sono un pò piu' distanti dallo schema indicato prima dalle Acli e poi trasfuso in quello dell’Alleanza che prevede un reddito di inclusione sociale (Reis) indirizzato alle famiglie in povertà assoluta (circa 6 milioni di individui). Quest’ultima proposta prevede oneri per circa 7 miliardi a regime con un’introduzione graduale (1,5 miliardi il primo anno su un target pari al 37% dei poveri assoluti). Il Governo, da quanto si apprende, sarebbe piu' vicino a questa ipotesi che non alle prime due, perchè, avrebbe un costo minore e partirebbe dalla copertura delle condizioni piu' disagiate. L’obiettivo dell’esecutivo è proprio quello di agire sulla povertà assoluta, sui nullatenenti, e non anche su chi non arriva alla soglia di povertà relativa. Cioè a quel 10 per cento circa di italiani – al lordo di chi mente e non viene scovato – che non ha un euro e accumula all’estremo disagio economico povertà educative, sociali, sanitarie. 

Il piano al momento è nelle mani della direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali del ministero. Il vertice della struttura, l’economista Raffaele Tangorra, ha sotto gli occhi decine di proiezioni. La più immediata e la più intuitiva è l'estensione della social card e del Sia, Sostegno per l’inclusione attiva, sistema sperimentato in 12 città italiane e che nel 2015 dovrebbe estendersi (ma l’iter è estremamente lento e ancora incompiuto) all’intero Meridione. Con le poche risorse di cui ha goduto il Sia (creato dal ministro Giovannini durante il governo Letta) si è riusciti a dare, nelle 12 città campione, 230 euro ad una famiglia con due persone e 400 a un nucleo con cinque persone. Nulla di risolutivo, evidentemente.

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Zedde

Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti conferma che gli assegni liquidati ante 2015 restano soggetti a vita al meccanismo della riduzione in assenza di ulteriori coperture.

Kamsin Qualora si vogliano eliminare le penalizzazioni sugli assegni anticipati liquidati prima del 1° gennaio 2015 il Parlamento dovrà individuare ulteriori risorse finanziarie. E' quanto ha indicato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ieri in Commissione Lavoro alla Camera dei deputati in risposta ad un'interrogazione sollevata dai deputati Fedriga e Prataviera (Ln). Niente da fare dunque per i 25mila pensionati che sono usciti tra il maggio 2013 ed il dicembre 2014 con la massima anzianità contributiva: la loro vicenda si potrà risolvere solo con un ulteriore intervento normativo che recuperi nuove risorse

La Vicenda. Com'è noto la Riforma Fornero, nell'ottica di un contenimento della spesa previdenziale, ha introdotto una penalizzazione per quei soggetti che accedono alla pensione anticipata ad un'età inferiore a 62 anni. Tale penalizzazione, in particolare, si sostanzia in una riduzione del trattamento pensionistico percepito, da applicarsi sulla quota relativa all'anzianità contributiva maturata al 31 dicembre 2011.

Successivamente, l'articolo 6, comma 2-quater, del decreto-legge n. 216 del 2011 ha stabilito che la predetta penalizzazione non trova applicazione nei confronti di quei soggetti che maturano il previsto requisito contributivo per il diritto alla pensione anticipata entro il 31 dicembre 2017, qualora l'anzianità contributiva ivi prevista derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro (piu' alcuni limitati e tassativi periodi di contribuzione figurativa). Da ultimo, l'articolo 1, comma 113, della legge n. 190 del 2014 ha stabilito che – sui trattamenti pensionistici decorrenti dal 1° gennaio 2015 – le penalizzazioni anzidette non trovano applicazione per quei soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017.

Poletti ricorda che ragioni di compatibilità finanziaria "hanno circoscritto gli effetti del predetto intervento normativo ai soli trattamenti pensionistici decorrenti dal 1o gennaio 2015; qualora, infatti, tale intervento avesse avuto effetti retroattivi, gli oneri finanziari sarebbero stati notevolmente più elevati. Pertanto, laddove si decidesse di effettuare un intervento normativo volto a estendere retroattivamente l'efficacia della norma in esame, o anche solo a sospendere le penalizzazioni per il triennio 2015-2017 nei riguardi di coloro che hanno avuto accesso al pensionamento anticipato entro il 31 dicembre 2014, ne conseguirebbero maggiori oneri per la finanza pubblica in relazione ai quali dovrebbe essere reperita la necessaria copertura finanziaria".

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Zedde

Secondo il Mef non ci sono le coperture per garantire l'assorbimento nell'alveo del lavoro subordinato delle collaborazioni a progetto a partire dal 1° gennaio 2016.

Kamsin Il decreto legislativo sul riordino dei contratti varato lo scorso 20 febbraio dal Consiglio dei ministri all'interno del Jobs Act potrebbe essere rivisto. I tecnici di Palazzo Chigi del Ministero del Lavoro stanno infatti approfondendo taluni aspetti legati alla norma (articolo 48 del decreto) che incentiva la trasformazione delle collaborazioni a progetto in contratti a tempo indeterminato in vista del superamento di questa forma contrattuale.

Secondo gli esperti si teme una rapida erosione degli 1,8 miliardi di euro messi sul piatto dalla legge di stabilità per finanziare la trasformazione dei contratti precari in assunzioni stabili, a tempo indeterminato. La legge di stabilità, infatti, riconosce uno sgravio contributivo triennale per chi assume a tempo indeterminato lavoratori precari nel corso del 2015. Ma non solo. Al Mef fanno presente anche che una volta assunti stabilmente a tempo indeterminato questi lavoratori usciranno per sempre dalla gestione separata e non verseranno quindi le "ricche" aliquote nella gestione (che com'è noto chiede il 27,72%). Ciò metterebbe a rischio i conti stessi del Fondo dei parasubordinati che attualmente costituisce una delle poche gestioni in positivo dell'Inps. Insomma un doppio effetto negativo per le casse dello stato che da un lato si troverebbero il venir meno della contribuzione nella gestione dedicata ai collaboratori a progetto e dall'altro dovrebbe coprire i contributi per almeno tre anni in favore degli stabilizzati nel 2015.

Secondo quanto si apprende da fonti di stampa i tecnici del MEF suggeriscono in particolare due correttivi al decreto legislativo che ancora non è stato trasmesso alle Commissioni Lavoro di Camera e Senato per l'acquisizione dei relativi pareri. Il primo riguarda l'esclusione espressa dalla stabilizzazione delle forme di collaborazioni continuative a progetto nel pubblico impiego, si tratterebbe di circa 20-25 mila contratti. L'altro correttivo potrebbe comportare l'esclusione dalla stabilizzazione per quanti risultano iscritti alla gestione separata non via esclusiva per non perdere il gettito di tale gestione.

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