Sergey

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Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

La scarsa crescita del Pil avrà effetti anche sulle pensioni. È cosa nota infatti che il blocco del Pil si ripercuote sulla rivalutazione della contribuzione versata all'Inps, quella contribuzione che sarà utile un domani a calcolare l'importo del trattamento pensionistico. Allarma infatti l'ultimo dato fornito dall'Inps riguardante i contributi versati nell'anno 2012: la rivalutazione sarà ferma ad un tasso pari allo 0,1643%. Quindi un lavoratore che abbia guadagnato nel 2012 20mila euro e versato all'Inps 6.600 euro di contributi (aliquota del 33%), 4.260 euro se commerciante o artigiano (aliquota al 21,30%) oppure 5400 euro se professionista senza cassa o co.co.pro (aliquota al 27%) per effetto della rivalutazione troverà in cassa rispettivamente solo 11, 7 e 9 euro in piu'. 

Gli effetti colpiranno principalmente coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 e che quindi sono ascritti al sistema di calcolo contributivo; il sistema contributivo lega il trattamento pensionistico alla quantità di contributi effettivamente versati dal lavoratore nell'arco della sua vita che costitiuscono il suo montante contributivo.

Il montante è soggetto ad una rivalutazione annuale sulla base della dinamica quinquennale del prodotto interno lordo. Ecco quindi che una scarsa crescita del Prodotto Interno Lordo dovuto alla crisi determinerà una scarsa rivalutazione e quindi i contributi accreditati presso l'Inps subiranno un incremento del tutto irrisorio. E ciò in fin dei conti comporterà una minore crescita del trattamento pensionistico.

E' fissata per il prossimo 28 febbraio la data entro la quale deve presentare domanda di pensione per il collocamento a riposo dal 1° novembre 2014 il personale docente, amministrativo e tecnico dell'Accademia delle Belle Arti, dell'Accademia Nazionale di Danza e di Arte Drammatica, dei conservatori di musica degli istituti superiori per le industrie artistiche. È utile ricordare che per fruire della finestra di novembre i lavoratori sono suddivisi in due gruppi a seconda di quando hanno maturato i requisiti per la pensione con la nuova disciplina o con la vecchia.

Requisiti raggiunti entro il 2011 - Possono scegliere di andare in pensione i lavoratori che hanno raggiunto entro l'anno 2011 i requisiti per la vecchiaia previsti dalla vecchia disciplina: 65 anni per gli uomini e 61 le donne ed almeno 20 di contributi. Oppure i vecchi requisiti per la pensione di anzianità: il perfezionamento di quota 96 con almeno 60 anni di età e 35 di contributi, oppure indipendentemente dall'età, il perfezionamento di 40 anni di contribuzione.

Requisiti raggiunti dopo il 2011 ed entro il 2014 - Possono accedere alla pensione i soggetti che maturano 66 anni e 3 mesi di età (ed almeno 20 anni di contributi) oppure 41 anni e 6 mesi di contribuzione per la pensione anticipata se donne (42 anni e 6 mesi se uomini).

Requisiti raggiunti entro il 31 dicembre 2013 -  Disponibile solo per le donne che optano per il calcolo della pensione con il sistema totalmente contributivo. Le lavoratrici in questione possono accedere alla pensione dal 1° novembre 2014 a condizione di aver raggiunto 57 anni e 3 mesi di età ed almeno 35 di contributi entro il 31.12.2013.

Il nuovo ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dovrà affrontare questioni molto delicate: dalla Riforma del Lavoro alla lotta contro la disoccupazione giovanile, dagli esodati al taglio del cuneo fiscale. Sullo sfondo la gestione della crisi di molte aziende italiane.

"Sono sicuro che la condizione essenziale per ottenere buoni risultati sia quella di una collaborazione efficace con il Parlamento che con le forze sociali" ha affermato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti appena dopo la nomina. Sicuramente servirà una forte collaborazione e molta tenacia per affrontare le sfide che sono sul tavolo del neo ministro.

Il problema disoccupazione - In primo luogo nell'agenda Poletti c'è il problema dell'occupazione che ha registrato a Dicembre  ancora un ulteriore calo. A preoccupare è soprattutto quella giovanile che ormai viaggia oltre il 41% con picchi nelle regioni meridionali intorno al 50%. Renzi vorrebbe favorire le regole per assumere rimuovendo però buona parte di quei contratti atipici introdotti con la Riforma Biagi accusati di favorire il precariato. E introducendo un contratto d'inserimento unico a tempo indeterminato con tutele via via crescenti affiancandolo ad una revisione "ragionata e senza pregiudiziali" dell'articolo 18.

Gli ammortizzatori sociali - Poletti dovrà anche risolvere le oltre 160 vertenze di aziende in crisi che sono approdate sul Ministero di Via Veneto e trovare risorse per rinnovare gli strumenti di sostegno al reddito per i prossimi mesi. Questione delicata in quanto il neo-ministro dovrà rifinanziare strumenti molto costosi come la cassa integrazione e la mobilità in deroga.

Il cuneo Fiscale - La sfida piu' dura sarà però quella di iniziare una riduzione efficace del cd. "cuneo fiscale" per restituire maggiore competitività alle aziende italiane nei confronti dei concorrenti esteri e allo stesso tempo fare entrare piu' denari in busta paga ai lavoratori.

La Riforma delle Pensioni - Poi c'è il capitolo pensioni, materia sulla quale si avvertono ancora gli effetti controversi dalla Riforma Fornero del 2011. Poletti e Renzi si muoveranno nel solco tracciato da Letta e dall'ex numero uno di via Veneto, Enrico Giovannini: l'introduzione di strumenti che consentano una maggiore flessibilità in uscita. E probabilmente il nuovo esecutivo non potrà che intervenire nuovamente sul capitolo esodati.

Il Nuovo Ministro del Lavoro - Giuliano Poletti, 63enne imolese padre di due figli, ha una carriera alle spalle trascorsa l'interno della politica e nel mondo delle cooperative. Qui infatti riveste il ruolo di presidente nazionale di Lega Coop e, da poco, è diventato presidente anche dell'Alleanza delle Cooperative.

Ieri a Roma si è tenuto l'incontro organizzato da Sergio Iasi, amministratore delegato di Prelios, sul futuro del sistema previdenziale italiano. Il tema della discussione è stato incentrato su come garantire un futuro previdenziale sostenibile per le prossime generazioni. All’incontro ha partecipato Alberto Brambilla, coordinatore del comitato tecnico scientifico del Centro Studi Itinerari Previdenziali e già sottosegretario con delega alla previdenza.

Secondo Brambilla il tema è delicatissimo e destinato ad emergere in tutta la sua gravità nei prossimi anni. Soprattutto se non ci saranno adeguati correttivi. “Bisognerà trovare un punto di equilibrio perché i giovani sono doppiamente penalizzati: da un lato, oggi non riescono ad avere un reddito vero e proprio per la crisi di posti di lavoro, e dall'altro, domani non riusciranno a garantirsi una pensione dignitosa a causa del nuovo sistema di calcolo che li penalizza rispetto ai loro padri” ha detto Brambilla.

L’ex sottosegretario torna dunque a premere sulla necessità di introdurre adeguati rimedi. Che secondo Brambilla potrebbero essere individuati proprio nell'introduzione di un contributo di solidarietà su tutte le pensioni retributive (cioè quelle che hanno trattamenti economici superiori a quelli che deriverebbero dai contributi effettivamente versati). Un contributo che dovrebbe essere aumentato in modo proporzionale in base all’entità del trattamento economico erogato.

Per Brambilla si potrebbe introdurre un contributo dello 0,5% per quelle pensioni fino a 700 euro lordi al mese, circa 3,5 euro (in pratica il costo di quattro caffè al mese), con un incremento graduale sui trattamenti economici superiori. Che poi dovrebbe accelerare per colpire le pensioni d'oro tipo Banca d'Italia, fondi speciali, organismi costituzionali, vitalizi parlamentari, senza escludere le pensioni dei colonnelli e dei generali delle Forze Armate. Secondo Brambilla “si potrebbe anche effettuare un prelievo sul Tfs dei dipendenti pubblici che ancora oggi si calcola sull'ultima retribuzione percepita”.

“Si tratta di un'operazione che potrebbe portare alle casse dello stato 5 miliardi di euro da utilizzare per riequilibrare la Riforma Fornero”. Il tutto a vantaggio delle nuove generazioni. Secondo gli scenari elaborati da Itinerari Previdenziali infatti la prospettiva per i giovani è molto allarmante. “Per tutti i giovani che hanno iniziato a lavorare dal 1 gennaio 1996, l'integrazione al minimo non ci sarà più e non ci saranno neppure le maggiorazioni sociali delle pensioni. Chi non avrà versato a sufficienza dovrà lavorare anche in età avanzata. Con le risorse ottenute si potrebbero attenuare queste criticità” ha detto Brambilla.

Gli esodati bancari chiedono conferma circa il versamento della contribuzione correlata relativa all'incremento della speranza di vita da parte degli istituti di credito, a seguito della pubblicazione del messaggio Inps numero 18488 lo scorso 14 novembre.

Nel messaggio l'Inps aveva comunicato che i periodi di slittamento nella maturazione del requisito pensionistico dovuti agli adeguamenti alla stima di vita (3 mesi dal 2013 ed ulteriori 4 mesi dal 2016), verranno posti a carico delle aziende del credito esodanti anche se ciò comporterà il prolungamento dell'erogazione dell'assegno straordinario oltre il limite di durata massima di 60 mesi.

Il messaggio tuttavia non ha chiarito se le aziende esodanti procederanno anche al versamento della contribuzione correlata per il periodo di adeguamento. Ai sensi fatti dell'articolo 10, comma 10 del DM 158/2000, il versamento della contribuzione correlata deve essere effettuato per l'intero periodo compreso tra la cessazione del rapporto di lavoro e la maturazione dei requisiti minimi richiesti per il diritto pensione anzianità o vecchiaia. "Pertanto, posto che gli incrementi alla stima di vita Istat hanno comportato un incremento dei requisiti minimi per il diritto alla pensione, tali spostamenti devono essere coperti da contribuzione correlata" si legge in un comunicato diffuso ieri dalla CGIL.

Tra le altre questioni irrisolte gli esodati bancari chiedono agli istituti di credito l'operatività della clausola di garanzia a copertura degli ulteriori periodi di vuoto economico prodotti in seguito all'applicazione della legge 111/2011.

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