Vitalizi, Anche il Senato ratifica i tagli agli assegni degli ex parlamentari

Federico Pica Mercoledì, 17 Ottobre 2018
L'ufficio di presidenza della Senato ha dato il disco verde alla delibera che ricalcola gli assegni degli ex senatori sulla base del metodo contributivo.
Alla fine anche il Senato cancella i vitalizi. L'ufficio di presidenza di Palazzo Madama ha approvato ieri la delibera che taglia gli assegni degli ex senatori riferiti alle anzianità maturate sino al 31 dicembre 2011, ricalcolando gli assegni percepiti in base al metodo contributivo a partire dal 1° gennaio 2019. La maggioranza Lega-Cinquestelle è riuscita a far passare la misura nel testo già approvato a Luglio dalla Camera dei Deputati.

Con gli ex senatori diventano circa 2.500 gli ex parlamentari eletti prima del 2012 che, a partire dal 1° gennaio del 2019, subiranno un taglio del vitalizio tra il 40% e l’80% dell’assegno ora percepito con le regole più generose del sistema reddituale. Con il voto di ieri il Senato si allinea, dunque, a quanto stabilito dalla Camera facendo registrare 56 milioni di risparmi. Cifra valida per il 2019, da sommare ai 40 milioni di tagli previsti alla Camera. «La riduzione di sprechi e costi della politica è anch’essa una misura di equità sociale, un segno di attenzione che la buona politica deve offrire per poter parlare con credibilità ai cittadini», ha detto il premier Giuseppe Conte.

"Anche il Senato dice stop a vecchi e assurdi privilegi. Abbiamo agito in tempi rapidissimi, per portare avanti una battaglia della Lega e per mantenere una promessa che le forze del governo del cambiamento hanno fatto ai cittadini. Dalle parole ai fatti, contro i privilegi di pochi, in favore di tutti gli italiani" hanno dichiarato i senatori della Lega Paolo Arrigoni, Roberto Calderoli, Tiziana Nisini e Paolo tosato. Anche il M5S usa termini euforici: "L'era della casta è finita: il privilegio di pochi diventa un diritto di tutti, quello al risparmio di risorse pubbliche. Con l'approvazione del taglio dei vitalizi al Senato si completa il percorso iniziato con successo alla Camera. Siamo orgogliosi di aver mantenuto questa promessa e di poter restituire agli italiani 280 milioni a legislatura che potranno essere reinvestiti in servizi per i cittadini". Così il questore della Camera dei Deputati e portavoce del Movimento, Federico D'Incà.

Il sistema di ricalcolo

Come stabilito alla Camera sono previste due soglie di garanzia. Il “vitalizio minimo” non potrà essere inferiore a quello che un parlamentare avrebbe maturato nel corso della passata legislatura con il sistema contributivo ad un'età di pensionamento di 65 anni. L'importo del vitalizio ricalcolato non potrà risultare, quindi, inferiore a circa 970 euro lorde al mese; mentre il minimo per chi subirà una decurtazione superiore al 50% sarà pari a una volta e mezza il predetto importo. In ogni caso se valutati i requisiti, sarà riconosciuta e provata la situazione di particolare disagio del parlamentare, è prevista la possibilità di aumentare il vitalizio del 50%.

Le criticità

Il via libera dell'altro ramo del Parlamento lascia comunque irrisolte le questioni sulla legittimità del taglio. Sino ad ora già alla Camera pendono ben oltre 500 ricorsi da parte di ex deputati e superstiti che hanno impugnato la delibera dello scorso luglio. A decidere su questi sarà la stessa Camera dei Deputati in ossequio alle regole dell'autodichia. Gli ex deputati contestano la violazione del principio del pro-rata che non consente di ricalcolare in modo retroattivo l'importo del trattamento pensionistico ancorchè esso sia a carico delle Assemblee legislative. L'esito di questi ricorsi è destinato a fare storia: se venissero accolti la delibera sarebbe illegittima, tamquam non esset, sconfessando l'operato della maggioranza; se venissero bocciati la decisione sarebbe ancora più rilevante perchè darebbe ulteriore impulso ai ricalcoli anche per i pensionati d'oro allentando il vincolo del pro-rata.

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