Pensioni flessibili, Boeri: puntare sull'età e non sui contributi per anticipare l'uscita

redazione Venerdì, 25 Settembre 2015
Secondo il Presidente dell'Inps l'età deve essere il fattore che regola l'anticipo della pensione e non l'anzianità contributiva.
 «Non bisogna ripristinare vecchi criteri pensionistici. Se si vuole introdurre maggiore flessibilità quanto al tempo di percezione della pensione dobbiamo porre requisiti di natura anagrafica e non contributiva: l'età deve essere il fattore che decide e non l'anzianità contributiva». Lo ha sottolineato il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ieri nel corso dell'audizione di fronte alla Commissione Lavoro della Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne. 

Boeri ha aggiunto che se si vuole introdurre nel sistema pensionistico «una maggiore flessibilità, tenendo conto delle problematiche delle donne, sarebbe importante non ripristinare vecchi requisiti di anzianità contributiva, vantaggiosi per gli uomini». Boeri ribadisce la priorità dei requisiti anagrafici: «l'età deve essere il fattore centrale»  

Stop alle ricongiunzioni onerose. Non solo. Per il presidente dell’Inps «la revisione dell'istituto di ricongiunzione onerosa andrebbe fatta, me lo auguro, sarebbe una riforma che guarda alle donne». Per Boeri è infatti un sistema che «impone costi elevati», che impediscono di rimettere insieme carriere discontinue». L’augurio è che operazione « venga fatta in sede di modifiche da apportare al nostro sistema previdenziale».

Uomini e Donne: resta il divario nella pensione. Nel corso dell’audizione Boeri ha ricordato che nel 2014 mediamente le pensioni degli uomini erano il 40% più alte di quelle delle donne. Le cause del grande divario tra i trattamenti pensionistici di uomini e donne risiedono in due fattori: le differenze tra le retribuzioni e le diverse anzianità contributive che caratterizzano i due generi. «Se guardiamo ai lavorati dipendenti, i salari delle donne erano il 68,6% di quelli degli uomini nel 2013. Nel lavoro para-subordinato i divari sono ancora più accentuati: le retribuzioni delle donne sono il 50% di quelli degli uomini», ha spiegato Boeri.

«La seconda ragione - ha aggiunto - riguarda le regole pensionistiche: una grossa componente della disparità è legata a alle pensioni di anzianità che hanno storicamente avvantaggiato gli uomini con maggiori anzianità contributive». Tra le pensioni di anzianità «4 su 5 sono per gli uomini e gli importi hanno un divario molto rilevante». Il passaggio al contributivo, ha concluso il presidente dell'Inps, «ha attenuato queste differenze, premiando maggiormente le donne rispetto al regime precedente

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